Questa volta Vitaliano si concentra sull'epica della posta aerea: Paperone, infatti, inizia una attività di consegna della posta su un'isoletta nei pressi del Circolo Polare Artico, con gran soddisfazione di quasi tutti gli abitanti. Purtroppo un sabotaggio complica la situazione e rende l'ultimo viaggio in aereo di Paperone piuttosto movimentato.
Il ritmo e il susseguirsi senza respiro delle gag in questa porzione della storia sono indubbiamente la parte meglio riuscita, all'interno comunque di una storia con un'ottima gestione dei personaggi, in particolare di un PdP grintoso e intraprendente che mostra gli aspetti positivi del libero mercato. Ad affiancare Vitaliano troviamo Carlo Limido: il tratto rotondo alla Luciano Gatto si adatta perfettamente alle scene maggiormente action, mentre si mostra poi particolarmente efficace nella rappresentazione dei personaggi e soprattutto nella caratterizzazione grafica dell'antagonista di Paperone.
Piccola osservazione: la serie si caratterizza per un Paperone spaccone che raccontando le sue avventure di gioventù si accredita l'invenzione di alcuni prodotti più o meno famosi. Ovviamente Paperino, come accade nell'ultimo capitolo della Saga, non crede allo zio e potremmo dire che ogni volta fa bene, anche se in fondo tutto questo è parte del gioco decisamente efficace costruito da Vitaliano nelle storie di questa serie.
In questa occasione, comunque, lo scrittore propone come invenzione del giovane Paperone quella del ghiacciolo. Il ghiacciolo venne inventato nel 1905 grazie a una casuale scoperta dell'allora undicenne Frank Epperson di Oakland:
(...) in una notte gelata aveva lasciato sul davanzale della finestra un bicchiere di acqua e soda con dentro il bastoncino che aveva usato per mescolarle. Il giorno dopo, Frank riuscì a liberare il blocco di ghiaccio formatosi facendo scorrere acqua calda sul bicchiere, e prese a mangiare il primo "ghiacciolo" usando il bastoncino come manico. Nel 1923, Epperson ottenne il brevetto per l'idea del "ghiaccio sul bastoncino", e battezzò l'invenzione popsicle.Anche Paperone lo scopre in maniera casuale, ma ciò che non è casuale è il Paperino guardiaboschi della storia L'insidia boschiva di Carlo Panaro e Marco Palazzi.
Il soggetto della storia è semplice e per certi versi ripercorre la stessa trada di Paperino consulente di campeggio, storia di Carl Barks del 1950, che a sua volta riprende il cortometraggio del 1938 Good scouts di Jack King (con il quale Barks fece il suo esordio fumettistico). Che in particolare la storia barksiana sia di ispirazione lo suggerisce il dettaglio dell'assenza di un qualunque riferimento alle Giovani Marmotte: non solo Qui Quo Qua non sono presenti in nessuna vignetta nella tenuta ufficiale, ma lo stesso Paperino non li tratta come esperti componenti del gruppo di scout più famoso del mondo fumettistico.
Ad ogni buon conto la storia è sicuramente ben scritta e come quasi tutte le storie di Panaro possiede decisamente un buon ritmo e propone un Paperino grintoso e attento come in poche occasioni, ma decisamente coerente con il modo in cui Barks lo sviluppò nel corso delle sue storie. In questo contesto è anzi maggiormente apprezzabile l'utilizzo di una spia brutopiana come avversario del guardaboschi Paperino.
Una storia nel complesso discreta, mentre Marco Palazzi sembra ancora un po' alla ricerca di uno stile personale, anche narrativo. Ad esempio in un paio di vignette si mostra barksiano inserendo delle gag sullo sfondo, mentre stilisticamente ora ricorda Lara Molinari, ora Alessio Coppola, ora Stefano Intini, in particolare con la spia brutopiana, ora Lorenzo Pastrovicchio, in particolare con alcuni primi piani di Paperino. Senza infamia e senza lode (anche se personalmente l'ho trovata un po' inutile) Nonna Papera e il mistero del melo di Gabriele Mazzoleni per i disegni di Paolo Campinoti.
Di fatto è un gialletto veloce, una riempitiva che fa comunque il suo dovere di rilassare il lettore, con un disegno che stilisticamente si richiama ad Alessandro Barbucci, uno dei primi a inserire elementi grafici manga all'interno delle storie disneyane. Amelia e la fortuna inaspettata oscilla tra gli ottimi disegni di Massimo Asaro con il suo tratto marcato e deciso e lo sviluppo non sufficientemente stuzzicante di un buon soggetto da parte di Federico Buratti.
In qualche modo, infatti, Amelia entra in possesso della Numero Uno e mentre è ormai sulla bocca del Vesuvio pronta a fondere la moneta insieme alle altre già raccolte, presa da non si sa quale attacco di follia vola a Paperopoli per vantarsi con Paperone di avere finalmente ottenuto l'agognata moneta.
Nell'ordine: abbastanza assurda (e scellerata) è sicuramente la scelta di Amelia di tornare sul luogo del delitto e ancora più assurdo il fatto che Paperone, dopo presumibilmente un paio di giorni dal furto, non si sia ancora accorto della scomparsa della sua adorata monetina. Chiude il numero Macchianera e Gambadilegno: La coppia d'assi di Gold Creek, divertente storia ambientata nel selvaggio west. In questo caso un Macchianera brillante prova a lasciarsi alle spalle l'attività di baro per intraprendere quella di imprenditore minerario. Per fare ciò gli serve un socio, il ladro Gambadilegno, con il quale impadronirsi delle miniere di Melinda von Gurden, affarista spietata e senza scrupoli.
La storia, che si regge ottimamente grazie ai dialoghi brillanti di Gabriele Panini, è una sorta di Ocean's Eleven in salsa western che comunque strizza l'occhio ai film di genere più brillanti, e che ha quella marcia in più anche grazie ai disegni eleganti e dettagliati di Roberto Marini.
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