L'
esperimento sulla carica e la scarica di un condensatore è stato fatto anche nella seconda quinta. In questo caso i dati sono stati presi solo per la scarica: mentre il cronometrista scandiva lo scorrere del tempo, tre baldi compagni di classe appuntavano la lettura della caduta di potenziale ai capi del condensatore. In questa occasione ho preso molto velocemente i dati letti e ho realizzato il grafico qui sotto:
Visto che ci sono, vado anche a rispondere a
Marco Bruno, uno degli autori del
Tamburo riparato, che nei commenti del
post sull'esperimento, poneva un paio di osservazioni. Iniziamo dalla prima:
Ehm... per me Q=C*V. Perchè deltaV?
In effetti utilizzare $V$ o $\Delta V$, una volta che sappiamo cosa rappresenta, è abbastanza indifferente. D'altra parte $\Delta V$ è evidentemente più preciso: per poter permettere alle cariche di muoversi all'interno del circuito ho bisogno di applicare una
differenza di potenziale, e ogni volta che ci sono differenze entra in scena $\Delta$.
Quella è la carica scambiata, non quella netta. Il C immagazzina la carica anche se non c'è variazione di tensione; immagazzina quella carica a quella tensione, e basta. Scusa, ma ragiono da elettronico... :-)
Qui ti smentisco (altrimenti la teoria alla base dei circuiti $RC$ è da riscrivere!): un condensatore
non può immagazzinare carica elettrica
se non c'è una caduta di tensione che quella carica la fa muovere. E infatti in assenza di un qualsiasi generatore di tensione il condensatore, precedentemente caricato, si scarica, come si vede dal grafico realizzato con i dati presi dai ragazzi.
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