giovedì 11 luglio 2013

Jeff Smith, Rasl e Nikola Tesla

Concluso, anche se non completamente abbandonato, il progetto di Bone, dopo un periodo di riposo durante il quale si è concesso un po' di progetti diciamo minori (se, ad esempio, si può considerare minore la miniserie dedicata al Capitan Marvel della Fawcett, pardon della DC), Jeff Smith si rimette in gioco con un nuovo serial, Rasl. In questo caso, però, abbandona il fantasy per andare decisamente verso la fantascienza.
Se dal punto di vista narrativo siamo di fronte a un noir fantascientifico di stampo dickiano (come si approfondirà più avanti), dall'altro Smith deve abbandonare lo stile cartoonesco alla Walt Kelly per adottarne uno più realistico, in parte sperimentato nella citata miniserie su Capitan Marvel, un tratto che mi sembra una via di mezzo tra Jack Kirby e Minetaro Mochizuki.
Per quel che riguarda i contenuti, invece, il protagonista, Robert Johnson(1), è un viaggiatore dello spaziotempo, o ad essere più precisi degli spaziotempi, visto che grazie a una particolare armatura è in grado di spostarsi attraverso gli universi. Robert, però, non si presenta al lettore per quello che era, ovvero uno degli scienziati (appena tre, per un progetto così complesso) che hanno sviluppato questa particolare armatura, ma nella veste di ladro multiversale, una sorta di sbandato in fuga, apparentemente senza una meta precisa, ma con tanti ricordi e segreti che pesano sulle spalle. Su questi segreti, però, si regge il vero interesse del primo volume, sulle promesse che propone e sui simboli che utilizza in tutti questi primi tre capitoli che racchiude.
C'è infatti il concetto delle onde, rappresentato esplicitamente dalle equazioni di Maxwell e graficamente dalle onde sferiche generate da un sasso che cade nell'acqua.
Ero ossessionato dall'idea di capire come funzionasse una forza invisibile, come il magnetismo. Volevo conoscere il segreto di ogni cosa. Ricordo la prima volta che ho intravisto la verità. E' stata la prima volta che ho compreso le equazioni di Maxwell...
Quattro eleganti equazioni che descrivevano perfettamente l'elettricità e il magnetismo collegandole in una singola forza... Il mondo era conoscibile.
E poi c'è il concetto del labirinto, che nelle culture orientali viene utilizzato come mezzo per conoscere meglio se stessi. E questo consegna al lettore attento anche la traccia stilistica all'interno della quale si muove Smith: Philip K. Dick. Infatti il labirinto, che rappresenta una delle ossessioni di Robert, noto anche come Rasl, prende in un certo senso il posto di quello che è la religione nei romanzi di Dick. Robert, infatti, all'inizio del secondo capitolo dice (il fumetto è narrato in prima persona da Rasl):
Tanto moriremo tutti comunque. Entriamo e usciamo dall'esistenza come scintille in un falò. Un minuto ci siamo e quello successivo non ci siamo più...
Tutta la fatica, tutto il dolore... Ne vale la pena?
Deve.
Per forza.
E se vogliamo è proprio questa ricerca del valore della vita che sta alla base di ogni religione e, quindi, della ricerca di Dick attraverso i suoi romanzi.
La scelta di Smith, però, di guardare all'oriente è precisa e netta, ribadita sin dalla conclusione del primo capitolo, quando Robert medita prima di compiere un nuovo salto, per chiarire a se stesso l'obiettivo da raggiungere e l'universo dentro il quale saltare.
E poi c'è la Base, il laboratorio di ricerca per il quale Robert lavorava e che a quanto pare gli ha messo alle calcagna un assassino irriducibile, anch'egli dotato della tecnologia per saltare tra gli universi: sembra una metafora per il potere politico, un'altro dei temi cari a Dick. Il suo inseguitore, infatti, rivendica il possesso di uno strumento che in realtà è una creazione di Robert.
E poi c'è il rapporto con le donne: da una parte un rapporto clandestino, quello con Maya, la moglie del suo migliore amico nonché capo al Centro, dall'altra Annie, una prostituta dalla quale Robert sembra tornare sempre, dopo ogni missione. E le donne erano un'altra delle ossessioni (se così si può dire) ricorrenti nella letteratura di Dick.
Infine ci sono la scienza e Nikola Tesla, due protagonisti che non sono certo secondari all'interno della narrazione (per rendersene conto basta cercare Tesla associato con Jeff Smith).
Nello spazio c'è energia. Sarà statica o cinetica? Se è statica, le nostre speranze sono vane; se è cinetica - e sappiamo per certo che lo è - allora è solo questione di tempo, prima che l'uomo riesca a collegare le proprie apparecchiature agli ingranaggi stessi che fanno funzionare la natura.
La figura dello scienziato naturalizzato statunitense, però, viene approfondita sul secondo volume: Tesla e stato sicuramente uno degli scienziati piu brillanti tra fine XIX e inizi XX secolo, una figura di spicco e di riferimento per molti giovani, tra cui anche molti ricercatori. Smith, però, nel ricapitolare alcuni dei punti salienti della sua vita, si concentra essenzialmente sugli studi legati all'elettromagnetismo e alla trasmissione di energia senza fili.
Tesla, nato il 10 luglio del 1856 a Smiljan in Serbia da Milutin Tesla, ministro di culto ortodosso, e da Georgina-Djuka Mandić, una semplice casalinga, studiò ingegneria elettrica all'Università di Graz. Dopo la laurea andò a lavorare, nel 1881, per una azienda telegrafica di Budapest, diventando successivamente uno degli ingegneri che svilupparono il primo sistema telefonico ungherese. Dopo una parentesi parigina nel 1882, si spostò negli Stati Uniti nel 1884, dove ottenne la nazionalità nel 1891. E qui ottenne la fama. Una fama tale da diventare, come ricorda Smith, punto di riferimento iconografico per il Frankenstein cinematografico e il suo laboratorio: infatti nel romanzo originale della Shelley non c'è alcun riferimento all'uso dell'energia elettrica nel laboratorio del Prometeo moderno.
Tesla era un giovane immigrato, giunto negli Stati Uniti nel 1884.
Era un uomo strano e arrogante, un visionario con grandi idee sull'elettricità e la comunicazione senza fili.
Forse l'assurdità di ciò che sarà la sua vita e ben rappresentata dal suo primo rapporto di lavoro, con Edison, inventore della lampadina e imprenditore della corrente continua. Sul lavoro di Edison, infatti, Tesla iniziò a mettere le mani per migliorarlo naturalmente, ma questo non piacque al suo capo, così il nostro, licenziato, si rivolse altrove: George Westinghouse divenne il socio e finanziatore di Tesla per i suoi studi sulla corrente alternata e nella successiva guerra delle correnti con Edison.
Se Edison calo l'asso della sedia elettrica, Tesla colpi il pubblico con qualcosa di decisamente più confortante e più efficace: gli spettacoli per così dire circensi con quelle che oggi sono note come bobine di Tesla.
Finita la guerra delle correnti, Nikola Tesla si dedico al suo vero interesse: la natura e il significato dell'elettricità.
Credeva che l'elettricità fosse un fluido che scorre in noi. Che fossimo tutti masse di materia risonante.
Tesla credeva che l'elettricità fosse l'essenza della forza vitale.
Secondo Smith questo fatto è dovuto a una curiosa coincidenza: da quello che sappiamo oggi, si è concluso che Tesla soffriva di sinestesia, malattia che ne sconvolgeva i sensi dandogli la sensazione di osservare lampi intensi di luce, accompagnati da vivide allucinazioni, spesso connesse, comunque, con momenti di grande creatività. Era forse in uno di questi momenti, o durante un sogno, come suggerisce Smith, che Tesla percepì la morte della madre, avvenuta nel 1882: probabilmente fu questa coincidenza che suggerì a Tesla l'idea di investigare se e come due corpi potevano essere messi in connessione tra loro. Fu a questo scopo che costruì un laboratorio tra le montagne rocciose per capire come trasmettere l'energia senza l'utilizzo di fili o altri supporti.
Inevitabilmente questa linea di ricerca lo portò a incrociare la sua strada con l'italiano Guglielmo Marconi, che si potrebbe dire il Tony Stark dell'epoca: abile ingegnere, ottimo sperimentatore, si rivelò soprattutto un abilissimo imprenditore, riuscì ad ottenere tutto quello che in realtà era alla portata dello stesso Tesla: tranquillità economica, società solide e un Premio Nobel. Tesla, infatti, arrivò in almeno un paio di occasioni vicino al Nobel, in ogni caso dopo l'assegnazione del Premio a Marconi, ma la mai sopita rivalità con Edison molto probabilmente gli impedì di ottenere il riconoscimento, cosa che d'altra parte accadde anche allo stesso inventore della lampadina.

