martedì 2 giugno 2009

L'ultima intervista

Paolo Borsellino morì nel 1992: si era fatto carico dell'eredità di Falcone nella lotta contro la mafia. Diventato un eroe per la nazione e una figura indiscutibile, spesso viene esaltato (anche se, prestandoci attenzione) così come Falcone anche da coloro che prima lo attaccavano.
Ritornato alla ribalta grazie al Festival Internazionale del Giornalismo, tenutosi a Perugia dall'1 al 5 aprile, il video è stato riproposto come censurato su Scoperte su internet. In realtà il testo dell'intervista è stato pubblicato sull'Espresso l'8 aprile del 1994, due anni dopo la morte di Borsellino, per poi rispuntare su RaiNews 24 nel 2000, con opportuni tagli che ne hanno ridotto la lunghezza dai 50 minuti originali a 30. Se il lo scopritore avesse ascoltato tutto il video, probabilmente si sarebbe accorto che l'intervista era andata in onda su Anno Zero. Al di là di questo, però, i fatti interessanti sono due: innanzitutto, nonostante le insistenze dei giornalisti a tirare dentro la discussione Berlusconi, Borsellino si limita a parlare di Mangano e dei suoi rapporti diretti con la mafia e cita solo di striscio le inchieste in corso sui fratelli Dell'Utri; il secondo fatto è che per mezzo di Guzzanti, il padre di Sabrina, il video è stato definito taroccato, quando invece la sentenza che assolve Guzzanti conferma che è stato tagliato e non manipolato nel video e soprattutto nell'audio.
Detto questo, però, e invitandovi a leggere non solo il testo integrale, ma anche il confronto tra l'intervista completa e quella andata in onda, vi lascio con queste affermazioni, assolutamente generali e staccate dalle domande della stessa intervista:
A prescindere da ogni riferimento personale, perché ripeto dei riferimenti a questi nominativi che lei fa io non ho personalmente elementi da poter esprimere, ma considerando la faccenda nelle sue posizioni generali: allorché l'organizzazione mafiosa, la quale sino agli inizi degli anni Settanta aveva avuto una caratterizzazione di interessi prevalentemente agricoli o al più di sfruttamento di aree edificabili. All'inizio degli anni Settanta Cosa Nostra cominciò a diventare un'impresa anch'essa. Un'impresa nel senso che attraverso l'inserimento sempre più notevole, che a un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze stupefacenti, Cosa Nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali. Una massa enorme di capitali dei quali, naturalmente, cercò lo sbocco. Cercò lo sbocco perché questi capitali in parte venivano esportati o depositati all'estero e allora così si spiega la vicinanza fra elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali, contestualmente Cosa Nostra cominciò a porsi il problema e ad effettuare investimenti. Naturalmente, per questa ragione, cominciò a seguire una via parallela e talvolta tangenziale all'industria operante anche nel Nord o a inserirsi in modo di poter utilizzare le capacità, quelle capacità imprenditoriali, al fine di far fruttificare questi capitali dei quali si erano trovati in possesso.
E' normale il fatto che chi è titolare di grosse quantità di denaro cerca gli strumenti per potere questo denaro impiegare. Sia dal punto di vista del riciclaggio, sia dal punto di vista di far fruttare questo denaro. Naturalmente questa esigenza, questa necessità per la quale l'organizzazione criminale a un certo punto della sua storia si è trovata di fronte, è stata portata a una naturale ricerca degli strumenti industriali e degli strumenti commerciali per trovare uno sbocco a questi capitali e quindi non meraviglia affatto che, a un certo punto della sua storia, Cosa Nostra si è trovata in contatto con questi ambienti industriali.

Notate come non solo la mafia ha interessi negli affari del Nord Italia, ma li fa anche. E alla fin fine tutte queste inchieste, queste affermazioni, le voci che una volta giunti a Milano continuano a giungere alle orecchie e che vengono confermate da libri come Gomorra di Saviano, possono stimolare ipotesi complottiste sulla storia politica italiana di questi ultimi 20 anni e più.
In ultimo vorrei lasciarvi con i video di Falcone a Samarcanda:

Il tutto prosegue qui:


Buon 2 giugno a tutti...

P.S.: mi sembra interessante questa considerazione. Supponiamo che durante un'intervista salta il nome di una persona importante. E supponiamo che il nome non venga mai fatto dall'intervistato. Allora perché mai la persona importante dovrebbe in qualche modo risentirsi di essere tirato in mezzo?

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