Stomachion

giovedì 22 settembre 2011

Scholarpedia, Wikipedia e la Blogfest 2011

Tempo fa mi imbattei in Scholarpedia, una wiki strutturata sulla falsa riga di Wikipedia da una parte e di una rivista scientifica referata dall'altra. Da quel poco che ho capito navigandola, spero di averne compreso le peculiarità, che andrò ora a descrivervi.
Il motore di Scholarpedia è lo stesso della Wiki, e ogni articolo può essere scritto a più mani, solo che a differenza della Wiki gli utenti sono ricercatori che hanno anche avuto la bella idea di introdurre un sistema di referaggio delle voci prima della loro pubblicazione. Questo ha avuto come risultato accessorio, a mio giudizio anche gradito, quello di avere assegnato un codice doi, quello che viene assegnato a tutti gli articoli scientifici specialistici, ovvero gli articoli che gli autori pubblicano su Scholarpedia sono paragonabili (o quasi) a quelli di una ricerca originale, anche se sono sostanzialmente articoli di rassegna (delle review) e per di più sono completamente gratuiti e scaricabili sia separatamente sia in blocco (vengono infatti raccolti come per un qualsiasi journal). Ovviamente vengono via via aggiornati (e gli aggiornamenti vengono approvati con lo stesso procedimento).
Senza entrare a gamba tesa nella polemica che sta montando nel mondo anglosassone, riportata molto bene da Peppe, mi piacerebbe, in realtà e da buon italiano, proporre uno dei più classici contropiede e proporre quello che potrebbe essere un reale open access, definito in questo modo: una Scholarpedia per ricerca originale!
L'idea sarebbe quella di realizzare quindi una wiki, con obbligo di iscrizione per proporre gli articoli; dietro un comitato editoriale di disciplina che approva, anche usando referee esterni, la pubblicazione dell'articolo stesso (ovviamente i componenti del comitato editoriale, se vogliono pubblicare, devono sottoporsi allo stesso procedimento). Per rendere, poi, il processo di referaggio trasparente si può realizzare una pubblicazione pubblica dell'articolo con due codici differenti, uno che lo identifica come preprint e un'altro come articolo vero e proprio. L'idea è un po' vaga, me ne rendo conto, va raffinata (ad esempio il sistema di pagamento dei server: lo si potrebbe sostenere con una sorta di raccolta fondi pubblica, come per Wikipedia, o con il sistema di pay with a tweet per il download dei pdf), magari è un po' ingenua (però se ci sono riusciti quelli di Scholarpedia!), ma potrebbe anche essere il caso di discuterne, iniziare a farla circolare in giro, a maggior ragione ora che Peppe sarà in alla Blogfest 2011 a parlare di open access per conto di Wikimedia Italia.

P.S.: a proposito di Blogfest, Amedeo è nominato per la categoria dei blog tecnico-divulgativi. Per votarlo c'è, come al solito, l'apposita scheda. Dategli un'occhiata e, se decidete di votare, votatelo!
P.P.S.: l'immagine è stata realizzata con LogoMaker.

3 commenti:

  1. Si, anche io mi ero imbattuto tempo fa in scholarpedia e mi era piaciuta. La tua idea è senz'altro valida, resta però il fatto che l'Italia è piuttosto ingessata in questo, almeno rispetto al mondo anglosassone dal quale provengono quasi tutte le iniziative.

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  2. Mi sembra una splendida idea. Credo che la difficoltà principale non sia di tipo tecnico, ma stia nella testa dei ricercatori. Un metodo così deve essere accettato e digerito dal mondo della ricerca scientifica, che sebbene debba essere il motore dell'innovazione a volte è incredibilmente restio a qualunque cambiamento. Basti pensare al fatto che arxiv che per voi fisici è una cosa normale, per noi biologi è qualcosa di sconosciuto.

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  3. Lo stesso arXiv, però, è leggermente ingessato: se non conosci qualcuno che ti "raccomandi" non riesci a pubblicare il preprint: personalmente c'ho provato con due o tre persone, ma evidentemente o non è giunto il messaggio o erano le persone sbagliate. Poi per fortuna sono comunque riuscito ad andare su JMP, però il preprint, diciamo così, me lo sono messo prima su Google Docs e poi su Mendeley. In questo senso un social network sulla ricerca può diventare una valida alternativa ad arxiv non solo per i fisici ma un po' per tutti.
    E per il resto: ci vuole gente che tiri su l'idea; ci vuole qualcuno che poi la sostenga (una fondazione?); ci vogliono ricercatori che la usano per darle, nel tempo, quell'autorevolezza necessaria a diventare un punto di riferimento nuovo nel panorama scientifico.
    Quasi mi verrebbe da dire: wikipediani ricercatori cercasi...

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