Stomachion

martedì 30 settembre 2008

La Terra finita

Immagine di La Terra è finitaLa Terra, si dovrebbe sapere, non è un insieme infinito: ha un suo raggio, è circondata da una atmosfera e riceve il calore da una stella che ha anch'essa un raggio e una massa. Questo vuole anche dire che, se le sue risorse non sono in qualche modo rinnovabili attraverso un circolo virtuoso, quello che il nostro pianeta può concederci è anch'esso limitato nello spazio e nel tempo.
E' quello che ci dice Piero Bevilacqua ne La Terra è finita, un saggio chiaro e interessante sulla storia e lo stato dell'arte dell'ambientalismo e dell'inquinamento nel pianeta. Bevilacqua, tra l'altro, a differenza di Maugeri, non nasconde la sua posizione, additando proprio l'uomo come causa principale dei profondi cambiamenti climatici di questi ultimi anni: in fondo l'autore utilizza la logica per mettere insieme gli indizi. In ogni caso egli suggerisce delle possibili soluzioni per venirne fuori, come una maggiore forza ai congressi e alle riunioni sovranazionali ambientaliste con i vari protocolli (ultimo in ordine di tempo e fama quello di Kyoto), ma anche una diversa concezione dell'utilizzo delle risorse, prima fra tutte l'agricoltura. Non è possibile, infatti, utilizzare i criteri del profitto considerando eterne le risorse della Terra: vuol dire pensare esclusivamente alla propria generazione, al più a quella successiva dei figli, senza considerare non solo le generazioni successive, ma anche il fatto che la vita media sul pianeta si sta allungando e quindi ci potrebbe essere una generazione futura (forse questa stessa? O quella dei nostri padri?) che seppellirà i propri figli e nipoti, sopravvivendo loro e diventando gli ultimi testimoni dell'estinzione della vita umana sulla Terra.
Probabilmente ho dipinto tutto più fosco di come è, ma certo l'immagine che esce fuori da La Terra è finita non è confortante né per l'uomo né per il pianeta: sicuramente il saggio, nella sua chiarezza e sintesi, è un'ottima e illuminante lettura per approfondire tutti gli aspetti di una situazione complessa e storicamente molto lunga, impreziosito dall'evidente obiettività dell'autore che esamina precisamente ogni dettaglio.

lunedì 29 settembre 2008

Che notte, quella notte!

In particolare quella di Singapore che celebra in questo 2008 il primo Gran Premio in notturna, vinto meritatamente, ma anche con un pizzico di fortuna, da Fernando Alonso, che in un certo senso non solo lancia un segnale ai suoi colleghi (è ancora un campione!), ma anche alla Renault di fornirgli una monoposto decente per la prossima stagione (almeno se vogliono ancora lui come pilota) e in ultimo alla Ferrari, quasi a voler dire alla scuderia di Maranello di non farsi sfuggire quello che probabilmente è il più forte pilota al momento.
Dietro Alonso giunge un soprendente Rosberg, che speriamo finisca presto su una monoposto competitiva, e un controllato Hamilton, che sfrutta gli ennesimi errori del box Ferrari per consolidare la sua prima posizione in classifica, mentre la McLaren sfrutta un presunto errore di Raikkonen per portarsi in testa, di un punto, nella classifica costruttori.
Comunque tutto inizia bene, anzi meglio per la Ferrari: mantenute le posizioni, dopo i primi giri di riscaldamento, con la fuga iniziale di Massa, ecco che anche il finlandese in rosso inizia un costante e travolgente recupero su Hamilton secondo, realizzando giri veloci a ripetizione. L'arrivo del campione del mondo viene però frenato da Piquet jr., che non controlla più l'auto e finisce la sua gara contro i muri, costringendo la safety car a rientrare. Ed ecco i primi problemi: Rosberg e Kubica sono costretti a rientrare, prendendo così la penalità di una fermata di dieci secondi ai box. La penalità, anche grazie alla presenza di un lentissimo Fisichella terzo in quel momento, non influirà eccessivamente sul risultato finale di Rosberg, secondo alla fine, mentre getterà definitivamente nelle retrovie il polacco della BMW.
All'apertura della pit lane succede di tutto: Barrichello si ferma per problemi al motore, mentre inizia l'assalto ai box. E l'assalto ha fatto le sue vittime, la più illustre Massa, che viene fatto partire in anticipo dal meccanico addetto al semaforo: il brasiliano, così, si porta dietro il tubo del rifornimento, travolgendo un meccanico e rischiando l'incidente con Sutil (si noti che, dopo questo incidente, ai successivi pit stop viene rispolverato il lecca lecca!). Felipe si ferma vicino all'uscita in attesa dell'intervento dei meccanici, ma la gara è ormai persa. E sembra persa anche quella di Kimi, ma solo grazie alla pazienza e alla tattica il finlandese riesce a issarsi al 5.o posto, e a quel punto succede l'incredibile: a una decina di giri dalla fine entra la safety car per consentire la rimozione della monoposto di Sutil (che, incredibile, era riuscito a evitare l'incidente, almeno fino a quel momento!), e così la gara viene azzerata per la seconda volta. Rinasce la speranza di vedere Kimi battagliare per il podio: la sfida è innanzitutto con Glock (che ha concluso 4.o). Il nostro si fa vedere spesso dietro al tedesco della Toyota, ma un attegiamento troppo aggressivo sui cordoli a 4 giri dalla fine, probabilmente un cambiamento minimo rispetto al solito nella traiettoria, è sufficiente a far perdere al campione del mondo il controllo della vettura: gara finita, e probabilmente anche sogni di gloria sia di Massa, sia di Ferrari.
Certo, fino a che la matematica non da per spacciati i rossi di Maranello, ma con questo box la speranza non sembra essere molta...

P.S.:Prossimamente, prometto, tornerò su questo Gran Premio, ma non per parlare degli aspetti sportivi.

domenica 28 settembre 2008

Campione del mondo!

Sono soli sulla bicicletta, ma si è anche in squadra, sulla bicicletta, perché senza la collaborazione tra compagni, senza l'accordo sugli attacchi, senza le difese degli amici che stanno dietro, una grande vittoria può sfumare proprio per colpa delle persone cui si è riposta fiducia. E quanti mondiali di ciclismo l'Italia ha perso per la smania di vittoria di ciclisti, forti o meno forti che fossero? Tanti, sicuramente.
Oggi, però, in quel di Varese l'Italia di ciclismo si comporta da squadra per la terza volta consecutiva: le prime due volte la conclusione è stata affidata a Paolo Bettini. Quest'anno, vuoi per lo stato di forma, vuoi per l'anticipato annuncio del ritiro, Bettini è stato controllato e ha controllato gli avversari più pericolosi: Freire su tutti, quindi Boonen e Valverde. Così, l'azione decisiva, sempre dell'Italia, è stata lanciata da Ballan, seguito da Rebellin e Cunego. I nostri tre ciclisti fanno un primo attacco sull'ultima salita del penultimo giro. Successivamente, sempre nello stesso punto, ma questa volta all'ultimo giro, scremano definitivamente il gruppo di 15, lasciando indietro i 4 belgi che erano con loro. Se ne vanno in 5-6, con gli italiani che scattano a turno, fino a poco meno di tre chilometri dalla fine quando, come una scheggia, quasi a velocità doppia in quel momento, parte un fulmine che porta il nome di Ballan!
Non verrà più ripreso, anche grazie a Rebellin e Cunego che si mettono a ruota senza più tirare, e questo va sicuramente a merito di Cunego, che ha così sacrificato i suoi sogni di possibile titolo mondiale per la squadra e il compagno: vittoria di squadra, completata proprio dal secondo posto di Cunego, il più veloce nel gruppetto finale, e grande esultanza di Bettini nelle retrovie. Come saluto all'ex campione del mondo, uno dei ciclisti più forti e amati di tutti i tempi (più di un certo Armstrong sicuramente!), il gruppo finale lo fa transitare per primo sul traguardo: giusto tributo a un grande campione nel giorno di un'Italia scintillante e perfetta come non la si vedeva da anni!

