domenica 29 aprile 2018

Topolino #3257: in cucina con Cannavacciuolo e altre storie

La storia di copertina è dedicata all'alta cucina e in particolare allo chef Antonio Cannavacciuolo, un ragazzone napoletano esperto in pacche sulle spalle, oltre che cuoco abbastanza famoso. Per disneyzzare lo chef torna su Topolino nella storia d'apertura la serie Agente speciale Ciccio e i suoi colleghi agenti dello G.N.A.M. (Gruppo Nuovi Assaggatori Municipali) con Uno chef da sogno.
Una pacca da Paperacciuolo
Riccardo Secchi, il "poeta" di Ciccio, mette il suo amato personaggio a confronto con lo chef Paperacciuolo che collabora con lo G.N.A.M. in una complessa operazione di appostamento e copertura: gli impavidi assaggiatori municipali devono, infatti, raccogliere le prove per incastrare tale Tony Scaduto.
La storia, un mix tra un poliziesco e una commedia brillante, scivola via divertente e ricca di gag, su tutte quella della pacca di Paperacciuolo sulle spalle di praticamente tutti i protagonisti della storia, disegnata da un buon Nicola Tosolini, che, pur se non ai livelli di Turcone o Urbano, riesce a variare un po' gli animali antropomorfi dei vari caratteristi della storia.
Difetto, forse non da poco, è l'incidente con il frullatore nella cucina mentre Paperacciuolo cerca di istruire al meglio Ciccio: quest'ultimo non mette il tappo all'elettrodomestico, che così sparge tutta la cucina di verdura, mentre i due cuochi sono incredibilmente intonsi!

sabato 28 aprile 2018

Anche i ricchi uccidono

Il classico piccolo imprenditore del nord, sull'orlo di una crisi non solo economica ma anche di vita, riesce a riprendere per i capelli il controllo di se stesso e del suo matrimonio grazie a un'eccitazione nuova nella sua vita, che non è la classica amante incontrata in qualche albergo clandestino, ma l'emozione dell'omicidio.
Con uno stile diretto e una narrazione in prima persona, Roberto Carboni propone un serial killer italiano particolarmente efficace e inquietante, nei cui confronti il lettore ha sentimenti contrastanti nel corso di tutta la lettura. Il finale del romanzo, poi, è una chicca deliziosa e spiazzante, considerando quanto bravo è stato l'autore nel corso del libro a sviare dal finale progettato, suggerendo una conclusione della vicenda completamente differente.
Dalla morte in poi. Delirio e follia a Bologna è l'ennesimo piccolo gioiello che la Fratelli Frilli Editori propone a tutti gli amanti del genere giallo e delle sue molteplici declinazioni.

giovedì 26 aprile 2018

Olimpiadi d'Astronomia 2018: Calabria rules

Venerdì 20 aprile si è conclusa con la finale di Bari l'edizione 2018 delle Olimpiadi d'Astronomia. Come al solito la Calabria in particolare e il sud in generale hanno dominato le classifiche finali:
Categoria Junior 1:
  • Marco Carbone - I.C. Statale “G. Carducci - V. da Feltre” - Reggio Calabria
  • Mihail Dimitrov - I.C. Statale “Giovanni XXIII” - Villa S. Giovanni (RC)
  • Davide Geria - Scuola Sec. di I Grado Statale “Galluppi-Collodi-Bevacqua” - Reggio Calabria
  • Antonio Morgante - I.C. Statale “Campo Calabro - San Roberto” - Campo Calabro (RC)
  • Luigi Sorrentino Luigi - I.C. Statale “F.S. Alessio - N. Contestabile” - Taurianova (RC)
  • Andrea Staffieri - I.C. Statale “Ex Scuola Media Torraca” - Matera
Categoria Junior 2:

