Stomachion

lunedì 31 ottobre 2016

Un'estate di paura

Dan Simmons è noto soprattutto per essere uno scrittore di fantascienza, ma ha al suo attivo anche un paio di romanzi dell'orrore, che sono intimamente collegati uno all'altro, non solo perché hanno gli stessi protagonisti, ma anche perché presi insieme sembrano rappresentare una visione metaforica della carriera di un qualunque scrittore. Dei due romanzi, il primo, L'estate della paura, l'ho letto dopo L'inverno, ed è del primo che vorrei scrivere.
Campane maledette
Nel volume I miti di Lovecraft, sono raccolti alcuni dei migliori romanzi d'annata che, in un modo o in un altro, hanno arricchito i Miti di Cthulhu. In particolare in quella raccolta spiccava il racconto Le campane dell'orrore (Bells of horror) del 1939 scritto da Henry Kuttner.
Nel testo, una spedizione archeologica ritrova le mitiche tre campane dei Mutsunes, una popolazione indigena già all'epoca estinta e di base nell'area di San Juan Bautista. Secondo la leggenda creata da Kuttner, il suono delle tre campane sarebbe in grado di richiamare dalle viscere del pianeta l'oscuro dio del male venerato dai Mutsunes. E infatti, nel momento stesso in cui le campane vengono issate nella torre campanaria del paesotto dove vengono ritrovate (non ricordo il nome, scusate!), ecco improvviso il freddo e una profonda oscurità. Sarà il coraggio dei tre archeologi a impedire al dio di ritornare sulla Terra, ma in perfetto stile lovecraftiano il racconto con il buio si fa oscuro e nebuloso, mentre l'orrore cerca di impossessarsi dei tre amici fino al punto che uno dei tre cercherà di eliminare gli altri due, o in alternativa di cavare loro gli occhi. Ciò che però risulta inquietante tanto quanto il finale di Colui che sussurrava nelle tenebre è quanto succede alla fine del racconto dopo un'eclissi solare naturale...

domenica 30 ottobre 2016

(non) carnevale dela fisica #19

La diciannovesima edizione della rassegna (a)periodca dedicata alla fisica sui blog e i siti italiani arriva alla fine del mese dedicato ai Premi Nobel, come ricordato dallo speciale banner di apertura, dove vedete Alfred Nobel disegnato da Rudy Palais, tratto da Science Comcs #3 della Ace Magazine. In particolare quello della fisica 2016 è stato assegnato a David Thouless, Duncan Haldane e Michael Kosterlitz per le teorie delle transizioni di fase topologiche e le fasi topologiche della materia. Il Nobel per la chimica, invece, è stato assegnato a Jean-Pierre Sauvage, Fraser Stoddart e Bernard Feringa per la progettazione e la sintesi delle macchine molecolari. Ed è legato a quello della fisica proprio dalla topologia, che alla fine ha giocato un ruolo importante nelle ricerche che hanno otenuto il riconoscimento dal comitato che asegna i premi.
Per avere un'idea di cosa sia la topologia, prendiamo in prestito questa citazione estratta da Strani stati della materia per il Nobel per la fisica 2016 di Andrea Bersani su Scientificast:
La topologia è una branca della matematica che descrive gli oggetti geometrici in base a proprietà che non variano deformando gli oggetti stessi "con continuità". Questo vuol dire, per esempio, non creando buchi o tagli, ma soltanto allungando, stirando, piegando l’oggetto stesso. Dal punto di vista topologico, per esempio, una ciambella e una tazza (col manico) sono equivalenti, mentre una ciambella e un pretzel non lo sono. I primi due oggetti hanno un solo "buco", il pretzel ne ha tre.
Peraltro questi pasaggi tra ciambelle e pretzel sono legati alla congettura di Poincaré, che ho provato a spiegare in un vecchio post su Science Backstage che ho recentemente recuperato per l'occasione:
Fondamentalmente la congettura di Poincaré afferma, nella prima parte: una qualunque forma geometrica (una 3-varietà) chiusa e senza buchi in uno spazio di 4 dimensioni è identica (nel senso di cui sopra) ad una sfera in 4 dimensioni (una 3-sfera), ovvero esiste un qualche modo che consente di trasformare la prima nella seconda.
Torniamo al tema del'edizione con Andrea Rubin che su Oggi Scienza propone un interessante approfondimento, Fermi, Krebs, Gell-Mann: i paper rifiutati ma da Nobel:
Anni di lavoro, sacrifici e dedizione per uno scienziato si materializzano in qualche paginetta. Un articolo da pubblicare, magari, in qualche prestigiosa rivista. Ma lo sconforto è enorme quando quel lavoro viene rigettato, respinto dalla rivista. E lo sconforto sale se si ha la sensazione che quanto contenuto in quell'articolo fosse realmente qualcosa di importante. Capita a tutti di vedersi rigettare un proprio contributo, ed è successo anche a scienziati importanti che si sono poi aggiudicati il premio Nobel.
Per chiudere con la sezione dedicata i Premi Nobel, ecco l'intervista di Giuseppe Alonci a Jean-Pierre Sauvage:
G. Alonci – Prof. Sauvage, grazie di essere qui e di dedicarci un po' del suo tempo. Può spiegarci in breve il lavoro che l'ha portata a vincere il Nobel?
J. P. Sauvage – Beh, ho lavorato molto duramente! Probabilmente la cosa più importante è stata affrontare molti problemi, nelle scienze molecolari in generale. Abbiamo anche cambiato argomento molto spesso, non ci siamo mai limitati a un solo ambito ben preciso, e ad un certo punto abbiamo avuto la sensazione che uno dei nuovi temi che avevamo appena iniziato a investigare – cioè le "molecole dinamiche", molecole che si possono muovere e possono essere messe in movimento – era molto promettente, innovativo e poco trattato in passato.

