Ho speso "milioni di dollari" per rendere fertile il cratere abitato da quei piccoli paperi rimpiccioliti dal sole... ma dopo quel che era accaduto "dovevo farlo"! Era l'unico modo per provare loro che sono veramente un "grande operatore"!Con queste parole già allora Barks punta l'indice contro la fiorente industria del petrolio (e non solo contro quella, visti i molteplici interessi di de Paperoni), un indice che ancora oggi resta teso e puntato contro un modello di sviluppo che sembra sempre più simile a un suicidio di massa.
venerdì 1 agosto 2008
Il magnate del petrolio
E' balzata alla ribalta negli ultimi mesi la crisi del petrolio, con un aumento vertiginoso dei prezzi dell'oro nero e una conseguente discussione sulle alternative energetiche al petrolio (prima fra tutte le scelte il nucleare, che non tiene conto di tempi, mezzi tecnici, capitale umano e dell'annoso problema dello smaltimento dei rifiuti tossici, sul quale si getteranno sicuramente, conoscendo la classe politica italiana, le principalli organizzazioni criminali nostrane). Tornando, però, alle considerazioni strettamente legate al petrolio, la sua introduzione nel sistema economico mondiale ha prodotto una rivoluzione se si vuole ancora più profonda rispetto alla stessa rivoluzione industriale britannica. L'oro nero, infatti, non solo ha reso sempre più forte un modello economico oggi sempre più, e non a caso, in discussione con l'esaurimento delle scorte petrolifere, ma ha influito profondamente nei consumi energetici e nello stile di vita delle popolazioni mondiali. Tale osservazione non è sfuggita a quel geniale autore che è stato Carl Barks: nella prima metà del 1960, sul n.71 di Donald Duck usciva Zio Paperone magnate del petrolio, splendida avventura barksiana giocata sulla grandezza di Paperone come magnate e sull'inesperienza dei nipitini (Qui, Quo, Qua), considerati fino a poche pagine dalla conclusione piccoli operatori: questa differenza viene accentuata, però, a tutto vantaggio di questi ultimi. Il problema che Paperone deve affrontare questa volta è lo stoccaggio del petrolio estratto dai suoi ultimi pozzi nella regione di Erg el doom. Giunto nel vasto deserto, identifica in una alta vasca rocciosa naturale il posto ideale dove stipare il greggio estratto e inizia subito i lavori senza controllare l'interno del luogo scelto. Il magnate paperopolese si accorgerà in seguito, a causa di divertenti (per il lettore) sabotaggi ripetuti, che la conca è in realtà abitata da un popolo di paperi minuscoli, il cui mondo ed ecosistema rischia di essere distrutto da Paperone, il quale si troverà improvvisamente prigioniero della stessa conca proprio mentre i lavori di travaso del petrolio verranno iniziati. Senza i nipotini Paperone e tutto il villaggio non si sarebbero mai salvati, ma soprattutto senza questa esperienza Paperone non avrebbe cambiato la destinazione d'uso della conduttura già costruita, ovvero portare al villaggio acqua fresca.
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