venerdì 6 febbraio 2004

Su e giù lungo l'aia

Questa mattina, come ci si poteva aspettare, tra le pagine locali della Gazzetta del Sud, a firma di Katia Cairo, è stato pubblicato un breve resoconto della riunione di ieri dei ricercatori dell'Unical, dal titolo Ricercatori (e non solo) in agitazione.
Questo il testo:

Strategie di una battaglia: alias assemblea dei ricercatori contro il disegno di legge Moratti. Aspettando il prossimo 11 febbraio data in cui scatta la fase uno: la mobilitazione. L'appuntamento è sul ponte Bucci, in programma sospensione, per la mattina, delle lezioni e degli esami. Una giornata intensa ieri all'Università della Calabria. (giornata intensa per appena 100 persone all'assemblea? ndb) Un'assemblea già concordata in un precedente incontro, in cui si era stabilito di opporsi in maniera decisa alla legge-delega sul riordino dello stato giuridico e del reclutamento dei docenti universitari, approvata dal Consiglio dei Ministri lo scorso 16 gennaio. Ampia la partecipazione. Oltre ai ricercatori, c'erano docenti, assegnisti, dottorandi, personale tecnico-amministrativo e anche studenti. Ma veniamo al dibattito e alle proposte della giornata.
Il dibattito. Ormai è risaputo: un decreto che non piace. Per alcuni &laquol'ultimo tassello di una riforma universitaria da rivedere in toto&raquo. &laquoUna continua corsa ai crediti e l'angoscia di valutazioni che grava su docenti e studenti» si lamenta. (tutti argomenti tornati spesso, nonostante i moderatori ricordassero quanto fuori téma fossero, ndb) Ma il fatto considerato più grave è la messa ad esaurimento della categoria dei ricercatori componente fondamentale della realtà universitaria. E se qualcuno pensa che si tratti di uno scontento e di una protesta corporativa? Risponde Paolo Pugliese. &laquoNoi come ricercatori confermati non siamo toccati, anzi abbiamo addirittura la riserva del 15% dei posti nei concorsi ad associati. E tuttavia non "abbocchiamo" e pensiamo al futuro della ricerca e all'intero sistema universitario che viene ad essere precarizzato&raquo. E se da una parte si pensa alla costituzione di istituti di tecnologia (idea di Tremonti, se non erro, ndb), dall'altro si disincentiva la ricerca, nel senso più ampio. (questa estate, su Super Quark, non passava puntata nella quale non si ricordava quanto poco si investiva in Italia sulla ricerca rispetto agli USA, che tanti italiani hanno sul loro territorio, e agli altri paesi europei: questo è disincentivare la ricerca! ndb) All'assemblea è intervenuta anche la preside della facoltà di Ingegneria, Laura Luchi, nonostante fosse impegnata in un concorso per ricercatori, &laquoforse uni degli ultimi» ha commentato. &laquoNeppure l'aumento dei fondi è barattabile con l'approvazione di questo Ddl&raquo. E, benché si sia dichiarata pessimista in merito al ritiro, da parte del Ministro, della legge-delega, ha ribadito la necessità di manifestare in maniera visibile.
Azioni di lotta. Ricercatori alla ricerca della giusta strategia di battaglia. Se l'obiettivo è comune, come pure il dissenso, diverse sono le forme di protesta suggerite. Blocco dell'attività didattica, se è necessario anche dimettersi, sottraendo così a molti corsi di laurea i requisiti minimi della docenza (Rossella Morrone). Poi ancora chiedere al Cda d'ateneo e al Senato accademico di ridurre il numero delle iscrizioni, proporzionalmente ai fondi erogati dal Minostero (Girolamo Giordano). Altre proposte provocatorie? Fare lezione di notte (Gregorio Cappuccino) (la proposta della discordia, ndb), o scendere in piazza con le toghe (Laura Luchi). Gli studenti presenti chiedono una didattica alternativa, magari spiegando loro la riforma in atto. &laquoE' ora di chiudere&raquo. Questa la voce dei responsabili dell'aula Magna che invitano tutti (i quattro gatti rimasti, ndb) ad uscire dopo un'assemblea che si è protratta dalle 11:30 alle 15. (quando sono andato via, alle 14:30, praticamente la maggior parte di quelli che erano rimasti fino ad allora stavano lasciando i locali della Sala Stampa, mentre i pochissimi rimasti erano un pò esagitati, ndb)
Il Miur. E intanto il Ministero comunica la sua posizione su una legge che &laquoprevede importanti innovazioni, incentiva l'impegno dei docenti e assicura trasparenza e omogeneità nazionale nella scelta dei professori, superando l'attuale sistema localistico&raquo. Un'osservazione resta da tenere in conto: quanto il superamento del sistema localistico è compatibile con la necessità di evitare la fuga di cervelli?