sabato 29 ottobre 2016

La fisica di Nathan Never #300

Sebbene con un ritardo pazzesco, ci tengo a pubblicare questo articolo di approfondimento sul 300.mo numero di Nathan Never.
Non leggo spesso Nathan Never, però per l'occasione del 300.mo numero, a colori, mi sono lasciato convincere da David Padovani, che ha recensito l'albo su LSB. Altri mondi, questo il titolo dell'avventura scritta da Bepi Vigna e disegnata da Roberto De Angelis, presenta vari livelli di lettura, di cui i primi sono quelli su cui è centrata la recensione di David. Prima di addentrarci nella fisica dell'albo, due parole sul fumetto.
Se trovi cattivo questo mondo, dovresti vedere gli altri!
È sin da subito una storia cyberpunk ispirata a Matrix. Gli elementi di contatto con la saga dei fratelli Wachowski vengono, però, da una famosa conferenza di Philip K. Dick, il visionario scrittore di fantascienza ispiratore della rivoluzione cyberpunk che sarebbe avvenuta nel tardo XX secolo. E' interessante osservare come la conferenza, tenutasi durante la convention fantascientifica di Metz, in Francia, nel 1977, sia successiva di appena due anni rispetto alla prima pubblicazione di Sogno dentro sogno (The long sleep) di Dean Koontz (che usò lo pseudonimo di John Hill) dove il protagonista sperimenta un incastro di situazioni non reali esattamente a metà strada tra Matrix e Inception.
Un altro elemento interessante è poi l'uso di computer portatili per trasmettere i viaggiatori all'interno del multiverso, come nel racconto di Bruce Sterling Cigno nero, pubblicato in Italia su Urania #1622 nella raccolta Utopia pirata.
Vigna, nonostante qualche buco narrativo (che personalmente ritengo non solo marginale, ma forse persino voluto nell'ottica di una possibile macrotrama più vasta), è riuscito tutto sommato in un molteplice intento: celebrare un traguardo storico, dando il via ai festeggiamenti per i 25 anni del personaggio; celebrare l'editore che pubblica il personaggio grazie a piccoli cameo provenienti da altri universi narrativi bonelliani; scrivere una storia nel complesso gradevole, divertente e stuzzicante.
Completano i disegni di De Angelis, che, nonostante generalmente sia un disegnatore per me gradevole, non mi è sembrato particolarmente efficace: con un tratto poco dettagliato soprattutto con i personaggi, è stato evidentemente influenzato dalla necessità di realizzare un disegno il più chiaro possibile per la colorazione di Gianmauro Cozzi. Nel complesso niente di drammatico: quel che il tratto ha perso è stato recuperato dal colore, ottenendo alla fine un buon albo come ce ne sono pochi in giro.
Scritto ciò, vado ad approfondire il livello di lettura scientifico di Altri mondi:

