Ogni mattina una zebra si alza e pensa che oggi dovrà correre...
Ogni mattina un leopardo si alza e pensa che oggi dovrà correre...
Ogni mattina, che tu sia una zebra o un leopardo, sai già che dovrai correre, però...
Una mattina, una particolare, una zebra si alza e decide che è giunta l'ora di dare la caccia.
Quella mattina il leopardo non può fare altro che una cosa: correre prima che l'ira della zebra possa raggiungerlo.
(piccola variazione su un noto motto africano - gif animata via mortifiedandawesome)
lunedì 29 aprile 2013
sabato 27 aprile 2013
Giocatori
Mi chiedo a cosa sia servito votare. Questo governo si poteva fare a tavolino evitando sprechi inutili. L'elettore di oggi non conta nulla.
— cristiano carriero (@criboavida) 27 aprile 2013
(in effetti mancano i 5 Stelle)
giovedì 25 aprile 2013
Le trozzolarie partigiane
Coerenza è comportarsi come si è e non come si è deciso di essere
(Sandro Pertini, via falcemartello)
Storie tratte da Pertini di Andrea Pazienza via lospaziobianco
mercoledì 24 aprile 2013
Iron Man: il più grande nanoscienziato supereroe
Traduzione di un box contenuto all'interno dell'articolo "The Super Materials of the Super Heroes" di Lynne Robinson
Iron Man è l'alter ego di Tony Stark, un brillante ingegnere e un industriale estremamente ricco che commercia in armi da guerra. Molte delle storie nei fumetti di Iron Man esplorano il ruolo e i problemi della tecnologia legata alla difesa nazionale, innanzitutto all'interno del contesto della Guerra Fredda, quando Iron Man battagliava con il suo arci-nemico, Titanium Man, e più recentemente contro il terrorismo.
Stark fu costretto a creare Iron Man quando venne rapito per costringerlo a creare una super arma, subendo un infortunio mortale al torace durante il processo. Uno scienziato, compagno di prigionia, salvò Stark ideando un piatto magnetico per impedire alla scheggia di entrare nel suo cuore. I due allora si misero al lavoro in un laboratorio primitivo per progettare e costruire una futuristica armatura, in grado di volare, oltre a distribuire un arsenale di armi sofisticate. Stark fu definitivamente in grado di utilizzare l'armatura per fuggire e, da allora, l'ha costantemente migliorata per uguagliare le capacità tecnologiche dei suoi avversari.
Dalle primissime incarnazioni di Iron Man, la sua armatura conteneva un po' di vero ferro pesante, denso, e soggetto alla ruggine, non era un materiale adatto per le sue imprese supereroistiche. Nel corso degli anni, Stark si è dilettato per la sua armatura con varie leghe di titanio, con fibre di carbonio, e con la nanotecnologia. Il design dell'armatura si è allo stesso modo evoluto, da un approccio a "cotta di maglia" con transistor a motori incorporati per aiutarlo nei movimenti, fino a una armatura "sanguinante" conservata nelle sue ossa.
Iron Man è l'alter ego di Tony Stark, un brillante ingegnere e un industriale estremamente ricco che commercia in armi da guerra. Molte delle storie nei fumetti di Iron Man esplorano il ruolo e i problemi della tecnologia legata alla difesa nazionale, innanzitutto all'interno del contesto della Guerra Fredda, quando Iron Man battagliava con il suo arci-nemico, Titanium Man, e più recentemente contro il terrorismo.
Stark fu costretto a creare Iron Man quando venne rapito per costringerlo a creare una super arma, subendo un infortunio mortale al torace durante il processo. Uno scienziato, compagno di prigionia, salvò Stark ideando un piatto magnetico per impedire alla scheggia di entrare nel suo cuore. I due allora si misero al lavoro in un laboratorio primitivo per progettare e costruire una futuristica armatura, in grado di volare, oltre a distribuire un arsenale di armi sofisticate. Stark fu definitivamente in grado di utilizzare l'armatura per fuggire e, da allora, l'ha costantemente migliorata per uguagliare le capacità tecnologiche dei suoi avversari.
Dalle primissime incarnazioni di Iron Man, la sua armatura conteneva un po' di vero ferro pesante, denso, e soggetto alla ruggine, non era un materiale adatto per le sue imprese supereroistiche. Nel corso degli anni, Stark si è dilettato per la sua armatura con varie leghe di titanio, con fibre di carbonio, e con la nanotecnologia. Il design dell'armatura si è allo stesso modo evoluto, da un approccio a "cotta di maglia" con transistor a motori incorporati per aiutarlo nei movimenti, fino a una armatura "sanguinante" conservata nelle sue ossa.
Alla deriva su un materassino gonfiabile in mezzo al mare
Da un po' di tempo a questa parte mi chiedo se sia venuta prima la scienza o l'anarchismo, soprattutto da quando ho letto una definizione dei libertari di questo genere:
Questi problemi vengono splendidamente riassunti dal GGG:
E, giusto per rincarare la dose, ecco cosa rispondeva un po' prima a quest'altra domanda: Di cosa si occupa il laboratorio?
Della vicenda si è occupato anche Nature e come approfondimento vi suggerisco anche un articolo, sempre in inglese, dove si racconta dell'associazione Pro-Test, che nasce con l'obiettivo di divulgare presso l'opinione pubblica italiana cosa succede nei laboratori italiani che portano avanti esperimenti con gli animali.
Un libertario cerca di pensare di testa sua e controlla sempre le notizie che gli vengono proposteChe poi, più o meno, è anche la base della scienza e quindi è semplice abbinare i due percorsi, immaginare che si siano più o meno vicendevolmente influenzati. E' con questo spirito che mi sono approcciato al recente attacco che un gruppo di attivisti animalisti ha portato al Dipartimento di Farmacologia dell'Università di Milano, creando non pochi problemi economici e di ricerca al laboratorio milanese, i cui ricercatori hanno diffuso una lettera aperta (via Luca Di Fino).
Questi problemi vengono splendidamente riassunti dal GGG:
Avendo perso tutti i loro modelli i ricercatori dovranno ricominciare tutto il lavoro da capo. In quei laboratori si faceva ricerca di base su malattie gravi e prive di cura come autismo, malattia di Parkinson, di Alzheimer, Sclerosi Multipla, Sclerosi Laterale Amiotrofica, sindrome di Prader-Willi e altre. Ora si dovrà ripartire dalla ricerca di finanziamenti, ricostruire i modelli da capo e rifare tutto dall’inizio. Se, come alcuni animalisti credono in base alla loro concezione fiabesca del mondo costruita grazie ai film Disney, esistessero davvero metodi alternativi, i ricercatori ora li userebbero, ma purtroppo non esistono, e quindi gli ultimi anni di lavoro sono stati buttati al vento. Ci vorranno anni, anni in cui i malati di SLA continueranno a morire senza neanche la speranza, che ora gli è stata tolta, dovuta alla consapevolezza che qualcuno stava lavorando per trovare una cura al loro male. Sarebbe bello che questi cosiddetti animalisti avessero il coraggio di confrontarsi direttamente con loro, che gli dicessero in faccia "ho preferito rubare dei topi che lasciare che ti curassero".Ho preferito non tacere il tono sull'arrabbiato andante perché, in effetti, lo condivido, e completamente, al di là del fatto che di metodi alternativi se ne stanno cercando, ma in ogni caso non è possibile trovarli senza sperimentazione animale. Lo scrive altrettanto bene Fabristol nei commenti di un attualissimo articolo di Paolo Gifh sul metodo delle 3 R:
Io credo che questa sia solo una fase della ricerca moderna e che arriveremo a utilizzare in futuro modelli diversi. Ma per arrivare a questi modelli spesso dobbiamo sacrificare degli animali: questo deve essere compreso anche dagli ambientalisti. Non si può creare un modello artificiale senza aver studiato quello naturale. Quindi ben vengano modelli alternativi ma a mio parere non è ancora tempo.Già. La scienza ha i suoi tempi, spesso inconciliabili con quelli del mondo esterno, che poi sono tempi abbastanza consumistici. E forse sta qui la differenza di vedute e, soprattutto, l'inflessibilità mostrata dagli attivisti, come traspare dalle risposte che Giuliano ha fornito alle domande di vice.com. Ad esempio mi ha molto impressionato (negativamente) la risposta a questa domanda: Avete qualche idea su ricerche alternative? Ne esistono?
