7 è un numero magico in molte culture. Quarto numero primo, era il numero di fanciulli e fanciulle che dovevano essere sacrificati al Minotauro, o il numero dei vizi capitali, e l'elenco potrebbe continuare ancora a lungo. 7 è, dunque, un numero molto importante, tanto che raggruppiamo i giorni in settimane (insieme di 7 giorni), ed è utilizzato spesso nel mondo della fiction sin dal mitico I 7 samurai di Akira Kurosawa.
Dal film di Kurosawa in poi spesso i gruppi di eroi sono composti da 7 personaggi: ad esempio la formazione di base della JLA di Grant Morrison o il gruppo di reietti utilizzati da Harlan Ellison per un progetto complesso realizzato per la DC Comics, che dopo 20 anni dalla sua ideazione viene finalmente dato alle stampe nel 2013 con la collaborazione di Paul Chadwick.
La storia è semplice: in un lontano futuro il genere umano, grazie alla colonizzazione di altri pianeti, ha sviluppato delle mutazioni che, però, non sono completamente tollerate. Chi cerca la strada del dialogo tra diversi diventa automaticamente un reietto, e proprio un gruppo di essi viene raccolto da un misterioso incappucciato fino a ottenere un gruppo di 7 "eroi per caso" (o per costrizione) che dovranno affrontare una terribile crisi temporale.
Dal lontano passato Erisssa, inquietante rettile su due piedi, copia per poteri e audacia dello Skal di Van Vogt in Pianeti da vendere, sta attaccando il genere umano, sconvolgendo il tempo stesso: epoche differenti si sovrappongono generando panico e caos, contro il quale si opporranno i 7 reietti riuniti e guidati da Roark.
lunedì 31 agosto 2015
sabato 29 agosto 2015
Topolino #3118: misteri misteriosi
Come da consuetudine delle settimane precedenti, ecco la del numero di Topolino attualmente in edicola, assemblata integrando al testo utilizzato per la brevisione su LSB (che dovrebbe uscire domani) i commenti sul resto del sommario, che inizia con Paperink e il nipote ribelle.
A differenza di quanto scritto nel titolo tale nipote non è Paperino, ma Felipe De Donlon y Pesetas, nipote di Dona Manuela Danarosa, introdotta da Marco Bosco, sceneggiatore de Il nipote ribelle, e Giorgio Cavazzano in Paperinik un eroe al casello. La storia, veloce e divertente, ruota intorno a Felipe e al suo desiderio di tenersi lontano dagli affari della zia, cercando al contempo di avvicinarsi il più possibile alla genuinità della gente comune. Sulla sua presenza e soprattutto sulla sua assenza gioca Bosco per muovere Paperinik, il tutto illustrato da Lorenzo De Pretto, con un tratto rotondo che è ancora alla ricerca di una sua strada, visto che in alcuni punti ricorda Romano Scarpa e Valerio Held, in altri Roberto Marini, in altri ancora i fratelli Pastrovicchio. Segue Papere alla riscossa sempre di Marco Bosco e ancora una volta con Silvia Ziche, che giunge al quarto e penultimo episodio della saga. Per l'occasione i due autori iniziano a sciogliere un primo nodo narrativo, quello della talpa all'interno dell'ufficio di Nonna Papera, che insieme alle sue amiche decide di passare all'azione con un'operazione di controspionaggio.
Se dal punto di vista grafico Silvia Ziche propone alcune inquadrature cinematografiche, la storia, che per soggetto ricorda Il rapporto Pelican (1993) di Alan J. Pakula, è il tipico episodio di passaggio necessario per preparare il terreno al finale della settimana prossima.
A differenza di quanto scritto nel titolo tale nipote non è Paperino, ma Felipe De Donlon y Pesetas, nipote di Dona Manuela Danarosa, introdotta da Marco Bosco, sceneggiatore de Il nipote ribelle, e Giorgio Cavazzano in Paperinik un eroe al casello. La storia, veloce e divertente, ruota intorno a Felipe e al suo desiderio di tenersi lontano dagli affari della zia, cercando al contempo di avvicinarsi il più possibile alla genuinità della gente comune. Sulla sua presenza e soprattutto sulla sua assenza gioca Bosco per muovere Paperinik, il tutto illustrato da Lorenzo De Pretto, con un tratto rotondo che è ancora alla ricerca di una sua strada, visto che in alcuni punti ricorda Romano Scarpa e Valerio Held, in altri Roberto Marini, in altri ancora i fratelli Pastrovicchio. Segue Papere alla riscossa sempre di Marco Bosco e ancora una volta con Silvia Ziche, che giunge al quarto e penultimo episodio della saga. Per l'occasione i due autori iniziano a sciogliere un primo nodo narrativo, quello della talpa all'interno dell'ufficio di Nonna Papera, che insieme alle sue amiche decide di passare all'azione con un'operazione di controspionaggio.
Se dal punto di vista grafico Silvia Ziche propone alcune inquadrature cinematografiche, la storia, che per soggetto ricorda Il rapporto Pelican (1993) di Alan J. Pakula, è il tipico episodio di passaggio necessario per preparare il terreno al finale della settimana prossima.
venerdì 28 agosto 2015
Pionieri dello spazio in viaggio verso Coyote
Non cambia niente: gli adolescenti tendono a viaggiare in branco, che siano in un centro commerciale o in una nave spaziale.L'idea alla base di Coyote di Allen Steele, primo romanzo di una saga, è quello di riproporre la letteratura pionieristica, quella che esalta il selvaggio west, in chiave fantascientifica. Coyote, però, è al tempo stesso un mix di generi differenti. Strutturato in sei parti, la prima è fondamentalmente distopica: negli Stati Uniti è in carica un governo di stampo nazifascista che limita le libertà personali dei soggetti ritenuti pericolosi. In un modo o in un altro i ribelli riescono però a organizzarsi, impossessandosi della navicella che dovrebbe portare un gruppo di coloni verso Coyote, satellite di un pianeta lontano che dai dati appare abitabile per gli esseri umani.