sabato 27 settembre 2008

Omicidio tra il freddo e la neve

Immagine di L'autopompa fantasma
Non riteniamo che il romanzo tradizionale con il suo orientamento verso l'individuo sia adatto ad analizzare la nostra società. Il romanzo poliziesco invece è stato, fin dalle origini, più conscio dell'appartenenza dell'individuo ad un gruppo. La differenza risalta molto chiaramente osservando il modo in cui le azioni dei personaggi vengono motivate. Nel romanzo tradizionale i personaggi trovano le ragioni del proprio comportamento in un certo senso in loro stessi, indipendentemente da chi li circonda. Nel romanzo poliziesco le motivazioni di chi agisce sono sempre in relazione con le altre persone. Non si può immaginare un criminale assolutamente solitario. Egli è sempre legato alla società. La criminalità è una specie di espressione della società su un piano negativo.

Questa l'introduzione de L'autopompa fantasma, poliziesco della serie di Martin Beck ideata dai coniugi svedesi Maj Siöwall e Per Wahlöö. E' una vera e propria dichiarazione d'intenti, ma anche una sorta di dichiarazione d'amore verso un genere, il poliziesco, anticamera del noir e dell'hard boiled, genere più sofisticato sotto certi aspetti e più semplice sotto altri. La bravura di Siöwall e Wahlöö sta soprattutto nella gestione di un disparato numero di personaggi, diversi per modus operandi, vita, psicologia. I due autori, comunque, non risparmiano nemmeno la società e la politica svedesi e occidentali del tempo (il romanzo è uscito nel 1969 e ambientato appena un anno prima).
La vicenda è semplice e intricata al tempo stesso: inizia tutto con un suicidio, quindi continua con un suicidio-omicidio, scoperto grazie a un misterioso incendio, ed esplode in tutta la sua complessità con la scoperta di un omicidio avvenuto però prima degli altri due luttuosi eventi. A tutto questo sono da aggiungere i tempi dell'indagine, lunghi come ogni indagine di polizia, fatta della raccolta dei dati scientifici, quindi del mettere uno dietro l'altro questi dati alla ricerca di una pista, per poi portare avanti interrogatori discreti, pattugliamenti, collaborazioni con altri commissariati o con l'Interpol.
Un bellissimo romanzo, ora riproposto insieme ai romanzi della serie dalla Sellerio sotto la spinta del suo scrittore di punta, quel Camilleri noto in tutta Italia per la sua creatura il commissario Montalbano. Uno qualsiasi dei romanzi di Maj Siöwall e Per Wahlöö pubblicati finora è un ottimo punto di partenza per avvicinarsi al poliziesco europeo, per certi versi anche più appassionante di quello d'oltreoceano. A un'altra occasione le differenze tra poliziesco e noir, due generi molto vicini e al tempo stesso molto lontani.
E come al solito, per finire... Buona lettura!

venerdì 26 settembre 2008

Bulli, pupe e il colore dei soldi

Immagine di Una stagione selvaggiaUna stagione selvaggia, il primo romanzo della serie di Hap e Leonard, mi conferma solo una cosa: che Joe Lansdale è il re del pulp: la sua capacità di caratterizzare con pochi passaggi e poche battute i personaggi, le ambientazioni estreme e tipiche della periferia statunitense, le pistole, il sangue e quant'altro fanno del genere un piatto gustoso. Il tutto condito dalla sana filosofia pratica di Leonard, sempre pronto a criticare e non a torto, in questo caso specifico gli idealisti che vogliono riportare il Sessantotto nella fine XX secolo in cui è ambientato il romanzo.
Un ottimo romanzo da leggere d'un fiato.

giovedì 25 settembre 2008

Drammi di città

Questa mattina vorrei parlare di due drammi avvenuti in due città italiane.
Iniziamo innanzitutto con Cosenza: in via Aldo Moro una banda di cani ha aggredito una madre e le sue due bambine. Per fortuna, oltre alla madre sono intervenuti anche alcuni dei presenti, tra cui i vigili urbani. Immediate le proteste, che poi sembra la madre ha inoltrato via lettera al comune. D'altra parte l'assalto e l'aumento di cani randagi in città è conseguenza della situazione difficile relativa alla raccolta dei rifiuti: ricordiamo che in questi giorni la città è assediata dai cassonetti strapieni di immondizia in molte zone della città, a fronte di una raccolta che sta lentamente, forse troppo, ricominciando.
A Milano, invece, nella zona di Sesto San Giovanni, muore un ragazzino quattordicenne, un rumeno, in un incendio accidentale, a quanto sembra. L'incendio è, probabilmente, avvenuto nella zona dietro la stazione di Sesto, dove è costruito un complesso industriale ora abbandonato (non succede solo al sud!) e residenza dei rumeni della zona. Questi, ogni mattina, infagottati e carichi, si avviavano lungo le rotaie della stazione verso il paese e/o la metropolitana per cercare di sopravvivere, certo in maniera illegale, in un paese e in una società che ha sempre meno spazi vitali.
Tragedie e drammi separati dalla distanza, ma accomunati dall'incuria e dal sistema sociale, ma anche dall'esperienza personale di chi vi scrive, che fino a qualche mese fa andava a Sesto per prendere un treno che lo avrebbe portato sul luogo di lavoro.
Chicca finale, giusto per concludere in bellezza: nella giornata di ieri si è svolta la pantomima tra Maroni e La Russa con diatriba linguistica non indifferente. Secondo il ministro leghista dell'Interno, che si allinea in un certo senso con le tesi di Saviano, in Campania sta avvenendo una vera e propria guerra civile: a suo conforto ci sono i numeri delle vittime che in questi decenni sta lasciando la sfida tra i clan della camorra e tra questi e lo stato. Secondo La Russa, invece, il nostro ministro delle forze armate, c'è semplicemente una guerra tra bande. La distinzione, che diede inizio a una polemica poi rientrata, non è poi così sottile: mentre il ministro Maroni cerca di dare l'idea di una vera emergenza da affrontare, La Russa ripropone il solito attegiamento minimizzante che tanto bene ha fatto alla crescita di 'ndrangheta, camorra, mafia.