Tra i nodi della discordia, come sappiamo, c'è la sparizione del ruolo di ricercatore e la sua sostituzione con figure precarie che collaboreranno con l'Università come co.co.co.

Il ruolo di ricercatore andrà ad esaurimento. Al suo posto verranno impiegati giovani laureati con contratti co.co.co. di cinque anni, rinnovabili una sola volta.

Anche per i professori associati viene proposta una soluzione non dissimile:

Con il nuovo sistema i vincitori avranno un incarico temporaneo di tre anni, rinnovabile una sola volta. Dopodiché dovranno essere assunti a tempo indeterminato o rimandati a casa.

Tutto questo sistema e altro ancora viene messo in discussione e, guarda un pò il caso, sempre sulla Gazzetta del Sud compare un commento a firma di Giuseppe Mascambruno dal titolo Caltanissetta, la beffa dei co.co.co:

Avremmo da chiedere subito una cortesia ai politici: per favore fate in modo di cancellare dal mercato dell'occupazione giovanile quella maledetta sigla Co.Co.Co. Perché più se ne parla e più tempo passa, più quella definizione assume la fastidiosa metafora di uno sberleffo, di un dileggio. Di un'amara presa in giro nei confronti di un'intera generazione che ormai sta entrando in rapporto con il lavoro proprio come i polli con un allevamento in batteria. E se non ci fosse di mezzo uno dei più avvertiti problemi sociali di questo Paese, quanto avvenuto a Caltanisetta potrebbe davvero assomigliare a una goliardata piuttosto che a un dramma. Sessantacinque Co.Co.Co. – che, lo ricordiamo, non è un bucolico richiamo alle aie d'un tempo, ma la contrazione di Collaboratori Coordinati e Continuativi – sono stati cacciati da un call-center, quando contavano di veder mantenute le promesse di un'assunzione definitiva. E al loro posto l'azienda ha chiamato altrettanti giovani, ovviamente Co.Co.Co. pure loro. E non basta. Al danno si è aggiunta anche la beffa: gli assunti di fresco hanno festeggiato a cena con i dirigenti della società, mentre fuori dal ristorante, come si dice da quelle parti, i cornuti e mazziati, inscenavano la loro comprensibile protesta. L'episodio fa impressione non tanto e non solo per l'operazione in sé, odiosa per quanto apparentemente legittima, ma per lo straordinario significato politico che rappresenta. In questa storia siciliana c'è infatti un micidiale miscuglio di prima e seconda repubblica: l'uso della promessa e della raccomandazione nel rispetto della più trita tradizione clientelare e il ricorso terribilmente spregiudicato agli strumenti di legge che si amano definire «moderni» di un mercato del lavoro che offre una sola certezza ai giovani: l'incertezza. Le cronache da Caltanisetta riferiscono, tanto per non farsi mancare niente, anche dell'«indignazione» dei politici locali che avevano speso la loro generosa quanto improvvida parola con i primi sessantacinque Co.Co.Co. I quali, è il caso di sottolinearlo, tengono famiglia. Famiglie, mantenute fino a ieri, con stipendi oscillanti tra i 120 e gli 800 euro al mese. Sarebbe interessante conoscere il conto staccato dal ristorante per la «cena delle beffe». Così, per curiosità, giusto per avere un parametro di confronto. Già, l'indignazione. Non sta forse diventando un po' poco continuare ad attaccarci a questo residuo e agonizzante moto della coscienza, individuale e collettiva, buono solo per trovare un approdo consolatorio? L'indignazione ha senso se produce un progetto concreto e condiviso di crescita civile e di nuovo modello sociale. Altrimenti resta solo l'odiosa promessa della beffa prossima ventura.

Mi piace, a questo punto, rispolverare un vecchio servizio (27 Aprile 2003), andato in onda su report, dal titolo Perché... i call center?

