giovedì 29 dicembre 2011

Ritratti: Roald Amundsen

Victory awaits him who has everything in order - luck, people call it. Defeat is certain for him who has neglected to take the necessary precautions in time; this is called bad luck.
(Roald Amundsen)
Il 14 dicembre del 1911 la spedizione guidata da Roald Amundsen, esploratore norvegese, raggiunse il Polo Sud anticipando di 35 giorni, in una appassionantesfidatra i ghiacci, la spedizione concorrente guidata da Robert Scott. Insieme con Amundsen facevano parte di quella spedizione anche Olav Bjaaland, Helmer Hanssen, Sverre Hassel e Oscar Wisting e di quell'impresa e di quella sfida ricorrono proprio quest'anno i 100 anni, celebrati con varie mostre (anche in Italia).
Roald Engelbregt Gravning Amundsen nasce il 16 luglio del 1872 a Borge, vicino Oslo, e fino al compimento del 21.mo anno di età, quando la madre morì, cercò di mantenere la promessa fattale di tenersi lontano dal mare e dall'industria marittima di famiglia, al momento tenuta dal padre Jens, per indirizzarsi verso gli studi di medicina. Sentitosi sciolto dalla promessa con la morte della madre, Roald seguì il richiamo del mare, quasi come un tipico personaggio lovecraftiano, ispirato però da Fridtjof Nansen e dalla sua spedizione in Groenlandia.
Le quattro spedizioni principali per cui viene oggi ricordato sono: la prima spedizione in Antartide, guidata da Adrien de Gerlache, dove conobbe il medico statunitense Frederick Cook, che salvò la vitaa tutto l'equipaggio, bloccato in quelle lande ghiacciate dove la nave, la Belgica, si era trovata molto probabilmente per caso.

L'equipaggio della prima spedizione di Amundsen
Dopo una sorta di esplorazione casuale, però, Amundsen portò a termine la sua prima impresa di successo, l'apertura del Passaggio a nord-ovest, impresa compiuta tra il 1903 e il 1906. Lasciò Oslo a bordo della Gjøa ed ebbe una certa importanza non solo sotto l'aspetto esplorativo. Il Passaggio a nord-ovest, infatti, fu una sfida per gli esploratori europei a partire dalla fine del XV secolo, e la spinta per aprirlo era ovviamente di carattere commerciale. I tentativi precedenti furono condotti da gente del calibro di Francisco de Ulloa, John Davis, Henry Hudson, John Franklin. Quest'ultimo, in particolare, organizzò una spedizione molto ben equipaggiata che però perì per cause non meglio chiarite prima di raggiungere il proprio obiettivo. Probabilmente fu proprio per arrivarelà dove Franklin non riuscì che Amundsen decise di accettare una sfida che altri avevano già combattuto e perso. E durante l'esplorazione, il gruppo raccolse molti dati scientificamente rilevanti sul magnetismo terrestre e sull'esatta posizione del Polo, aggiungendo a questo anche delle preziose informazioni sui costumi e sulla sopravvivenza della popolazione locale dei Netsilik. Forse questi contatti furono preziosi per il successo finale della spedizione, ma certo sono da ritenersi un importante esempio positivo di cooperazione e di scambio tra culture differenti che troppo spesso nei tempi moderni dimentichiamo. Il grande successo di Amundsen, però, fu, come ricordato all'inizio, la conquista del Polo Sud in una spedizione partita nel 1910 a bordo della Fram, nave già usata da Nansen, un po' in sordina. Il norvegese, infatti, probabilmente scottato dal non essere riuscito ad arrivareper primo al Polo Nord, decise di non rivelare subito il suo vero obiettivo, lasciando che a farlo, il 2 ottobre, fosse il fratello Leon. Lo stesso equipaggio non venne informato immediatamente, ma solo una volta giunti a Madera, dove, constatato che tutti i suoi uomini erano disposti a seguirlo fino in Antartide, inviò un telegramma al suo principale contentende nella corsa all'Antartide, Scott:
Beg to inform you Fram proceedeing Antarctic
All'inizio del 1911 il gruppo di Amundsen approda alla baia delle Balene, ispirandosi al precedente tentativo di Ernest Shackleton, che avrebbe così costituito una sortadi guida per la prima parte del viaggio e rivelandosi alla fine un importante vantaggio rispetto alla sceltadi Scott di partire da capo Evans. Fu così che iniziarono i preparativi per il tentativo di conquista.