mercoledì 24 settembre 2008

Politica e tv

Dopo l'esperimento di ieri di un post via e-mail, oggi vorrei tornare sulla discussione avvenuta lunedì notte a Porta a Porta sulla riforma del ministro Gelmini. Non voglio scendere nei dettagli della riforma, né se sia giusta o sbagliata: certo ci saranno tutta una serie di problemi cui bisognerà rispondere, come un aumento dei disoccupati. Ciò che mi interessa al momento è farvi osservare che, durante la discussione, ho avuto la sensazione che le leggi proposte da uno schieramento quando questo è al governo, non vanno poi bene quando sono all'opposizione e vengono riproposte, cambiate in alcuni dettagli, alcuni punti, che alla fine risultano essere fondamentali per criticare in maniera pesante le proposte del governo in carica.
Probabilmente questa sensazione viene dal mio modo distorto di vedere la politica, o almeno spero che non sia la politica ad essere ancora distorta come la percepisco.

martedì 23 settembre 2008

La spazzatura a Cosenza

In questi giorni la città, a causa di agitazioni nella Valle Crati da una parte e di una difficoltà nello smaltimento dei rifiuti (carenza di discariche, con molte di quelle attuali in via di chiusura), è immersa dall'immondizia. La ditta si è fatta aiutare da Calabria Maceri e grazie a questo si iniziano a vedere zone più pulite e per una volta ci hanno ripulito Via Popilia come una delle prime. Le operazioni, anche a causa della gran quantità di spazzatura che si è accumulata, andranno a rilento e ci vorrà ancora qualche giorno, però c'è stato un gesto di buona volontà che speriamo porterà anche a una conclusione definitiva di tutta la vicenda, in attesa che parta il progetto del Presidente della Provincia di un impianto di riciclo e produzione dell'energia (dovrei avere da qualche parte il ritaglio di giornale dove veniva data la notizia: se lo recupero, ve ne renderò conto o qui o su Stipaturi).

lunedì 22 settembre 2008

Vita su un altro pianeta

Immagine di Gli ascoltatori
In uno splendido romanzo a fumetti di Eisner, proprio il Vita su un altro pianeta del titolo, un osservatorio radioastronomico capta un segnale radio proveniente dallo spazio profondo. L'interpretazione del segnale come prova di vita aliena su un pianeta relativamente vicino alla Terra consente a Eisner di sviluppare da una parte una trama spionistica avvincente e dall'altra di esplorare le reazioni della gente comune, dei governi, della politica e della finanza alla notizia: ne esce fuori un quadro sconfortante della società umana, tanto che il protagonista del romanzo, posto di fronte a un analogo segnale, decide di gettare i tabulati, lasciando gli esseri umani tranquilli nella loro non perfetta società.
Avviene qualcosa del genere anche ne Gli ascoltatori di James Edwin Gunn: in quel di Puerto Rico opera il Progetto, diretto da Robert McDonald, che si pone in ascolto dei segnali provenienti dallo spazio cercando di distinguere, una volta ripuliti dal rumore di fondo cosmico, segnali di vita intelligente su altri pianeti. L'opera di Gunn risulta interessante per molti motivi: intanto le fonti ispirative, tutti quegli scienziati, fisici in testa, che ritengono probabile l'esistenza da qualche parte nell'universo di vita intelligente e tecnologicamente avanzata; quindi l'idea che un eventuale contatto con il resto dell'universo possa cambiare la nostra società.
In questo senso il romanzo di Gunn, che esplora e abbatte grazie al carattere del protagonista McDonald tutte le opposizioni dei giornalisti scettici, dei fanatici religiosi, dei politici, è prudentemente ottimistico sul destino della razza umana e della sua vita sociale. Non solo il mondo di Gunn sembra svilupparsi in maniera più ordinata del nostro, ma l'influenza del Progetto e dell'annuncio del messaggio, della sua decifrazione (dopo un breve periodo di caos) e quindi della risposta sembra dare una spinta definitiva verso gli impulsi positivi della società umana, tra cui, ad esempio, il controllo delle nascite fino a una natalità nulla in tutto il mondo. Gunn, tra l'altro, propone un modo di vedere il mondo e il pianeta non con i limiti temporali di una singola generazione, al massimo due, ma con quelli di una visione più ampia, connessa con lo sviluppo e la vita di molte generazioni una dietro l'altra, lasciando tracce ed eredità non solo ai propri figli, ma ai posteri in generale.
Un romanzo, ricco di citazioni letterarie, in cui ogni capitolo viene chiuso da una raccolta di citazioni di scienziati e scrittori, intervallate da informazioni sul mondo del futuro, che vuole essere non solo uno sprone alla ricerca di vita intelligente nell'universo, ma anche, descrivendo il contatto con una cultura extraterrestre lontana 45 anni luce, un modo per dare al lettore una visione più globale nello spazio e nel tempo del nostro pianeta.
Un romanzo che sicuramente sarà molto apprezzato dagli scienziati, ma che può trovare estimatori anche negli altri lettori, anche in quelli meno avvezzi alla fantascienza o all'avventura, proprio per i toni intimistici e le profonde riflessioni di cui è ricco.

domenica 21 settembre 2008

Storia di un impero e della sua caduta

Immagine di Un ponte tra le stelleIn questo modo si potrebbe condensare Un ponte tra le stelle, splendido romanzo regalatoci da due abili scrittori di fantascienza quali sono James Edwin Gunn e Jack Williamson. L'unione tra i due autori mescola le atmosfere di tensione e l'avventura pura tipiche sicuramente di Williamson (vedere l'horror fantascientifico Il figlio della notte) con quelle più introspettive di Gunn (vedere Gli ascoltatori, che ho iniziato a leggere proprio mentre sto scrivendo queste note per poi programmarle sul blog). Un ponte tra le stelle diventa quindi un'occasione per raccontare un'avventura di ribellione e libertà, un modo per esaltare le qualità individualistiche degli individui all'interno di una perfetta collaborazione, basata sulla reciproca fiducia. I due autori, inoltre, non dimenticano di scavare nell'animo umano e in ciò che è in grado di influenzare non solo le azioni dei singoli, ma anche quelle della massa. Avventuroso e pieno di tensione, istruttivo sapendo leggere tra le righe (come ogni romanzo di fantascienza che si rispetti) e con un colpo di scena finale, forse un po' scontato per il lettore più attento, ma che certo non può fare altro che strappare un sorriso finale chiudendo il romanzo.
Interessante, poi, non solo il modo in cui l'impero di Eron è stato costruito, ma anche su quali considerazioni fisiche si basano sulla tecnologia dei Tubi, che consentono di coprire grandi distanze siderali in tempi molto brevi: sembra che, ben prima di molte delle considerazioni e conseguenze della Teoria delle Stringhe, i due autori propongono un sistema che sfrutta una teoria ancora non nata (il romanzo è del 1955).
E' da romanzi come Un ponte tra le stelle che deriva tanta buona fantascienza e da cui tanti buoni autori colgono stili e stimoli, come ad esempio il nostro Valerio Evangelisti, o autori di fumetti come Grant Morrison. Un romanzo sull'individuo, sui suoi rapporti con gli altri, con la storia, con la società, un romanzo che un amante della fantascienza non può non leggere.

sabato 20 settembre 2008

Timbuktu

Gli venne in mente, senza spiegazioni, una delle tante leggende che circolavano su quella città: che le donne, laggiù, tenevano un solo occhio scoperto, meravigliosamente dipinto con terre colorate. Si era sempre chiesto perché mai avrebbero dovuto nascondere l'altro. Si alzò e si avvicinò oziosamente alla finestra. Stava pensando di aprirla quando una voce, nella sua testa, lo immobilizzò pronunciando una frase nitida ed esatta:

- Perché nessun uomo potrebbe reggere il loro sguardo senza impazzire.

