sabato 31 dicembre 2011

La grande storia della chimica dei paperi

Sul Topolino n.2916 del 18 ottobre 2011, a un mesetto circa dall'inizio delle scuole, dunque, il settimanale disneyano celebra l'Anno Internazionale della Chimica 2011, l'anno che si va a concludere tra poche ore. La storia, scritta da Stefano Ambrosio è strutturato con una storia principale, disegnata da Paolo De Lorenzi e alcune piccole storie tutte dedicate alla chimica e disegnate da vari artisti disneyani.
La storia inizia nella biblioteca di Paperopoli, dove Qui, Quo, Qua stanno consultando un po' di testi per una ricerca sulla chimica, fino a che, nella perfetta tradizione disneyana, non entra in scena Pico De Paperis, il tuttologo parente austriaco della famiglia dei paperi. Questo genere di storie, come abbiamo visto nel Paralipomeno dedicato a Escher, non sono rare in Disney, e a recitarle sono soprattutto Pippo, nelle vesti di un improbabile professore dotato di tocco (o a volte anche nei panni della cavia di una voce fuori campo) oppure, come soprattutto nella tradizione italiana, ecco il nostro Pico.
Innanzitutto si parte con una bella definizione di cos'è la chimica:
La chimica gioca un ruolo fondamentale nella vita di chiunque. E' la scienza che studia gli atomi, le molecole e le loro trasformazioni, e nell'universo le molecole compongono ogni cosa, dagli esseri viventi alle stelle.
La storia della chimica, ovviamente, parte dalle origini, dai primi filosofi che si interessarono all'atomo, i greci Epicuro e Democrito, o l'indiano Kanada. Il primo chimico nel senso del primo scienziato a portare avanti esperimenti su come reagiscono tra loro le sostanze fu il persiano Jabir Ibn Hayyan. Tra le scoperte e le invenzioni si ricordano cristallizazione, calcinazione, sublimazione ed evaporazione, la sintesi degli acidi e la distillazione, il tutto usando l'alambicco, una sua invenzione. Oltre ad aver sviluppato metodi per la preparazione di vari metalli, lo si ricorda anche per aver sviluppato l'acqua regia con l'obiettivo di dissolvere l'oro(1).
La rivoluzione in chimica avvenne più o meno nello stesso periodo in cui avvenne in fisica con Galileo: Georg Agricola, infatti, nel 1556 scrisse il De re metallica, opera alla base della chimica metallurgica. Iniziano quindi a venire pubblicati i libri di chimica: il Tyrocinium Chymicum di Jean Beguin del 1610, il primo libro didattico sulla chimica; The sceptical chimist di Robert Boyle, dove vennero divulgate per la prima volta in Europa le prime ricerche di Jabir Ibn Hayyan.
Il primo vero chimico della storia è però Antoine Lavoisier, impegnato in molte ricerche in campo chimico, e uno dei martiri della scienza vittima del Terrore della Rivoluzione francese. Nella storia raccontata da Gagnor, disegnata in questo caso da Roberto Vian, troviamo Lavoisier e la moglie Marie-Anne Pierrette(2), che lo assisteva con la costruzione degli strumenti scientifici usati nei suoi esperimenti, in particolare nel tentativo di confutare la teoria del flogisto, una misteriosa entità che fugge fuori da un oggetto quando brucia
Fu grazie a questi studi sul flogisto che Lavoisier enunciò il principio della conservazione della massa:
Le sostanze chimiche si trasformano, ma non svaniscono. La massa totale si conserva sempre.
Dal 1789, anno del trattato Traité élémentaire de chimie, si fa un salto, insieme con Carlo Limido, nella Russia del XIX secolo per scoprire la nascita della tavola periodica di Dmitri Mendeleev.
Il suo lavoro può essere considerato come il completamento di un lavoro iniziato nel 1803 da Dalton con i suoi lavori sulla teoria atomica, e poi ecco Amedeo Avogadro e Stanislao Cannizzaro, che tra l'altro introdussero il concetto di peso atomico, che sta proprio alla base della tavola periodiva di Mendeleev.
Sappiamo che la storia della tavola periodica è lunga e ricca non solo di previsioni, ma anche di versioni alternative. Un modo poi per comprendere il mondo della chimica è anche quello dello studio delle strutture molecolari. Ad esempio le molecole d'acqua non si allineano lungo una retta, ma su un triangolo dove i trevertici sono occupati dall'ossigeno e dai due idrogeni. Questa scoperta, ovvero che ogni molecola possiede una sua struttura geometrica, ha origine in Germania grazie a Kekulé von Stradonitz, disegnato da Antonello Dalena, e che elaborò la teoria delle strutture chimiche fra il 1857 e il 1865.
Una delle curiosità presenti nella storia è però legata alla struttura esagonale della molecola del benzene, ispirata dall'ouroboruo, il serpente che si morde la coda.
L'ultima tappa della nostra storia ci porta, insieme con Marco Gervasio, in Italia dove Giulio Natta stava studiando la polimerizzazione del propilene. La storia del propilene è solo una delle tante tappe nella strada dello sviluppo dei materiali plastici, una strada iniziata nel 1862 da Alexander Parks con l'invenzione della celluloide, mentre nel 1907 Leo Hendrik Baekeland inventò la bakelite, il primo materiale sintetico. La scoperta del 1959 della polimerizzazione del propilene da parte di Natta avvenne grazie a un catalizzatore inviatogli da Ziegler e portò i due chimici alla vittoria del Nobel nel 1963.
E' qui che finisce la breve carrellata nella chimica di Gagnor e colleghi, un bel modo per raccontare la chimica, che resta nel solco della tradizione disneyana del Professore, Guido Martina, che ha spesso proposto storie intelligenti e interessanti che univano il racconto della storia e della scienza con l'avventura. Un po' come lo stesso Gagnor sta facendo con la Storia dell'arte secondo Topolino. Questaperò è un'altra storia, e per il momento limitiamoci a celebrare l'anno che ormai è quasi finito grazie a questa piccola storia made in Italy, che ancora una volta conferma come si può utilizzare il fumetto per proporre idee intelligenti e spunti di approfondimenti a tutti i lettori, da quelli piccoli a quelli grandi.
(1) Amr, S., & Tbakhi, A. (2007). Jabir ibn Hayyan Annals of Saudi Medicine, 27 (1) DOI: 10.4103/0256-4947.51533
(2) EAGLE, C., & SLOAN, J. (1998). Marie Anne Paulze Lavoisier: The Mother of Modern Chemistry The Chemical Educator, 3 (5), 1-18 DOI: 10.1007/s00897980249a

2 commenti:

  1. Solo una piccolissima precisazione: Pico è in originale Ludwig von Drake con un fortissimo accento tedesco. Poi, ma andiamo sul personale, uno dei miei tutor a UCD (University of Calisota, Ducksburg).

    RispondiElimina