In effetti di vere e proprie spedizioni su terreno antartico Amundsen ne dovette realizzare 2, la prima partita l'8 settembre, naufragata però a causa di un improvviso abbassamento delle temperature. Grazie all'esperienza degli esploratori, tutti riuscirono a salvarsi dalle rigide condizioni meteorologiche. Questaprima spedizione, però, porta alla luce alcuni dissapori: Prestrud e Hanssen, infatti, accusano dei principi di congelamento ai talloni, e così si programma velocemente il rientro. Nelle avverse condizioni di quel periodo (una tempesta di neve), Johansen è costretto a trasportare Prestrud fino al rifugio di Framheim, dove accuserà Amundsen di aver sconsideratamente lasciato al suo destino il giovane. A quel punto Amundsen decide di modificare il gruppo che avrebbe portato a termine la conquista del Polo, escludendo sia Prestrud sia Hanssen dalla spedizione principale. A loro e a Stubberud assegnò il compito di esplorare la penisola di Edward VII: questo compito minore, unito con il fatto di aver assegnato la guida di questa spedizione al giovane Prestrud, spinse Hanssen al suicidio, una volta rientrato in patria.
Il gruppo principale, invece, partì il 19 ottobre forte di 4 slitte e 52 cani per giungere, con 16 cani (il resto venne ucciso per consentire la sopravvivenza degli esploratori), il 14 dicembre, 99 giorni dopo, al Polo Sud. Il racconto di questa spedizione è stato raccolto dallo stesso Amundsen nel libro The South Pole: An Account of the Norwegian Antarctic Expedition in the "Fram", 1910–1912, e potete consultarne una copia sul Project Gutenberg (versione audio sull'Internet Archive). Da lì estraggo due delle appendici scientifiche presenti nel testo. Primna di tutto le note sulla geologia dell'antartide redatte da J. Schetelig dell'Istituto mineralogico dell'Università di Christiana:
The collection of specimens of rocks brought back by Mr. Roald Amundsen from his South Polar expedition has been sent by him to the Mineralogical Institute of the University, the Director of which, Professor W. C. Brögger, has been good enough to entrust to me the work of examining this rare and valuable material, which gives us information of the structure of hitherto untrodden regions.
Roald Amundsen himself brought back altogether about twenty specimens of various kinds of rock from Mount Betty, which lies in lat. 85º 8' S. Lieutenant Prestrud's expedition to King Edward VII. Land collected in all about thirty specimens from Scott's Nunatak, which was the only mountain bare of snow that this expedition met with on its route. A number of the stones from Scott's Nunatak were brought away because they were thickly overgrown with lichens. These specimens of lichens have been sent to the Botanical Museum of the University.
A first cursory examination of the material was enough to show that the specimens from Mount Betty and Scott's Nunatak consist exclusively of granitic rocks and crystalline schists. There were no specimens of sedimentary rocks which, by possibly containing fossils, might have contributed to the determination of the age of these mountains. Another thing that was immediately apparent was the striking agreement that exists between the rocks from these two places, lying so far apart. The distance from Mount Betty to Scott's Nunatak is between seven and eight degrees of latitude.
I have examined the specimens microscopically.
From Mount Betty there are several specimens of white granite, with dark and light mica; it has a great resemblance to the white granites from Sogn, the Dovre district, and Nordland, in Norway. There is one very beautiful specimen of shining white, fine-grained granite aplite, with small, pale red garnets. These granites show in their exterior no sign of pressure structure. The remaining rocks from Mount Betty are gneissic granite, partly very rich in dark mica, and gneiss (granitic schist); besides mica schist, with veins of quartz.