I primi coloni terrestri, quindi, come i primi coloni europei in fuga dalle persecuzioni, si avventurano sulla URSS Alabama ignari del piano in corso per far fallire la missione: nessuno sulla Terra è infatti realmente interessato al loro successo, e questo indipendentemente dalla presenza a bordo dei ribelli.
Ad ogni buon conto, per un errore nella programmazione delle capsule di criostasi, il piano di distruzione della URSS Alabama fallisce e così, nella seconda parte del romanzo assistiamo alle avventure sull'astronave di Leslie Gillis, che era stato inserito per sbaglio nella capsula destinata al sabotatore. Sarà una lenta agonia per Gillis, costretto a consumare una parte delle scorte dei coloni per poter sopravvivere, che però riuscirà a mantenersi attivo anche grazie alla scrittura. Ispirato da alcune visioni (forse indotte dall'alcol o forse dall'estrema solitudine) del pianeta Coyote, scriverà una serie di romanzi fantasy ambientati su questo nuovo pianeta. Lascerà anche un paio di appunti, come l'identità del traditore o una strana osservazione fatta durante uno dei momenti di veglia, ma su questo dettaglio si tornerà in seguito.
giovedì 27 agosto 2015
Strade senza fine
A piedi e spensierato mi avvio verso la strada aperta,La letteratura on the road viene fatta iniziare con Sulla strada di Jack Kerouac, romanzo che è anche (forse soprattutto) un punto di riferimento per la letteratura beat. Il fatto che i protagonisti, tra una avventura e l'altra (nessuna delle quali poi così edificante), siano in viaggio nel classico coast to coast, l'equivalente statunitense del grand tour europeo, giustifica l'inserimento del romanzo anche nell'ampio genere on the road, che i due scrittori dei cui romanzi andrò a scrivere quest'oggi hanno reinterpretato in chiave fantascientifica.
Sano, libero, il mondo dietro di me,
Il lungo bruno percorso davanti a me che conduce ovunque io scelga.
La pista dell'orrore
A mio giudizio Roger Zelazny è stato uno degli scrittori di fantascienza più influenti nel mondo del fumetto, insieme con Philip K. Dick e con Albert Elton Van Vogt (come ho anche iniziato a sostenere sull'approfondimento di Crisi Finale di Grant Morrison). Il suo romanzo più famoso è sicuramente Signore della luce, che evidentemente ebbe una certa influenza su Jack Kirby, che venne chiamato per realizzare le illustrazioni per un suo possibile adattamento cinematografico.Ben lontano dai temi fondamentali che Zelazny sviluppò nel corso della sua carriera, nel 1967 scrisse, al momento solo come racconto, La pista dell'orrore, che poi venne esteso per diventare un romanzo nel 1969. L'ambientazione è post-apocalittica: una zona degli Stati Uniti, a causa di un disastro nucleare, è isolata dal resto dello stato e bisogna portare loro dei medicinali necessari. Per portare a termine una missione in una terra sostanzialmente sconosciuta viene chiamato Hell Tanner, imprigionato per omicidio. Ovviamente la ricompensa è la libertà.
Tanner è un personaggio disilluso, in un certo senso in fuga da se stesso, che mi ha ricordato non poco lo "Snake" Plissken di Fuga da New York, film distopico del 1981 di John Carpenter e interpretato da Kurt Russell, che andavo puntualmente a sostituire con Tanner man mano che il romanzo procedeva. Altro aspetto interessante sono i mezzi corazzati che Tanner e i suoi accompagnatori (impostigli dal governo) utilizzano per entrare nel deserto nucleare, dei mezzi corazzati imponenti e avanzatissimi che evidentemente qualcosa hanno lasciato nell'immaginario di Frank Miller, vista la batmobile ne Il ritorno del Cavaliere Oscuro. Certo l'ispirazione potrebbe essere venuta anche dal film del 1977, che però Zelazny in un certo senso rinnegò, visto che la sceneggiatura di Alan Sharp modificò profondamente il romanzo originale, dopo la prima e più fedele sceneggiatura di Lukas Heller.
Ad ogni buon conto quella di Tanner è una corsa, che alla fine si conclude con il mezzo preferito da quest'ultimo, la motocicletta, contro il tempo, contro la barbarie che lo circonda, contro la natura stessa che, trasformata dalle radiazioni, diventa implacabile nemica, e in ultimo, come scritto, anche contro se stesso e il suo passato, diviso tra la percezione della giustezza morale delle sue azioni e dalla percezione illegale delle stesse.
Tanner è sicuramente un personaggio interessante, tutto da scoprire così come il romanzo stesso, una corsa senza respiro (o quasi) dove anche un reietto senza nulla da perdere può (ritornare a) essere un eroe.
mercoledì 26 agosto 2015
Starman Jones
Si potrebbe considerare Starman Jones di Robert Heinlein come una sorta di Fanteria dello spazio, ma più leggero nelle tematiche e nei toni. Max Jones, infatti, è un ragazzo che sogna di andare nello spazio e guidare una sua astronave. I problemi e le difficoltà che incontra lungo la strada verso la realizzazione del suo sogno non ne diminuiranno la determinazione, ma anzi diventano un modo per Heinlein di proporre al lettore una sorta di sogno americano dello spazio, dove tutto è possibile.
Un romanzo veloce, appassionante e divertente sul fascino e l'attrazione delle stelle, e sulle avventure che si potrebbero vivere se ci fosse possibile viaggiare in questo vuoti sconfinato che si chiama universo. Piccola nota curiosa: nel romanzo, del 1953, Heinlein descrive un treno a levitazione magnetica, che però era già stato descritto su Modern Mechanix dell'ottobre 1931.