(da Oceano mare di Alessandro Baricco)

venerdì 19 settembre 2008

Il mestiere del cartografo

Immagine di Il sogno di disegnare il mondoIl sogno di disegnare il mondo di James Cowan è un piccolo gioiellino che ho scovato nella vetrina scontata della Domus a Cosenza. Attirato dall'idea di leggere la vita di un monaco cartografo nella Venezia del Cinquecento, mi ritrovo a leggere di fra Mauro che riceve ogni sorta di viaggiatori per raccontargli di luoghi sconosciuti e lontani, di popoli, culture e stranezze varie. L'occasione, quella di realizzare la mappa definitiva del mondo conosciuto, diventa non già un modo per ritrarre effettivamente la superficie terrestre e i suoi contorni, ma anche e soprattutto un modo per riflettere sulla diversità, sulla cultura, sull'essere umani. Cowan, poi, utilizza un'idea che poi verrà ripresa in maniera splendida da Camilleri ne Il colore del sole: l'autore dice di aver ritrovato, facendo ricerche proprio in quel di Venezia, il manoscritto di fra Mauro.
Un bel libro, un bel racconto in prima persona, di un tempo che fu, di un mondo diverso dal nostro, ma che comunque, dalle pagine di Cowan, risalta vivo e ancora attuale nei dilemmi, nei dubbi e nell'umanità.

giovedì 18 settembre 2008

Finalmente la strada è finita!

Immagine di Sulla stradaE' stato un viaggio lungo e difficile, ma alla rine Sulla strada di Kerouac è finito!
Non è un romanzo così brutto, però, ha anche alcuni passaggi molto belli, come la seconda parte quasi in toro o il viaggio in Messico di Sal e Dean, i due amici protagonisti della vicenda. E' certo una descrizione di una generazione obiettivamente allo sbando, sbattuta da un capo all'altro delle coste statunitensi alla ricerca di non si sa cosa. Se il narratore, Sal, alla fine sembra trovare uno spiraglio per mettere a posto le sue peregrinazioni non solo fisiche ma anche morali, Dean viene descritto come un pazzo completo, ancora inquieto sul finire del libro.
Per certi versi Kerouac rappresenta le sconfitte di un certo modo di vivere, quasi inconsapevole (non mancano, comunque, alcune sferzate come quella contro la polizia statunitense), piuttosto superficiale, puntato più sulle soddisfazioni immediate, senza pensare troppo alle conseguenze. Nel complesso non è un brutto romanzo, questo Sulla strada, però non è neanche quel gran capolavoro tanto decantato nel retro della copertina: il ritmo teso e coinvolgente di Kerouac non emerge quasi mai, se non in alcuni limitati momenti, e certo da poco respiro al lettore, non perché sia invogliato a continuare la lettura, ma semplicemente perché non ci sono punti comodi dove interromperla per anche solo semplicemente andare a bere un bicchiere d'acqua. Sicuramente è un romanzo da leggersi con calma, che in questi miei momenti di irrequietezza mi ha decisamente rappresentato, e probabilmente senza i quali avrei apprezzato ancora meno il libro di Kerouac.

mercoledì 17 settembre 2008

Tempo variabile

Beltorax: Le porte della città sono sorvegliate. Dobbiamo aspettare la nebbia per tentar di passare.
Asterix: Ma per questo può occorrere molto tempo, per questo!
Beltorax: Eouh! La nebbia fa presto a scendere in questa...

(un improvviso banco di nebbia circonda i nostri eroi)

Beltorax: ... stagione!
Asterix: Sono Pazzi Questi Britanni!
Obelix: Lo stavo dicendo io, Asterix.

(da Asterix e i Britanni, di Goscinny e Uderzo, dal volume Asterix e Obelix alla conquista del mondo, ed.Mondadori, trad.Luciana Marconcini)

martedì 16 settembre 2008

Storie vere...

Immagine di Nuovi imbarazzismiUn medico africano che ormai da anni vive e lavora in Italia, tanto che ha anche la cittadinanza italiana, ha raccolto una serie di barzellette sul razzismo. O almeno così sembrerebbe leggendo le divertenti storielle... Eppure così non è: sono divertenti racconti che oscillano tra l'ignoranza e il razzismo spicciolo, che però fanno pensare proprio considerando che in realtà sono episodi realmente accaduti.
Nuovi imbarazzismi di Kossi Komla-Ebri, per riderci, ma anche per pensarci un po' su: in fondo, nonostante le ultime dichiarazioni, l'ultimo assalto ingiustificato, nella migliore delle ipotesi (o se preferite l'ultimo eccesso di difesa della proprietà privata) una origine deve pur averla.

domenica 14 settembre 2008

Scende la pioggia...