No, non lo so. Non ci riguarda. Noi non parliamo del punto di vista scientifico, anche perché nessuno di noi è laureato in materie scientifiche. A queste domande lasciamo rispondere gli esperti, laureati che hanno molta più credibilità di noi. Noi diciamo che nessun essere vivente deve essere trattato come schiavo per il bene dell'uomo. Non c'è una specie superiore.Una posizione molto precisa: non sono interessati alle ricerche alternative e al fatto se queste esistono perché a loro non compete saperlo, ma chiederlo. E' un po' come chi chiede la domanda, ma della risposta non gli importa, perché ha deciso già cosa deve fare.
E, giusto per rincarare la dose, ecco cosa rispondeva un po' prima a quest'altra domanda: Di cosa si occupa il laboratorio?
Non lo sappiamo ancora, dentro abbiamo trovato schede e schedari, li dobbiamo esaminare, per ora non so dirti niente di preciso.Di fatto gli attivisti animalisti hanno prodotto una vera e propria perquisizione con sequestro dei laboratori, realizzando qualcosa di non molto diverso da un'azione di polizia non autorizzata. E d'altra parte preoccupa questo atteggiamento oscurantista, questa chiusura netta nei confronti della scienza, questa ricerca dell'ignoranza, perché non è difficile essere informati, ma semplicemente costa fatica, e non mi riferisco solo alla ricerca in sé delle informazioni, ma anche alla loro comprensione. A questo fine può essere certamente utile leggere di un paio di ricerche uscite dai laboratori milanesi assaltati dagli animalisti e, ancora più, può essere utile dare un'occhiata ai commenti all'articolo. In particolare mi soffermerei su quello di Chiara, che da l'idea di quanto sia difficile (e ancora lungo per quel che riguarda i tempi) arrivare a un modello efficace che non implichi l'utilizzo di animali nella fase di sperimentazione:
io mi occupo di modelli matematici di sistemi biologici. Conosco la letteratura più all'avanguardia nel settore e vi dico che tutto quello che per ora si è riusciti a simulare è il comportamento di una rete di al massimo una decina di geni. I geni umani sono 23000. Tra l'altro i modelli prodotti si applicano solo a sistemi in vitro controllati. Si stanno muovendo ora i primi passi in questo settore, per raggiungere il traguardo della cellula sintetica ci vorranno anni, simulare un organismo? Ad essere ottimisti, mezzo secolo. Abbiate pazienza, ci stiamo lavorando, ma la strada è lunga e per ora non si può proprio fare a meno degli animali. Coi modelli matematici non siamo più vicini al modello sperimentale virtuale di quanto non fosse l'aeroplano dei fratelli Wright a raggiungere Marte: passi fondamentali, ma la strada è lunga.
Della vicenda si è occupato anche Nature e come approfondimento vi suggerisco anche un articolo, sempre in inglese, dove si racconta dell'associazione Pro-Test, che nasce con l'obiettivo di divulgare presso l'opinione pubblica italiana cosa succede nei laboratori italiani che portano avanti esperimenti con gli animali.
martedì 23 aprile 2013
La Calabria sul tetto astronomico d'Italia
Le Olimpiadi dell'Astronomia, l'edizione italiana almeno, è giunta alla conclusione dell'edizione 2013 con la premiazione dei vincitori, tra i quali ben due, Silvia Neri nella categoria junior e Giovanni Barilla nella categoria senior, vengono da Reggio Calabria, dal Liceo Scientifico Statale Leonardo da Vinci. La battuta più bella, però, è quella del vincitore siciliano, Marco Giunta dal Galilei di Catania:
La prova pratica era dopo pranzo, per cui non ero molto operativo!P.S.: ora so perché Stefano si è tagliato i capelli settimana scorsa...
lunedì 22 aprile 2013
Il cerchio della vita
Un elettrone incontrò un positrone: vengono inesorabilmente attratti uno verso l'altro, ma la loro combinazione è destinata ad essere fatale e della loro unione resta solo un fotone, che viaggia, e viaggia, e viaggia, e ogni tanto scompare, si scompone in un elettrone e in un positrone. Questi, però, sono futili immagini, fino a che non posseggono abbastanza energia per andare via, lontano uno dall'altro.
Almeno fino al prossimo giro di valzer.
L'immagine (via Quantum Diaries) rappresenta un diagramma di Feynman sulla annichilazione elettrone-positrone e su una successiva produzione di coppia. Nel mezzo, c'è l'auto energia del fotone, detta loop, e quindi il diagramma è detto diagramma di loop.
Per approfondire: Let’s draw Feynman diagrams! | Feynman diagrams (pdf)
Almeno fino al prossimo giro di valzer.
L'immagine (via Quantum Diaries) rappresenta un diagramma di Feynman sulla annichilazione elettrone-positrone e su una successiva produzione di coppia. Nel mezzo, c'è l'auto energia del fotone, detta loop, e quindi il diagramma è detto diagramma di loop.
Per approfondire: Let’s draw Feynman diagrams! | Feynman diagrams (pdf)
sabato 20 aprile 2013
"Siamo soltanto all'inizio"
Più o meno a completamento del breve post sullo spin del nuovo bosone scoperto da un annetto circa, vi propongo un video di approfondimento, che serve anche per purgarsi dalle scorie politiche degli ultimi due giorni, dove Marco Schioppa e Antonio Policicchio del Dipartimento di Fisica dell'Università della Calabria raccontano un po' di cose sul bosone, sull'LHC e sul lavoro intorno al progetto.
Mi ha fatto piacere rivedere, anche solo in schermo, Schioppa, uno dei pochi che ricordo con piacere all'interno del dipartimento, e ancora di più Antonio. L'intervista è fatta, come recita il titolo del video, dal gruppo del Caffé Scienza Cosenza ed è stato condiviso su Google Plus da Lucia Marino, che però ho scoperto andando sulla home page personalizzata di youtube, perché trovo G+ un tantinello pesante...
giovedì 18 aprile 2013
Il bosone, lo spin e il gravitone
ATLAS ha rilasciato un lavoro, immagino allo stadio preliminare, sullo spin del nuovo bosone. I canali di decadimento esaminati sono gli ormai famosi 4: $H \rightarrow \gamma \gamma$, $H \rightarrow WW^*$, $H \rightarrow l\nu l\nu$, $H \rightarrow ZZ^* \rightarrow 4l$. L'idea è quella di combinare i dati dai 4 canali di decadimento per capire quale sia lo spin di questo nuovo bosone, in particolare per distinguere tra due casi, spin 0 ($J^P = 0^+$), e quindi un bosone compatibile con il Modello Standard, e spin 2 ($J^P = 2^+$), che potrebbe essere collegato con un modello (arXiv) che presenta un accoppiamento leggero tra i campi del Modello Standard e l'ipotetico gravitone.