Un romanzo veloce, appassionante e divertente sul fascino e l'attrazione delle stelle, e sulle avventure che si potrebbero vivere se ci fosse possibile viaggiare in questo vuoti sconfinato che si chiama universo. Piccola nota curiosa: nel romanzo, del 1953, Heinlein descrive un treno a levitazione magnetica, che però era già stato descritto su Modern Mechanix dell'ottobre 1931.
martedì 25 agosto 2015
Basso impero: Roma cyberpunk (o quasi)
Basso Impero nasce da un'idea di Leonardo Maltese per i disegni di Gabriele De Fraia e si inserisce all'interno dell'ampio sottogenere fantascientifico che passa sotto il nome di distopia. I due autori, infatti, immaginano che, in seguito alla crisi economica, l'Italia cade nel 2025 in una guerra civile che la disgregherà nuovamente in vari staterelli separati. La vicenda vera e propria, però, inizia 43 anni dopo, nel 2068, a Roma, nel cantiere abbandonato per la costruzione della Metro C, un luogo sporco dominato da violenze e prostituzione. Il protagonista, inizia il suo viaggio all'interno di questo tunnel sotterraneo, ma ben presto sarà costretto alla fuga: in preda a un accesso di violenza ucciderà il nipote del papa.
L'uomo, così come caratterizzato da Maltese, ricorda un po' il Deckard de Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip Dick, un po' il Case di Neuromante di William Gibson. E l'ispirazione cyberpunk, anche se non declinata attraverso la presenza della tecnologia, è in parte presente grazie all'incubo (probabilmente simbolico, forse profetico?) che il protagonista vivrà sul finire di Overture, il primo numero della web serie.
Fumettisticamente, invece, il nume tutelare sembra essere Warren Ellis: non solo l'interesse per la distopia, ma anche l'utilizzo di scene e di composizioni della tavola al limite dello psichedelico (come per esempio in Moon Knight, per citare uno degli ultimi giunto in Italia), o l'ottima gestione dell'azione all'interno delle pagine mediata da un buon approfondimento del protagonista, che emerge con tutte le sue disillusioni e la sua malinconia.
In questo senso è ottimo il contributo grafico di Gabriele De Fraia, che, con uno stile che ricorda Brian Talbot, riesce a ben rappresentare gli stati d'animo dei due protagonisti. All'uomo, infatti, viene affiancata anche una ragazza che lo aiuterà a fuggire: quest'ultima è un personaggio che, soprattutto grazie all'interpretazione grafica, risulta freddo e distaccato, quasi non partecipe a quanto accade intorno a lei.
L'uomo, così come caratterizzato da Maltese, ricorda un po' il Deckard de Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip Dick, un po' il Case di Neuromante di William Gibson. E l'ispirazione cyberpunk, anche se non declinata attraverso la presenza della tecnologia, è in parte presente grazie all'incubo (probabilmente simbolico, forse profetico?) che il protagonista vivrà sul finire di Overture, il primo numero della web serie.
Fumettisticamente, invece, il nume tutelare sembra essere Warren Ellis: non solo l'interesse per la distopia, ma anche l'utilizzo di scene e di composizioni della tavola al limite dello psichedelico (come per esempio in Moon Knight, per citare uno degli ultimi giunto in Italia), o l'ottima gestione dell'azione all'interno delle pagine mediata da un buon approfondimento del protagonista, che emerge con tutte le sue disillusioni e la sua malinconia.
In questo senso è ottimo il contributo grafico di Gabriele De Fraia, che, con uno stile che ricorda Brian Talbot, riesce a ben rappresentare gli stati d'animo dei due protagonisti. All'uomo, infatti, viene affiancata anche una ragazza che lo aiuterà a fuggire: quest'ultima è un personaggio che, soprattutto grazie all'interpretazione grafica, risulta freddo e distaccato, quasi non partecipe a quanto accade intorno a lei.
lunedì 24 agosto 2015
The remarkable worlds of professor Phineas B. Fuddle
L'ipotesi dei molti mondi di Hugh Everett sta in effetti alla base degli universi paralleli e ha creato molta buona fantascienza, tanta quanta la possibilità di viaggiare nel tempo contenuta all'interno delle soluzioni alla realtività generale trovate da Kurt Godel. Un esempio di fantascienza che utilizza i mondi paralleli è The remarkable worlds of professor Phineas Fuddle di Boaz e Erez Yakin, dove si prova a rispondere alla domanda: cosa succederebbe se si aprissero le porte del tempo e dello spazio? Cosa succederebbe se gli universi paralleli iniziassero a interagire tra loro?
Ad aprire queste porte è il professor Fuddle del titolo, che costruisce una macchina del tempo. Nel preciso istante in cui Fuddle ha però iniziato a viaggiare nel tempo, considerato come una quarta dimensione (siamo a Londra, nel 1902, e la relatività di Einstein non è ancora stata scoperta, ma il tempo era considerato una quarta dimensione già grazie ai lavori tra il fantastico e lo scientifico di Charles Hinton), ha creato una moltitudine di universi, o ha aperto la porta a una moltitudine di universi, che ora stanno tutti confluendo nella Londra del 1902 fino a un collasso conclusivo che distruggerebbe istantaneamente l'intero universo in una grande implosione. E' per questo che McKee, nipote di Fuddle, e Angus decidono di seguire il professore nel tempo tra i vari universi. I due amici, una sorta di Zapotec e Marlin, giusto per riferirsi a un esempio nostrano precedente (o di Holmes e Watson del tempo, che l'esempio sarebbe più calzante), passeranno prima da una Londra dominata dalla cultura egizia, dove parteciperanno a una rivolta atta a ribaltare il potere esercitato dall'Alto Sacerdote; poi si troveranno in un mondo diviso tra lo sviluppo tecnologico e la conquista continua di nuovi territori da sfruttare e la preservazione dell'ambiente circostante; e infine eccoli in una sorta di medioevo eterno, oscuro e terribile, dove il potente ha sempre ragione e l'inferno è un posto reale che si raggiunge in vita. E' evidente come ciascuno dei tre mondi è un pretesto per parlare di politica e del controllo del potere sui destini dei cittadini, di ecologia e dello sfruttamento eccessivo e fuori controllo delle risorse, e di religione. Ognuno dei tre mondi è in effetti l'esaltazione di un difetto della società contemporanea, e anche se questi vengono utilizzati per intrattenere all'interno di un fumetto che possiamo considerare di genere steampunk più che fabntascientifico, ciò non toglie che si schiera in maniera ben precisa in favore delle libertà individuali e della possibilità di ognuno di sviluppare il proprio potenziale. Non è un caso se i nostri due eroi partono dal secondo mondo, dopo aver compiuto un vero e proprio percorso inziatico (quasi meditativo), con grande tranquillità, e non è un caso se il finale è perfettamente aperto, con McKee e Angus pronti a ripartire tra i molti mondi di Fuddle, con lo spirito degli esploratori!