Sull'Italia tutta. Sia qui, mentre sto scrivendo, sia è scesa a Monza, mentre si consumava l'inizio del Gran Premio d'Italia edizione 2008. Questo gran premio, iniziato con un paio di giri dietro la safety car, ha detto molte cose. Per quel che riguarda la classifica, che Hamilton ha ora appena un punto di vantaggio su Massa (che d'altra parte ne ha recuperato solo 1) e che Kubica, con una tattica accorta, è in pratica rientrato nella lotta al titolo (e con gli stati confusionali in cui le condizioni meteo stanno gettando questo mondiale, il polacco può considerarsi a tutti gli effetti un serio candidato).
Hamilton, in questi giorni, è sembrato alla disperata ricerca di un avversario, non solo sportivo (di quelli ce ne sono, basterebbe solo mettere sullo stesso piano tecnico gente come Alonso, che con una Renault non all'altezza è riuscito a ottenere un 4.o posto conclusivo, o Raikkonen, che ha iniziato a correre quando la pista si stava asciugando e quindi quando il suo assetto, maggiormente da asciutto, gli ha consentito di essere effettivamente più veloce di chi gli stava davanti: alla fine 9.o e con tanto di giro veloce finale), ma anche di un avversario che lo prenda in considerazione. In un certo senso i due ferraristi, ma non solo loro, non sembrano tenerlo in gran conto: se il talento britannico si trova lì lo deve soprattutto alla mancanza di abilità del team in toto (e quindi anche dei piloti) di non essere stati in grado di sfruttare i momenti di superiorità disarmante dimostrati nel corso della stagione da parte della Ferrari. La monoposto di Maranello, sull'asciutto, non ha rivali: è sul bagnato e nella gestione delle situazioni critiche che quest'anno il box Ferrari ha peccato.
Certo, nell'occasione specifica, anche la McLaren ha avuto i suoi problemi: nonostante un Hamilton stratosferico (una serie di sorpassi da brivido che, anche grazie ai pit stop dei primi quattro, a un certo punto lo hanno issato fino al 3.o posto), quando era il momento di decidere, hanno immesso il britannico sul tracciato con gomme da bagnato, mentre appena un paio di giri dopo Alonso e Kubica, rientrati per il loro unico pit stop, hanno montato gli pneumatici intermedi. Alla fine hanno avuto ragione loro, almeno sui più immediati insegutori, giungendo rispettivamente 4.o e 3.o, davanti all'altra BMW di Heidfeld e ai due contendenti principali per il titolo (ha completato gli 8 Webber della Red Bull).
Intanto, davanti a tutti, in una gara comunque divertente, hanno fatto corsa a se Vettel, ottimo e preciso sul bagnato con un assetto da asciutto (e questo dovrebbe far pensare non solo sul valore del pilota ma anche su quello dei tecnici e del box della Toro Rosso, l'erede della Minardi della quale ha tenuto anche molti degli ingegneri): in testa sin dall'inizio, ha controllato e anzi bastonato la blasonata McLaren portata sul secondo gradino del podio dal finlandese Kovalainen.
E così l'emozione finale: un bravo e talentuoso ragazzo fa risuonare gli inni tedesco e italiano ancora insieme, come ai tempi di Schumacher. Che sia una visione del futuro?
Per intanto aspettiamoci altre 4 gare eccezionali, divertenti e incerte, soprattutto se questa Toro Rosso, che ha superato la casa madre Red Bull, con questi tecnici e questi piloti (non fosse stato per un problema al via, la piccola scuderia di Faenza avrebbe probabilmente perfezionato una doppietta!), continuerà a confermare la sua forza rompendo le uova nel paniere di Ferrari-McLaren-BMW.

sabato 13 settembre 2008

Dedicato a tutti gli appassionati lettori

Immagine di Il caso dei libri scomparsiMolto più di Firmino, Il caso dei libri scomparsi di Ian Samson è il vero romanzo degli appassionati di libri. In questo divertente romanzo, Samson ci racconta le avventure di un bibliotecario londinese finito a lavorare per la biblioteca civica di uno sperduto paesino irlandese. Qui scopre che i libri sono scomparsi: il suo compito, finito il quale potrà tornare a Londra, sarà quello di ritrovare i 15000 volumi della libreria.
Tra gag e situazioni imbarazzanti, il nostro bibliotecario cerca di adattarsi a una situazione e a uno stile di vita per lui completamente nuovi, cittadino fin nel midollo quale egli è. Alla fine il romanzo è un modo per esaltare la passione per la lettura (non c'è un solo cittadino di Tundrum che non abbia letto qualcosa, prendendo in prestito uno dei libri della libreria mobile), per raccontare di un modo di vita più semplice e per certi versi più sincero, per esaltare le capacità di sopravvivenza dei lettori minacciati dalle manovre dell'amministrazione comunale, realizzando una sorta di bookcrossing. Ma ho detto troppo, togliendo il piacere della lettura: l'invito è il solito, quello di leggere anche questo bel libro!

giovedì 11 settembre 2008

Eroi

Sì! Eroici! Eroici davvero, i pompieri volontari di Paperopoli! A qualcuno lo zio Paperino potrà non sembrare romantico, ma questa città brucerebbe senza di lui!

(Qui, Quo, Qua da Paperino e gli eroici pompieri, di Carl Barks)

mercoledì 10 settembre 2008

L'anello che cambiò la fisica

Non mi riferisco solo al caso generale di un anello di accelerazione, un tubo circolare di vuoto spinto dentro il quale vengono costrette a correre, attraverso forti campi magnetici, le particelle più piccole come protoni ed elettroni e loro corrispondenti di carica opposta, ma anche all'LHC, il più grande e potente acceleratore che inizierà a prendere, dopo gli ultimi aggiornamenti, i dati alla ricerca innanzitutto del bosone di Higgs, che di fatto è una delle molte scoperte che ci si aspetta di trovare e nemmeno la principale. Alla fin fine, infatti, la sua eventuale non scoperta non sarebbe neanche così drammatica, considerando la miriade di modelli fisici pronti a correggere l'anomalia nel Modello Standard che l'aggiunta a mano del bosone ha corretto.
Così oggi inizia la caccia a nuove prove sperimentali che possano indicare la direzione teorica verso cui fare approfondimenti, e buona parte dei teorici stanno aspettando innanzitutto dati che possano dimostrare la validità della teoria delle stringhe: in effetti se mai avremo prove a breve termine, queste dovranno per forza venire dal CERN di Ginevra!
E così oggi inizia un nuovo capitolo nella storia della fisica, divenuto piuttosto famoso in questi giorni per le paure, seminate ad arte (probabilmente anche per parlare dell'esperimento) su esplosioni locali e pericoli planetari: di fatti le energie in gioco sono quelle prossime ai primissimi istanti subito dopo il Big Bang (ammesso e non concesso che tale modello descriva ciò che è effettivamente successo, anche se il suo accordo con le osservazioni sperimentali attuali è ottimo), anche se la quantità di materia coinvolta non è lontanamente paragonabile. D'altra parte si è paventato il rischio buchi neri: quelli che ci si aspetta verranno prodotti, però, non saranno sufficientemente grandi in massa per costituire un vero pericolo. Paragonabili ai buchi neri primordiali, se non più piccoli, essi evaporeranno, nel senso che trasformeranno la loro energia in onde radio, molto velocemente e solo con osservazioni indirette si saprà se sono stati prodotti o meno. E tutto questo è soltanto una minima parte di quello che ci si aspetta di vedere.
Nei prossimi mesi spero di potervi fornire altre novità e aggiornamenti!

