martedì 20 gennaio 2004

L'albero

Aveva messo mano a parecchi quadri, gran parte dei quali troppo vasti e ambiziosi per le sue capacità. Niggle era di quei pittori cui riescono meglio le foglie che non gli alberi, e di solito dedicava molto tempo a un'unica folgia, nel tentativo di coglierne la forma, la lucentezza, l'iridescenza delle gocce di rugiada sui margini. S'era fitto però in capo di dipingere un albero intero, con tutte le foglie nello stesso stile eppure tutte diverse.
C'era un quadro che soprattutto l'assillava. Era cominciato con una foglia preda del vento, ed era divenuto un albero; e l'abero era cresciuto protendendo innumerevoli rami e allungando le più fantastiche radici. Strani uccelli erano venuti a posarsi sui ramoscelli, e bisognava occuparsi anche di loro. Poi, tutt'attorno e dietro all'Albero, attraverso gli squarci tra fogliame e rami, cominciò ad allargarsi un paesaggio; e si intravedevano una foresta che avanzava occupando la terra e montagne coronate di neve. Niggle perdette interesse per gli altri suoi quadri; oppure li prese e li inchiodò ai margini del suo dipinto maggiore. Ben presto, la tela divenne così vasta che Niggle dovette procurarsi una scala, e vi correva su e giù, aggiungendo qui una pennellata, lì cancellando una macchia di colore. Quando riceveva visite, si mostrava abbastanza educato, benché giocherellasse con le matite sullo scrittoio. Ascoltava quel che gli dicevano, ma sotto sotto non faceva che pensare alla sua grande tela nel vasto capannone che aveva fatto costruire per ospitarla nell'orto, su un appezzamento dove prima crescevano patate.

(da «Foglia», di Niggle di J.R.R.Tolkien, all'interno di Albero e foglia, trad.Francesco Saba Sardi)

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