Stomachion

giovedì 30 aprile 2015

Magellano, Armstrong e il magizete

Che cos'è il magizete? E' una buona domanda. Ancora migliore è provare a rispondere alla domanda, piuttosto che archiviare la parola come il parto della fantasia particolarmente sciolta di una bambina.
Ma in fondo cos'è la fantasia? La si può classificare? E soprattutto la si può rinchiudere e incanalare entro i confini del nozionismo?
La fantasia è un mescolare di generi, un sogno con una sua realtà. Essa diventa concreta nelle parole degli scrittori, ma anche nelle azioni degli esploratori, che portano a compimento sogni e progetti e avventure. Quando tutto questo si scorda, si scordano le fantasie e le avventure e le esplorazioni, si rischia di restare bloccati in un tempo organizzato da altri, solo apparentemente accettando le scelte operate da chi ci sta intorno: alla fine si vive male ogni giorno che passa, in una irrequietezza difficile da zittire o da tenere a bada.
E' su questi tre registri, quello dell'avventura fantastica, dell'esplorazione reale e del grigiore quotidiano, che gioca Guido Trombetti in Magellano e il magizete. Da una parte ecco un confronto e al tempo stesso una rappresentazione (teatrale o cinematografica ha poca importanza) tra gli esploratori, quelli veri, e gli scrittori, che i viaggi li hanno solo immaginati (a parte qualche eccezione) all'interno del Club degli Esploratori. A questa linea narrativa, ecco si sovrappone quella ambientata in una scuola, appartenente al passato rispetto all'azione fantastica nel Club, con Alice, Giuseppe, Giulio e Italo e la loro maestra Gina, la classica maestra più interessata al nozionismo che a stimolare la mente dei discepoli. E quindi ecco Giuseppe adulto, con un lavoro anonimo e poco stimolante in un paesotto più o meno sperduto, dove il suo capo pretende di controllargli ogni passo della sua vita, persino di trovargli moglie. In un certo senso Giuseppe arriva a sentirsi un po' come Alice con la maestra, chiusa in uno di quei dilemmi impossibili da risolvere, sempre ripresa senza mai realmente capire perché, fino alla reazione ultima della pagina bianca come disegno in classe.
E come si riparte dal foglio bianco?
In un certo senso il romanzo breve, o racconto lungo, di Guido Trombetti, al di là delle critiche più che evidenti a un certo modo di fare scuola, o delle critiche alla società moderna e alla sua struttura, o di come venga trattata oggi la fantasia, è proprio quell'esercizio di stile necessario per riempire nel modo migliore quella pagina bianca lì. Gli stessi personaggi sono tutti da intendere in termini di rappresentazione di un ruolo. I bambini e la maestra rappresentano ciascuno un aspetto particolare nel carattere di ognuno (se Alice è un evidente riferimento al romanzo di Lewis Carroll, gli altri sono riferimenti, certo più nascosti del Club a personaggi reali). Gli stessi attori delle scene ambientate nel Club sono da intendersi come rappresentanti di un'idea più che di se stessi, e solo in questo modo si può perdonare a Trombetti la rappresentazione, abbastanza erronea, di Neil Armstrong, il primo uomo a mettere piede sulla Luna. E' un personaggio ruvido, cinico, poco interessato ai viaggi della fantasia, uno dei principali avversari degli scrittori. Questa rappresentazione sembra mutuata da quella fallace di Oriana Fallaci:
la faccia (...) è dominata da un nasino all'insù, dispettoso, e da una bocca a salvadanaio, maligna, dove il labbro superiore è invisibile perché troppo sottile. Le guance sono infantili, rotonde. Gli occhi sono piccoli, azzurri, e di rado si piantano con decisione nei tuoi. La pelle è rosea, lentigginosa. I capelli, color biondo carota, cortissimi. E anche se scendi al corpo che è lungo, irrobustito da faticosi esercizi in palestra, concludi che il tutto è decisamente antipatico. (...) Non lesse mai un romanzo o una poesia, non ammirò mai un quadro, non andò mai a un concerto, non si formò mai un'idea politica, non trasse mai piacere da qualcosa che non fosse un'elica o un reattore.
Eppure, come ricorda Popinga su facebook, Armstrong nel 1971 scrisse una bellissima lettera per promuovere l'apertura di una biblioteca per ragazzi a Troy, sobborgo di Detroit:
Ogni libro contiene un’esperienza e un’avventura. La vostra guida è l’autore. Grazie ai libri, incontrerete poeti e romanzieri le cui creazioni incendieranno la vostra immaginazione. Incontrerete i grandi pensatori che condivideranno con voi le loro filosofie, le loro concezioni sul mondo, sull’umanità, sulla creazione. Conoscerete eventi che hanno dato forma alla nostra storia, imprese sia nobili sia infami. Tutta questa conoscenza è a vostra disposizione per essere colta. È qualcosa che avrete per sempre e che crescerà con la condivisione.
La conoscenza è fondamentale per ogni conquista e progresso umano. È sia la chiave sia la ricerca che fa progredire l’umanità. La ricerca della conoscenza è ciò che ha portato gli uomini sulla luna, ma ci è voluta la conoscenza già acquisita per fare in modo che arrivassimo fin là.
Il modo in cui utilizziamo la conoscenza che acquisiamo determina il nostro progresso sulla terra, nello spazio o sulla luna. La vostra biblioteca è un deposito per la mente e lo spirito. Usatela bene.

Illustrazione di Giancarlo Covino

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