martedì 20 settembre 2011

Perché non voglio fare l'insegnante

All'inizio di settembre, con la scuola alle porte, Tania chiedeva Perché siete diventati insegnanti?
La mia prima e al momento unica risposta è: per necessità. Perché qualcosa d'altro in quel momento non la si poteva fare. Tra l'altro ho anche scelto di fare l'insegnante, per inciso supplente di terza fascia chiamato direttamente dai presidi delle scuole, non avendo la SISS né alcuna abilitazione né prospettive nella mia Università. Però, in realtà, l'insegnante se potessi non lo farei più, e nel mio caso questo vorrebbe dire esser nelle condizioni di poter rifiutare le prossime proposte di supplenza. Le prime speranze sono riposte, ovviamente, nel recente articolo, nella speranza che possa rendere il curriculum leggermente più decente per una università (non italiana, possibilmente, men che meno la mia!), però fossilizzarsi solo su un unico percorso non è proprio il massimo, e quindi ecco che ho voluto aggiungere l'e-learning, giusto per ribadire che non è l'insegnare a non piacermi, ma il lavoro dell'isegnante.
E a questo punto si innesta, oserei dire perfettamente, l'infografica proposta da Laura Pulici su OggiScienza:
Se partiamo dal presupposto che gli studenti sono mediamente uguali, per comportamento e qualità, in tutta Europa, si capisce quanto l'Italia ci tenga all'istruzione proprio dagli incentivi che si danno agli insegnanti. La punta dell'iceberg diventa proprio lo stipendio, ma non è il solo elemento: laboratori non sempre efficienti; un corpo insegnanti che non sempre riesce ad appassionare gli studenti perché vecchio e/o demotivato; il confronto tra la media degli insegnanti, tecnologicamente arretrati, e gli studenti, tecnologicamente avanzati (che poi, come si accorgono confrontandosi in laboratorio, non lo sono così tanto). E poi c'è quel senso di oppressione che generalmente buttiamo sugli studenti, un modo che, alla fin fine, toglie loro responsabilità: quante volte ho visto riunioni con insegnanti, genitori, studenti parlare sempre degli stessi argomenti (comportamento e rendimento) e quante volte i toni delle riunioni erano tesi e preoccupati, e quante promesse poi non mantenute ho sentito.
E a tutto questo si aggiungono alcuni aspetti della riforma scolastica, come l'eliminazione della logica dai programmi (almeno ufficialmente, voglio sperare), o come l'assegnazione dell'insegnamento della geografia astronomica all'insegnante di... lettere, generando forse il primo caso in cui gli studenti potrebbero essere più preparati dell'insegnante (soprattutto nei licei scientifici).
Ecco, credo di aver scritto per sommi capi perché non mi piace fare l'insegnante, e forse perché mi trovo bene con gli studenti ogni volta che entro nelle classi come supplente: perché neanche a me la scuola piace poi così tanto(1).

(1) La mia insegnante di inglese delle medie diceva ai miei compagni di classe che io e gli altri più bravi della classe eravamo dei secchioni perché in realtà la scuola non ci piaceva e volevamo andare via il prima possibile. Direi, guardandomi indietro, che aveva ragione. Non era e non è mai stata la scuola a piacermi, ma quello che poteva darmi. E poi, non dimentichiamolo, la scuola, per uno studente, difficilmente è fatta dagli insegnanti o dai bidelli o da loro stessi, ma è un edificio dove entrare ogni mattina. C'è qualcosa di sbagliato, in questo, ne convengo, e forse dobbiamo considerare un nuovo modo di fare scuola, dobbiamo smettere di pensare in termini statali, ma questo implicherebbe una rivoluzione di cui, al momento, non credo abbia molta voglia di scrivere.

3 commenti:

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  2. Forse è proprio questo il punto: io voglio fare l'insegnante nonostante tutto perchè lo faccio solo per gli studenti, il resto, tutto il resto conta poco!
    Ti assicuro che, nonostante le difficoltà, sono proprio i ragazzi a distinguere quando questo lavoro lo fai per passione e quando lo fai solo per arrivare alla fine del mese!
    Il massimo dello strumento tecnologico che ho potuto utilizzare in classe è stato il mio piccolo netbook asus, con due casse (altrettanto piccole) per amplificare il suono e pagine web pre caricate perché la connessione internet in classe non funzionava... Nonostante tutto sono sempre riuscita a tener viva l'attenzione dei miei 30 studenti!
    Il clima in classe può diventare bello e piacevole, quando chiudo la porta tutto il resto rimane fuori!

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  3. Fosse per il rapporto con gli studenti, andrebbe anche bene. L'assurdo però sta proprio lì: costruire un buon rapporto con loro ma non riuscire a costruire qualcosa di serio per loro, perché non vogliono, perché la maggior parte degli insegnanti non sono di stimolo, perché capiscono che, da supplente, non posso incidere più di tanto.
    Ad esempio, nell'ultimo ITIS dove sono stato, ci sono andato due volte e una delle classi dove sono stato la prima volta mi hanno detto che, grazie a me, hanno avuto una svolta nel loro modo di affrontare la scuola, e questo ti fa dire: è bello insegnare. (senza contare l'accoglienza ogni volta che mi vedevano: al limite dell'imbarazzo!!!)
    Finisce qui, però. E' bello insegnare, ma non fare l'insegnante. Ci trovo, oggi, una profonda differenza. E come i ragazzi associo insegnante con scuola, e quindi, così come non mi piace la scuola, non mi piace fare l'insegnante.
    E per inciso non mi piacerebbe nemmeno con un superstipendio, perché ovviamente non è lì che si devono trovare le motivazioni.

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