Queste le conclusioni di ATLAS:
Interessante, poi, notare come nel seminario tenuto ieri a Brera da Corrado Lamberti, parlando della SUSY, la teorie supersimmetrica che vorrebbe superare il Modello Standard con un balzo realmente storico, ha affermato qualcosa del tipo:
Queste le conclusioni di ATLAS:
I dati sono in buon accordo con le distribuzioni attese di una particella con $J^P=0^+$ mentre il modello ispirato al gravitone con $J^P=2^+$, che ci si aspetta essere prodotto principalmente attraverso un processo di fusione gluonica, è escluso con un livello di confidenza di oltre il 99,9%.Potremmo quindi dire che sta iniziando il processo di eliminazione dei modelli che dovrebbero guidare la ricerca della nuova fisica nei prossimi anni. Difficile ipotizzare che alla fine ne resterà solo uno, non è nella tradizione della fisica, ma nei tanti che restano un posto d'onore resterà sicuramente al Modello Standard, come lo studio di ATLAS sullo spin del nuovo bosone ha confermato ancora una volta.
Interessante, poi, notare come nel seminario tenuto ieri a Brera da Corrado Lamberti, parlando della SUSY, la teorie supersimmetrica che vorrebbe superare il Modello Standard con un balzo realmente storico, ha affermato qualcosa del tipo:
Il campo di Higgs spunterebbe naturalmente e non sarebbe una aggiunta al Modello StandardE' in particolare nell'ultima parte che si sintetizzano tutte le critiche principali al bosone di Higgs e al meccanismo che ha permesso di scoprirlo: è sempre stato considerato una aggiunta non troppo naturale, o spontanea al Modello stesso. Forse l'intero problema andrebbe visto in questa prospettiva differente: non è il campo di Higgs a dover essere aggiunto al Modello Standard, ma piuttosto l'inverso, ovvero la matematica del Modello Standard che in qualche modo dovrebbe innestarsi o venir generata dalla matematica del campo di Higgs.
martedì 16 aprile 2013
domenica 14 aprile 2013
Le ricette di Sunny: Falsi involtini primavera
Quando Sunny tornò aveva sul viso un'espressione trionfante, e fra le braccia il cespo di spinaci, il barattolo di castagne d'acqua e l'enorme melanzana. "Falsi Involtini Primavera!" esclamò, e intendeva dire qualcosa del tipo: 'Un assortimento di verdure avvolte in foglie di spinaci, preparate in onore della Falsa Primavera'.
(da La scivolosa scarpata di Lemony Snicket, trad. Valentina Daniele)
(da La scivolosa scarpata di Lemony Snicket, trad. Valentina Daniele)
sabato 13 aprile 2013
L'ultimo domani
A volte, molto per caso, si trovano sulle bancarelle che vendono vecchi libri di seconda mano, si trovano dei romanzi interessanti, che magari non sempre sono dei capolavori, ma che certamente risultano sorprese gradevoli e interessanti. L'ultimo domani è una di quelle sorprese, a maggior ragione per il fatto che è un romanzo italiano e non straniero.
Al di là della scrittura del romanzo stesso, la gradevolezza del romanzo non toglie, comunque, la sensazione che il romanzo stesso sia in effetti un collage di vari altri romanzi, una combinazione di elementi di opere della fantascienza anglosassone giunte in Italia grazie alle collane Urania o Cosmo, su cui questo Ultimo domani è pubblicato. L'idea di fondo, in effetti, sembra presa da La peste scarlatta di Jack London, dove una strana epidemia inizia a decimare la popolazione mondiale. In questo caso ben presto si scopre anche la causa dell'epidemia, una variazione letale nelle radiazioni solari, e si cerca anche di porre un rimedio. Peccato che la soluzione preveda lo spostamento, in città appositamente costruite e schermate contro queste radiazioni, venga divulgata tra la popolazione, generando così dei disordini che spingono i protagonisti, un giovane medico e la sua fidanzata, ad allontanarsi dalla città per andare verso la campagna, proprio come avviene, ad esempio, ne La morte dell'erba di John Cristopher.
Il finale, poi, è per certi versi sorprendente, in una sorta di ribaltamento de Il villaggio dei dannati dove l'alienazione dei nuovi figli dell'umanità non è dovuta a degli alieni invasori, ma è conseguenza diretta dell'evoluzione umana, della capacità di adattarsi all'ambiente esterno e di migliorare come unica possibilità di sopravvivere, andando verso quella super-razza tante volte prevista/sperata in alcuni dei migliori romanzi di Alfred Elton van Vogt. Forse è anche per questo che il finale è al tempo stesso amaro: Bellomi, infatti, sembra anche sposare la tesi, che poi sarà anche negli X-Men di Stan Lee e Jack Kirby, che una evoluzione di questo genere non sarebbe mai ben accetta e sarebbe certamente avversata dal resto dell'umanità.
Ed è veramente difficile dar loro torto.
Al di là della scrittura del romanzo stesso, la gradevolezza del romanzo non toglie, comunque, la sensazione che il romanzo stesso sia in effetti un collage di vari altri romanzi, una combinazione di elementi di opere della fantascienza anglosassone giunte in Italia grazie alle collane Urania o Cosmo, su cui questo Ultimo domani è pubblicato. L'idea di fondo, in effetti, sembra presa da La peste scarlatta di Jack London, dove una strana epidemia inizia a decimare la popolazione mondiale. In questo caso ben presto si scopre anche la causa dell'epidemia, una variazione letale nelle radiazioni solari, e si cerca anche di porre un rimedio. Peccato che la soluzione preveda lo spostamento, in città appositamente costruite e schermate contro queste radiazioni, venga divulgata tra la popolazione, generando così dei disordini che spingono i protagonisti, un giovane medico e la sua fidanzata, ad allontanarsi dalla città per andare verso la campagna, proprio come avviene, ad esempio, ne La morte dell'erba di John Cristopher.
Il finale, poi, è per certi versi sorprendente, in una sorta di ribaltamento de Il villaggio dei dannati dove l'alienazione dei nuovi figli dell'umanità non è dovuta a degli alieni invasori, ma è conseguenza diretta dell'evoluzione umana, della capacità di adattarsi all'ambiente esterno e di migliorare come unica possibilità di sopravvivere, andando verso quella super-razza tante volte prevista/sperata in alcuni dei migliori romanzi di Alfred Elton van Vogt. Forse è anche per questo che il finale è al tempo stesso amaro: Bellomi, infatti, sembra anche sposare la tesi, che poi sarà anche negli X-Men di Stan Lee e Jack Kirby, che una evoluzione di questo genere non sarebbe mai ben accetta e sarebbe certamente avversata dal resto dell'umanità.
Ed è veramente difficile dar loro torto.
venerdì 12 aprile 2013
Intervista per Mathematical Instruments
Mathblogging.org, l'aggregatore di blog matematici (e non solo), sul suo blog su wordpress ha iniziato da alcuni mesi una serie di interviste ai blogger matematici e questa volta è toccato al sottoscritto! Qui sotto vi presento la traduzione in italiano dell'intervista:
A parte dropsea, in quali posti come altri blog, twitter, Google+, Facebook, ecc, ti possiamo trovare?
