mercoledì 26 ottobre 2016

Carbonio

Elia Ferri lavora nel reparto comunicazione di una associazione ambientalista. Convinto delle idee e dei progetti portati avanti, spesso lavora prima che il committente paghi. A causa del suo idealismo rischia di mandare a monte una collaborazione che avrebbe portato all'associazione un buon accordo economico. Il suo idealismo lo porta, così, al licenziamento. Dietro la porta, però, è gia pronto tale Ermanno Maxer che sta provando a raccogliere i fondi per un complesso progetto di cattura dell'anidride carbonica in Italia. Ferri è consapevole del mondo ricco e vagamente ipocrita che lo sta tentando, eppure accoglie la proposta di assunzione di Maxer. Il suo idealismo muore e con lui qualunque stima nei confronti di un personaggio scarsamente approfondito nella seconda parte e che sostanzialmente fa la figura del fantoccio, dell'utile idiota senza alcuno spirito critico. A complicare c'è poi la sensazione che alcuni pezzi della vicenda siano andati perduti: le situazioni si susseguono una all'altra, come se passase poco tempo tra ognuna, per poi scoprire alla fine che di anni ne sono passati un bel po' (all'incirca sei, se la memoria non mi inganna).
Certo, tutti dettagli, ma che a ben vedere combinati insieme non forniscono un'esperienza di lettura soddisfacente (al di là del finale).

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