domenica 22 aprile 2018

Topolino #3256: Il freezer vegetale e altre storie

Nell'attesa di mettermi a scrivere una recensione de Il giro del mondo in 80 giorni (siderali) di Fausto Vitaliano e Lorenzo Pastrovicchio che si è conclusa con la pubblicazione della seconda e terza parte sul numero #3256, in un numero che è al tempo stesso valido ma che lascia un po' perplessi, incominciando proprio dalla scelta di concludere su questo volumetto la parodia steampunk del capolavoro di Jules Verne.
E l'Earth Day?
La tradizione ecologica e ambientalistica di Topolino è ormai consolidata da anni. Non mi metterò qui a elencare le storie e le iniziative speciali realizzate dal settimanale disneyano, alcune delle quali realizzate proprio in concomitanza dell'Earth Day, ma è indubbiamente ben poca cosa la pubblicazione di un paio di pagine redazionali (che non sono nemmeno presenti nello strillo di copertina, come è successo negli ultimi anni) con una scarna spiegazione dell'iniziativa e una pubblicazione di una mappa con un numero minimale di eventi, pur se corredata dal link al sito ufficiale italiano. La pochezza dell'impegno redazionale viene enfatizzata non solo dall'eccessivo spazio dato alla mappa (una pagina intera che poteva essere sfruttata per un articolo vero e proprio), ma anche dal fatto che queste due paginette vengono pubblicate diverse pagine prima rispetto a Il freezer vegetale di Matteo Venerus e Lucio Leoni, che si può presumere essere la storia dedicata all'Earth Day 2018.
Il numero, dunque, conferma la sensazione che il restyling redazionale è andato nella direzione del risparmio economico, con articoli ridotti al minimo indispensabile, come conferma anche l'assenza del pur piccolo articolo introduttivo al nuovo capitolo de La storia del cinema di Topolino.
Passiamo, però, alle storie di cui mi preme scrivere in questa occasione, iniziando dalla storia conclusiva:
Un pigna nel Polo Nord
Qui, Quo, Qua nelle vesti di generali delle Giovani Marmotte si dirigono in missione al Polo Nord presso l'avveniristica banca dei semi qui costruita accompagnati da una coppia di giornalisti. Questa pigna di ghiaccio ha il compito di preservare i semi della Terra, in modo da mantenere la biodiversità vegetale e ripristinare le specie vegetali in pericolo, proprio come la banca dei semi reale. In effetti d banche dei semi con lo stesso scopo della pigna disneyana ne esistono diverse nel mondo: molto probailmente Venerus si è ispirato in particolare alla Svalbard Global Seed Vault, nata da un progetto del Fondo mondiale per la diversità delle colture (Global Crop Diversity Trust) finanziato dal governo norvegese. Questa è fondamentalmente una cripta di conservazione dei semi costruita sotto uno strato di permafrost sulle isole Svalbard e inaugurata ufficialmente nel 2008.
Il motore della storia di Venerus, invece, è quello di portare a destinazione i semi di una pianta rara che, a causa di un disastro naturale, rischia di scomparire definitivamente. Ovviamente ci sarà chi, per i suoi danarosi interessi, proverà a mettere i classici "bastoni tra le ruote" a Qui, Quo, Qua, ma la storia avrà il classico lieto fine con un bucolico finale.
La storia, che alterna momenti d'azione ad altri un po' più rilassanti, ottimamente disegnata da Lucio Leoni, propone anche un paio di interessanti aggiornamenti, come ad esempio l'uso di una versione digitale del Manuale in luogo di quella cartacea.
Bella poi la quadrupla dedicata alle aurore boreali, sia per la gestione delle ombre sia per la colorazione: le aurore boreali sono, in effetti, un fenomeno atmosferico causato dalla ionizzazione delle parti alte dell'atmosfera terrestre dovuto ai flussi di particelle cariche (protoni ed elettroni) trasportati dal vento solare. I colori prodotti sono legati allo spettro di emissione degli atomi che costituiscono la ionosfera.