Ad aprire queste porte è il professor Fuddle del titolo, che costruisce una macchina del tempo. Nel preciso istante in cui Fuddle ha però iniziato a viaggiare nel tempo, considerato come una quarta dimensione (siamo a Londra, nel 1902, e la relatività di Einstein non è ancora stata scoperta, ma il tempo era considerato una quarta dimensione già grazie ai lavori tra il fantastico e lo scientifico di Charles Hinton), ha creato una moltitudine di universi, o ha aperto la porta a una moltitudine di universi, che ora stanno tutti confluendo nella Londra del 1902 fino a un collasso conclusivo che distruggerebbe istantaneamente l'intero universo in una grande implosione. E' per questo che McKee, nipote di Fuddle, e Angus decidono di seguire il professore nel tempo tra i vari universi. I due amici, una sorta di Zapotec e Marlin, giusto per riferirsi a un esempio nostrano precedente (o di Holmes e Watson del tempo, che l'esempio sarebbe più calzante), passeranno prima da una Londra dominata dalla cultura egizia, dove parteciperanno a una rivolta atta a ribaltare il potere esercitato dall'Alto Sacerdote; poi si troveranno in un mondo diviso tra lo sviluppo tecnologico e la conquista continua di nuovi territori da sfruttare e la preservazione dell'ambiente circostante; e infine eccoli in una sorta di medioevo eterno, oscuro e terribile, dove il potente ha sempre ragione e l'inferno è un posto reale che si raggiunge in vita. E' evidente come ciascuno dei tre mondi è un pretesto per parlare di politica e del controllo del potere sui destini dei cittadini, di ecologia e dello sfruttamento eccessivo e fuori controllo delle risorse, e di religione. Ognuno dei tre mondi è in effetti l'esaltazione di un difetto della società contemporanea, e anche se questi vengono utilizzati per intrattenere all'interno di un fumetto che possiamo considerare di genere steampunk più che fabntascientifico, ciò non toglie che si schiera in maniera ben precisa in favore delle libertà individuali e della possibilità di ognuno di sviluppare il proprio potenziale. Non è un caso se i nostri due eroi partono dal secondo mondo, dopo aver compiuto un vero e proprio percorso inziatico (quasi meditativo), con grande tranquillità, e non è un caso se il finale è perfettamente aperto, con McKee e Angus pronti a ripartire tra i molti mondi di Fuddle, con lo spirito degli esploratori!
sabato 22 agosto 2015
Topolino #3117
Come nel caso del numero precedente, pubblico anche qui la brevisione del numero, integrata con alcune considerazioni sulle storie non entrate in quella che verrà pubblicata su LSB, che in origine conteneva le considerazioni su Papere alla riscossa e Paperino e Paperoga agenti salvaparco.
Chiunque si ritrovi a partecipare alle attività decisionali, ad esempio lavorando in una commissione, deve affrontare una serie di più o meno gravosi compiti, come riunioni con altri colleghi,ricerca ed esame di relazioni e fascicoli, ecc... Più o meno è questo quello che deve affrontare Nonna Papera nel terzo episodio di Papere alla riscossa.
Marco Bosco e Silvia Ziche, però, non fanno entrare da sola la tenace contadina erede di Cornelius Coot nel palazzo del potere, quello dell'Accademia della Pannocchia, ma le affiancano come assistenti Brigitta, Miss Paperett e Paperina. Ognuna delle tre si prende carico di un differente compito in funzione delle proprie competenze e ciò permette allo sceneggiatore di esaminare, seppur in maniera veloce e sintetica, tutti gli aspetti complessi di un incarico di una certa importanza come quello ricoperto da Elvira Coot.
Se sul lato grafico non c'è nulla da aggiungere rispetto a quanto già scritto per il primo episodio, c'è da rilevare come Bosco inserisca sempre più elementi mistery nella trama, anche se non risultano così efficaci all'interno del racconto, forse a causa di una mancata costruzione della tensione nel finale della puntata.
venerdì 21 agosto 2015
Jaybird
Finanziato su Indiegogo, Jaybird dei fratelli Jaakko e Lauri Ahonen arriva in Italia nel maggio 2014 sulle pagine di Super G, fratello minore de Il Giornalino che propone fumetti per un pubblico di lettori mediamente più maturo della rivista di riferimento.
E Jaybird è nel complesso una scommessa vinta: pubblicata in un'unica soluzione narra del complesso rapporto tra genitori e figli, di come spesso i genitori, con i loro egoismi e le loro paure, ingabbiano i figli al passato della famiglia, senza permettere loro di sviluppare il proprio potenziale.
Probabilmente non è causale la scelta delle ghiandaie azzurre (una specie in grado di diventare particolarmente aggressiva) come protagoniste di questa favola nera, drammatica e malinconica, sviluppata sui silenzi, sulle paure, sulle menzogne.
C'è poi la reazione al dramma, in una negazione della morte che ha un che di inquietante e innaturale.
Al tempo stesso i disegni delicati di Lauri Ahonen, che ricordano quelli del nostro Toni Pagot, riescono a descrivere perfettamente le atmosfere favolistiche, riuscendo poi efficaci nei passaggi più inquietanti grazie a un cambio stilistico netto dove i neri predominano e le sagome sono rappresentate come se disegnate con la tecnica del graffito (per sottrazione del nero dal foglio bianco).
Una bella storia che ha il vantaggio di permettere ai ragazzi di approcciarsi a un argomento per tutti delicato come il rapporto con i genitori.
E Jaybird è nel complesso una scommessa vinta: pubblicata in un'unica soluzione narra del complesso rapporto tra genitori e figli, di come spesso i genitori, con i loro egoismi e le loro paure, ingabbiano i figli al passato della famiglia, senza permettere loro di sviluppare il proprio potenziale.