AUTORE
Questi ragazzi, come tutti gli altri 230 operatori della società Imr di Torino hanno contratti di collaborazione coordinata e continuativa, sono dei co.co.co. E' un contratto che prevede autonomia e che negli ultimi anni è stato esteso ad oltre due milioni di lavoratori e oggi è il contratto più diffuso nei call-center.
MONICA DI BIAGIO - 28 anni, operatore Imr
La progettualità si riduce al minimo. Non puoi immaginare di avere una famiglia, non puoi immaginare che anche solo rimanere incinta sia un avvenimento felice.
D - Quanto si viene pagato l'ora alla Imr?
GIANLUCA CAUDA - ex operatore Imr

4,90 euro l'ora.
D - Lordi?
GIANLUCA CAUDA - ex operatore Imr

Sono lordi sì.
ANDREA NESTA - 26 anni, operatore Imr
Se le cose continuano così penso che tra dieci anni saremo tutti collaboratori. Si incrementerà anche il lavoro, però comunque vengono dimenticati tutti i diritti dei lavoratori, della dignità di un lavoratore, che - voglio dire- sono 200 anni che si lotta per questi diritti.
IN STUDIO MILENA GABANELLI
Sono migliaia gli operatori dei call center, che è un posto dove degli impiegati rispondono al telefono e di casi come quello di Torino ce ne sono in tutta Italia, basti pensare che a Roma, il call center Atesia del gruppo Telecom utilizza quasi 5000 operatori, tutti co.co.co, senza una minima garanzia e senza diritti? Ma perché, e cosa distingue un contratto coordinato e continuativo da uno da lavoratore dipendente?
CRISTOFORO RE - pres. Ordine dei consulenti del lavoro della (To)
Un collaboratore coordinato e continuativo è comunque una persona che apporta un suo contributo in forma però non rigida. Io vengo, svolgo questo tipo di attività, ma decido io come svolgerlo, con una forma anche più autonoma e meno rigida: oggi vengo e domani non vengo.
AUTORE
Una forma di lavoro autonoma? Sarà vero? Sentiamo cosa dicono quelli che questo contratto ce l'hanno e lavorano in questo call-center controllato da uno dei più importanti gruppi industriali e finanziari italiani, Seat Pagine Gialle.
JESSICA CONCAS - ex operatore Imr
L'orario era stabilito nei termini: "devi entrare alle 8!". Io entravo alle 8, firmavo un orario di ingresso e firmavo un orario di uscita.
AUTORE
Ripetiamo: il lavoratore autonomo non prevede l'imposizione dell'orario di lavoro, altrimenti diventa lavoro subordinato.
ROBERTA CASTELLO - operatore Imr
Gli orari uscivano con tabulati pochi giorni prima, due tre giorni prima praticamente e la possibilità di variare quegli orari era minima. Nel momento in cui tu chiedevi delle variazioni, e queste variazioni si presentavano tre volte in un mese, venivi punito.
CRISTOFORO RE - pres. Ordine dei consulenti del lavoro della (To)
Nel momento in cui entra un rapporto disciplinare a questo punto non è più una collaborazione coordinata ma diventa un rapporto di lavoro subordinato.
GIANLUCA CAUDA - ex operatore Imr
Tu andavi in pausa, se sforavi 10 minuti dalla pausa venivi ripreso, venivi schedato, venivi valutato con una valutazione negativa. E quindi è tutto basato su una sotto forma di ricatto che tu devi rimanere li', lavorare bene, non pretendere nulla per poter lavorare.
AUTORE
