domenica 5 aprile 2015
La scomparsa di Patò
Andrea Camilleri, ispirato da un passaggio di A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia, si lancia nella costruzione verosimile di una scomparsa fittizia utilizzando scambi epistolari tra gli inquirenti (un poliziotto e un carabiniere) e i loro superiori, tra questi ultimi e il senatore Pecoraro, zio di Patò; ritagli di giornale; fotografie; verbali delle sedute del comune di Vigata.
Come in tutti i gialli che si rispettino, ci sono anche i detective dilettanti, in questo caso due inglesi che propongono due ardite ipotesi: una caduta in un buco spaziotemporale o la sparizione all'interno di una specie di tesseratto, una scala escheriana ad essere precisi. E' divertente, in questo senso, non solo il fatto che, per valutare le due teorie sottoposte al sindaco quest'ultimo riunisca il consiglio comunale, ma che di fronte alla conclusione degli inquirenti (Patò fugge con l'amante, la moglie del suo migliore amico) il prefetto suggerisce al questore e al capitano che al confronto sarebbe meglio sostenere la teoria dei due sir inglesi. Essenzialmente per motivi politici.
E', in definitiva, un ritratto dell'Italia post unitaria divertente ma anche demoralizzante, perché in fondo certe cose non cambiano mai...
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