Probabilmente non è causale la scelta delle ghiandaie azzurre (una specie in grado di diventare particolarmente aggressiva) come protagoniste di questa favola nera, drammatica e malinconica, sviluppata sui silenzi, sulle paure, sulle menzogne.
C'è poi la reazione al dramma, in una negazione della morte che ha un che di inquietante e innaturale.
Al tempo stesso i disegni delicati di Lauri Ahonen, che ricordano quelli del nostro Toni Pagot, riescono a descrivere perfettamente le atmosfere favolistiche, riuscendo poi efficaci nei passaggi più inquietanti grazie a un cambio stilistico netto dove i neri predominano e le sagome sono rappresentate come se disegnate con la tecnica del graffito (per sottrazione del nero dal foglio bianco).
Una bella storia che ha il vantaggio di permettere ai ragazzi di approcciarsi a un argomento per tutti delicato come il rapporto con i genitori.
giovedì 20 agosto 2015
Sherlock a Shanghai
Girare per le fiere del libro, grandi o piccole che siano, permette spesso di trovare delle vere e proprie curiosità letterarie, come ad esempio le avventure di Huo Sang e del suo assistente, nonché voce narrante, Bao Lang.
Questi racconti, scritti da Cheng Xiaoqing, e portati in occidente grazie a Timothy C. Wong dell'Arizona State University, hanno una evidente ispirazione sherlockiana, come dal titolo della raccolta e dalla struttura del romanzo, che vede il detective privato affiancato da un assistente, narratore ufficiale delle sue imprese. Le similitudini tra i due personaggi sono anche abbastanza scontate, essendo Cheng Xiaoqing un appassionato di Conan Doyle e in particolare del suo personaggio: così nei racconti di Huo Sang abbondano l'arguzia e il gioco con il lettore, che attraverso Bao Lang è invitato a intuire il ragionamento del protagonista.
A fronte di queste forti similitudini, ci sono però anche alcune importanti differenze. Le prime sono di ordine sociale e politico, dovute essenzialmente all'ambientazione. Mentre, infatti, la saga di Holmes era ambientata nella Londra di fine XIX secolo, le avventure di Huo Sang sono nella Shanghai di inizio XX secolo. E se da un lato viene messa sin da subito in evidenza la differenza culturale e di apertura mentale tra la città e la periferia, è forse ancora più stupefacente l'occidentalizzazione della Cina, almeno delle fasce della società più colte. Ad esempio il racconto L'altra fotografia si impernia intorno alla pratica della ricerca di un marito o di una moglie attraverso inserzioni sul giornale. Ciò lascia anche un indizio sulla condizione di libertà abbastanza avanzata che la donna cinese riusciva ad avere all'inizio del XX secolo, fatti salvi i più che evidenti tradizionalismi che avevano portato nel corso del racconto a sospettare una tresca amorosa dove il maggior astio veniva rivolto verso la donna rimasta vedova. Se poi pensiamo che, per esempio, la Cina post rivoluzionaria vedeva le società occidentali come una cloaca libertina, ci rendiamo conto di quali effetti culturali ha avuto questa sulla civiltà cinese.
L'altro elemento di grande differenza rispetto a Holmes è poi l'introduzione di un avversario all'altezza di Huo Sang. La Rondine della Cina meridionale è quello che sarebbe diventato nel cinema Moriarty. Se nella serie di romanzi un personaggio così forte e carismatico non è stato più utilizzato dopo L'ultima avventura, per contro ha in un certo senso ispirato la Rondine di Cheng Xiaoqing, che lo descrive come un audace ladro in grado di rivaleggiare per arguzia con lo stesso Huo Sang. A questo l'autore introduce anche tutta una serie di elementi che rendono la Rondine un personaggio leggermente ambiguo, visto l'aiuto che presta a Huo Sang e Bao Lan Sullo Huangpu, e subito dopo nell'Occhio di Gatto la sfida, finita obiettivamente in parità, che lancia al duo.
Sherlock a Shanghai, per ora unico volume della serie, portata in Italia dalla ObarraO, che ho letto, mi sembra un ottimo esempio di come Cheng Xiaoqing abbia imparato la lezione di Conan Doyle riuscendo a trasportarla nella Cina di inizio XX secolo creando un prodotto alla fine abbastanza autonomo e gradevole.
Questi racconti, scritti da Cheng Xiaoqing, e portati in occidente grazie a Timothy C. Wong dell'Arizona State University, hanno una evidente ispirazione sherlockiana, come dal titolo della raccolta e dalla struttura del romanzo, che vede il detective privato affiancato da un assistente, narratore ufficiale delle sue imprese. Le similitudini tra i due personaggi sono anche abbastanza scontate, essendo Cheng Xiaoqing un appassionato di Conan Doyle e in particolare del suo personaggio: così nei racconti di Huo Sang abbondano l'arguzia e il gioco con il lettore, che attraverso Bao Lang è invitato a intuire il ragionamento del protagonista.
A fronte di queste forti similitudini, ci sono però anche alcune importanti differenze. Le prime sono di ordine sociale e politico, dovute essenzialmente all'ambientazione. Mentre, infatti, la saga di Holmes era ambientata nella Londra di fine XIX secolo, le avventure di Huo Sang sono nella Shanghai di inizio XX secolo. E se da un lato viene messa sin da subito in evidenza la differenza culturale e di apertura mentale tra la città e la periferia, è forse ancora più stupefacente l'occidentalizzazione della Cina, almeno delle fasce della società più colte. Ad esempio il racconto L'altra fotografia si impernia intorno alla pratica della ricerca di un marito o di una moglie attraverso inserzioni sul giornale. Ciò lascia anche un indizio sulla condizione di libertà abbastanza avanzata che la donna cinese riusciva ad avere all'inizio del XX secolo, fatti salvi i più che evidenti tradizionalismi che avevano portato nel corso del racconto a sospettare una tresca amorosa dove il maggior astio veniva rivolto verso la donna rimasta vedova. Se poi pensiamo che, per esempio, la Cina post rivoluzionaria vedeva le società occidentali come una cloaca libertina, ci rendiamo conto di quali effetti culturali ha avuto questa sulla civiltà cinese.