Il Cappellaio Matto Digest: agosto 2013

E' stato un periodo che ho pubblicato molto poco, almeno qui su DropSea, ma come avrete notato sto cercando di riprendere il ritmo. Nel frattempo in questi ultimi tre mesi (o qualcosa del genere) ha, diciamo così, prosperato il Caffé del Cappellaio Matto e l'attività su LSB. Ho pensato bene, visto che quegli articoli non li ho segnalati su Google+, di scrivere un digest aperiodico che raccolga i link a quegli articoli.
Inizio con agosto 2016: Paperino sulla Enterprise | Il paradiso perduto in 8-bit | Scoprire il mondo con Disney | Dove cadono le stelle cadenti? | Paperi alle Olimpiadi Su LSB, invece, un solo articolo, scritto con l'amico Andrea Bramini: Dai piombatori ai cablatori: Faraci omaggia Gottfredson

venerdì 28 ottobre 2016

Sogno dentro sogno


Ho pensato di ruotare la copertina di Karel Thole per mostrare in maniera più evidente il bel gioco di incastri dell'illustrazione, che riprende quello del romanzo
Un uomo si sveglia all'improvviso, ritrovandosi senza memoria all'interno di una sorta di sarcofago a sua volta all'interno di un ambiente tecnologico. La sua principale missione è, ovviamente, recuperare la propria identità, capire dove si trova e in ultima analisi il perché e il percome del suo coinvolgimento in quella strana situazione.
Ben presto scoprirà di ritrovarsi incastrato in una serie di situazioni fittizie, apparentemente dei sogni, sempre e comunque molto reali, dove interagisce con gli stessi personaggi, tra cui quella che dovrebbe essere la sua donna, che si presenta a lui sotto molti nomi. In questo incastro di situazioni differenti, Joel, il nome del protagonista, il primo punto fermo recuperato dallo smemorato, si ritrova a scoprire un pezzo alla volta un piano che ha ideato egli stesso.
Il romanzo, a metà strada tra Matrix e Inception, molto ben scritto da John Hill, pseudonimo del ben più noto Dean Koontz, scorre veloce fino alla sua conclusione, che pur risultando abbastanza soddisfacente, sembra in parte incompiuta, poiché apre al lettore su una nuova visione di stampo ecofantascientifico che non viene sviluppato dal'autore né in questo Sogno dentro sogno, né in romanzi successivi ( almeno così mi pare, visto che la bibliografia di Koontz è decisamente molto vasta!).
A parte questo dettaglio, che non inficia la lettura, è un ottimo libro che consiglio di recuperare girando per bancarelle (che poi è quel che ho fatto io!).

giovedì 27 ottobre 2016

La quinta forza e mezza

Avevo intenzione di scrivere solo due righe su una vecchia news...
Più tardi, mentre stavo discutendo di problemi cosmologici con Einstein, egli osservò che l'introduzione del termine cosmologico fu il più grande abbaglio della sua vita.(20)
La prima volta che ho avuto un incontro ravvicinato con una quinta forza è stato a fine settembre 2011 per un seminario di Valeria Pettorino, Interactions in the dark sector: impact on CMB and large scale structure(21), presso l’Osservatorio Astronomico di Brera. Il modello che la ricercatrice venne a raccontare è semplicemente uno dei tanti che si propone di risolvere il principale dilemma cosmico della nostra epoca: l'esistenza e la natura di materia ed energia oscure.
Un nuovo paradigma cosmico

Distribuzione della materia oscura nell'universo in base alla Millennium simulation
L'idea che nel cosmo ci fosse più di quel che si vede era nota da tempo: da un lato i calcoli sui buchi neri realizzati da Karl Schwarzschild(1) e Johannes Droste(2), allievo di Hendrik Lorentz, che prevedevano all’interno della relatività generale di Albert Einstein l'esistenza di una singolarità gravitazionale, ovvero un punto (o una regione) con una densità di massa così alta da generare una curvatura dello spaziotempo tanto grande da impedire persino alla luce di sfuggire alla sua attrazione(3, 4). Dall'altro, invece, le osservazioni che spinsero Fritz Zwicky(5) a proporre il concetto di materia oscura(6).
Le prime forti evidenze dell’esistenza di materia oscura giunsero con lo studio delle proprietà delle galassie, in particolare della loro velocità di rotazione(7), che da un certo punto in poi invece di decrescere come previsto, restava costante. Tale osservazione era spiegabile solo introducendo una quantità di massa non visibile all'interno della galassia, stimata da Vera Rubin in all'incirca 6 volte maggiore della massa visibile(8).
Altre misure che permettono di verificare l’esistenza della materia oscura sono quelle sulla velocità di dispersione delle galassie, misure gneriche sugli ammassi di galassie e l’utilizzo della lente gravitazionale, lo studio della radiazione cosmica di fondo e, tra gli altri, le importanti osservazioni sulle supernove di tipo Ia. Il primo studio che si occupò in maniera estensiva di questa classe di stelle, associandole a un processo di espansione accelerata dell'universo, venne pubblicato dal High-Z Supernova Search Team nel 1988(9) cui fece seguito, l'anno dopo, l'articolo del Supernova Cosmology Project(10), che ne confermava i risultati. L'effetto di tale scoperta, che implicava l'esistenza di un nuovo tipo di energia, chiamata per analogia energia oscura, fu l'assegnazione nel 2011 del Premio Nobel per la fisica a Saul Perlmutter, Brian Schmidt e Adam Riess.