Ho un blog su Field of Science (Doc Madhattan) e puoi trovarmi anche su twitter (@ulaulaman) e Google+. Sono anche su tumblr e alcune volte scrivo per Lo Spazio Bianco, una rivista web amatoriale sui fumetti. E recentemente ho iniziato a provare the Old Reader (profilo)!
Puoi raccontarci qualcosa su di te? Ad esempio, da dove vieni (sia geograficamente sia filosoficamente)? Quale è il tuo retroterra (scientifico)? Ho studiato fisica in Italia, il mio paese, dove mi sono laureato (con un calcolo di una sezione durto) e dottorato (con un lavoro sulla teoria delle rappresentazioni proiettive) in fisica presso l'Università della Calabria a Cosenza. Circa cinque anni fa mi sono spostato a Milano per insegnare matematica come supplente. Due anni fa ho iniziato una collaborazione con il comitato che organizza l'edizione italiana delle Olimpiadi Internazionali dell'Astronomia. In questo caso il mio lavoro consiste nella progettazione e realizzazione del supporto web per gli studenti italiani, ma in questo periodo, a causa di una mancanza di fondi, la mia collaborazione è gratuita e legata agli impegni scolastici.
Quando e come hai scoperto per la prima volta i blog matematici?
Durante il mio primo anno come wikipediano: in cerca di una buona fonte ho scoperto Matem@ticamente di Annarita Ruberto. Una grande scoperta!
Quale è la storia dietro il nome del tuo blog?
Il primo nome del blog era Goccia a goccia, ma dopo la lettura di Dropsie Avenue, un romanzo a fumetti di Will Eisner, ho immediatamente deciso di celebrare questo grande libro con il mio blog, così ho optato per dropsea: in questo modo posso riferirmi al libro di Eisnet e al detto popolare una goccia nell'oceano.
Quando hai iniziato a bloggare? Perché hai iniziato?
Alla fine del 2002- Dopo i primi edit su Wikipedia, volevo un modo semplice per aggiornare la mia prima pagina web e il blog è sembrato un modo accettabile. La prima versione del blog (era essenzialmente personale) era aggiornata utilizzando un software installato sul mio computer, ma dopo un paio di anni ho aperto una nuova pagina sul server del mio dipartimento di fisica utilizzando un tiddlywiki. Finalmente, alla fine del 2007, mi sono spostato su blogger.
Su cosa scrivi?
Il mio blog è partito come blog personale, così continuo a scrivere di libri e fumetti, ma un po' alla volta ho iniziato a scrivere anche di fisica e matematica. I miei post scientifici trattano la storia della fisica e della matematica e a volte sulle ultime novità nel campo della ricerca.
Cosa ti sarebbe successo senza internet?
Non riesco a immaginare la mia vita senza internet: probabilmente non avrei lavorato per le Olimpiadi Italiane dell'Astronomia, ma davvero non so se sarei anche stato anche un insegnante...
Di cosa ha ancora bisogno internet?
E' necessario che i contenuti migliori emergano dal rumore, e un aggregatore come mathblogging.org è uno dei migliori strumenti per questo obiettivo.
I matematici sul web hanno...
La conoscenza matematica, che è uno strumento molto importante per leggere il nostro mondo.
Le tue letture quotidiane (matematiche o altre):
Innanzitutto la mia timeline su twitter. Quindi vado su mathblogging.org e scienceseeker.org per leggere sulla buona scienza. La mia altra passione è il fumetto, così di solito leggo le novità direttamente dai siti degli editori (DC Comics, Marvel, Dark Horse, Idw...). E settimanalmente leggo i post dei miei amici di web, gente come Peppe Liberti, Lucia Marino, Maurizio Codogno, Popinga e ovviamente Annarita!
Altri blog interessanti sono nella mia blogroll e tra i miei elementi condivisi su the Old Reader.
A parte dropsea, in quali posti come altri blog, twitter, Google+, Facebook, ecc, ti possiamo trovare?
Ho un blog su Field of Science (Doc Madhattan) e puoi trovarmi anche su twitter (@ulaulaman) e Google+. Sono anche su tumblr e alcune volte scrivo per Lo Spazio Bianco, una rivista web amatoriale sui fumetti. E recentemente ho iniziato a provare the Old Reader (profilo)!
Puoi raccontarci qualcosa su di te? Ad esempio, da dove vieni (sia geograficamente sia filosoficamente)? Quale è il tuo retroterra (scientifico)? Ho studiato fisica in Italia, il mio paese, dove mi sono laureato (con un calcolo di una sezione durto) e dottorato (con un lavoro sulla teoria delle rappresentazioni proiettive) in fisica presso l'Università della Calabria a Cosenza. Circa cinque anni fa mi sono spostato a Milano per insegnare matematica come supplente. Due anni fa ho iniziato una collaborazione con il comitato che organizza l'edizione italiana delle Olimpiadi Internazionali dell'Astronomia. In questo caso il mio lavoro consiste nella progettazione e realizzazione del supporto web per gli studenti italiani, ma in questo periodo, a causa di una mancanza di fondi, la mia collaborazione è gratuita e legata agli impegni scolastici.
Quando e come hai scoperto per la prima volta i blog matematici?
Durante il mio primo anno come wikipediano: in cerca di una buona fonte ho scoperto Matem@ticamente di Annarita Ruberto. Una grande scoperta!
Quale è la storia dietro il nome del tuo blog?
Il primo nome del blog era Goccia a goccia, ma dopo la lettura di Dropsie Avenue, un romanzo a fumetti di Will Eisner, ho immediatamente deciso di celebrare questo grande libro con il mio blog, così ho optato per dropsea: in questo modo posso riferirmi al libro di Eisnet e al detto popolare una goccia nell'oceano.
Quando hai iniziato a bloggare? Perché hai iniziato?
Alla fine del 2002- Dopo i primi edit su Wikipedia, volevo un modo semplice per aggiornare la mia prima pagina web e il blog è sembrato un modo accettabile. La prima versione del blog (era essenzialmente personale) era aggiornata utilizzando un software installato sul mio computer, ma dopo un paio di anni ho aperto una nuova pagina sul server del mio dipartimento di fisica utilizzando un tiddlywiki. Finalmente, alla fine del 2007, mi sono spostato su blogger.
Su cosa scrivi?
Il mio blog è partito come blog personale, così continuo a scrivere di libri e fumetti, ma un po' alla volta ho iniziato a scrivere anche di fisica e matematica. I miei post scientifici trattano la storia della fisica e della matematica e a volte sulle ultime novità nel campo della ricerca.
Cosa ti sarebbe successo senza internet?
Non riesco a immaginare la mia vita senza internet: probabilmente non avrei lavorato per le Olimpiadi Italiane dell'Astronomia, ma davvero non so se sarei anche stato anche un insegnante...
Di cosa ha ancora bisogno internet?
E' necessario che i contenuti migliori emergano dal rumore, e un aggregatore come mathblogging.org è uno dei migliori strumenti per questo obiettivo.
I matematici sul web hanno...
La conoscenza matematica, che è uno strumento molto importante per leggere il nostro mondo.
Le tue letture quotidiane (matematiche o altre):
Innanzitutto la mia timeline su twitter. Quindi vado su mathblogging.org e scienceseeker.org per leggere sulla buona scienza. La mia altra passione è il fumetto, così di solito leggo le novità direttamente dai siti degli editori (DC Comics, Marvel, Dark Horse, Idw...). E settimanalmente leggo i post dei miei amici di web, gente come Peppe Liberti, Lucia Marino, Maurizio Codogno, Popinga e ovviamente Annarita!
