Nell'attesa di mettermi a scrivere una recensione de
Il giro del mondo in 80 giorni (siderali) di
Fausto Vitaliano e
Lorenzo Pastrovicchio che si è conclusa con la pubblicazione della seconda e terza parte sul numero #3256, in un numero che è al tempo stesso valido ma che lascia un po' perplessi, incominciando proprio dalla scelta di concludere su questo volumetto la parodia
steampunk del capolavoro di
Jules Verne.
E l'Earth Day?
La tradizione ecologica e ambientalistica di
Topolino è ormai consolidata da anni. Non mi metterò qui a elencare le storie e le iniziative speciali realizzate dal settimanale
disneyano, alcune delle quali realizzate proprio in concomitanza dell'
Earth Day, ma è indubbiamente ben poca cosa la pubblicazione di un paio di pagine redazionali (che non sono nemmeno presenti nello strillo di copertina, come è successo negli ultimi anni) con una scarna spiegazione dell'iniziativa e una pubblicazione di una mappa con un numero minimale di eventi, pur se corredata dal
link al sito ufficiale italiano. La pochezza dell'impegno redazionale viene enfatizzata non solo dall'eccessivo spazio dato alla mappa (una pagina intera che poteva essere sfruttata per un articolo vero e proprio), ma anche dal fatto che queste due paginette vengono pubblicate diverse pagine prima rispetto a
Il freezer vegetale di
Matteo Venerus e
Lucio Leoni, che si può presumere essere la storia dedicata all'
Earth Day 2018.
Il numero, dunque, conferma la sensazione che il
restyling redazionale è andato nella direzione del risparmio economico, con articoli ridotti al minimo indispensabile, come conferma anche l'assenza del pur piccolo articolo introduttivo al nuovo capitolo de
La storia del cinema di Topolino.
Passiamo, però, alle storie di cui mi preme scrivere in questa occasione, iniziando dalla storia conclusiva:
Un pigna nel Polo Nord
Qui, Quo, Qua nelle vesti di generali delle Giovani Marmotte si dirigono in missione al Polo Nord presso l'avveniristica banca dei semi qui costruita accompagnati da una coppia di giornalisti. Questa
pigna di ghiaccio ha il compito di preservare i semi della Terra, in modo da mantenere la biodiversità vegetale e ripristinare le specie vegetali in pericolo, proprio come la
banca dei semi reale. In effetti d banche dei semi con lo stesso scopo della
pigna disneyana ne esistono diverse nel mondo: molto probailmente Venerus si è ispirato in particolare alla
Svalbard Global Seed Vault, nata da un progetto del
Fondo mondiale per la diversità delle colture (
Global Crop Diversity Trust) finanziato dal governo norvegese. Questa è fondamentalmente una cripta di conservazione dei semi costruita sotto uno strato di permafrost sulle isole Svalbard e inaugurata ufficialmente nel 2008.
Il motore della storia di Venerus, invece, è quello di portare a destinazione i semi di una pianta rara che, a causa di un disastro naturale, rischia di scomparire definitivamente. Ovviamente ci sarà chi, per i suoi danarosi interessi, proverà a mettere i classici "bastoni tra le ruote" a Qui, Quo, Qua, ma la storia avrà il classico lieto fine con un bucolico finale.
La storia, che alterna momenti d'azione ad altri un po' più rilassanti, ottimamente disegnata da Lucio Leoni, propone anche un paio di interessanti aggiornamenti, come ad esempio l'uso di una versione digitale del Manuale in luogo di quella cartacea.
Bella poi la quadrupla dedicata alle aurore boreali, sia per la gestione delle ombre sia per la colorazione: le aurore boreali sono, in effetti, un fenomeno atmosferico causato dalla ionizzazione delle parti alte dell'atmosfera terrestre dovuto ai flussi di particelle cariche (protoni ed elettroni) trasportati dal vento solare. I colori prodotti sono legati allo spettro di emissione degli atomi che costituiscono la ionosfera.