From Scott's Nunatak there are also several specimens of white granite, very like those from Mount Betty. The remaining rocks from here are richer in lime and iron, and show a series of gradual transitions from micacious granite, through grano-diorite to quartz diorite, with considerable quantities of dark mica, and green hornblende. In one of the specimens the quantity of free quartz is so small that the rock is almost a quartz-free diorite. The quartz diorites are: some medium-grained, some coarse-grained (quartz-diorite-pegmatite), with streaks of black mica. The schistose rocks from Scott's Nunatak are streaked, and, in part, very fine-grained quartz diorite schists. Mica schists do not occur among the specimens from this mountain.
Our knowledge of the geology of South Victoria Land is mainly due to Scott's expedition of 1901 -- 1904, with H. T. Ferrar as geologist, and Shackleton's expedition of 1907 -- 08, with Professor David and R. Priestley as geologists. According to the investigations of these expeditions, South Victoria Land consists of a vast, ancient complex of crystalline schists and granitic rocks, large extents of which are covered by a sandstone formation ("Beacon Sandstone," Ferrar), on the whole horizontally bedded, which is at least 1,500 feet thick, and in which Shackleton found seams of coal and fossil wood (a coniferous tree). This, as it belongs to the Upper Devonian or Lower Carboniferous, determines a lower limit for the age of the sandstone formation. Shackleton also found in lat. 85º 15' S. beds of limestone, which he regards as underlying and being older than the sandstone. In the limestone, which is also on the whole horizontally bedded, only radiolaria have been found. The limestone is probably of older Palæozoic age (? Silurian). It is, therefore, tolerably certain that the underlying older formation of gneisses, crystalline schists and granites, etc., is of Archæan age, and belongs to the foundation rocks.
Volcanic rocks are only found along the coast of Ross Sea and on a range of islands parallel to the coast. Shackleton did not find volcanic rocks on his ascent from the Barrier on his route towards the South Pole.
G. T. Prior, who has described the rocks collected by Scott's expedition, gives the following as belonging to the complex of foundation rocks: gneisses, granites, diorites, banatites, and other eruptive rocks, as well as crystalline limestone, with chondrodite. Professor David and R. Priestley, the geologists of Shackleton's expedition, refer to Ferrar's and Prior's description of the foundation rocks, and state that according to their own investigations the foundation rocks consist of banded gneiss, gneissic granite, grano-diorite, and diorite rich in sphene, besides coarse crystalline limestone as enclosures in the gneiss.
This list of the most important rocks belonging to the foundation series of the parts of South Victoria Land already explored agrees so closely with the rocks from Mount Betty and Scott's Nunatak, that there can be no doubt that the latter also belong to the foundation rocks.
From the exhaustive investigations carried out by Scott's and Shackleton's expeditions it appears that South Victoria Land is a plateau land, consisting of a foundation platform, of great thickness and prominence, above which lie remains, of greater or less extent, of Palæozoic formations, horizontally bedded. From the specimens of rock brought home by Roald Amundsen's expedition it is established that the plateau of foundation rocks is continued eastward to Amundsen's route to the South Pole, and that King Edward VII. Land is probably a northern continuation, on the eastern side of Ross Sea, of the foundation rock plateau of South Victoria Land.
Il secondo estratto è relativo alle osservazioni astronomiche, redatto da Anton Alexander:
Capitano Roald Amundsen,
come da lei richiesto propongo qui brevemente il risultato del mio esame delle osservazioni della vostra spedizione nel Polo Sud. I miei calcoli sono basati sulla longitudine per Framheim data dal tenente Prestrud, 163º 37' a ovest di Greenwich. Egli descrive questa longitudine come provvisoria, ma solo a tal punto che il risultato finale non può differire in maniera apprezzabile da esso. I miei stessi risultati possono anche essere alquanto modificati su un finale trattamento del materiale. Ma queste modifiche, di nuovo, saranno solo immateriali e, in ogni caso, non influenzeranno il risultato dell'indagine data soto come la posizione delle due stazioni polari.
Alla prima stazione polare, il 15 dicembre 2011, sono state misurate diciotto altitudini per il sole con ognuno dei sestanti della spedizione. La latitudine calcolata da queste altitudini è, su una media su tutti i sestanti, molto vicina a 89º 54', con un errore di ± 2'. la longitudine calcolatadalle altitudini è circa 7t (105°) E, ma, come ci si poteva attendere a queste grandi latitudini, le aberrazioni sono molto considerevoli. Possiamo, comunque, assumere con grande certezza che questa stazione si trova tra 89º 52' e 89º 56' S in latitudine e tra 90° e 120° E di longitudine.