(da Hark! A vagrant di Kate Beaton)
La storia con Marconi, però, fu anche piuttosto complessa: in un primo momento l'italiano si vide rifiutato il brevetto statunitense a causa della somiglianza con un analogo brevetto di Tesla, ma successivamente, nel 1904, il brevetto venne assegnato a Marconi. La decisione venne successivamente cambiata di nuovo nel 1943, anche se in molti suggeriscono che questo cambiamento fosse di natura politica, un modo per non pagare quanto dovuto alla società di Marconi per lo sfruttamento di alcuni brevetti. La manovra, comunque, riuscì parzialmente, visto che nel frattempo la società aveva acquisito altri brevetti, quelli di Oliver Lodge, su cui il governo statunitense non poté rifiutarsi di corrispondere quanto dovuto.
Ad ogni modo considerare il brevetto di Marconi una copia è sicuramente ingeneroso nei confronti dell'italiano: i due progetti, soprattutto all'inizio, erano molto diversi, considerando anche che Tesla arrivò al suo apparato definitivo molto prima di Marconi, che in pratica ci mise dieci anni per arrivare a delle soluzioni non troppo differenti rispetto a quelle trovate quasi subito dal serbo.
Ad ogni modo, al di là dei dettagli tecnici e delle battaglie legali, in un primo momento Tesla sfruttò la presenza del suo concorrente per i suoi scopi: dopo aver rinunciato alla sua parte di diritti nella società con l'amico Westinghouse, in pratica sciolta, Tesla riuscì ad ottenere i finanziamenti del famoso J. P. Morgan, che sperava di ottenere così la prima azienda di comunicazioni globali. Peccato che Marconi arrivò prima, anche perché Tesla era impegnato nelle sue ricerche sulla trasmissione dell'energia, come detto, e questo non era certo l'obiettivo di Morgan, che ritirò i suoi finanziamenti per girarli all'italiano.
Ad ogni modo, nonostante questi problemi con la radio, Tesla continuò a brevettare (l'ultimo risale al 1928), e molte delle sue ricerche sono entrate, purtroppo, nel campo del complottismo, anche perché lo stesso Tesla, nella sua ricerca di finanziatori, si rivolse anche agli organi militari statunitensi: in particolare la presunta invenzione più nota in questo campo è il così detto raggio della pace (per altri, forse più correttamente, della morte), di fatto un'arma elettromagnetica basata sulla fisica del plasma e dei fulmini globulari in grado di generare tremende quantità di energia.
Probabilmente furono proprio questo genere di ricerche che suggerirono una possibile connessione tra il disastro di Tunguska e gli esperimenti che Tesla tra le Montagne Rocciose. Ad alimentare questo collegamento, ad ogni modo, ci mise del suo lo stesso scienziato: mentre si faceva avanti una versione scientificamente accettata, quella di un asteroide particolarmente grande, Tesla, pur non confermando un collegamento diretto, lanciava accenni qua e là sul fatto di aver compiuto esperimenti ad energie rilevanti in coincidenza con il disastro siberiano.
Il secondo volume di Rasl, poi, si apre con un'altra presunta applicazione bellica di Tesla, l'applicazione di campi elettromagnetici per scopi questa volta difensivi. La leggenda narra che l'esperimento condotto dalla marina ebbe esiti a dir poco lovecraftiani: dislocazioni spaziotemporali, marinai che scompaiono per riapparire fusi all'interno di parti della nave, un incendio indomabile sul bordo di un vero e proprio precipizio formatosi in mezzo al mare e altre cosine tranquille più o meno quanto quelle or ora elencate.
E' innegabile che l'eccentricità di Tesla lo portò ad essere l'alimento di molte teorie complottiste, ma la sua scelta di vivere giusto con lo stretto indispensabile (tanto da morire praticamente in bancarotta) da un lato e la sua vicinanza agli ambienti militari lo hanno, in questo senso, reso un simbolo perfetto. Sicuramente anche il lavoro perduto sul campo gravitazionale ha contribuito ad alimentare il mistero intorno a Tesla, ma in quest'ultimo caso la curiosità sarebbe molto più accademica che non complottista, visto anche il parere negativo espresso più volte nei confronti della relatività di Einstein. A tutto questo, poi, sono da aggiungersi le insistenze sul fatto di essere entrato in contatto con gli extraterrestri, anche se, a quanto pare, si sta parlando più che altro di mondi paralleli, qualcosa di simile quindi all'ipotesi dei molti mondi teoricamente sviluppata da Bill Everett:
Ma per conoscere veramente il mondo, dobbiamo voltare le spalle a tutto ciò in cui crediamo. Nel mondo della fisica quantistica, niente è ciò che sembra.
Gli elettroni non possono essere localizzati in un singolo punto. Sembrano lampeggiare dentro e fuori dall'esistenza, come scintille in un falò.
Non ricordo quando ho sentito per la prima volta la teoria secondo la quale queste particelle passerebbero da un universo all'altro, ma ricordo la prima volta che ne ho seguita una...


