venerdì 23 maggio 2008

Energia nucleare: ritorno alle centrali?

Giusto ieri Scaiola, ministro dello sviluppo economico del 4.o governo Berlusconi, ha annunciato la reintroduzione del nucleare in Italia, attraverso la messa in opera di un cantiere per al costruzione di una centrale di nuova generazione (terza), mentre le centrali di quarta generazione sono sempre più vicine ad essere pronte al loro esordio. Certo considerando l'emergenza pensare di utilizzare il solare e l'eolico è cosa che non entra nella testa di nessuno, forse perché il centro produttivo del paese è sempre coperto da cielo grigio, mentre la maggior parte dell'Italia, che con il suo sole e il suo vento potrebbe dare energia al paese e fors'anche all'Europa tutta, non ha nessun diritto di sviluppo, né economico né tantomeno energetico. A parte il fatto che, dal famoso referendum degli anni Ottanta, non abbiamo neanche sviluppato la ricerca sul nucleare, eccovi le conclusioni di un articolo scaricabile dal sito di ASPO Italia:

Non c’è dubbio che nei prossimi anni vedremo un tentativo di riprendere lo sviluppo
dell’energia nucleare, che era in stasi dagli anni 1980. Quanto questo tentativo avrà successo, è
difficile dire. Certamente, come abbiamo visto, l’energia nucleare ha alcuni punti a favore che non
si possono trascurare: indipendenza dalle fonti fossili, affidabilità, record provato e altri. D’altra
parte, abbiamo anche visto che ci sono dei problemi molto seri con la tecnologia attuale che
rendono difficile pensare a un rapido incremento della produzione di energia nucleare nel prossimo
futuro.
Possiamo riassumere le criticità principali dell’energia nucleare qui di seguito in forma
compatta.
1. Il costo reale dell’energia nucleare è complessivamente dello stesso ordine di
grandezza di quello di altre fonti di energia in uso attualmente, sicuramente non
più basso in modo significativo.
2. La resa energetica delle centrali nucleari (EROEI) è accettabile ma non superiore
a quella delle energie rinnovabili attualmente sul mercato
3. La disponibilità di sufficienti risorse di uranio minerale è una delle incognite
principali per il futuro della tecnologia nucleare attuale
4. I problemi delle scorie radioattive e della sicurezza, seppure in taluni casi
sopravvalutati o strumentalizzati, sono tuttora non completamente risolti e
certamente non trascurabili. Inoltre, la sicurezza militare delle centrali è un
problema spesso sottovalutato.
5. La mancanza di flessibilità di produzione da parte degli impianti nucleari non
consente al momento attuale di utilizzarli per sostituire completamente i
combustibili fossili nella produzione di energia elettrica.
6. I tempi necessari per la costruzione di nuove centrali sono troppo lunghi per
avere un impatto sulla crisi in corso. Inoltre le centrali non risolvono in tempi
brevi i problemi di trasporto e di riscaldamento degli edifici.
Per l’ottimista, nessuno di questi problemi è cruciale e li si possono risolvere con
l’applicazione di appropriate tecnologie. All’estremo opposto, c’è chi giudica questi problemi
talmente gravi da condannare senza appello la tecnologia nucleare non solo in termini di sviluppi
futuri, ma anche al punto da auspicare la chiusura degli impianti esistenti.
La persona prudente (o meglio, realista) farà bene a evitare entrambi gli estremi. Sarebbe
una follia rinunciare oggi all’energia nucleare prodotta dagli impianti esistenti in Europa (e che
l’Italia importa), ma sarebbe lo stesso una follia puntare tutto sull’energia nucleare, rinunciando a
priori all’alternativa rinnovabile.
Soprattutto, sarà prudente tener conto che il territorio dell’Unione Europea non dispone di
risorse uranifere minerali significative e che, pertanto, sostituire i fossili con l’uranio potrebbe
significare soltanto cambiare la nostra dipendenza dall’importazione dall’estero di un tipo di risorsa
limitata e in via di esaurimento (i combustibili fossili) con un’altra risorsa altrettanto limitata e in
via di esaurimento (l’uranio).
Al momento, dovrebbe essere chiaro che nessuna tecnologia esistente o ragionevolmente
sviluppabile in tempi brevi può sostituire i petrolio agli stessi bassi costi e con le stesse
caratteristiche di versatilità che hanno reso possibile l’attuale sistema economico e industriale. In
altre parole, non è pensabile che il declino del petrolio e dei fossili si possa compensare
automaticamente solo con incrementi produttivi da parte di altre fonti; meno che mai con la
fissione nucleare. Sarà dunque necessario anche un contenimento dei consumi che potrà risultare
sia da una migliore efficienza nell’uso dell’energia sia da una contrazione di certe attività
economiche particolarmente voraci nell’uso di energia.
In questa prospettiva, un paese come l’Italia potrà trovare la sua migliore vocazione
impegnandosi principalmente sull’efficienza energetica e fonti rinnovabili, queste ultime disponibili
in abbondanza in forma di energia solare, diretta e indiretta. L’energia rinnovabile è oggi una serie
di tecnologie che hanno raggiunto la maturità tecnica sul piano dell’affidabilità e che si stanno
sviluppando con rapidità impressionante. Rimane davanti a noi il grande impegno, finanziario e
tecnico, di diffondere l’energia rinnovabile sul territorio adattando l’attuale rete elettrica a riceverla.
Questo impegno è, tuttavia, non solo un peso ma anche un’opportunità di creare una nuova
industria, nuovi posti di lavoro e nuove competenze.
Comunque la si voglia vedere, il problema energetico ci accompagnerà per decenni nel
futuro e lo si può risolvere solo con investimenti a lungo termine. Ma è impensabile che gli
operatori preposti a investire sull’energia lo facciano in un clima politico che vedrebbe il necessario
sostegno finanziario e legislativo per una o un’altra tecnologia andare e venire in dipendenza dei
risultati delle elezioni. La questione energetica in Italia ha bisogno prima di tutto di un accordo
che veda al primo posto il bene del paese. Se riusciamo a lavorare con coerenza verso un nuovo
paradigma energetico, l’attuale crisi del petrolio e dei combustibili fossili non sarà un problema ma
un opportunità per rinnovare il sistema produttivo del paese e renderlo nuovamente competitivo.

L'articolo può essere scaricato a questo link.
Buona lettura.

Update: intanto negli Stati Uniti il 30% della potenza installata viene prodotta con impianti eolici!

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