L'altro elemento di grande differenza rispetto a Holmes è poi l'introduzione di un avversario all'altezza di Huo Sang. La Rondine della Cina meridionale è quello che sarebbe diventato nel cinema Moriarty. Se nella serie di romanzi un personaggio così forte e carismatico non è stato più utilizzato dopo L'ultima avventura, per contro ha in un certo senso ispirato la Rondine di Cheng Xiaoqing, che lo descrive come un audace ladro in grado di rivaleggiare per arguzia con lo stesso Huo Sang. A questo l'autore introduce anche tutta una serie di elementi che rendono la Rondine un personaggio leggermente ambiguo, visto l'aiuto che presta a Huo Sang e Bao Lan Sullo Huangpu, e subito dopo nell'Occhio di Gatto la sfida, finita obiettivamente in parità, che lancia al duo.
Sherlock a Shanghai, per ora unico volume della serie, portata in Italia dalla ObarraO, che ho letto, mi sembra un ottimo esempio di come Cheng Xiaoqing abbia imparato la lezione di Conan Doyle riuscendo a trasportarla nella Cina di inizio XX secolo creando un prodotto alla fine abbastanza autonomo e gradevole.
venerdì 14 agosto 2015
Topolino n.3116: storie di ferragosto
Con l'arrivo della settimana di ferragosto, Topolino prepara, come ogni anno del resto, un numero speciale, bello fresco come la fetta d'anguria che Zio Paperone si prepara ad addentare dalla copertina del numero #3115. A disegnarla è Giorgio Cavazzano, autore, tra l'altro, dei disegni di Paperino e la danza delle aquile, scritta da Laura e Mark Shaw che ha come unico merito proprio i disegni di Cavazzano. Per il resto abbastanza anonima.
Il numero in oggetto è costituito da altre tre storie, di cui una in due tempi. Di queste quattro, due le ho brevisionate per LSB. Qui aggiungo i commenti che, in fase di riesame del testo, sono stati eliminati, in una sorta di brevisione espansa.
Il numero si apre con Zio Paperone, il ferragosto è servito di Gaja Arrighini e Marco Mazzarello. La storia, ottimamente interpretata dal disegnatore, con un tratto rotondo alla Andrea Freccero, propone l'annuale pranzo di ferragosto da Nonna Papera, questa volta complicato da un imprevisto pranzo d'affari dello zione. L'avventura, leggera e divertente, spicca in particolare per la caratterizzazione del socio d'affari di Paperone, che si rivela particolarmente antipatico. La parte del leone tocca a un Marco Bosco in buona forma: lo sceneggiatore, infatti, è presente con due storie.
L'enigma di Cape Rock, in due tempi, è un giallo estivo che si richiama, per personaggi e gestione della storia, al serial La Signora in Giallo (ci sono perfino un paio di riferimenti per i lettori più vecchi!). La parte grafica, affidata a Nicola Tosolini, ricorda per stile e varietà di animali antropomorfi presenti, Il mondo dei luoghi comuni su Topolino #1866 del 1991. L'altra storia interessante del numero è sicuramente la seconda puntata di Papere alla riscossa, sempre di Marco Bosco per i disegni di Silvia Ziche. In questa occasione lo sceneggiatore si concentra sulla descrizione delle dinamiche elettorali negli Stati Uniti. Con grande abilità ed efficacia, mostra le luci e le ombre anche per le elezioni a cariche non direttamente scelte dagli elettori, come il posto vacante presso l'Accademia delle Pannocchie. È Nonna Papera, come rappresentante delle Pannocchie, a guadagnarsi l'onore, nonostante la disinformazione messa in campo dai suoi avversari. Evidente, quindi, il messaggio di Bosco e Ziche ai lettori: se si possiede chiarezza di contenuti e quel giusto pizzico di carisma, le proprie ragioni e il loro merito sono comunque premiate.
Considerando che la voce narrante è quella di una giornalista che ricostruisce le vicende, i punti di forza di questa storia, di per sé scontata, sono certamente l'ecologismo e l'onestà intellettuale delle Papere alla riscossa.
Il numero si apre con Zio Paperone, il ferragosto è servito di Gaja Arrighini e Marco Mazzarello. La storia, ottimamente interpretata dal disegnatore, con un tratto rotondo alla Andrea Freccero, propone l'annuale pranzo di ferragosto da Nonna Papera, questa volta complicato da un imprevisto pranzo d'affari dello zione. L'avventura, leggera e divertente, spicca in particolare per la caratterizzazione del socio d'affari di Paperone, che si rivela particolarmente antipatico. La parte del leone tocca a un Marco Bosco in buona forma: lo sceneggiatore, infatti, è presente con due storie.
L'enigma di Cape Rock, in due tempi, è un giallo estivo che si richiama, per personaggi e gestione della storia, al serial La Signora in Giallo (ci sono perfino un paio di riferimenti per i lettori più vecchi!). La parte grafica, affidata a Nicola Tosolini, ricorda per stile e varietà di animali antropomorfi presenti, Il mondo dei luoghi comuni su Topolino #1866 del 1991. L'altra storia interessante del numero è sicuramente la seconda puntata di Papere alla riscossa, sempre di Marco Bosco per i disegni di Silvia Ziche. In questa occasione lo sceneggiatore si concentra sulla descrizione delle dinamiche elettorali negli Stati Uniti. Con grande abilità ed efficacia, mostra le luci e le ombre anche per le elezioni a cariche non direttamente scelte dagli elettori, come il posto vacante presso l'Accademia delle Pannocchie. È Nonna Papera, come rappresentante delle Pannocchie, a guadagnarsi l'onore, nonostante la disinformazione messa in campo dai suoi avversari. Evidente, quindi, il messaggio di Bosco e Ziche ai lettori: se si possiede chiarezza di contenuti e quel giusto pizzico di carisma, le proprie ragioni e il loro merito sono comunque premiate.