E' difficile pretendere qualcosa quando ogni mese o ogni 3 mesi ti scade il contratto e non e' detto che venga rinnovato! C'è poi l'autonomia, che vuol dire "decido io come svolgere il mio lavoro", e invece perfino una semplice risposta al telefono e' prestampata e deve essere quella.
GIANLUCA CAUDA - ex operatore Imr
E qua (mostra modulo prestampato) hai tutto quello che sei obbligato a dire: "Saluto di benvenuto, vincolato e non interpretabile: 'Pronto Pagine Gialle, buongiorno sono Gianluca, in cosa posso aiutarla?"
D - Ma se rispondete in un altro modo vi controllano? EVA MASSARO - ex operatore Imr
Controllano tutto. Controllano quanto vai in bagno, quanto ci stai, quando ti siedi, quanto durano le tue chiamate, quante chiamate fai in un'ora.
AUTORE
Naturalmente non stiamo parlando di telefonate personali.
JESSICA CONCAS - ex operatore Imr
In più arrivavano dei controlli dall'esterno: controlli di Seat che provava l'efficienza del servizio e valutava l'operatore e a volte venivamo comunque ripresi dai team leader perché in un determinata data c'era arrivato un controllo esterno in cui non avevamo detto o specificato un determinata cosa.
AUTORE
I controlli a sorpresa a un lavoratore autonomo è "soprendente", ci si chiede: ma se hanno tutti gli obblighi di un dipendente perché non sono assunti con contratti a termine?
CRISTOFORO RE - pres. Ordine dei consulenti del lavoro della (To)
Perché il lavoratore dipendente oggi paga alla ditta circa il 30% di contribuzione più l'8,89 del lavoratore: siamo circa a 40 punti. Il co.co.co. paga il 14%.
AUTORE
Ribadiamolo. Applicando un contratto co.co.co. le aziende risparmiano quasi i due terzi del contributi. Tutti soldi in meno per le nostre pensioni di oggi e di domani. Un bel danno anche per l'Inps che però dà in appalto il suo call-center allo stesso gruppo Telecom, quello dei call-center con migliaia di co.co.co.
Ma quando fanno i colloqui per la selezione cosa raccontano?
Per saperlo abbiamo inviato un curriculum e siamo stati convocati per un colloquio collettivo.
RESPONSABILE COLLOQUIO
Benissimo, allora iniziamo subito. L'assegnazione di turni avviene in una fascia che va dalle sette del mattino fino a mezzanotte. E' chiaro che possiamo permetterci di portare a bordo solamente persone che possono lavorare in un qualsiasi momento della giornata e in un qualsiasi giorno della settimana quindi per noi è fondamentale la disponibilità oraria.
AUTORE
Infatti, una ragazza selezionata che dava disponibilità dalle 10 anziché Dalle 7 rimarrà a terra.
Viene chiesta una disponibilità dalle 7 del mattino alle 24, nonostante sul contratto sia specificato che "il prestatore svolgerà la propria attività in piena autonomia e senza alcun vincolo di subordinazione" e che l'azienda "si impegna a non ingerirsi nelle modalità di svolgimento della prestazione". Ma guardate poi cosa è affisso in bacheca "Il personale è tenuto a rispettare gli orari indicati...Ogni ritardo superiore ai 15 minuti comporterà: la deduzione dell'intera ora lavorativa del compenso". Al terzo ritardo scatta la sospensione dal lavoro.
L'azienda che per anni ha fatto lavorare questi ragazzi con un contratto di co.co.co. dovrebbe spiegare perché sui contratti scrive una cosa e poi ne fa un'altra. La nostra richiesta transita da un tavolo all'altro fino a quando approda all'ufficio stampa di Seat Pagine gialle.
(Al telefono)
Responsabile ufficio stampa di Seat PG