domenica 15 aprile 2018

Topolino #3255: un tesoro e un restyling

Mentre ancora è in valutazione il dove uscirà la recensione de L'orizzonte degli eventi, ecco arrivare l'ennesimo restyling nella lunga storia di Topolino. Accompagnato da un altrettanto canonico aumento di prezzo, vede il ritorno a un sommario corposo di storie, ben 6, di cui a conti fatti solo 3/4 sono di livello buono/discreto. Come già per L'orizzonte degli eventi anche per Il giro dei mondi in 80 giorni (siderali) di Fausto Vitaliano e Lorenzo Pastrovicchio mi riservo di scrivere una recensione cumulativa di fine parodia.
Prima di iniziare, due parole sul restyling:
Un nuovo vestito per il Topo
Anche se il buon Andrea Bramini ne ha scritto diffusamente, vorrei spendere anche io un paio di considerazioni. La prima cosa che salta all'occhio è la posizione dell'editoriale di Valentina De Poli, che occupa mezza pagina in condivisione con il sommario, e il nuovo font, presentato dalla stessa direttrice. La scelta è caduta su un carattere ad alta "leggibilità" studiato per i dislessici, l'EasyReading, utilizzato anche per il lettering delle storie. Sviluppato da un'azienda italiana a partire da un'idea del designer Federico Alfonsetti, è probabilmente la novità di punta del volumetto, cui seguono a ruota le modifiche grafiche ai redazionali. L'impostazione è molto più da "infografica" o da "album delle figurine", mentre a livello di contenuti risultano molto più frammentati e spezzettati rispetto agli anni precedenti, a parte l'articolo principale con l'intervista a Bebe Vio, che ha anche l'onore di avere uno "strillo" in copertina.
Nel complesso la nuova impostazione di Topolino, indubbiamente studiata per accogliere quanti più giovani lettori possibile, pur non dispiacendo, presenta forse due difetti di fondo: da un lato il seguire la cultura dei tempi, fatta di semplificazioni (non ci sono espliciti inviti ad approfondire, fatti salvi i riferimenti ai progetti scolastici), dall'altro il sommario ricco di storie (forse conseguenza della scelta di voler abbattere i costi redazionali che sta attraversando quasi tutte le pubblicazioni disneyane che li presentavano) che rischia di proporre ai lettori storie di qualità non sempre buona.
Ed è proprio alle storie che passo a dedicare il seguito di quest'articolo.

sabato 14 aprile 2018

Le grandi domande della vita: la caduta di un astronauta in un buco nero

Non so se la ormai da più di un anno abbandonata serie de Le grandi domande della vita riprenderà con cadenza regolare, però questa settimana in ufficio è sorta esattamente la domanda: Cosa succederebbe a un astronauta che sta cadendo in un buco nero? (c'è anche la domanda su Quora!)
Non sto a spiegarvi il perché di questa domanda (lo scoprirete tra qualche mese, in effetti!), però la risposta è pronta su un piatto... di carta servita da Stephen Hawking dalle pagine del suo best seller Dal Big Bang ai buchi neri:
La gravità si indebolisce sempre più quanto più ci si allontana dalla stella, cosicché la forza gravitazionale che si esercita sui piedi del nostro intrepido astronauta sarebbe sempre maggiore di quella che si esercita sulla sua testa. La differenza fra le forze è tale da stirare il nostro astronauta come una fettuccina o da strapparlo in due o più parti prima che la stella si sia contratta fino al raggio critico a cui si forma l'orizzonte degli eventi! Noi crediamo però che nell'universo ci siano oggetti molto più grandi, come le regioni centrali di galassie, che possono subire anch'essi il collasso gravitazionale per produrre buchi neri; un astronauta che si trovasse in una di queste regioni non sarebbe lacerato prima della formazione del buco nero.
Egli non sentirebbe in effetti niente di speciale nel raggiungere il raggio critico, e potrebbe superare il punto di non ritorno senza neppure accorgersene. In capo a poche ore, però, al continuare del collasso gravitazionale della regione, la differenza nelle forze gravitazionali che si esercitano sulla sua testa e sui suoi piedi diventerebbe così grande da farlo di nuovo a pezzi.

(...)

