mercoledì 15 settembre 2004

13. O, reap them

Se il medioevo è stato un intervento sull'umanità, doloroso ma necessario, non mi pare che abbia avuto buon esito.
Questa carta è la morte.
Qual miglior simbolo, di orror ricolmo,
Pei tempi bui, ormai giunti al colmo?
I morti in battaglia cantano forte
Alla carta tredici, un canto alla morte.

Ma se la carta ha un rintocco funereo,
Conserva in sé anche un senso più etereo.
La morte è l'orrendo, l'estremo fato,
Ma significa anche "cambio di stato".

Finisce uno stato (il buonsenso vuole)
Perché un altro ne nasca, disotto al Sole.
La carta si incarna quasi in un uovo:
La morte del vecchio dà vita al nuovo.

Muoiono i corpi, ma l'anima è rinata
Nella golden dawn, nell'alba dorata.
L'oscurità per l'uomo e la cultura
Fu un'inevitabile congiuntura.

Quando Costantinopoli fu abbattuta,
Ogni sapienza laggiù trattenuta
Fuggì a Ponente e fu l'insegnamento
Che diede avvio al Rinascimento.

La notte infinita del medioevo
Aveva in sé il seme di un lume longevo.
La falce del tempo passa sicura.
Cade l'ignoranza, crolla la paura.


(da Metaphore, di Alan Moore e J.H.Williams III, su ABC#13, ed.Magic Press, trad.Leonardo Rizzi, il grande!)

(trad. titolo: oh, mietili)

(nota: per i colori vedi Promethea)

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