martedì 9 settembre 2008

Paperi di Paperopoli

Immagine di La grande dinastia dei paperi - 1963 - Vol. 27Ciò che interessava Barks era soprattutto costruire una satira della nostra società, con i suoi pregi e soprattutto i suoi difetti: probabilmente è per questo che l'opera di Barks è da considerarsi inarrivabile, poiché non ha mai tenuto conto di alcuna continuity all'interno delle sue storie. Il suo non era un prodotto seriale vero e proprio, ma piuttosto un fumetto d'autore mascherato da serial. Che per Barks la continuity contasse poco lo si nota, ad esempio, in Zio Paperone e la corona dei maya: riprendendo il discorso sugli status symbol e sull'accettazione da parte di circoli ricchi o intellettuali, come in questo caso, del plebeo Paperon de Paperoni, il Maestro dell'Oregon mette il ricco scozzese di fronte all'ennesimo diniego del Club degli archeologi di fronte alla sua richiesta di entrare a farne parte. Non avete scoperto alcuna rovina!, questo la motivazione del suo mancato ingresso, proprio a Paperone che tanti tesori, soprattutto archeologici, ha scoperto nel mondo e proprio grazie all'Uomo dei Paperi!
In fondo Barks, come solo i grandi autori possono fare, si permette di dimenticarsi delle avventure archeologiche, delle sfide di Paperone se questa dimenticanza è necessaria per raccontare una bella storia, come quella di Paperone e nipoti che si imbattono, piuttosto per caso, in una antica città maya, così come è il caso che, in Paperino reporter degli abissi, fa imbattere i nostri paperi in una colonia di marziani che sulla Terra stanno cercando di raccattare ferro per il loro pianeta, facendo sparire navi sotto e sopra la superficie dell'acqua. In questo caso Barks mette i suoi personaggi di fronte alla sua simpatica versione del Triangolo delle Bermuda.
Come molte delle storie del Maestro, ten pages a parte, inizia in quel di Paperopoli con pretesti banali, spesso legati agli affari di Paperone, per poi trascinarli in luoghi esotici e lontane. Eppure, tra le avvenutre d'ampio respiro, ci sono anche alcune eccezioni, come ad esempio Zio Paperone e il denaro colloso. In questo caso l'azione, costellata sempre dalle solite, travolgenti gag, si svolge interamente a Paperopoli, anche perché gli avversari di Paperone sono i Bassotti, che a quanto pare sono riusciti a trovare un sistema infallibile per derubare, poco alla volta, il ricco magnate, il quale dovrà affrontare il problema di un particolare attaccamento al denaro, questa volta un attaccamento non morale ma... letterale!
Paperopoli, però, è anche la sede di molti eventi mondani, come ad esempio Paperino e la gara del vischio, dove solo la gelosia di Paperina riesce a battere l'inesorabile fortuna di Gastone, che in quanto cieca gli fa ottenere la vittoria del concorso, ma gli toglie l'obiettivo che lo aveva spinto ad iscriversi. O ancora la parata di animali esibita dai paperopolesi in Paperino e la parata zoologica, in cui il nostro eroe rovinerà la parata per poi vedere i suoi nipoti vincere con un gruppetto di topolini ammaestrati, gli unici rimasti nella parata a causa dell'elefante prestatogli dallo Zione. Anche il circo, però, è un evento mondano, rovinato però dall'esaltato Paperino che, in Paperino inimitabile Figaro, ben lungi dallo spaventarsi, esibisce la sua inimitabile arte barbieristica trasformando un selvaggio e scatenato gorilla in un perfetto damerino!
Barks, però, non perde nemmeno l'occasione di criticare comportamenti civici poco rispettosi, come il buttare le carte stracce lungo le strade, come si vede nella già citata Paperino e la gara del vischio, o lo scarso rispetto verso la natura in Paperino e la rivincità della civiltà, dove il desiderio di un contatto più stretto ma poco ecologicamente consapevole con la natura porterà non pochi guai a Paperino e nipoti che ritorneranno in fretta a Paperopoli. Un altra, veloce ma non per questo meno efficace stoccata viene data da Barks al turismo veloce massificato in Paperino e il turismo veloce, in cui una comitiva di turisti, partendo da Venezia, fa il giro del mondo a una velocità impressionante. Paperino, fermatosi un attimo a scattare poche foto, si ritroverà alla fine in eterno ritardo di 10 secondi rispetto alla sua comitiva, ritornando a Paperopoli ancora più stanco dei suoi stanchi nipoti e soprattutto così stressato da inveire contro il postino in ritardo di solo 10 secondi!
Nella speranza che le vostre vacanze siano state più tranquille, non mi resta che augurare a tutti un rientro migliore di quello di Paperino!

lunedì 8 settembre 2008

Lo spettacolo delle Ardenne

Non me la sento di gridare in partenza: non vorrei che i punti saltassero! Ciò però nulla toglie alla goduria che mi ha dato quella stessa partenza: Kovalainen parte male perdendo diverse posizioni (gara difficile la sua, con tanto di penalità per un incidente veniale con Webber), Raikkonen affianca subito Massa, mentre Hamilton sembra in grado di andare via. Nel corso del primo giro il finlandese campione del mondo sorpassa agilmente il compagno brasiliano grazie al minor carico di benzina e, probabilmente, a un non perfetto feeling con la pista umida dimostrato dal piccolo Felipe.
All'inizio del secondo, vuoi perché Kimi sta arrivando, vuoi per una deconcentrazione iniziale, Hamilton sbaglia la prima curva, così il finlandese gli è già dietro e, sfruttando la scia e una maggiore velocità di punta della sua Ferrari, completa l'attacco al primo gradino del podio con uno dei suoi sorpassi: il campione del mondo è tornato con grinta e determinazione!
A questo punto inizia una sfida sottile sui tempi, con giri veloci ora di uno ora dell'altro: Raikkonen, che alla fine otterrà il giro più veloce, tanto per cambiare!, ottiene un discreto vantaggio su Hamilton, che a sua volta sfugge a Massa, che dopo incertezze iniziali, riesce a staccare nettamente Alonso. Dopo il primo pit stop, per entrambi i ferraristi avvenuto dopo quello di Hamilton, c'è solo da guadagnare, ma mentre Felipe riesce appena a contenere il distacco, Raikkonen sembra invece in grado di allungare ancora un altro po', dopo i soliti tentennamenti iniziali causati dal non immediato riscaldamento degli pneumatici. Dopo il secondo e ultimo pit stop, poi, nonostante Hamilton sembra riuscire ad andare più forte del finlandese, si ha la sensazione che quest'ultimo sia in grado di controllare la situazione, con Massa che cerca in tutti i modi di avvicinarsi alla coppia di testa, andando di qualche decimo più veloce di entrambi.
In questo frangente è lecito chiedersi: ancora una volta un piccolo errore di tattica? Con una seconda parte molto breve con gomme dure non si sarebbe potuto ovviare il divario di prestazioni con gli pneumatici per poi utilizzare nell'ultima parte gli pneumatici medi per essere più veloci degli avversari e puntare a una doppietta con distacco non indifferente? Quello che è iniziato ad accadere col giro n.4 rende decisamente lecita la domanda: pioggia! In effetti con un divario maggiore e magari con Felipe tra i due contendenti di giornata, le Ferrari avrebbero potuto gestire con maggiore calma la situazione finale, penalizzante per Raikkonen che a poco più di due giri dalla fine, all'ultima chicane, viene sorpassato da Hamilton, che però fa un taglio della pista e cede il posto al campione del mondo. Siamo così sul rettilineo, Hamilton si accoda a Raikkonen, che ha una piccola incertezza, una piccola sbandata, forse dovuta al fondo o forse dovuta a un tentativo di fintare, fatto sta che Hamilton, presa la scia, infila Kimi sulla sua destra, riproponendosi in testa alla gara dopo il primo giro. La prima metà di questo secondo giro sarà piena di eventi: errore di Hamilton dietro un gruppo di doppiati, con il britannico che va sull'erba mentre il finlandese si riporta davanti. Probabilmente nel tentativo di doppiare il prima possibile e guadagnare così sul rivale, Raikkonen esce dalla traiettoria e va in testa coda: con le limitazioni sull'elettronica tale uscita è quasi letale! Il quasi è importante: avviene la stessa cosa più avanti, sempre dietro a un doppiato: questa volta il campione del mondo esce fuori dalla pista, rientra e, nel rientro, non può fare altro che andare sulla riga bianca e sbandare. Sfortuna vuole che in quel punto non ci siano vie di fuga ma un muretto: macchina distrutta e gara finita a poco più di un giro dalla fine, dopo aver passato quasi tutta la gara in testa, pit stop a parte.
La pioggia, i particolari assetti della vettura che non sfrutta appieno gli pneumatici a basse temperature, probabilmente il desiderio di dimostrare qualcosa che, per noi tifosi, aveva già dimostrato, portano il finlandese a un errore pesante e irreparabile, probabilmente dovuto anche alla diminuzione dell'elettronica imposta quest'anno. Così alla fine dietro al britannico della McLaren arrivano sul podio Massa secondo e Heidfeld terzo, con una BMW brava e intelligente rischiando gli pneumatici intermedi negli ultimi due giri, quando l'acqua era veramente tanta. Avessero fatto la stessa cosa in Ferrari al penultimo giro con Massa, probabilmente il brasiliano avrebbe vinto...
Ma cosa ho detto? Avrebbe? In realtà ha vinto, anche se nel caso del rischio con gli pneumatici la vittoria sarebbe stata in pista e non a tavolino. Infatti i commissari, che hanno messo sotto inchiesta il talentuoso pilota di Ron Dennis subito dopo la fine del GP, hanno ritenuto la manovra di Hamilton scorretta, retrocedendolo al terzo posto dopo una penalità di 25": personalmente, più che scorretta, presentava scarso fair play. E' stato evidente il modo in cui, comunque nei limiti del regolamento, Hamilton ha ottenuto la prima posizione dopo il traguardo, anche perché non sta scritto da nessuna parte che un pilota che si sia avvantaggiato da un taglio e che poi cede la posizione ottenuta non debba poi attaccare nuovamente il suo avversario. Questa decisione, probabilmente influenzata anche da quella che ha portato al drive trough comminato a Kovalainen, crea un precedente pericoloso, soprattutto alla vigilia del Gran Premio di Monza e di quel suo difficilissimo avvio di gara: lì, però, se non inventano qualcosa, dovremo assistere a una doppietta McLaren.
Godiamoci, per ora, la vittoria a tavolino di Massa, che dovrà ancora essere confermata, visto il ricorso McLaren, e speriamo in un esito positivo a Monza tra una settimana.

