Stomachion

lunedì 19 ottobre 2020

Frankenstein: da Galvani ad Aldini

Lorenzo Barberis è tornato ad affrontare l'argomento Frankenstein grazie all'uscita del fumetto biografico Mary Shelley: L'eterno sogno di Alessandro Di Virgilio e Manuela Santoni. L'articolo di Lorenzo mi ha permesso di rendermi conto di un dettaglio non trascurabile: non ho mai scritto nulla dedicato a Frankenstein pur avendone letto il romanzo. Avendone, però, scritto in occasione dell'uscita di Duckenstein, parodia disneyana di Bruno Enna e Fabio Celoni, con scarso sforzo estraggo dall'articolo scritto a quattro mani con Andrea Bramini la porzione relativa al romanzo, che, come potrete immaginare leggendola, è di mia esclusiva produzione.

I primi vagiti della creatura di Frankenstein. Da un'illustrazione di Theodor von Holst dall'edizione del 1831 – via commons
Il Prometeo moderno
Si narra fosse una notte buia e tempestosa, quella del maggio 1816, quando nelle stanze di Villa Diodati Lord Byron, per rompere la monotonia delle letture gotiche e fantastiche cui erano costretti dal maltempo, propose una sfida ai suoi ospiti, John Polidori, Percy Bysshe Shelley, Mary Wollstonecraft Godwin e Jane Clairmont: scrivere un racconto del brivido.
Il compito venne portato a termine solo da due dei componenti del gruppo, Polidori con Il vampiro, e Mary Godwin, futura moglie di Shelley, con il romanzo Frankenstein.
L'opera colpisce ancora oggi il lettore per una serie di elementi, alcuni dei quali la classificano come il primo romanzo di fantascienza propriamente detto. Il protagonista, Victor Frankenstein, ispirato dalle letture di autori come Paracelso, Cornelio Agrippa, Alberto Magno, e spinto dalla morte della madre, porta avanti gli studi di medicina con l'obiettivo di creare un essere umano perfetto sia dal punto di vista fisico sia intellettivo. A tale scopo assembla una creatura composta da parti di cadaveri riesumati dal cimitero di Ingolstadt e per animarla utilizza l'energia elettrica trasportata dai fulmini.
L'idea di Mary Shelley è abbastanza evidente: mostrare l'arroganza dell'uomo che si ostina a sfidare il divino nella creazione della vita. L'ispirazione viene dagli studi dell'italiano Luigi Galvani che, durante un esperimento del 1781, era riuscito a provocare lo spasmo del un muscolo di una rana morta tramite stimolazione elettrica dei suoi nervi.

Illustrazione dal saggio di Giovani Aldini, Théorique et expérimental sur le galvanisme, avec une série d'expériences (1804) – via The public domain review
Per approfondire i suoi studi, Galvani si basò sulle ricerche del 1750 di Benjamin Franklin con gli aquiloni, progettando così un suo esperimento per comprendere gli effetti dell'elettricità atmosferica sulle contrazioni muscolari.
A proseguire e divulgare i lavori di Galvani ci pensò il nipote di quest'ultimo, Giovanni Aldini, che tra il 1802 e il 1803 si trovava a Londra per una serie di sperimentazioni mirate a ridare vita a dei cadaveri: è evidentemente ad Aldini che Mary Shelley pensava durante la scrittura di Frankenstein.
Nel momento in cui l'autrice inizia a descrivere le peripezie della creatura di Frankenstein, emerge anche un altro tema centrale del romanzo, quello della diversità e della paura che questa induce negli esseri umani. Queste ultime, insieme al generico timore di un progresso tecnologico incontrollato (anche se animato da buone intenzioni), sono temi portanti di un'opera comunque ricca di riferimenti scientifici, sociali e politici per molti versi ancora attuali.

Nessun commento:

Posta un commento