Altri blog interessanti sono nella mia blogroll e tra i miei elementi condivisi su the Old Reader.
Gli dei invisibili di Marte
Marte rappresenta da sempre una suggestione per gli esseri umani. Il rapporto è sempre stato piuttosto conflittuale: si va da La guerra dei mondi di Wells al ciclo di John Carter di Burroughs, a tutta una serie di film spesso inquietanti dove Marte rappresentava più una minaccia che una possibilità. Anche la scienza, per un certo tempo, alimentò questa supposizione: Schiaparelli, ad esempio, teorizzò la presenza di canali artificiali sulla superficie del pianeta rosso a causa di alcune osservazioni errate frutto di un semplice effetto ottico.
L'idea di Ian Watson per il nuovo pericolo proveniente da Marte è, invece, molto più simile a quella di altri romanzi della fantascienza di genere, però, terroristico: in questo sottogenere si suppone che, da un laboratorio segreto da qualche parte sul pianeta, sfugga un virus letale che inizia a propagarsi tra la popolazione, mietendo vittime a ogni piè sospinto. A questo punto la sfida diventa tra gli apparati governativi, che sfruttano l'occasione per realizzare un esperimento sul campo, spingendolo fino alle estreme conseguenze, e un gruppo di eroi senza macchia che cercano, invece, di fermare l'epidemia prima che si espanda irreversibilmente. In questo caso l'epidemia viene trasportata sulla Terra da Marte, a bordo di una sonda russa, che trasporta, ignara, una forma di vita aliena piccolissima che si attacca al corpo ospite in un rapporto simbiotico particolare, che esalta le caratteristiche del cervello umano. Nel bene, ma anche nel male.
Alla fine Gli dei invisibili di Marte mescola elementi di politica, riscatto sociale e approfondimento psicologico alla Stanislaw Lem, risultando però monco, come se fosse stato concluso un po' frettolosamente o come se fosse l'inizio di una serie mai proseguita.
L'idea di Ian Watson per il nuovo pericolo proveniente da Marte è, invece, molto più simile a quella di altri romanzi della fantascienza di genere, però, terroristico: in questo sottogenere si suppone che, da un laboratorio segreto da qualche parte sul pianeta, sfugga un virus letale che inizia a propagarsi tra la popolazione, mietendo vittime a ogni piè sospinto. A questo punto la sfida diventa tra gli apparati governativi, che sfruttano l'occasione per realizzare un esperimento sul campo, spingendolo fino alle estreme conseguenze, e un gruppo di eroi senza macchia che cercano, invece, di fermare l'epidemia prima che si espanda irreversibilmente. In questo caso l'epidemia viene trasportata sulla Terra da Marte, a bordo di una sonda russa, che trasporta, ignara, una forma di vita aliena piccolissima che si attacca al corpo ospite in un rapporto simbiotico particolare, che esalta le caratteristiche del cervello umano. Nel bene, ma anche nel male.
Alla fine Gli dei invisibili di Marte mescola elementi di politica, riscatto sociale e approfondimento psicologico alla Stanislaw Lem, risultando però monco, come se fosse stato concluso un po' frettolosamente o come se fosse l'inizio di una serie mai proseguita.
giovedì 11 aprile 2013
Settimana del design 2013
Dopo aver dedicato un post ad alcuni oggetti matematici legati più o meno direttamente al mondo del design, ecco le gallerie delle foto scattate per le vie del Fuori Salone (@fuorisalone), o almeno quelle che sono riuscito a caricare su flickr. Tenetevi da parte il permalink del post per gli aggiornamenti.
Brera Design District: Oriental Design Week al @SarpiBridge:
Brera Design District: Oriental Design Week al @SarpiBridge:
mercoledì 10 aprile 2013
I rompicapi di Alice: In equilibrio con stile
Nel 2005 il matematico russo Vladimir Arnold propose, nel libro Arnold's problems, una serie di problemi e rompicapi presi dai suoi seminari moscoviti. Tra questi Arnold proponeva l'esistenza di oggetti convessi omogenei con meno di quattro punti di equilibrio, a differenza di quel che si era tentati di credere osservando i vari esempi che si potevano portare a supporto dell'ipotesi almeno quattro punti di equilibrio(1, 2).
Questo genere di oggetti, detti mono-monostatici, in effetti esistono e una loro rappresentazione matematica è stata fornita da Gábor Domokos e Péter Várkonyi, che non hanno solo prodotto una sua rappresentazione matematica, per altro facendo costruire anche l'oggetto, chiamato gömböc (che in ungherese vuol dire come una sfera), ma hanno anche mostrato come, nel guscio della tartaruga, questa forma abbia già trovato delle valide applicazioni(3).
In particolare i due autori mostrano come
Strategie di raddrizzamento
Questo genere di oggetti, detti mono-monostatici, in effetti esistono e una loro rappresentazione matematica è stata fornita da Gábor Domokos e Péter Várkonyi, che non hanno solo prodotto una sua rappresentazione matematica, per altro facendo costruire anche l'oggetto, chiamato gömböc (che in ungherese vuol dire come una sfera), ma hanno anche mostrato come, nel guscio della tartaruga, questa forma abbia già trovato delle valide applicazioni(3).
In particolare i due autori mostrano come
la loro forma non è simile ad alcun tipico rappresentante di un'altra classe di equilibrio. [Essi] non sono né piatti né sottili; infatti sono i soli oggetti non-degeneri che hanno simultaneamente planarità e sottigliezza minime.(1)La loro approssimazione poliedrica sembra uno sforzo immane, visto che il numero minimo di facce di un poliedro mono-monostatico potrebbe essere decisamente molto grande. Inoltre sono forme molto fragili, come mostrato in uno studio statistico sui ciottoli(2). Nonostante questo, proprio utilizzando il modello sviluppato per realizzare le forme con due equilibri ipotizzate da Arnold, i due ricercatori, utilizzando tre parametri (uno per la forma, uno la posizione delle piastre rispetto al carapace, un ultimo per determinare la rotondità della transizione carapace-piastre) sono riusciti a realizzare un buon modello matematico per il carapace delle tartarughe(3), che coincide proprio con un solido mono-monostatico. Si possono, di seguito, notare un po' di esempi con strutture fornite da due e più punti di equilibrio di cui almeno uno instabile:
Strategie di raddrizzamento
I cieli di Brera 2013 e la scoperta del bosone di Higgs
Riprende l'attività di conferenze divulgative dell'Osservatorio Astronomico di Brera. Quest'anno si inizia con Corrado Lamberti che il 17 aprile 2013 alle 18 racconterà all'uditorio che si presenterà alla Sala delle Adunanze dell'Istituto Lombardo in via Brera de La scoperta del bosone di Higgs.