domenica 7 settembre 2008

Il Regno Invisibile

Immagine di Invisibles (v.3.3)Come Pasquale Ruggero ha avuto modo di scrivere nei redazionali di Scienza Nera, una delle serie televisive più importanti per Invisibles è The Prisoner, Il Prigioniero, serie britannica claustrofobica e psichedelica degli anni Sessanta: in Bufera stanica, prima saga della terza e conclusiva stagione degli Invisibili, tale serie viene mirabolamente ed esplicitamente citata da King Mob, l'alter ego di Morrison. Disegnata da Philip Bond e Warren Pleece, Bufera satanica è comunque, al pari della successiva Karmageddon, una serie preparatoria del gran finale: mentre nella prima Morrison punta l'attenzione sulla riunione del gruppo di Invisibili, esclusa Ragged Robin ritornata nel futuro, e sul controllo mentale, su sir Miles ad esempio o sul Capo della Divisione X, Karmageddon, disegnata da Sean Phillips, è l'ultimo mistico viaggio di Edith, una sorta di eredità del personaggio alla serie e della serie al lettore, con da una parte la preparazione continua alla mossa finale, dall'altra il viaggio di Edith tra karma e India e De Sade.
Morrison, comunque, non ha più bisogno di lanciare alcun messaggio ai lettori, deve solo concludere una lunga corsa: e così Il Regno Invisibile, l'ultima saga della stagione conclusiva, è una lettura veloce e ricca di azione e avventura fino al climax finale. Costituito da quattro storie, come gli altri tre volumi, vede la riunione di un gran numero di disegnatori, Morrison incluso che si occupa della tavola conclusiva, almeno dell'ultima pagina del penultimo numero. L'ultimo numero è, invece, affidato a quello che può essere considerato come più del disegnatore preferito da Morrison: Frank Quitely. L'ultimo numero, la cui copertina di Bolland riprende la leggenda di Excalibur con la pistola che King Mob gettò nel lago antistante la villa di Mason al posto della mitica spada arturiana, mette a posto gli ultimi tasselli di un complesso mosaico durato cinque anni circa e in un certo senso rappresenta il mondo sperato di Morrison, con una tecnologia avanzatissima e una consapevolezza profonda della propria forza e della propria volontà da parte di ogni essere umano. In un certo senso la saga conclusiva del suo ciclo della JLA non è altro che una riproposizione de Il Regno Invisibile ma in chiave più semplice e roboante: in fondo il cambiamento della società e quindi del mondo, per quanto lento, non può avvenire senza una diffusa consapevolezza sociale.

(prossimamente: La fisica degli Invisibili)

Puntate precedenti:
* Rivoluzione invisibile
* Inferno in America
* Criminali sensitivi
* Scienza Nera