Se un astronauta cade in un buco nero, la massa del buco nero aumenterà, ma infine l'equivalente in energia di quella massa extra sarà restituito all'universo sotto forma di radiazione. Così, in un certo senso, l'astronauta sarà «riciclato». Questo sarebbe però un tipo molto modesto di immortalità, giacché per l'astronauta qualsiasi concetto personale del tempo verrebbe quasi certamente a finire nel momento stesso in cui egli venisse fatto a pezzi dall'attrazione differenziale agente sulle varie parti del suo corpo all'interno del buco nero! Persino i tipi di particelle emessi infine dal buco nero sarebbero in generale diversi rispetto alle particelle che formavano l'astronauta: l'unico carattere dell'astronauta destinato a sopravvivere sarebbe la sua massa o energia.
Le approssimazioni da me usate per derivare l'emissione dei buchi neri dovrebbero funzionare bene quando il buco nero ha una massa di più di una frazione di grammo. Esse perderebbero invece la loro validità alla fine della vita di un buco nero, quando la sua massa diventa molto piccola. L'esito più probabile sembra essere che il buco nero sia destinato semplicemente a svanire, almeno dalla nostra regione dell'universo, portando con sé l'astronauta e la singolarità eventualmente contenuta al suo interno, se effettivamente c'è.

(...)

Il collasso di una stella a formare un buco nero è molto simile alle ultime fasi del collasso dell'intero universo. Se nella fase di contrazione dell'universo il disordine dovesse diminuire, potremmo quindi attenderci che esso diminuisca anche all'interno di un buco nero. Così, un astronauta che cadesse in un buco nero sarebbe forse in grado di vincere alla roulette ricordando in quale scomparto si trovava la pallina prima della sua puntata. (Purtroppo, però, non potrebbe giocare a lungo prima di essere trasformato in una fettuccina. Né sarebbe in grado di fornirci informazioni sull'inversione della freccia del tempo termodinamica, o neppure di versare in banca i suoi guadagni, giacché sarebbe intrappolato dietro l'orizzonte degli eventi del buco nero.)

giovedì 12 aprile 2018

Ritratti: Andrew Wiles

La biografia di Andrew John Wiles è obiettivamente piuttosto scarna: nato l'11 aprile del 1953 a Cambridge, in Gran Bretagna, dal professore di teologia (nonché cappellano) Maurice Frank Wiles e da Patricia Mowll, ha passato praticamente tutta la sua carriera di matematico a perfezionare un'unica dimostrazione, quella del famoso ultimo teorema di Fermat.
La fascinazione verso questo apparentemente semplice teorema arrivò sin dalla gioventù, da quando aveva dieci anni, per la precisione. Wiles rimase folgorato dalla semplicità dell'enunciato e dalla difficoltà nella sua dimostrazione, considerando che l'avvocato Pierre de Fermat enunciò il teorema (e la sua presunta dimostrazione) nel lontano 1637:
È impossibile scrivere un cubo come somma di due cubi o una quarta potenza come somma di due potenze o, in generale, nessun numero che sia una potenza maggiore di due può essere scritto come somma di due potenze dello stesso valore.
o in termini matematici
L'equazione \[x^n + y^n = z^n\] non ha alcuna soluzione a parte quella banale nei numeri interi per $n$ maggiore di 2.
Da alcune semplici considerazioni, il giovane Andrew prese, però, la triste decisione di abbandonare il suo donchisciottesco proposito: non possedeva i necessari strumenti per affrontare il problema.
Almeno fino a che non iniziò a lavorare nel campo. Aveva ottenuto la laurea in matematica presso il Merton College a Oxford nel 1974 e il dottorato nel 1980 proprio a Cambridge, presso il Clare College, con John Coates come supervisore. Da qui in poi iniziò il classico percorso da vagabondo della ricerca che lo portò prima a Bonn, poi a Harvard e quindi a Parigi. E si trovava proprio nella capitale francese quando il problema di Fermat lo catturò nuovamente con tutta la sua forza.