Considerando che la voce narrante è quella di una giornalista che ricostruisce le vicende, i punti di forza di questa storia, di per sé scontata, sono certamente l'ecologismo e l'onestà intellettuale delle Papere alla riscossa.
giovedì 13 agosto 2015
La testa di Apollo
Inquieto Apollo, siamo desti!
La fronte intrepida ergi, déstati!
Spira il sanguigno balzo...
L’azzurro inospite è alto!
Spaziosa calma...
versi di Giuseppe Ungaretti; foto di Domenica pate
La fronte intrepida ergi, déstati!
Spira il sanguigno balzo...
L’azzurro inospite è alto!
Spaziosa calma...
versi di Giuseppe Ungaretti; foto di Domenica pate
mercoledì 12 agosto 2015
martedì 11 agosto 2015
Nella casa di vetro
L'iniziativa #ioleggoperché era volta a far scegliere sui social una serie di romanzi da successivamente stampare in un'apposita veste per la successiva diffusione gratuita. Un gioco la cui idea, al di là delle polemiche, era quella di diffondere il più possibile la lettura. Il libro di cui scrivo qui sotto fa parte di quell'iniziativa.
La struttura è abbastanza semplice: un racconto narrato in prima persona intervallato da digressioni in corsivo in terza persona come integrazioni al racconto principale.
Anche grazie a questa struttura, si comprende abbastanza presto, senza però che la cosa sia esplicita, che il narratore è morto. Non è esplicito e ogni tanto, soprattutto all'inizio, si resta col dubbio che forse non lo sia, o forse ci sono due narratori in prima persona, ma l'ambiguità non dura molto, e certo ben prima che l'autore ci racconti dell'incidente mortale. Ad aiutare questa ricostruzione sono sicuramente le digressioni in corsivo, tutte ambientate dopo il fatidico incidente, e stilisticamente molto più classiche rispetto al racconto leggero e a tratti lirico al limite del sognante del morto.
L'idea di Giuseppe Munforte, però, non è quella di raccontare la storia di una famiglia prima e dopo la morte di uno dei due genitori, o quanto meno non sembra questa, altrimenti le digressioni, che potevano essere un vero e proprio romanzo parallelo, sarebbero state molte di più e molto più corpose. In realtà è soprattutto un racconto sull'amore, quindi sulla vita e sul coraggio che ogni tanto serve per affrontarla. Un libro piccolo, veloce, che, se si riesce a sopravvivere alla prima decina di pagine, risulta anche una lettura piacevole.
La struttura è abbastanza semplice: un racconto narrato in prima persona intervallato da digressioni in corsivo in terza persona come integrazioni al racconto principale.
Anche grazie a questa struttura, si comprende abbastanza presto, senza però che la cosa sia esplicita, che il narratore è morto. Non è esplicito e ogni tanto, soprattutto all'inizio, si resta col dubbio che forse non lo sia, o forse ci sono due narratori in prima persona, ma l'ambiguità non dura molto, e certo ben prima che l'autore ci racconti dell'incidente mortale. Ad aiutare questa ricostruzione sono sicuramente le digressioni in corsivo, tutte ambientate dopo il fatidico incidente, e stilisticamente molto più classiche rispetto al racconto leggero e a tratti lirico al limite del sognante del morto.
L'idea di Giuseppe Munforte, però, non è quella di raccontare la storia di una famiglia prima e dopo la morte di uno dei due genitori, o quanto meno non sembra questa, altrimenti le digressioni, che potevano essere un vero e proprio romanzo parallelo, sarebbero state molte di più e molto più corpose. In realtà è soprattutto un racconto sull'amore, quindi sulla vita e sul coraggio che ogni tanto serve per affrontarla. Un libro piccolo, veloce, che, se si riesce a sopravvivere alla prima decina di pagine, risulta anche una lettura piacevole.
lunedì 10 agosto 2015
Paperino nel regno della matematica
Hamilton Luske, dopo aver realizzato la versione animata disneyana di Alice nel Paese delle Meraviglie, distribuita nel 1951, realizzerà alcuni anni più tardi Paperino nel Mondo della Matematigica, distribuito nel 1959, dove evidentemente farà confluire alcune scene che non aveva inserito nel lungometraggio tratto dai romanzi di Lewis Carroll, come per esempio la partita sulla scacchiera con Paperino vestito come l'Alice del film.
Come usuale per i fumetti disneyani, nello stesso anno del Mondo della Matemagica venne realizzato un fumetto tratto o ispirato al corto in uscita nelle sale: la storia, affidata a Don Christensen per i disegni di Tony Strobl, arrivò in Italia nel 1960 su Topolino n.233 con il titolo di Paperino nel regno della matematica e presenta alcune differenze anche sostanziali rispetto al corto di Luske, partendo proprio dall'incipit: mentre nel corto, infatti, Paperino in tenuta da cacciatore si ritrova all'improvviso nella pianura delle radici quadrate, la storia di Christensen e Strobl inizia con i soliti problemi di debiti del nostro eroe con lo zio Paperone (c'è da osservare che questi problemi, spesso utilizzati dagli autori italiani, sono stati introdotti non già da Barks, quanto dagli altri autori disneyani). E', dunque, con il desiderio di non venire più imbrogliato dallo zio che conosce la matematica meglio del nipote, che Paperino decide di mettersi a studiare e provare a far di conto. Lavora e lavora, giunge la notte, i nipotini dormono e Paperino, stanco e stravolto, esclama:
Come usuale per i fumetti disneyani, nello stesso anno del Mondo della Matemagica venne realizzato un fumetto tratto o ispirato al corto in uscita nelle sale: la storia, affidata a Don Christensen per i disegni di Tony Strobl, arrivò in Italia nel 1960 su Topolino n.233 con il titolo di Paperino nel regno della matematica e presenta alcune differenze anche sostanziali rispetto al corto di Luske, partendo proprio dall'incipit: mentre nel corto, infatti, Paperino in tenuta da cacciatore si ritrova all'improvviso nella pianura delle radici quadrate, la storia di Christensen e Strobl inizia con i soliti problemi di debiti del nostro eroe con lo zio Paperone (c'è da osservare che questi problemi, spesso utilizzati dagli autori italiani, sono stati introdotti non già da Barks, quanto dagli altri autori disneyani). E', dunque, con il desiderio di non venire più imbrogliato dallo zio che conosce la matematica meglio del nipote, che Paperino decide di mettersi a studiare e provare a far di conto. Lavora e lavora, giunge la notte, i nipotini dormono e Paperino, stanco e stravolto, esclama:
Come vorrei che la matematica non fosse mai stata inventata!Ed ecco che, annunciato da un tuono potente, gli appare l'imponente Spirito della Matematica, in luogo dello Spirito dell'Avventura dell'edizione italiana del corto.
