domenica 24 gennaio 2016

Dal Calisota a Venezia su Topolino #3139

La brevisione del Topolino #3139 di questa settimana è centrata sulle due storie di apertura. In una prima versione mi ero concentrato sulla prima, facente parte della serie de Le strabilianti imprese di Fantomius, ma dopo un successivo ripensamento, ho optato per approfondire soprattutto la seconda, ambientata a Venezia. In questo post leggermente più esteso rispetto alla versione che andrà effettivamente online recupero quella prima versione:
Una nave della regina Elisabetta I si avvicina alle coste di Nuova Albione, lì dove sorge il borgo che diventerà Paperopoli. A bordo della nave il pirata sir Francis Drake inveisce contro il Duca Pazzo, ovvero Richard Quackett.
Marco Gervasio continua l'opera di inserimento di Fantomius all'interno della continuity di Barks-Rosa, sia assegnando all'avo di Fantomius il ruolo del Duca Pazzo, costruttore del maniero citato ne Il castello del duca pazzo di Carl Barks, sia incrociando la strada dei Quackett con quella di Francis Drake, più volte citato dall'Uomo dei Paperi e che secondo Don Rosa costruì il Forte Paperopoli il 17 giugno del 1579.
La storia scritta da Gervasio è abbastanza ordinaria, sviluppandosi tra la trama ambientata nel passato e il furto nel presente di Fantomius: i due soggetti si intrecciano per risolversi insieme, senza riuscire a proporre un qualche reale guizzo narrativo, a parte qualche divertente battuta che riesce a strappare un paio di sorrisi. Sembra quasi che la serie stia procedendo stancamente, adagiandosi su una struttura consolidata, mentre la trama generale si sviluppa lentamente verso lo scontro con un avversario vicino al ladro gentiluomo.
Come già rilevato per Gli anelli di Cagliostro, anche sul lato grafico c'è ben poco da segnalare, a parte l'interessante interpretazione di Francis Drake, leggermente più piratesca e spigolosa rispetto a quella di Don Rosa.
Con Paperin Pochischei e la notte di luce si passa alle atmosfere di una storia in costume ambientata nella Venezia del 18.mo secolo. Carlo Panaro, sceneggiatore dell'avventura, parte da una buona per quanto classica idea (gli equivalenti di Paperone e Rockerduck si contendono i favori della figlia di un nuovo, ricco, potenziale cliente), sviluppandola in maniera interessante senza cadere nella parodia goldoniana, e anzi proponendo ben due colpi di scena che i lettori apprezzeranno certamente.
La parte grafica viene affidata a Valerio Held, per anni una delle colonne di Topolino insieme con il suo maestro Luciano Gatto, presso il cui studio iniziò a lavorare nella seconda metà degli anni Settanta. Pur mostrando un tratto chiaramente figlio da quello di Gatto, Held riesce ben presto a trovare il suo stile proponendo personaggi più snelli e scattanti. Con l'introduzione delle tecniche di disegno digitale il tratto dei due autori si è ulteriormente snellito: ottimo esempio nel caso di Held è proprio questa Notte di luce, buona prova per l'esperto disegnatore a parte un paio di primi piani non completamente efficaci.
Due parole vanno poi spese su Indiana Pipps e il richiamo dello spettacolo. La storia, scritta da Bruno Sarda, sembra l'equivalente del raschiare il fondo del barile. Esplorati in lungo e in largo misteri a bizzeffe, non resta, infatti, che portare il personaggio al cinema per fargli interpretare un archeologo dell'avventura in una serie di film, richiudendo il ciclo che dalla serie Indiana Jones aveva portato alla creazione del suo equivalente disneyano.
L'interesse per la storia è, invece, fornito da Emanuele Baccinelli, uno dei frequentatori del forum del Papersera, al suo esordio su Topolino. Il disegnatore ha sicuramente ampi margini di miglioramento: il suo stile è soprattutto un collage di influenze, dove quella principale è di Giorgio Di Vita, sebbene in alcuni personaggi di contorno sembrano emergere tratti alla Gigi Piras o alla Stefano Turconi. Ad ogni modo Baccinelli, pur cercando ancora la sua strada, può essere considerato come un buon acquisto per il settimanale.

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