Non mi sembra che ci sia una volontà di partecipare, di rispondere. O almeno di rispondere andando in televisione perché non se ne ravvisa l'opportunità.
AUTORE
Non se ne ravvisa l'opportunità! Evidentemente la Seat Rilascia interviste solo quando ravvisa che gli conviene. E non gli conviene nemmeno far vedere i loro call center visto che non ci hanno autorizzato a riprenderli!. Infatti queste immagini sono rubate.
Non c'è niente di strano: tavoli, telefoni e computer, eppure non avremmo dovuto vederli.
Chi parla alla fine è il consulente del lavoro di questa società, uno dei principali responsabili della situazione.
RICCARDO TRAVERS - consulente del lavoro
Il co.co.co. è un autonomo e dà il risultato di una prestazione come tutti gli autonomi. Quindi il problema è se io mi pongo in veste di lavoratore autonomo o in veste di lavoratore subordinato. Quindi secondo me va visto in un'ottica completamente diversa. Libertà delle parti di contrattare.
D - E dove starebbe la contrattazione?
RICCARDO TRAVERS - consulente del lavoro

Cioè la contrattazione sta nel fatto che posso accettare o non accettare. A un certo punto nessuno mi obbliga.
AUTORE
Insomma sono dei contratti ambigui dove sei preso per il collo senza nemmeno una tutela. Ma perché sono stati applicati in maniera cosi' estesa?
RICCARDO TRAVERS - consulente del lavoro
Purtroppo abbiamo il rapporto di lavoro subordinato in Italia che forse è stato un tantinello trattato bene. Se lo trattavamo un attimino peggio forse non si dovrebbe trovare soluzioni strane per andare a creare co.co.co. Queste sono soluzioni effettivamente di ripiego.
AUTORE
Sembrerebbe che si sia arrivati a questa situazione perché i lavoratori subordinati sono stati trattati "troppo bene"! Eppure ci sono dei call-center che assumono regolarmente i loro operatori, come la Omnitel una società telefonica che su 5000 operatori non ha neanche un co.co.co. Infatti in questi call center non può esserci del personale che viene e va come gli pare, qualcuno deve sempre rispondere al telefono, quindi serve del personale fisso.
D - Sei regolarmente assunto?
OPERATORE OMNITEL

Sono regolarmente assunto
D - Libretti, contributi, mutua…
OPERATORE OMNITEL

Tutto a posto, tutto trasparente.
AUTORE
La legge permette di applicare un contratto di lavoro autonomo a chi in tutto e per tutto deve attenersi a orari e regole precise come se fosse a tutti gli effetti un dipendente? Cosa dice l'organo preposto alla vigilanza sui contratti?
BARTOLOMEO PIRONE - capo Ispettorato Ministero del Lavoro (To)
Abbiamo ritenuto che quel contratto non sia - così come si realizza giorno per giorno- un contratto di lavoro autonomo ma sia un contratto di lavoro subordinato.
AUTORE
L'Ispettorato del Ministero del Lavoro ha sanzionato il call-center perché gli operatori avrebbero dovuto essere assunti e non co.co.co. E la stessa cosa l'ha fatta l'INPS che proprio pochi giorni fa ha richiesto il pagamento dei mancati contributi.
BARTOLOMEO PIRONE - capo Ispettorato Ministero del Lavoro (To)
La Cassazione abitualmente comincia così: "Tutte le prestazioni possono essere rese in regime di autonomia o di subordinazione, a seconda della volontà delle parti e a seconda della modalità di svolgimento". A questo punto siamo un'altra volta daccapo.
D - C'è ancora gente che fa colloqui di lavoro con questa società.
BARTOLOMEO PIRONE - capo Ispettorato Ministero del Lavoro (To)

Non finiranno mai, sa? Fino a quando non ci sarà una disciplina, non dico rigida, ma formale in materia di co.co.co. Perché oggi non c'è niente.
AUTORE
Ma non crede che siano comunque posti di lavoro?
BARTOLOMEO PIRONE - capo Ispettorato Ministero del Lavoro (To)
Vada a domandare a quel giovanotto se lui ritiene di avere un posto di lavoro serio che gli consente di guardare con tranquillità al suo futuro.
IN STUDIO MILENA GABANELLI
La nuova legge delega sul lavoro prevede per il futuro che si possono fare contratti coordinati e continuativi solo se legati ad un progetto. Io per esempio non sono una dipendente Rai, ma lavoro su un progetto che e' Report, quando il programma chiude, saluti e arrivederci. Nel caso di un operatore di call center è difficile che esista un progetto, quindi i contratti che abbiamo visto non si dovrebbero più fare. Un bel problema per il mercato che aveva trovato un modo troppo vantaggioso; di sicuro i co.co.co. verranno sostituiti con altre forme dai nomi semplici come: staff leasing, lavoro a chiamata, o job sharing.
Norme troppo garantiste per chi il lavoro fisso ce l'ha e questi orrori: nessun rischio per l'imprenditore e nessun diritto per chi lavora...futuro meraviglioso!

Questi in sostanza alcuni documenti sul tipo di contratto che il ministro Moratti ha intenzione di introdurre nell'Università italiana, un contratto che non sembra effettivamente molto utile ma che sta prendendo piede, e non come contratto per gente che deve entrare nel mondo del lavoro.

(La trascrizione del servizio di Report, realizzato da Andrea Cairola e Gughi Fassino, è tratta dal sito ufficiale della trasmissione giornalistica)

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