sabato 6 settembre 2008

Il sistema riproduttivo

Una delle ricerche più importanti della tecnologia moderna è la miniaturizzazione: se ormai con i chip metallici si sta probabilmente arrivando velocemente ai limiti inferiori, il passaggio a sistemi biologici potrebbe aprire a strada da un lato a una effettiva miniaturizzazione dell'hardware, dall'altro alla costruzione di computer quantistici. Per adesso dobbiamo accontentarci dei robot e dei loro stadi primari: quella spece di scatoline elettroniche dotate di ruote o di gambette, che nella loro versione più avanzata sono anche andate su Marte.
D'altra parte, nella serie Tom Strong, una delle ultime creature di Alan Moore, uno dei suoi più acerrimi nemici era un certo Uomo Modulare, un'entità elettronica costituita da tanti moduli di memoria separati ma che, insieme, costituivano una delle intelligenze artificiali più avanzate e letali del mondo dell'eroico Strong. Moore, con l'Uomo Modulare, ripropone una delle paure più classiche della fantascienza: la rivolta delle macchine contro i suoi creatori, il genere umano. Più recentemente l'idea è stata ripresa anche da Frank Schatzing per il suo Il quinto giorno, dove l'entità superintelligente era, in realtà, costituita da organismi unicellulari separatamente molto semplici, ma insieme estremamente complessi. Quest'idea, ovviamente, non è così recente, e in un certo senso ha anche solide basi scientifiche: in fondo uno sciame di insetti può essere pensato non solo come composto da singoli esseri come ogni singola ape, ad esempio, o ogni singola cavalletta, ma come un tutt'uno unico. Molta buona fantascienza, basata sulla Terra, e spesso tendente all'horror o comunque ad atmosfere molto più di tensione che non di avventura, è basata su idee del genere, con minacce provenienti da entità costituite da singole, semplici parti.
Supponiamo ora che ogni singola parte sia elettronica, ma con possibilità di contenere materia organica al suo interno; supponiamo che una ricerca in tal senso venga portata avanti da una fabbrica di giocattoli della periferia statunitense ormai in fallimento; supponiamo quindi che tale esperimento sfugga al controllo dei suoi finanziatori, ma non del suo creatore. E supponiamo infine che a imbastire il tutto sia un autore come il britannico Douglas Adams o l'italiano Stefano Benni. Cosa potrebbe venirne fuori?
Un divertentissimo, esilarante romanzo in cui una serie di moduli elettronici di varia grandezza iniziano a prendere possesso di ogni strumento elettronico su cui riescono a mettere i loro chip, gettando nel caos paesini e città grandi come Los Angeles, mentre un folle scienziato sogna il dominio della Terra e un gruppo di spie russe e americane, ignare di quel che succede negli Stati Uniti, si sfidano per salire su un missile francese destinato ad andare sulla Luna. E giusto per non farci mancare nulla, mettiamo nel calderone una geniale professoressa di soli 22 anni, un imbranato ricercatore e due studenti che, non si sa come, non si sa perché, si trovano a fare un piccolo giro del mondo durante uno dei più classici trip.
Gli amanti della Guida galattica non possono farsi mancare un capolavoro del divertimento e dell'assurdo (basta leggere il capitolo ambientato a Los Angeles!) come Il sistema riproduttivo di John Sladek, statunitense non a caso trapiantato in Gran Bretagna: così come Douglas scherza sulla fantascienza spaziale classica, Sladek, con uno stile molto douglasiano, scherza sulla fantascienza tecnologica terrestre, senza farsi mancare bordate nella spy story o sulla stessa Guerra Fredda (il romanzo è uscito nel 1968), quasi un modo per esorcizzare il momento di tensione vissuto dal mondo intero.
Non leggerlo sarebbe un vero peccato!

venerdì 5 settembre 2008

Dopo aver tolto un po' di giudizio

E rieccomi qui, dopo qualche giorno passato a Praia a Mare, alla clinica maxillo-facciale San Luca, per togliere un paio di denti del giudizio. Da adesso la programmazione del blog continuerà come al solito, altrenando citazioni, minirecensioni, discussioni su vari argomenti.
Il soggiorno forzato, alla fine, mi ha lasciato come ricordo 4 o 5 punti nelle gengive, ma mi ha anche permesso di portare avanti la lettura di Nemrod, con gli ultimi 3 numeri, devo dire veramente molto belli e tutti uno conseguente all'altro, molto legati tra loro e con profondi richiami alla continuity della saga, e soprattutto recuperare Neve, la splendida Leggenda di Batman disegnata, su testi di Dan Curtis Johnson e J.H.Williams III (il disegnatore di Promethea), da Seth Fisher. In questa edizione la Planeta non nasconde le cause della morte del cartoonist statunitense trapiantato in Giappone: suicidio.
Lasciando da parte ciò per un momento, la Leggenda si caratterizza per raccontare in maniera più diffusa le origini di Mr.Freeze e il primo tentativo di Batman di crearsi una squadra. D'altra parte i disegni di Fisher risultano secchi e nervosi al punto giusto (veramente bello il suo Batman, più agile che ipertrofico, per una volta!). Le atmosfere un po' folli della storia, soprattutto quelle del folle dialogo tra Victor Fries e la moglie morta Nora sono poi psichedeliche al punto giusto, ottime per rappresentare la follia di un personaggio come Freeze. Non dimentichiamo, poi, quanto Fisher ricordi nel tratto, nelle deformazioni dei personaggi, nelle scelte stilistiche di contorno, il nostro Jacovitti: una grande perdita di un grande autore che ci ha lasciato, però, poche ma buone opere.
E ora vi lascio, in attesa dell'inizio de Il leone, la strega e l'armadio!

martedì 2 settembre 2008

Un po' di riposo per DropSea

Un po' di riposo per DropSea, almeno per tre o quattro giorni. Sarò infatti assente per un piccolo intervento ai denti in quel di Praia a mare: alla fine dovrei tornare con un paio di denti in meno (che, comunque, non uso: sono cresciuti... coricati e coperti dalla gengiva) e con un po' di punti in più!
Per un po', quindi, non potrò nemmeno mangiare normalmente, ma non è un problema neanche questo. Certo avrei fatto a meno di questa nuova situazione estiva, ma il mio dentista mi ha suggerito di fare adesso l'intervento, soprattutto perché ho ancora del tempo da dedicarvi: potrebbero richiamarmi per una nuova supplenza in questo nuovo anno scolastico, chissà quando e in chissà quale scuola, indipendentemente da quel che dice la Lega sui meridionali che vengono a insegnare al Nord (e questo è anche, probabilmente, uno dei motivi per cui i professori che lavorano al Nord sono più preparati di quelli che lavorano al Sud: in fondo qui ritorniamo dopo una carriera di anni, decisamente un po' svuotati...).
In questo momento, se tutto va come previsto, sono in viaggio per Praia insieme a mio padre: non sto postando con il cellulare, ma ho programmato questo avviso con un paio di giorni d'anticipo. La piattaforma di blogging di Google lo consente e non penso che nella clinica, per quanto assomigli più a un albergo, ci sia una postazione internet. In caso contrario potrete leggermi nei prossimi giorni, altrimenti vi dovrete accontentare di questo post, almeno per un paio di giorni.
Parto sicuramente pronto, con una serie di letture scelte, e questo mi ricorda di salutare con un educato...
Buone letture e buona navigazione a tutti voi due o tre lettori occasionali!

lunedì 1 settembre 2008

Piccoli racconti di misoginia

Immagine di Piccoli racconti di misoginiaTante piccole donne protagoniste di 17 piccoli racconti di quel genio del noir che è Patricia Highsmith. Piccoli racconti di misoginia è una raccolta di tipologie di donne, ognuna diversa, ognuna con una piccola mania, una piccola follia sua personale. La Highsmith, l'ideatrice di Mr.Ripley, realizza una serie di affreschi femminili vividi e reali, semplici e terribili al tempo stesso: scava nell'animo umano, in particolare in quello femminile, mettendo in crisi la nostra stessa società moderna, nonostante i racconti siano di una trenitina di anni fa a poco più. Il quadro che ne esce, con il rapporto contrastante tra donne e uomini, o quello, a volte di solidarietà a volte di constrasto, tra donne e donne, o le complicità tra donne o tra donne e uomini, è decisamente sconfortante: molte delle donne descritte e buona parte della società statunitense degli anni Settanta non vengono descritti in modo molto edificante.
Se si ama il noir, non si può prescindere dalla Highsmith, e solo così si potrà capire perché la parola noir è troppo abusata al giorno d'oggi: non tutto quello che leggiamo può entrare in questa classificazione, anche perché non tutto quello che leggiamo può stare al passo dell'autrice statunitense.
Buone letture a tutti!