Proprio sull'argomento Lamberti, astronomo e divulgatore, ha scritto per l'editore Aliberti il libro Il bosone di Higgs. Il trionfo del Modello Standard o l'alba di una nuova fisica?:
Proprio sull'argomento Lamberti, astronomo e divulgatore, ha scritto per l'editore Aliberti il libro Il bosone di Higgs. Il trionfo del Modello Standard o l'alba di una nuova fisica?:
Quando i ricercatori celebrano un significativo successo delle loro teorie, quando le idee convergono verso un modello unico, organico, autoconsistente, è il momento di trasmettere al grande pubblico l'insieme delle conoscenze accumulate in decenni di attività teorica e sperimentale. Per la fisica delle particelle, il momento è adesso. Al CERN di Ginevra, il 4 luglio 2012, nel corso di una storica conferenza, i fisici del Large Hadron Collider hanno annunciato di aver scoperto una nuova particella che potrebbe essere il bosone di Higgs, la cui esistenza era stata ipotizzata quasi cinquant'anni fa e che finora era sfuggita a ogni tentativo di rivelazione. Il bosone di Higgs, responsabile del conferimento di una massa a tutte le particelle, era l'ultimo tassello che mancava per completare il quadro di quello che viene chiamato Modello Standard delle Particelle Elementari, una mirabile costruzione che rappresenta la migliore descrizione che attualmente abbiamo del mondo ultramicroscopico. Come si è giunti a formulare questo modello? Attraverso quali intuizioni, deduzioni, verifiche sperimentali? Questo libro ripercorre l'intera storia della fisica delle particelle, avviata giusto cent'anni fa dalla scoperta dei raggi cosmici e del nucleo atomico, e proseguita con la rivelazione dell'antimateria, con l'individuazione delle due interazioni nucleari, la debole e la forte, con la scoperta del neutrino e con l'ipotesi dell'esistenza dei quark.Di seguito il sommario di tutta l'attività per il 2013, che potete consultare anche sul sito dell'Osservatorio:
martedì 9 aprile 2013
In principio era il palindromo
Giovedì 11 aprile 2013, alle 11 presso l'aula magna dell'Istituto italiano di studi orientali di via Principe Amedeo 182/b a Roma, Marco Buratti terrà una conferenza dal titolo MADAM, I’M ADAM: in principio era il palindromo:
Al di là dei sorprendenti esiti alchemici e indiscutibili risvolti ludici, il palindromo, insieme ad altri giochi di parole, ben rivela l'intimo legame esistente tra segni linguistici, codici matematici e nessi geometrici. Le leggi combinatorie che regolano i tre regni si intersecano mirabilmente, e sta agli esperti svelarne i segreti ed i possibili sviluppi interdisciplinari. In questa lezione si parlerà di palindromopoiesi, attraverso teoremi di matematica ed una varietà plurilingue di esempi pratici.E ora due parole sul conferenziere:
Marco Buratti, professore ordinario di Geometria presso l'Università di Perugia, conosciuto a livello internazionale nel settore della combinatoria, è autore di due libri di palindromi e da otto anni titolare della rubrica Nécaponécoda nel domenicale de Il Sole 24 Ore.
Un gioco da bambini
Si capisce sin dalle prime pagine che l'obiettivo di Ballard non è scrivere un giallo dove scoprire l'assassino, o dove scoprire come l'assassino ha commesso il delitto, ma un noir nella perfetta tradizione di Patricia Highsmith, dove ad essere importanti sono le motivazioni dell'assassino.
In questo caso, però, l'autore non entra direttamente nella psiche degli assassini, che in questa occasione sono un gruppo, ma la scopre un pezzo alla volta, raccogliendo le prove giorno dopo giorno, permettendo, così, di mettere a nudo la micro-comunità nella quale si svolge il delitto, che a sua volta è una riproposizione in piccolo della società moderna in generale.
Ciò che Ballard con Running wild vuole mettere a nudo è, in effetti, un aspetto particolare, l'eccesso di controllo e di sicurezza che spesso imponiamo a coloro che amiamo e a noi stessi pensando che questo sia l'unico modo per proteggere gli altri, per esprimere loro il nostro amore. Questo controllo, però, non è tanto nelle telecamere, quanto nel decidere in maniera dettagliata della vita dei nostri figli, ad esempio, dell'essere certi di ciò che è giusto o sbagliato, del desiderio di far sì che loro non sbaglino mai e soprattutto non debbano mai provare il dolore generato dall'errore. Ciò però, secondo la tesi di Ballard, crea una generazione distaccata, quasi priva di sentimenti, che non può fare altro che ribellarsi i maniera violenta alla società che l'ha generata. In questo senso il romanzo di Ballard è forse doppiamente inquietante se ci si sofferma a pensare ai molti delitti nati per una combinazione letale di noia e ribellione di cui le cronache mondiali si sono riempite: forse che molti dei delitti di cui veniamo quotidianamente edotti sono una conseguenza delle scelte fatte in quegli anni?
In questo caso, però, l'autore non entra direttamente nella psiche degli assassini, che in questa occasione sono un gruppo, ma la scopre un pezzo alla volta, raccogliendo le prove giorno dopo giorno, permettendo, così, di mettere a nudo la micro-comunità nella quale si svolge il delitto, che a sua volta è una riproposizione in piccolo della società moderna in generale.
Ciò che Ballard con Running wild vuole mettere a nudo è, in effetti, un aspetto particolare, l'eccesso di controllo e di sicurezza che spesso imponiamo a coloro che amiamo e a noi stessi pensando che questo sia l'unico modo per proteggere gli altri, per esprimere loro il nostro amore. Questo controllo, però, non è tanto nelle telecamere, quanto nel decidere in maniera dettagliata della vita dei nostri figli, ad esempio, dell'essere certi di ciò che è giusto o sbagliato, del desiderio di far sì che loro non sbaglino mai e soprattutto non debbano mai provare il dolore generato dall'errore. Ciò però, secondo la tesi di Ballard, crea una generazione distaccata, quasi priva di sentimenti, che non può fare altro che ribellarsi i maniera violenta alla società che l'ha generata. In questo senso il romanzo di Ballard è forse doppiamente inquietante se ci si sofferma a pensare ai molti delitti nati per una combinazione letale di noia e ribellione di cui le cronache mondiali si sono riempite: forse che molti dei delitti di cui veniamo quotidianamente edotti sono una conseguenza delle scelte fatte in quegli anni?
lunedì 8 aprile 2013
Suore Ninja alla fermata del tram
Il titolo non fa riferimento al fatto che ho letto il primo numero delle Suore Ninja alla fermata del tram (che alla fermata del tram leggevo altro), ma ovviamente a un noto film (non che vedo bene le suore ninja fritte, quello no, e nemmeno poi così verdi, anche se verdi sono una delle fonti delle ormai mitiche suore) che mi sembrava potesse calzare bene con un fumetto che, mi sa, ha fatto ridere mezza Italia, che poi è quello che, mi pare, si scrisse a suo tempo di Rat-Man quando fece il suo esordio nelle edicole italiane grazie alla Panini, che fino ad allora era stato autoprodotto (Rat-Man, non la Panini).