La variazione della bussola alla prima stazione polare è stata determinata da una serie di posizioni del sole. Ciò ci porta la direzione assoluta della linea del percorso dell'ultimo giorno. La lunghezza di questa linea è statamisurata in 5 miglia e mezza. Con questo aiuto siamo in grado di costruire per Polheim un campo della stessa forma ed estensione di quello al cui interno si doveva trovare la prima stazione polare.
A Polheim, durante un periodo di 24 ore (16-17 dicembre), le osservazioni sono state fatte ogni ora con uno dei sestanti. Le osservazioni mostrano una altitudine massima di 28º 19.2' e un'altitudine minima di 23º 174'. Combinando queste con le due precedenti altitudini, un errore uguale su ciascun lato non influenzerà il risultato. La combinazione porta a una latitudine di 89º 58.6'. Che questo risultato debba essere sostanzialmente corretto è confermato dallo spostamento dei periodi di culminazione che è indicato dalle serie di osservazioni, e che nelle immediate vicinanze del Polo è causato dal cambio nella declinazione del sole. Nel giorno delle osservazioni questo spostamento ammontava a trentaminuti in 89º 57', 46 minuti in 89º 58' e oltre un'ora e mezza in 89º 59'. Il culmine superiore si è verificato molto tradi e quello inferiore molto presto. L'intervallo tra questi due periodi è stato così ridotto da raddoppiare la quantità di spostamenti dati. Ora la serie di osservazioni mostra che l'intervallo trala culminazione superiore e inferiore ammontava al massimo a undici ore; lo spostamento dei periodi di culminazione era così di almeno una mezz'ora. Ne consegue che Polheim deve trovarsi a sudi di 89º 57', ma allo stesso tempo non può trovarsi a sud di 89º 59'. I momenti di culminazione potrebbero certo esserestati determinati solo molto approssimativamenbte e allo stesso modo le osservazioni nel complesso inutilizzabili per la determinazione della longitudine. Si può, comunque stabilire con una qualche certezza che la longitudine deve essere tra i 30° e i 75° E. La latitudine, come già detto, è tra 89º 57' e 89º 59', e la probabile posizione di Polheim può essere data approssimativamente come 89º 58.5' S. e 60º E.
Sul disegno allegato le lettere abcd indicano il campo all'interno del quale dovrebbe essere la prima stazione polare; ABCD è il campo che è viene assegnato a Polheim; EFGH il campo che dovrebbe essere assegnato a Polheim secondo le osservazioni prase sul post; P la probabile posizione di Polheim, L la posizione risultante della prima stazione polare. La posizione così assegnata a quest'ultima si accorda con quanto ci si poteva aspettare dalla media delle osservazioni del 15dicembre. In accordo con questa, Polheim dovrebbe essere posto a un miglio e mezzo, o appena tre chilometri, dal Polo Sud, e certo non più lontano di sei chilometri.
Dal vostro resoconto verbale ho capito che Helmer Hanssen e Bjaaland hanno camminato per quattro miglia da Polheim nella direzione presa per essere a sud sulla base delle osservazioni. Sulla carta le lettere efgh indicano la regione all'interno della quale dovrebbe concludersi il loro percorso. Si può vedere da ciò che essi hanno superato il Polo Sud di una distanza che, da una parte, può difficilmente essere superiore ai due chilometri e mezzo, e dall'altra parte, superiore ai due chilometri; e che se la posizione assunta di Poklheim è corretta, hanno superato il Polo reale di una distanza tra i 400 e i 600 metri; e che è molto probabile che hanno superato il Polo di una distanza di poche centinaia di metri, forse anche meno.
