giovedì 6 marzo 2008
L'osteria volante
Padre di uno stile pungente, ironico e divertente, Chesterton, come già detto, presenta uno stile in Italia ripreso dal nostro Stefano Benni, mentre nell'ambito della letteratura anglosassone dall'altrettanto mitico Douglas Adams. L'osteria volante, infatti, presenta dei personaggi che in parte ricordano quelli della saga della Guida Galattica, come ad esempio Patrick Dalroy, un personaggio sopra le righe, molto Prefect Ford, che si diverte a rompere gli schemi per difendere uno stile di vita consolidato ormai da secoli, o come il suo compare, l'oste Humphrey Pump, che se per certi aspetti sembra riprendere il buon Sancho Panza di donchisciottesca memoria (considerando che Chesterton è un estimatore ed uno studioso dell'opera di Cervantes, la cosa non è poi così incredibile, come anche lo stesso Gian Dàuli suggerisce nella sua Introduzione), per certi altri ricorda e non poco il suo successivo Arthur Dent, soprattutto in certi atteggiamenti un po' passivi. Inoltre le descrizioni, il modo di introdurre il lettore nell'azione, viene successivamente ripreso proprio dal già citato Adams.
L'osteria volante, poi, è costellata di alcuni passaggi assolutamente esilaranti, che rendono il racconto leggero, ma non per questo meno impegnato. Si parte, infatti, da una futuristica (per quell'epoca) Gran Bretagna, che stringe, prima tra i paesi europei, accordi commerciali e soprattutto culturali con i paesi dell'islam, arrivando a chiudere le osterie del paese (tranne poche eccezioni scelte, tutte a portata dei ricchi e dei potenti della nazione), fino alla trasformazione del corpo di polizia in agenti vestiti all'orientale con tanto di fez. In tutto questo Patrick Dalroy rappresenta la ribellione ad un modo di fare politica che dimentica le esigenze della popolazione, e guida la ribellione finale, quella che porta Lord Ivywood alla sua destituzione, ma che in pratica rappresenta la parte più breve di tutto il romanzo: in fondo la battaglia in se stessa ha ben poca importanza rispetto agli attimi di follia (per il governo) o di sollievo (per la popolazione) che porta per Londra e dintorni. In tutto questo spiccano anche alcuni personaggi di contorno di grande efficacia, come Lady Giovanna o il poeta di Dorian Wimpole, che ben rappresentano i cambiamenti in Lord Ivywood grazie alla loro vicinanza con l'eminente uomo politico.
In definitiva un romanzo che non può mancare nella biblioteca personale, soprattutto per la sua recente pubblicazione, facendo il paio con l'altrettanto ottimo L'uomo che fu Giovedì.
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