La supernova di Keplero
La spiegazione più semplice per l'esistenza dell'energia oscura è nell'introdurre nuovamente nella relatività generale la costante cosmologica, che Einstein aveva inserito nella prima versione dell'equazione della relatività immaginando un universo statico e successivamente cancellato non appena venne a conoscenza delle soluzioni di Alexander Friedmann, che prevedevano un universo in espansione, cosa per altro osservata da Edwin Hubble(11). Il modello così prodotto è oggi noto come $\Lambda$-CDM, dove $\Lambda$ è la costante cosmologica. Quest'ultima è l'espressione di una presione negativa che contrasta quella generata dalla gravità prodotta dal contenuto in massa dell'universo.
Di idee alternative a questo modello ne sono state prodotte molte (d'altra parte la fantasia dei fisici teorici non ha limiti!), e una di queste è il così detto modello della quintessenza cosmica.

mercoledì 26 ottobre 2016

Carbonio

Elia Ferri lavora nel reparto comunicazione di una associazione ambientalista. Convinto delle idee e dei progetti portati avanti, spesso lavora prima che il committente paghi. A causa del suo idealismo rischia di mandare a monte una collaborazione che avrebbe portato all'associazione un buon accordo economico. Il suo idealismo lo porta, così, al licenziamento. Dietro la porta, però, è gia pronto tale Ermanno Maxer che sta provando a raccogliere i fondi per un complesso progetto di cattura dell'anidride carbonica in Italia. Ferri è consapevole del mondo ricco e vagamente ipocrita che lo sta tentando, eppure accoglie la proposta di assunzione di Maxer. Il suo idealismo muore e con lui qualunque stima nei confronti di un personaggio scarsamente approfondito nella seconda parte e che sostanzialmente fa la figura del fantoccio, dell'utile idiota senza alcuno spirito critico. A complicare c'è poi la sensazione che alcuni pezzi della vicenda siano andati perduti: le situazioni si susseguono una all'altra, come se passase poco tempo tra ognuna, per poi scoprire alla fine che di anni ne sono passati un bel po' (all'incirca sei, se la memoria non mi inganna).
Certo, tutti dettagli, ma che a ben vedere combinati insieme non forniscono un'esperienza di lettura soddisfacente (al di là del finale).

martedì 25 ottobre 2016

E la bestia sorse dall'abisso

Un po' scacchi, un po' tarocchi, un po' heroic fantasy, un po' intrighi di potere, con un sorprendente finale che getta una luce fantascientifica su tutto il romanzo, profondamente ispirato a William Shakespeare. Di fatto è una guerra come gli scacchi, fatta di cavalieri e tradizioni, dove l'aspetto fantastico è più nell'atmosfera che in un qualche reale intervento magico e solo il finale chiarisce l'origine delle tradizioni e delle leggende del mondo dove è ambientato il romanzo di John Crowley.
Una lettura interessante che costituisce uno dei miei molti recuperi di vecchi romanzi tra le bancarelle del mercato o gli scaffali di venditori ambulanti e librerie dedicate (che purtroppo stanno scomparendo)!

venerdì 14 ottobre 2016

Goccia matematica

La forma matematica qui sopra, che dovrebbe essere una goccia, è realizzata con archimy.com. Sono partito dalle seguenti equazioni parametriche: \[x =a(1-\sin\,t)\cos\,t\] \[y=b(\sin\,t-1)\] con $a=2$, $b=5/2$.
Queste, però, valgono nel piano. A quel punto ho applicato una rotazione spaziale intorno all'asse $y$.
Il codice del programma online è il seguente:
# Example
# 3D. Rotation through Z-axis

# Scale
scale = 5

# p,q - parameters
pmin = 0; pmax = 2*pi
qmin = 0; qmax = 2*pi

# Grid
pgrid = 20
qgrid = 15

# Calculations
a = 2 * sin(q + pi*7/8) + 3

z = -sin (q) * (2*(1 - sin(p)) * cos (p))
x = cos (q) * (2*(1 - sin(p)) * cos (p))
y = 5/2 * (sin (p)-1)
Su WolframAlpha si possono anche graficare, in maniera più semplice, anche le seguenti forme: $x^2+y^2+z^4 = z^2$ e $(x^4-x^3)+y^2+z^2=0$.
Sia queste due ultime equazioni, sia la forma parametrica iniziale, sono tratte dalla discussione A Math function that draws water droplet shape?.