Stomachion

venerdì 8 febbraio 2013

Arrigoni indaga in quel di Brera

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Milano è una grande città, ricca di storia. Ognuno dei suoi quartieri ha un qualche posto degno da visitare o una storia da raccontare. Uno dei più belli è sicuramente Brera: qui, ad esempio, in un unico palazzo, il Palazzo Brera, sono ospitate l'Accademia di Belle Arti, la Biblioteca Braidense, la Pinacoteca e l'Osservatorio Astronomico. Ci sono poi due strade particolari, via dei Fiori Chiari e via dei Fiori Scuri, che ancora agli inizi degli anni Cinquanta erano sede di alcune case chiuse, anche ben frequentate, stando a quel che scrive Dario Crapanzano ne Il delitto di via Brera.
A indagare sulla morte di un pubblicitario milanese sull'orlo del fallimento viene chiamato il miglior poliziotto della città, Mario Arrigoni, del commissariato di Porta Venezia. Brera non sarebbe, quindi, sua zona di competenza, ma visto che in estate i criminali sembrano essere anche loro in vacanza, a parte l'assassino del pubblicitario, sarebbe un crimine non mettere Arrigoni a capo delle indagini su questo delitto.
Il romanzo, edito dalla Fratelli Frilli Editori e preso, anche questo, alla fiera del libro di Milano dalle mani di uno degli autori dell'editore, è il secondo di Crapanzano con Arrigoni protagonista (il primo è Il giallo di via Tadino, e la serie è costituita anche da La bella di Chiaravalle). Sin dalle prime pagine si ha la sensazione che si voglia proporre il Montalbano lombardo: atmosfere abbastanza rilassate, un commissario che è amante della buona cucina, un rapporto con collaboratori e superiori non troppo diverso da quello raccontato da Camilleri nella sua serie di polizieschi. Anche la velocità di lettura non si discosta troppo dai romanzi camilleriani, però lo stile è piatto, in alcuni momenti quasi favolistico, a parte alcuni momento molto interessanti e divertenti, come le interazioni tra Arrigoni e i collaboratori o la risoluzione conclusiva del giallo con la classica raccolta degli indiziati in una stanza. La soluzione del poliziesco, però, è scontata: il colpevole diventa chiaro una volta per tutte arrivati a metà romanzo circa (o poco dopo) e la conclusione è abbastanza telefonata, ma nonostante tutto il libro resta una lettura gradevole e non disprezzabile anche per le informazioni storiche che l'autore inserisce qua e là nel romanzo.

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