mercoledì 28 marzo 2012

Ritratti: Jabir ibn Hayyan

La scienza araba, in particolare tra l'VIII e il XV secolo, fu prospera e ricca di risultati. Se per quel che riguarda la matematica un ottimo excursus storico è quello scritto da Flavio Ubaldini sul Blogghetto, per quel che riguarda l'astronomia araba risulta particolarmente interessante questo La scienza araba e la rivoluzione scientifica del Rinascimento italiano di Mamoon Alabbasi nella traduzione di Manuela Bocchino. Tra gli astronomi arabi citati nell'articolo di Alabbasi spuntano Nasir al-Din al-Tusi così come i più noti Averroè e Avicenna, o ancora gente come Thabit e al-Battani. Dal punto di vista dell'algebra, invece, restando su Galileo, è interessante scoprire come il nostro non conoscesse l'algebra, con la quale venne a contatto solo dopo i trattati sull'astronomia.
In un ambiente scientificamente così stimolante, è innegabile che, soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo scientifico, emergessero delle figure che, come Pitagora nella matematica della magna Grecia, riuscirono a creare una vera e propria scuola. In particolare emerge la figura di Abu Musa Jabir ibn Hayyan Al-Azdi, chimico e alchimista, astronomo e astrologo, ingegnere, geografo, filosofo, fisico, farmacista e medico. Personalità poliedrica, dunque, alla quale vengono attribuiti circa 1300 libri, anche se probabilmente buona parte di questa vera e propria biblioteca nota come corpus jabiriano è molto probabilmente frutto del lavoro dei suoi allievi.
Jabir, o Geber, così è noto in Europa, nato a Tus nella provincia del Khorasan in Iran nel 721, è figlio d'arte: il padre, Hayyan Al-Azdi, era infatti farmacista dalla vita però non semplice. Hayyan, infatti, aveva base nello Yemen, nella zona dell'attuale città di Kufa in Iraq durante la dominazione degli Umayyad, e appoggiava, purtroppo per lui, la fazione ribelle degli Abbasid. Quando gli Umayyad risposero alle rivolte degli Abbasid, Hayyan venne catturato e quindi giustiziato. La famiglia, così, fugge da Kufa e Jabir va a studiare presso Harbi Al-Himyari(1, 2) per poi diventare studente dell'imam Jafar Al-Sadiq(2, 3) una volta ritornato alla sua città natale. Con Al-Sadiq impara praticamente tutto quello che gli sarà utile successivamente durante la sua carriera, che lo porterà a diventare alchimista di corte presso il califfo Haroun Al-Rashid.
Il lavoro di Jabir, diffuso dai libri suoi e della sua scuola alchemica, non erano ignoti in Europa, tradotti in latino da altri studiosi (si ricorda, ad esempio, il francescano Paolo di Taranto(4)). E' in questo modo che oggi possiamo affermare con buona certezza che Jabir ibn Hayyan è il padre della chimica moderna e della farmacia. Fu infatti il primo a introdurre il metodo sperimentale all'interno dell'alchimia, oltre a scoprire tutta una serie di processi chimici oggi ben noti: cristallizzazione, calcinazione, sublimazione ed evaporazione, la sintesi degli acidi e la distillazione. Come Galileo, per realizzare i suoi esperimenti, costruì egli stesso gli strumenti che gli necessitavano, come l'alambicco, sua più nota invenzione. Come ogni buon alchimista si interessò allo studio dei metalli, grazie al quale scoprì l'aqua regia per dissolvere l'oro, e utilizzò il diossido di magnesio nella produzione del vetro.
Come molti altri studiosi prima di lui, poi, propose la sua idea riguardo gli elementi naturali, che suddivideva in tre categorie: gli spiriti, che vaporizzano quando riscaldati; i metalli, come oro, argento, ferro, rame; le pietre, che possono essere convertite in polvere. Come avrete già notato, questi nomi sono rimasti nella terminologia della scienza moderna, a sottolineare l'importanza di Jabir nella nascita e nello sviluppo della chimica moderna:
Although ancient alchemy was concerned with the preparation of precious metals, Jabir dedicated his work to the development of basic chemical methods using experimentation and the study of chemical reactions and their principles, thus paving the road for transforming chemistry from the realm of myths and legends to a scientific discipline. It is stated that the development of chemistry in Europe can be traced directly to Jabir Ibn Hayyan.(2)
Leggi anche le biografie su Gaza Strip e su Hubpages.

(1) Le notizie su questa parte della biografia sembrano contrastanti, leggendo la biografia su en.wiki, e per scrivere questa parte mi sono attenuto all'articolo di Semir Amr e Adelghani Tbakhi
(2) Amr SS, & Tbakhi A (2007). Jabir ibn Hayyan. Annals of Saudi medicine, 27 (1), 53-4 PMID: 17337999 (pdf)
(3) Questo passaggio sembra essere controverso, come riportato sull'Enciclopedia Iranica:
The historical relations between Jaʿfar al-Ṣādeq and Jāber b. Ḥayyān remain very controversial, as they are linked to still unresolved questions about dating, composition, and authorship of the texts attributed to Jāber. Scholars such as Julius Ruska, Paul Kraus, and Pierre Lory consider Jaʿfar al-Ṣādeq's involvement in the transmission of alchemical knowledge as a literary fiction, whereas Fuat Sezgin, Toufic Fahd, and Nomanul Haq are rather inclined to accept the existence of alchemical activity in Medina in Jaʿfar al-Ṣādeq's time, although they remain cautious regarding the authenticity of the attribution of the Jaberian corpus to Jāber b. Ḥayyān and of the alchemical works to Jaʿfar al-Ṣādeq
(4) Biografia su it.wiki

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