martedì 11 maggio 2010

SGRUNT! - parte 1

Come avevo scritto ieri, e diversamente da quanto twittato nel pomeriggio: alla fine sono andato a seguire la tavola rotonda SGRUNT! Carta e bit al servizio dell'open culture, secondo appuntamento delle Libertà digitali. A moderare l'incontro Andrea Plazzi.

Il primo intervento è di Matteo Stefanelli, ricercatore presso la Cattolica di Milano, che si presenta alla platea (devo dire non proprio folta e ristretta, purtroppo, ai soli interessati) con una presentazione classica: poche diapositive, comunque, dove prova ad esaminare il rapporto del fumetto col web. Il fumetto, considerato come un medium da sempre ai margini della cultura propriamente detta, quantitativamente e qualitativamente, grazie alla rete è esploso, guadagnando in visibilità, riuscendo a costruirsi degli spazi che non aveva su giornali, televisioni, radio. A dimostrazione di questo fatto ecco tre screenshot di altrettante ricerche su Google, che mostrano come manga compaia 85300000 volte (a me vengono 85600000: il primo è One Manga), comics compaia 83400000 (a me vengono 80600000: il primo è Comics.com), mentre cinema arriva a 153000000 (a me vengono 149000000, con Odeon Cinemas come primo) (science compare, invece, 495000000 di volte, con Science in cima seguito da Nature), mentre l'italiano più seguito su twitter è Lupoi della Panini Comics. Tutto questo, più altri dati sparsi e slegati, ma non gestiti e raccolti in maniera scientifica, sembra indicare un cambio di passo nella visibilità del fumetto in rete. Come ho poi sottolineato nel mio intervento in conclusione, nato da una battuta di Max Olla, la visibilità a volte dipende anche dal social network che si prende in considerazione: twitter, ad esempio, è considerato "adulto" rispetto a Facebook, molto più da adolescenti (e da utonti, aggiungerei, inteso come utenti più passivi).
Certo il fumetto sembra anche abbastanza vivo, almeno guardando le diapositive con cui prosegue Stefanelli, che si concentrano sulla digitalizzazione del fumetto, che passa innanzitutto per il recente iPad, senza dimenticare i motion comics e un po' di siti di fumetti on-line.
Si va così da Les Autres Gens, dove l'interazione tra autore e lettore è ridotta al minimo e il canale distributivo è quasi diretto (si potrebbe dire dal produttore al consumatore!), al mangaka Shuho Sato, al comics blog francese Bouletcorp. All'elenco, poi, vanno inclusi due progetti fondamentalmente agli antipodi: Windows 100%, sito giapponese di scannerizzazioni di manga, e Zuda Comics, portale per fumettisti emergenti gestito dalla DC Comics dove è possibile leggere i fumetti gratuitamente (cercando il sito, il secondo nella lista secondo Google è Bayou).
Tutto questo sistema non si regge da solo in piedi
E' Antonio Serra ad esordire, usando più o meno queste parole, con il suo intervento, simpaticamente titolato Fumetto e internet: la fine è vicina!. L'elemento principale che manca a un sistema tipo quello proposto da Zuda è il denaro: Zuda (e progetto simili), quindi, per camminare, ha ancora bisogno dei soldi che passa mamma DC, se interpreto bene il concetto espresso dall'autore di Greystorm.
La scannerizzazione, ad esempio, degli albi, è un atto, da una parte, comprensibile come gesto per affermare la propria libertà, ma dall'altro è lesivo nei confronti dell'autore che ha passato due anni per lo sviluppo e la realizzazione finale del fumetto. Il fenomeno, però, non ha ancora le dimensioni del dramma, visto che l'edicola (in contrazione come mercato) è ancora il canale principale.
Passando al commento sui dati di ricerca, questa la frase diretta, quasi un tweet di Serra:
Chi ama i fumetti è pazzo, chi è pazzo compra i computer!
Conclusione: sono le stesse persone che stanno su internet. Per inciso, secondo Serra, se si cerca godzilla, si trovano gli stessi risultati di prima, a riprova del ragionamento (ovviamente ho verificato: 5870000 risultati, circa 80000000 in meno di manga).
Internet, in ogni caso, ha cambiato il suo modo di lavorare come scrittore: mentre prima la ricerca soprattutto iconografica andava fatta nelle biblioteche, con fotocopie (in bianco e nero) da fare e inviare ai disegnatori, che poi da queste dovevano tirare fuori le vignette, ora è possibile, grazie all'e-mail, inviare immagini a colori e qualitativamente molto più chiare ai propri collaboratori, ottenendo quindi un risultato qualitativamente migliore (migliori ambientazioni, migliori caratterizzazioni dei personaggi). Emblematica questa battuta, che cerco di riportare in forma testuale (spero che Serra mi possa perdonare!):
Prendi lo screenshot e dici:
"Spielberg c'è riuscito. Fallo anche tu!
Ovviamente scontato il passaggio al discorso sui diritti d'autore, un discorso che accomuna alle industrie della musica e del cinema:
La difesa dei nostri diritti come autori è il nostro futuro
Emerge, così, una preoccupazione antica, quella della difesa e dell'affermazione delle idee come prodotto da vendere e non del prodotto in sé, una preoccupazione sempre più attuale con il costante distacco delle idee dai loro supporti privilegiati, a maggior ragione in un paese come l'Italia dove, parole di Serra
ti pago il fumetto perché la carta costa 2 euro e 70, ma quello che hai scritto non te lo pago!
L'assurdo è che, nel mondo dell'informatica, sta diventando l'esatto opposto, dove più che il prodotto, si inizia a preferire il pagamento del servizio.
Interessante, in ogni caso, l'osservazione di Plazzi (giusto per tornare al nostro discorso iniziale), sul fatto che la digitalizzazione, processo ritenuto inevitabile, stia procedendo più lentamente per il fumetto che per gli altri mezzi (cinema, musica, letteratura): a questo punto uno degli interventi che mi sarebbe piaciuto lasciare alla platea. Tutto sarà legato alla ricerca, come sempre: la realizzazione di dispositivi di lettura flessibili e su cui posso anche prendere appunti alla bisogna renderà la digitalizzazione, anche del fumetto, non solo inevitabile ma più veloce.

(continua)

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