The History of Nikola Tesla- A short story via Annarita Ruberto

Le fotografie sono tratte dalla wikibiografia di Tesla.
Per approfondire la questione della sinestesia, potete consultare A synesthetic world e Reflections on the Mind of Nikola Tesla
Riguardo il presunto rapporto con gli extraterrestri e soprattutto i suoi esperimenti in Colorado, vale la pena leggere, dello stesso Tesla, Talking with the planets
Altrettanto interessante è anche questo Tesla's metaphysics and cosmology di Velimir Abramovic.
Infine Lucia Marino ha recentemente pubblicato una infografica su Tesla come archetipo del geek.
Ultimo accenno a un fumetto particolare, Prophet of science, pubblicato sul 16.mo e ultimo numero della rivista golden age Real Heroes, dove viene raccontata una breve biografia dello scienziato.
Le citazioni presenti nel post (quella subito sotto la foto di Tesla è sua), invece, sono tratte dai primi due volumi di Rasl, usciti in Italia per la Bao e tradotti da Michele Foschini.
(1) E' lo stesso nome del noto bluesman che alimentò egli stesso la leggenda secondo la quale avrebbe venduto l'anima al diavolo dei crocicchi, e visto che Robert si muove letteralmente in un labirinto fatto di incroci, mi sembra che la coincidenza potrebbe non essere così casuale...

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