La grande vittoria della conquista del Polo Sud, però, non cancellò il più grande cruccio di Amundsen: il raggiungimento del Polo Nord. Tentò altre due volte. La prima, tra il 1918 e il 1920 attraverso il così detto Passaggio a nordest, un po' via terra un po' via cielo, e la seconda tra il 1925 e il 1926. Quest'ultima, portata a termine insieme con Umberto Nobile e Lincoln Ellsworth, il finanziatore della spedizione, fu completata grazie al dirigibile progettato dall'italiano, ma lasciò un po' di attriti tra i due esploratori, dovuti proprio all'attribuzione dei meriti per la conquista aerea. Questi attriti, però, non impedirono ad Amundsen di gettarsi, con spirito altruistico, nell'impresa di soccorso nei confronti di Nobile quando la sua spedizione del 1928 nel Mar Glaciale Artico si trovò in difficoltà. Andare in soccorso dell'amico ritrovato, forse per riconciliarsi con lui, fu il suo ultimo gesto, dal quale non tornò mai, perso tra i ghiacci per sempre, mai più ritrovato.
Forse, quel giorno, Amundsen lasciò a casa il suo amuleto, quello che poi, nel 1956 Romano Scarpa mise nella collezione di amuleti di Paperon de Paperoni, un pinguino imperiale intagliato nel legno, che divenne il coprotagonista di una splendida storia in cui Paperino e nipotini intrapresero una fantastica esplorazione del Polo Sud, sulle orme del grande esploratore norvegese.
Wikipedia:
Biografia in inglese e in italiano
Spedizione Amundsen
Passaggio a nord-ovest

Approfondimenti:
The South Pole sui server dell'Università di Adelaide
Infografica in tedesco sulla spedizione di Amundsen
Biografia di Amundsen su Viaggi Polari

Sul centenario della spedizione: Celebrating the era of adventurers and explorers di Keeble McFarlane
Scott e Amundsen: cent'anni fa la gara per la conquista del Polo Sud di Lara Ricci con estratti in italiano dal libro-diario di Amundsen

Traduzione del mini-trattato sulla geologia dell'Antartide:
La collezione di campioni di roccia portati indietro da Mr. Roald Amundsen dalla sua spedizione nel Polo Sud è stata da lui inviata all'Istituto di Mineralogica dell'Università, ilcui direttore, il professor W. C. Brögger, è stato abbastanza cortese da coinvolgermi nel lavoro di esame di questo raro e prezioso materiale, che ci porta informazioni sulla struttura di regioni finora inviolate.
Lo stesso Roald Amundsen ha riportato circa una ventina di campioni di vari tipi di rocce dal Monte Betty, posto alla latitudine 85º 8' S. La spedizione del tenente Prestrud nella penisola di Edward VII ha collezionato in tutto una trentina circa di campioni dal monte Nunatak Scott, che è stata la sola montagna priva di neve incontrata da questa spedizione durante il suo percorso. Un numero di queste pietre dal Nunatak Scott sono state portate via poiché erano coperte da un sottile strato di licheni. Questi campioni di licheni sono stati inviati al Museo Botanico dell'Università.
Un primo esame superficiale del materiale è stato sufficiente per mostrare che i campioni da Monte Betty e Nunatak Scott è costituito esclusivamente da rocce granitiche e scisti cristallini. Non ci sono campioni di rocce sedimentarie che, contenendo possibili fossili, avrebbero contribuito alla determinazione dell'età di queste montagne. Un'altra cosa che è stata immediatamente evidente era lo stretto accordo che esiste tra le rocce provenienti da questi due luoghi, così lontani uno dall'altro. La distanza tra Monte Betty e Nunatak Scott è tra i sette e gli otto gradi di latitudine.
Ho esaminato i campioni al microscopio.
Dal monte Betty ci sono diversi campioni di granito bianco, con mica scura e chiara; ha una grande somiglianza con i graniti bianchi del Sogn, nel distretto di Dovre, e con il Nordland in Norvegia. C'è un esemplare molto bello di aplite a grana fine di riflessi bianchi, con granati rosso pallido. Questi graniti all'esterno non mostrano alcun segno della pressione della struttura. Le rocce rimanentu dal Monte Betty sono graniti metamorfici, parzialmente molto ricchi di mica scura e di gneiss (scisto granitico), oltre a scisti di mica con vene di quarzo.