mercoledì 11 aprile 2018

martedì 10 aprile 2018

Topolino #3254: l'irraggiungibile saltatore e altre storie

Sul numero attualmente in edicola che già domani in alcune parti d'Italia verrà sostituito dal numero che sancisce il nuovo restyling di Topolino, si conclude L'orizzonte degli eventi, saga pikappica scritta da Francesco Artibani per i disegni di Lorenzo Pastrovicchio. L'articolo su questa nuova storia verrà molto probabilmente pubblicato a ridosso della ristampa di lusso prevista per i primi di maggio, per cui anche questa settimana mi concentrerò sul resto del sommario (o quanto meno su una sua porzione) iniziando dalla storia conclusiva.
Paperino a caccia di rane
Due autori oggi classici come Carlo Panaro e Alessandro Del Conte si riuniscono per narrare una deliziosa avventura, L'irraggiungibile saltatore, che unisce ispirazioni differenti in una storia che al vecchio lettore da la sensazione di essere un collage comunque gradevole ed efficace.
Paperino e nipotini, infatti, si ritrovano nelle paludi alla ricerca di un ranocchio saltatore da fotografare per un concorso naturalistico. Alla fine la storia si concluderà con la più classica delle sfide saltatorie tra ranocchi, ma nel mezzo ecco un galone abbandonato, che si scopre essere un deposito provvisorio per Paperon de' Paperoni, e l'incontro con gli immancabili Bassotti, sempre alla ricerca di un modo per arricchirsi.
L'ispirazione generale della storia sembra venire da alcuni classici, su tutti le barksiane Paperino e le rane e soprattutto Il saltatore Catapulta. Non è da escludere nemmeno un'ispirazione proveniente dall'italiana Il saltarana di Guido Martina e giorgio Bordini, ma è fuor di dubbio che Panaro opera una trasformazione dei soggetti per adattarli alla sensibilità moderna: dalla caccia per scopo manducatorio o per l'ottenimento della vittoria in una gara, si passa alla "caccia fotografica", mentre il rapporto con la rana, essenzialmente conflittuale, diventa di amicizia e rispetto.
In tutto questo si aggiunge l'evoluzione di Del Conte, che ingentilisce ulteriormente il tratto, arrotondandolo in particolare nei primi piani di Paperino, nella figura di Zio Paperone e soprattutto nelle forme dei Bassotti, che risultano esageratamente "pupazzeschi". D'altra parte Del Conte ha collaborato con Romano Scarpa ne La macchina giocografica, sempre su testi di Panaro, ricca di pupazzi.

martedì 3 aprile 2018

Topolino #3253: Omaggio a Steven Spielberg e altre storie

Con ancora maggiore ritardo rispetto alla settimana scorsa, arriva l'appuntamento con Topolino, in particolare con il numero #3252, praticamente in uscita dalle edicole per essere rimpiazzato dal numero con la conclusione de L'orizzonte degli eventi. Come nelle scorse tre settimane, però, mi concentrerò sul resto del sommario, iniziando dall'avventura della serie Paperino Paperotto: La biblioteca dei fantasmi di Fausto Vitaliano e Daniela Vetro.
Dagli acchiappafantasmi agli alieni
La storia inizia con i bambini della scuola di Quack Town che raccontano di quello che sognano di fare da grandi. Tra tutti c'è il sogno del giovane Allan, che vorrebbe diventare un regista. Paperino gli fornirà la prima idea: Ghostbusters. Nella storia realizzata da Vitaliano, infatti, la vecchia biblioteca di Quack Town sembra infestata dai fantasmi e Paperino, Tom e Louis si improvviseranno acchiappa-fantasmi per catturare l'intruso. L'iconografia utilizzata da Daniela Vetro e la terminologia usata dai tre paperotti è però influenzata dalla pellicola del 1984 di Ivan Reitman, che ha peraltro influenzato almeno altre due storie disneyane di produzione italiana: Paperino acchiappafantasmi (1987) di Bruno Concina e Paolo Ongaro e Paperino e Paperoga ghostbusters (1991) di Giorgio Pezzin e Silvio Camboni, che ricalca molto più fedelmente la trama del film di Reitman rispetto alla storia di Concina e Ongaro.
Dopo la partenza da Ghostbusters, la trama si volge rapidamente verso il capolavoro di Spielberg, E.T. con una spruzzata del disneyano Wall-E. Tra l'altro il capolavoro di Spielberg è stato anche parodiato, ma sulla "sponda" topolinese, in E.B. l'extraterrestre (1983) di Frank Gordon Payne e Sergio Asteriti.
Al di là della ricchezza di spunti cinematografici de La biblioteca dei fantasmi, la storia d'apertura del numero si rivela comunque divertente e poetica.