E in un certo senso le Suore Ninja hanno proprio una storia simile al personaggio di Leo Ortolani, ma con una carriera ancora più folgorante. Il tutto, come ricorda Giuseppe Di Bernanrdo nell'introduzione, nasce da Zombie gay in Vaticano, un fumetto autoprodotto (anche questo) che a suo tempo spopolò in giro per il web (e non solo) e che colpevolmente lasciai perdere, pensando, erroneamente, che fosse l'ennesima variazione horror sul tema degli zombie, magari condita con belle signore discinte giusto per avvicinare qualche nerd un po' scontroso. E non mi sono nemmeno soffermato sugli autori: anzi a dire il vero solo grazie a Suore Ninja ho scoperto chi c'era dietro: Davide La Rosa (che, poverino, condivise anche con me l'uscita della sua opera, senza pensare che pensai ma cosa succede a una persona così seria da condividere delle cose di questo genere?) e Vanessa Cardinali. Che poi l'avessi saputo prima, avrei anche provato a prenderlo Zombie gay in vaticano, ma per fortuna c'era la Star Comics, che non so, forse passava di là per caso e magari no, ed ecco che un fumetto indipendente dal successo spaziale ottiene una rivista ufficiale: Suore Ninja! Ecco... Il primo numero l'ho letto. E l'ho anche paragonato al primo Rat-Man, quello prima della depressione, per intenderci (o della consapevolezza, ma questa è un'altra storia che, per delicatezza, non so se me la sento di raccontare), e quando ti trovi con una pagina come quella qui sotto non puoi non pensare proprio al mitico ratto:
E in un certo senso le Suore Ninja hanno proprio una storia simile al personaggio di Leo Ortolani, ma con una carriera ancora più folgorante. Il tutto, come ricorda Giuseppe Di Bernanrdo nell'introduzione, nasce da Zombie gay in Vaticano, un fumetto autoprodotto (anche questo) che a suo tempo spopolò in giro per il web (e non solo) e che colpevolmente lasciai perdere, pensando, erroneamente, che fosse l'ennesima variazione horror sul tema degli zombie, magari condita con belle signore discinte giusto per avvicinare qualche nerd un po' scontroso. E non mi sono nemmeno soffermato sugli autori: anzi a dire il vero solo grazie a Suore Ninja ho scoperto chi c'era dietro: Davide La Rosa (che, poverino, condivise anche con me l'uscita della sua opera, senza pensare che pensai ma cosa succede a una persona così seria da condividere delle cose di questo genere?) e Vanessa Cardinali. Che poi l'avessi saputo prima, avrei anche provato a prenderlo Zombie gay in vaticano, ma per fortuna c'era la Star Comics, che non so, forse passava di là per caso e magari no, ed ecco che un fumetto indipendente dal successo spaziale ottiene una rivista ufficiale: Suore Ninja! Ecco... Il primo numero l'ho letto. E l'ho anche paragonato al primo Rat-Man, quello prima della depressione, per intenderci (o della consapevolezza, ma questa è un'altra storia che, per delicatezza, non so se me la sento di raccontare), e quando ti trovi con una pagina come quella qui sotto non puoi non pensare proprio al mitico ratto:
domenica 7 aprile 2013
sabato 6 aprile 2013
Bestie ferite
Per freak si intendono degli esseri umani nati deformi, o la cui deformità è dovuta a una qualche malattia genetica o a causa di un incidente. La loro esistenza ha ispirato una larga parte della letteratura e soprattutto della cinematografia statunitense, anche grazie alla tradizione circense di uomini e imprenditori come Buffalo Bill e Phileas Taylor Barnum, che nei loro spettacoli itineranti erano solito proporre freak, genuini o finti che fossero aveva, per loro, ben poca importanza.
I freak più noti si trovano soprattutto nel mondo batmaniano: si spazia da avversari classici come Due Facce o il Pinguino, personaggi che hanno fatto della deformazione una scusa per prendere la via criminale, senza dimenticare personaggi più recenti come il Dollmaker di Tony Daniel, ultimo della serie dei mad doctor, che ha sperimentato su se stesso quelle stesse deformazioni fisiche che impone sulle sue vittime. Restando in questa sottofamiglia del supereroismo una delle storie più interessanti sui freak è sicuramente Volti di Matt Wagner, uscita sul primo numero de Le leggende di Batman, ed.Playpress e successivamente sul quarto numero dell'edizione della Planeta DeAgostini.
Wagner è un autore che, spesso, quando ha incrociato le sue strade con Batman, ha messo il Cavaliere oscuro contro mostri deformi e aberrazioni scientifiche. L'abile creatore di Grendel, in particolare, ha rivisitato due storie classiche del Batman delle origini, quello di Finger e Kane, con le due storie Gli uomini mostro e Il monaco pazzo, mettendo in campo nel primo caso il dottor Hugo Strange, un ex accademico che si interessa di genetica, e nel secondo ripescando e aggiornando una vecchia storia di monaci e vampiri che coinvolgeva la prima fidanzata di Bruce Wayne, Julie Madison.
In particolare Strange, nella nuova versione wagneriana diventa un esperto di genetica e le sue ricerche, sfociate nella creazione di mostri aberranti dalla forza incredibile, sono, un po' come le creazioni del Dr. Moureau di George Welles, una rappresentazione delle paure e delle preoccupazioni intorno all'ingegneria genetica e alle sue applicazioni. Questo stesso filo conduttore si trova in una delle più interessanti serie che l'Image Comics ha realizzato negli ultimi anni, Elephantmen, che evidentemente si ispira nel nome a uno dei più famosi freak in assoluto, Elephant Man, immortalato nell'omonimo film di David Lynch del 1980.
I freak più noti si trovano soprattutto nel mondo batmaniano: si spazia da avversari classici come Due Facce o il Pinguino, personaggi che hanno fatto della deformazione una scusa per prendere la via criminale, senza dimenticare personaggi più recenti come il Dollmaker di Tony Daniel, ultimo della serie dei mad doctor, che ha sperimentato su se stesso quelle stesse deformazioni fisiche che impone sulle sue vittime. Restando in questa sottofamiglia del supereroismo una delle storie più interessanti sui freak è sicuramente Volti di Matt Wagner, uscita sul primo numero de Le leggende di Batman, ed.Playpress e successivamente sul quarto numero dell'edizione della Planeta DeAgostini.
Wagner è un autore che, spesso, quando ha incrociato le sue strade con Batman, ha messo il Cavaliere oscuro contro mostri deformi e aberrazioni scientifiche. L'abile creatore di Grendel, in particolare, ha rivisitato due storie classiche del Batman delle origini, quello di Finger e Kane, con le due storie Gli uomini mostro e Il monaco pazzo, mettendo in campo nel primo caso il dottor Hugo Strange, un ex accademico che si interessa di genetica, e nel secondo ripescando e aggiornando una vecchia storia di monaci e vampiri che coinvolgeva la prima fidanzata di Bruce Wayne, Julie Madison.
In particolare Strange, nella nuova versione wagneriana diventa un esperto di genetica e le sue ricerche, sfociate nella creazione di mostri aberranti dalla forza incredibile, sono, un po' come le creazioni del Dr. Moureau di George Welles, una rappresentazione delle paure e delle preoccupazioni intorno all'ingegneria genetica e alle sue applicazioni. Questo stesso filo conduttore si trova in una delle più interessanti serie che l'Image Comics ha realizzato negli ultimi anni, Elephantmen, che evidentemente si ispira nel nome a uno dei più famosi freak in assoluto, Elephant Man, immortalato nell'omonimo film di David Lynch del 1980.
venerdì 5 aprile 2013
L'uomo nell'alto castello
Come sarebbe stato il mondo se la Seconda Guerra Mondiale fosse stata vinta da Stati Uniti, Gran Bretagna e Russia e non da Germania, Giappone e Italia (nonostante il tradimento di una parte di quest'ultima)? E' su questo che ruota il romanzo La cavalletta non si alzerà più di Hawthorne Abendsen, romanzo di fantapolitica che descrive la società in un mondo alternativo dove col tempo le tensioni tra i vincitori avrebbero portato inevitabilmente a una guerra con la vittoria dei britannici, mostratisi più aggressivi.
La cavalletta non si alzerà più è proibito praticamente in tutti i paesi controllati dalla Germania nazista, compresa la costa orientale degli Stati Uniti, che sono stati divisi tra Giappone e Germania, i due grandi vincitori della guerra. Nonostante il divieto, il romanzo è un grande successo anche e forse soprattutto nei paesi controllati dai tedeschi, tanto che il suo autore è costretto a vivere isolato, in un High Castle. E' dunque un gioco, quello de La svastica sul Sole (titolo originale, The Man in the High Castle) in cui un romanzo di fantapolitica ha come protagonista un altro romanzo di fantapolitica.
