venerdì 27 maggio 2011

Imparare ripetendo (e non solo)

ResearchBlogging.org
Jeffrey Karpicke e Janell Blunt hanno pubblicato su Science express uno studio sui processi di apprendimento, in particolare sulla pratica del ripasso(1).
Karpicke aveva già studiato, insieme con Roediger III, una questione simile in The critical importance of retrieval for learning (2008). Sia in questo, sia nell'articolo successivo del 2011 confronta il ripasso con lo studio classico, quello elaborativo. Nell'articolo del 2008 si trova, comunque, questo passaggio:
i test sul ripasso hanno prodotto un grande effetto positivo
Ma cosa è il retrieval/ripasso? Sulla Purdue University ho scovato questa definizione:
Retrieval è un processo di richiamo di ciò che si trova in memoria.
Così la pratica del ripasso (e non dell'imparare a memoria, come sembrano aver capito a Repubblica) è utilizzata dagli studenti per richiamare le informazioni. In quest'ottica ritengo che ripetere ed elaborare non siano così differenti in principio per quel che riguarda l'uso del nostro cervello, ma, in accordo con Kerpicke e Blunt, il ripasso è probabilmente più utile alla vigilia degli esami, mentre l'elaborazione è più utile per ottenere risultati più persistenti.
Karpicke e Blunt hanno realizzato due esperimenti. Nel primo, 80 studenti della Purdue hanno studiato sul libro Sea Otters. Gli studenti sono stati divisi in 4 gruppi: study, repeated study, concept mapping, retrieval practice.
Nell'elaborazione dei dati i ricercatori hanno poi prestato particolare attenzione alle differenti attività di apprendimento, visto che queste possono dipendere dalla struttura dei materiali.
Le conclusioni:
La ricerca sulle pratiche di ripasso suggerisce una visione di come la mente umana rispetto alle intuizioni quotidiane. Ripetere non è semplicemente un leggere le conoscenze conservate nella mente: l'azione del ricostruire la conoscenza stessa migliora l'apprendimento. Questa prospettiva dinamica sulla mente umana può aprire la strada per la progettazione di nuove attività didattiche basate sul processo del ripetere.
In un certo senso, dunque, anche l'esame stesso può essere un momento di apprendimento: come studente non solo mi è capitato di andare bene a un esame, meglio anche di quello che io stesso credevo, ma in alcune occasioni è il ricordo dell'esame che aiuta a recuperare più facilmente nozioni o percorsi mentali e di apprendimento.
Queste conclusioni e queste sensazioni che da studenti si ricevono sembra siano confermate dai dati raccolti dai due ricercatori e riassunte nei seguenti istogrammi:



Come potete vedere nel caso delle metacognitive predictions le attività di ripasso (retrieval practice) sono all'ultima posizione. Il risultato comunque non è a mio giudizio sorprendente: la metacognizione (la conoscenza riguardo la conoscenza) è uno studio più consapevole e meditato(2).
E' certo importante, come ho avuto modo di scrivere, enfatizzare il ruolo del ripasso nell'apprendimento, ma non bisogna dimenticare in ogni caso il ruolo centrale dello studio elaborativo (quello degli esercizi, dell'aggirare gli ostacoli quando ci si trova di fronte a problemi che non vengono affrontati a lezione): senza quest'ultimo passaggio, ad esempio, Richard Feynman non sarebbe stato il fisico più importante del XX secolo.
Concluderei con la seguente citazione tratta dall'articolo del 2011:
Quando gli studenti creano mappe concettuali(3) in presenza di materiali che stanno imparando, l'attività coinvolge lo studio elaborativo. Gli studenti possono anche creare mappe concettuali senza il materiale che stanno studiando, e allora l'attività coinvolgerebbe il richiamo della conoscenza.
Grazie ad Amy Neubert per avermi gentilmente inviato l'articolo.

(1) Ho utilizzato per retrieval il significato di ripasso che ha un senso più vicino ai significati letterali di recupero o richiamo e alla tecnica così come è descritta nei link di approfondimento o presenti nell'articolo.
(2) La metacognizione è, in effetti, associata con le seguenti parole chiave: coscienza/consapevolezza e auto-coscienza/auto-consapevolezza (Wikipedia).
In pratica queste capacità sono utilizzate per regolare la propria cognizione, per massimizzare il proprio potenziale di pensare, conoscere e per la valutazione delle regole etiche/morali.
(3) I diagrammi di Feynman sono un esempio perfetto di mappe concettuali usate per attività di ricerca e studio.

Approfondimenti:
PhysOrg.com
Purdue University
Retrieval practice & the keyword mnemonic
Karpicke, J., & Blunt, J. (2011). Retrieval Practice Produces More Learning than Elaborative Studying with Concept Mapping Science, 331 (6018), 772-775 DOI: 10.1126/science.1199327
Karpicke JD, & Roediger HL 3rd (2008). The critical importance of retrieval for learning. Science (New York, N.Y.), 319 (5865), 966-8 PMID: 18276894

3 commenti:

  1. Articolo molto interessante.
    Condivido completamente la tua frase:
    "...il ripasso è probabilmente più utile alla vigilia degli esami, mentre l'elaborazione è più utile per ottenere risultati più persistenti..."
    Per quella che è la mia piccolissima esperienza, anche a me capita di recuperare più facilmente nozioni oggetto di un esame (quello di III media lo ricordo a menadito) o di un'interrogazione particolarmente sentita. Credo che questo possa dipendere dal fatto che quando ci si prepara e si vuole davvero assorbire, si imposta un tipo di studio elaborativo (secondo me sempre consigliabile) e magari il giorno prima si fa un po' di ripasso per rinfrescare.
    Un salutone
    Marco

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  2. questo post mi chiarisce molto cose rispetto alla notizia iniziale che non combaciava per nulla con la mia esperienza, prima di studentessa e di insegnante poi

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  3. Marco: grazie di condividere le mie riflessioni sull'argomento. Essere stundenti, a quanto sembra, non è cambiato molto negli anni!
    A Rosalba: ti riferisci al post in inglese, immagino.

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