Da Nunatak Scott ci sono anche diversi campioni di granito bianco, molto simili a quelli da Monte Betty. Le restanti rocce sono ricche di calce e ferro, e mostrano una serie di graduali transizioni dal granito micaceo alla dioriteal quarzo attraverso la grano-diorite, con considerevoli quantità di mica scura e orneblenda verde. In uno dei campioni la quantità di quarzo libero è così piccola che la roccia è quasi una diorite senza quarzo. Le dioriti al quarzo sono: un po' a grana media, un po' a grana grossa (quarzo-diorite-pegmatite), con striature di mica nera. Le rocce scistose da Nunatak Scott sono scisti di diorite al quarzo striate e, in parte, a grana molto fine. Le scisti di mica non sono presenti tra i campioni provenienti da questa montagna.
La nostra conoscenza della geologia della parte meridionale della terra della regina Vittoria è principalmente dovuta alla spedizione di Scott del 1901-1904, con H.T.Ferrarcome geologo, e alla spedizione di Shackleton del 1907-08, co i professori David e R. Priestley come geologi. Secondo le indagini di queste spedizioni, il sud della terra della regina Vittoria è costituito da vasti e antichi complessi di scisti cristallini e rocce granitiche, large estensioni coperte da formazioni di arenaria ("Beacon Sandstone" Ferrar), su tutto il letto orizzontale, che è spesso almeno 1500 piedi, e dove Shackleton ha trovato vene di carbone e fossili di legno (un albero di conifere). Questo, poiché appartiene al Devoniano Superiore o al Basso Carbonifero, determina un limite inferiore per l'età della formazione di arenaria. Shackleton ha anche trovato alla latitudine di 85º 15' S. letti di calcare, che egli ritiene sottostanti e più vecchi dell'arenaria. Nel calcare, che è anch'esso nel letto orizzontale, sono stati trovati solo dei radiolari. Il calcare è probabilmente più vecchio del Paleozoico (Siluriano?). E', quindi, tollerabilmente certo che la più vecchia formazione sottostante di gneiss, scisti cristallini e graniti, ecc, è dell'era Archaena e appartiene alle rocce della base.
Le rocce vulcaniche solo le sole trovate lungo la costa del mare di Ross e su una serie di isole parallele alla costa. Shackleton non ha trovato rocce vulcaniche lungo la sua ascensione dal Barrier fino al suo percorso attraverso il Polo Sud.
G.T.Prior, che ha descritto le rocce collezionate dalla spedizione di Scott, ritiene la seguente come appartenenteal complesso delle rocce della base: gneiss, graniti, dioriti, banatiti e altre rocce eruttive, come calcare cristallino con chondrodite. I professori David e R.Priestley, i geologi della spedizione di Shackleton, si riferiscono alla descrizione di Ferrar e di Prior delle rocce di base, e stabiliscono che secondo le loro stesse indagini le rocce della base sono formate da fasce di gneiss, graniti gneissici, grano-diorite, e diorite ricca di sphene, oltre a un grossa pietra calcarea come chiusura nello gneiss.
La lista delle più importanti rocce appartenenti alle serie della base della regione della regina Vittoria già esplorate sono in accordo così strettamente con le rocce dal Monte Betti e da Nunatak Scott, che non ci possono essere dubbi sul fatto che questeultime appartengono alle rocce di base.
Dalle esaustive indagini compiute dalle spedizioni di Scott e Shackleton appare che la terra della regina Vittoria è una piattaforma, costituita da una foundation platform, di grande spessore e imponenza, sopra il quale si trovano i resti, di maggiore o minore estensione, di formazioni paleozoiche. Dai campioni di rocce portati a casa dalla spedizione di Roald Amundsen si è stabilito che il plateau delle rocce della base prosegue verso est lungo il percorso di Amundsen verso il Polo Sud e che la regione di EdwardVII è probabilmente una continuazione settentrionale, sul lato orientale del mare di Ross, del plateau della regione della regina Vittoria.
Alcune delle immagini sono tratte dalla versione del libro di Amundsen su Encyclopedia of Earth

1 commento:

  1. Gran lavoro, Gian! Noto che la tua passione ritrattistica è di ampio respiro! anche a me piace leggere, ogni tanto, la biografia di qualcuno autore di grandi imprese: c'è sempre da imparare qualcosa.

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