martedì 4 agosto 2015
Illusione di potere
Se il titolo originale, Now wait for the last year, è molto più descrittivo del contenuto del romanzo, il titolo italiano ne coglie in pieno il senso: tutti i protagonisti, infatti, da quelli politicamente più potenti passando per il dottor Eric Sweetscent, che possiamo considerare ennesima variazione letteraria dello stesso Philip K. Dick, semplicemente si illudono di avere un qualche potere per poter influenzare le vite degli altri e quindi anche la loro stessa.
In questo senso Molinari è un personaggio molto più complesso di una semplice parodia del dittatore italiano: pur facendosi carico di una serie di difetti (l'attaccamento alla poltrona, l'amante poco più che maggiorenne, le amicizie altolocate), il personaggio tratteggiato da Dick sta in pratica sacrificando se stesso (come vedremo a breve) per mantenere la Terra il meno coinvolta possibile in un conflitto che non ha cercato e da degli alleati che si sono imposti per delle presunte somiglianze che avrebbero reso l'accordo molto più semplice.
E' in un certo senso un modo differente di affrontare la classica ricerca di Dick su cosa rende umano un essere umano: in questo caso è qualcosa che va al di là del semplice aspetto fisico, che scende molto più nel profondo, tanto che sono proprio i reeg, ogni volta che vengono descritti, ad essere più simili ai terrestri di quanto non lo siano gli stariani.
Storia e politica di una Terra sotto assedio
Iniziamo, però, dal contesto storico: la Terra si ritrova ad entrare in contatto con due razze aliene, una strutturalmente identica alla nostra e l'altra costituita da una sorta di insetti giganti. Le due razze sono in guerra una con l'altra, e se gli insetti, i reeg, chiedevano almeno di essere neutrali, gli umanoidi, gli stariani, chiedevano un'alleanza netta e chiara. In una situazione come questa il mondo decise di affidarsi all'ONU, modificando anche lo statuto con il presidente eletto dai popoli del pianeta. A stringere alleanza con gli stariani è Gino Molinari, personaggio ambizioso, certamente, e anche un po' megalomane, con un piano ben preciso in mente, cui molti commentatori dickiani vedono una sorta di parodia di Benito Mussolini. D'altra parte Molinari ha stretto un'alleanza in un certo senso imposta dall'esterno, quasi inevitabile, un po' come si vuol credere abbia fatto lo stesso Mussolini. Inoltre Molinari, continua a tergiversare sulle responsabilità terrestri nell'alleanza, riuscendo a tenere il pianeta lontano dal conflitto vero e proprio, ma anche dalle mire espansionistiche degli stariani, più interessati a sfruttare gli abitanti e le risorse della Terra, che non a costruire un rapporto di parità.In questo senso Molinari è un personaggio molto più complesso di una semplice parodia del dittatore italiano: pur facendosi carico di una serie di difetti (l'attaccamento alla poltrona, l'amante poco più che maggiorenne, le amicizie altolocate), il personaggio tratteggiato da Dick sta in pratica sacrificando se stesso (come vedremo a breve) per mantenere la Terra il meno coinvolta possibile in un conflitto che non ha cercato e da degli alleati che si sono imposti per delle presunte somiglianze che avrebbero reso l'accordo molto più semplice.
E' in un certo senso un modo differente di affrontare la classica ricerca di Dick su cosa rende umano un essere umano: in questo caso è qualcosa che va al di là del semplice aspetto fisico, che scende molto più nel profondo, tanto che sono proprio i reeg, ogni volta che vengono descritti, ad essere più simili ai terrestri di quanto non lo siano gli stariani.
lunedì 3 agosto 2015
Lo sturangoscia
recensione del libro di Davide Pedrosin e Carlo Sperduti ed. @gorilla_sapiens
Siete mai stati presi da un'angoscia indescrivibile, così potente da tenervi bloccati, magari seduti sul divano, o da impedirvi di parlare se non addirittura di scrivere?Ebbene se vi è mai capitato qualcosa del genere, le vostre preoccupazioni sono ormai finite, perché è in commercio un macchinario di una potenza incredibile, in grado di liberarvi di qualunque preoccupazione. E' lo sturangoscia, un portentoso marchingegno ideato dalla geniale mente del dottor Filottete Vasca, i cui progetti sono giunti a noi, nonostante i complotti di misteriosi nemici, grazie all'opera dell'esimio Girolamo Mercuriale Trincavilla, postino e fondatore del Club Zoomorfismo e dintorni, che negli anni Ottanta del secolo scorso intraprese una, a volte drammatica, corrispondenza con il geniale inventore.
Ora, grazie alla potenza della rete, le idee di Filottete Vasca sono giunte a nostra disposizione e così tutti potremo finalmente liberarci dell'angoscia che ci attanaglia in questi caotici tempi moderni.
P.S.: Gli esimi Davide Predosin e Carlo Sperduti, che hanno raccolto e ordinato il carteggio (maggiori dettagli su La lettrice rampante, che spero non abbia provato l'aspirapolvere come alternativa), sono da ritenersi fuori da ogni responsabilità per gli usi impropri dello strumento e per l'incontenibile dipendenza che induce nell'utilizzatore. Tali effetti sono così drammatici che c'è chi addirittura dubita dell'esistenza dello sturangoscia.
P.P.S.: illustrazione di copertina di Elisa Macellari