L'idea in effetti è però quella di utilizzare il genere fantapolitico (o distopico) non tanto per suggerire un possibile pericolo futuro, come Orwell in 1984 (e ancora più esplicitamente ne La fattoria degli animali), ma per scrivere, ancora una volta, della società contemporanea e della politica del tempo. Mentre Dick scrive il romanzo, che esce nel 1962, siamo in piena guerra fredda, una guerra che è evidente però a tutti grazie alla corsa verso lo spazio, che viene per certi versi presa in giro proprio attraverso il programma spaziale nazista, che è vicino a portare gli esseri umani su Marte. In effetti il mondo dominato dai tedeschi è descritto al tempo stesso come socialmente peggiore, ma molto più efficiente. Ovviamente non manca un pizzico di ironia, a saperla scovare, visto che i crimini nazisti non vengono mai messi in discussione in nessun momento del romanzo!
La cavalletta non si alzerà più è proibito praticamente in tutti i paesi controllati dalla Germania nazista, compresa la costa orientale degli Stati Uniti, che sono stati divisi tra Giappone e Germania, i due grandi vincitori della guerra. Nonostante il divieto, il romanzo è un grande successo anche e forse soprattutto nei paesi controllati dai tedeschi, tanto che il suo autore è costretto a vivere isolato, in un High Castle. E' dunque un gioco, quello de La svastica sul Sole (titolo originale, The Man in the High Castle) in cui un romanzo di fantapolitica ha come protagonista un altro romanzo di fantapolitica.
L'idea in effetti è però quella di utilizzare il genere fantapolitico (o distopico) non tanto per suggerire un possibile pericolo futuro, come Orwell in 1984 (e ancora più esplicitamente ne La fattoria degli animali), ma per scrivere, ancora una volta, della società contemporanea e della politica del tempo. Mentre Dick scrive il romanzo, che esce nel 1962, siamo in piena guerra fredda, una guerra che è evidente però a tutti grazie alla corsa verso lo spazio, che viene per certi versi presa in giro proprio attraverso il programma spaziale nazista, che è vicino a portare gli esseri umani su Marte. In effetti il mondo dominato dai tedeschi è descritto al tempo stesso come socialmente peggiore, ma molto più efficiente. Ovviamente non manca un pizzico di ironia, a saperla scovare, visto che i crimini nazisti non vengono mai messi in discussione in nessun momento del romanzo!
giovedì 4 aprile 2013
Limiti logaritmici
Questa mattina, alla quinta, ho proposto lo studio della seguente funzione, tratta da MatePratica:
\[f(x) = (x+1) \log (x+1) - 2\]
Più che allo studio della funzione in sé, ho poi cercato di puntare l'attenzione su un paio di punti. Il primo è legato agli asintoti obliqui. La teoria dice che esistono asintoti obliqui se il limite
\[\lim_{x \rightarrow \infty} \frac{f(x)}{x}\]
esiste ed è un numero finito qualsiasi.
Ho allora proposto ai ragazzi questi due esercizi:
Ho allora proposto ai ragazzi questi due esercizi:
(1) Trovare $n$ naturale tale che
\[\lim_{x \rightarrow \infty} \frac{f(x)}{x^n}\]
esiste ed è un numero finito.
(2) Mostrare che, per trovare l'asintoto obliquo si possono indifferentemente utilizzare il limite di definizione o il limite seguente:
\[\lim_{x \rightarrow \infty} f'(x)\]
dove $f'(x)$ è la derivata prima della funzione.
Se in (1) bisogna solo fare un po' di conticini, il (2) lo si risolve con un unico passaggio, del quale non chiedo dimostrazione del teorema utilizzato per completare la dimostrazione stessa.
Nessun dove
Esiste una Londra di sotto dove improvvisamente Richard Mayhew verrà catapultato all'improvviso nel momento in cui deciderà di compiere un gesto gentile: soccorrere una sua abitante, la giovane Porta, ultima figlia di una stirpe di apritori di varchi e porte sterminata per un motivo apparentemente non molto chiaro.
Con una vicenda al solito appassionante e al tempo stesso ironica Neil Gaiman ci catapulta nel suo fantasy urbano, un miscuglio tra le influenze del mondo moderno e le leggende della tradizione favolistica britannica e occidentale, dove un povero londinese del III millennio intraprenderà un viaggio alla ricerca del suo posto nel mondo. E quale sia questo mondo non è così scontato come sembra!
Con una vicenda al solito appassionante e al tempo stesso ironica Neil Gaiman ci catapulta nel suo fantasy urbano, un miscuglio tra le influenze del mondo moderno e le leggende della tradizione favolistica britannica e occidentale, dove un povero londinese del III millennio intraprenderà un viaggio alla ricerca del suo posto nel mondo. E quale sia questo mondo non è così scontato come sembra!
mercoledì 3 aprile 2013
Fragili equilibri
Pietro Olla, via LinkedIn, mi ha inviato la presentazione di una mostra che si terrà a Cagliari, la terza edizione di Fragili equilibri (che sembra il titolo di un volume di Concrete!). E visto che l'iniziativa mi sembra bella, interessante e lodevole, mi sembra cosa buona diffonderla:
Sabato 6 Aprile si inaugura a Cagliari presso il Centro Culturale Lazzeretto la terza edizione di Fragili Equilibri, con il patrocinio del Sindaco di Cagliari, il contributo della Fondazione Banco di Sardegna e la supervisione scientifica di Centri di Scienze nazionali e internazionali.Se qualcuno passa di lì, faccia sapere!
Sarà presente Mikko Myllykoski, direttore del Science Center HEUREKA, Helsinki, supervisore del progetto Fragili Equilibri, nonché esperto di fama internazionale per l'originalità e la qualità del suo lavoro di divulgatore e promotore di esperienze scientifiche.
Fragili Equilibri 3E, a significare Terza Edizione, ma anche Energia, Etica, Emozione. Un intreccio tra arte e scienza con un triplice approccio: artistico, scientifico e psicomotorio. La mostra rimarrà aperta dal 6 al 20 Aprile 2013. E' adatta a tutti e tutte, dalle scuole di ogni ordine e grado alle famiglie, poiché l'interattività e l'approccio divertente favoriscono lo scambio tra generazioni.
Che cosa ci offre Fragili equilibri? Circo e Arte plastica, Equilibrismo e Teatro, Musica e Poesia in un viaggio immaginario coinvolgente e fisico, interattivo, emozionante e divertente. Uno spazio dove i giochi e i giocattoli sono allo stesso tempo oggetto e strumento di conoscenza e di elaborazione personale. Una Mostra Interattiva e multidisciplinare che promuove l'osservazione e la curiosità verso le leggi della natura: energia meccanica ed equilibrio, risparmio energetico ed etica dei consumi. L'impostazione del progetto è caratterizzata dalla totale interattività. Un’interattività Intellettuale, Fisica, Emotiva, che incoraggia l'esplorazione e la curiosità verso le leggi della fisica e verso il corretto utilizzo delle risorse naturali.
Eventi collaterali: spettacoli - conferenze - laboratori didattici.
Prenotazioni: Centro Culturale Lazzaretto, Cagliari
telefono: 070 3838085.
prezzo 5 € - sconti per comitive, famiglie, gruppi