Che cos'è il magizete? E' una buona domanda. Ancora migliore è provare a rispondere alla domanda, piuttosto che archiviare la parola come il parto della fantasia particolarmente sciolta di una bambina.
Ma in fondo cos'è la fantasia? La si può classificare? E soprattutto la si può rinchiudere e incanalare entro i confini del nozionismo?
La fantasia è un mescolare di generi, un sogno con una sua realtà. Essa diventa concreta nelle parole degli scrittori, ma anche nelle azioni degli esploratori, che portano a compimento sogni e progetti e avventure. Quando tutto questo si scorda, si scordano le fantasie e le avventure e le esplorazioni, si rischia di restare bloccati in un tempo organizzato da altri, solo apparentemente accettando le scelte operate da chi ci sta intorno: alla fine si vive male ogni giorno che passa, in una irrequietezza difficile da zittire o da tenere a bada.
E' su questi tre registri, quello dell'avventura fantastica, dell'esplorazione reale e del grigiore quotidiano, che gioca Guido Trombetti in Magellano e il magizete. Da una parte ecco un confronto e al tempo stesso una rappresentazione (teatrale o cinematografica ha poca importanza) tra gli esploratori, quelli veri, e gli scrittori, che i viaggi li hanno solo immaginati (a parte qualche eccezione) all'interno del Club degli Esploratori. A questa linea narrativa, ecco si sovrappone quella ambientata in una scuola, appartenente al passato rispetto all'azione fantastica nel Club, con Alice, Giuseppe, Giulio e Italo e la loro maestra Gina, la classica maestra più interessata al nozionismo che a stimolare la mente dei discepoli. E quindi ecco Giuseppe adulto, con un lavoro anonimo e poco stimolante in un paesotto più o meno sperduto, dove il suo capo pretende di controllargli ogni passo della sua vita, persino di trovargli moglie. In un certo senso Giuseppe arriva a sentirsi un po' come Alice con la maestra, chiusa in uno di quei dilemmi impossibili da risolvere, sempre ripresa senza mai realmente capire perché, fino alla reazione ultima della pagina bianca come disegno in classe.
E come si riparte dal foglio bianco?
Stomachion
giovedì 30 aprile 2015
mercoledì 29 aprile 2015
Scivolare lungo un piano inclinato
Scrive Jacopo Cirillo a proposito di Stephen King
Questo è uno strumento utilizzato da Galileo Galilei per capire (o testare le ipotesi su) il moto uniformemente accelerato. Grazie ai suoi esperimenti Galileo scopre come lo spazio dipenda dal quadrato dei tempi, come scrive nel passo tratto dai Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti alla meccanica e ai movimenti locali del 1638:
Semplificando in maniera orrendamente antiscientifica, se prendiamo un piano inclinato e una biglia e facciamo scorrere la biglia sul piano inclinato, la stessa biglia accelererà sempre di più e, se il piano inclinato è lungo all'infinito, la biglia accelererà all'infinito fino a diventare, non so, velocissima. Ma c’è un inghippo: la superficie del piano, di solito, è scabra, ovvero subisce l’azione della forza d’attrito che frena la biglia, alterandone il moto rettilineo. Secondo me, la narrazione di King funziona come la teoria del piano inclinato e la biglia sono i nostri occhi, metafora e sineddoche della nostra lettura, che accelerano sempre di più lungo le righe e le pagine. Si tratta di capire adesso se e quanto siano scabre le sue pagine.Peppe Liberti ci scrive su un post e poi io rilancio su twitter coinvolgendo lo stesso Jacopo e così inizia una discussione che alla fine ritengo anche proficua e stimolante che mi ispira a scrivere qualche riga sul piano inclinato.
Questo è uno strumento utilizzato da Galileo Galilei per capire (o testare le ipotesi su) il moto uniformemente accelerato. Grazie ai suoi esperimenti Galileo scopre come lo spazio dipenda dal quadrato dei tempi, come scrive nel passo tratto dai Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti alla meccanica e ai movimenti locali del 1638:
In un regolo, o vogliàn dir corrente, di legno, lungo circa 12 braccia, e largo per un verso mezo bracio e per l'altro 3 dita, si era in questa minor larghezza incavato un canaletto, poco più largo d'un dito; tiratolo drittissimo, e, per averlo ben pulito e liscio, incollatovi dentro una carta pecora zannata e lustrata al possibile, si faceva in esso scendere una palla di bronzo durissimo, ben rotondata e pulita; costituito che si era il detto regolo pendente, elevando sopra il piano orizontale una delle sue estremità un braccio o due ad arbitrio, si lasciava (come dico) scendere per il detto canale la palla, notando, nel modo che appresso dirò, il tempo che consumava nello scorrerlo tutto, replicando il medesimo atto molte volte per assicurarsi bene della quantità del tempo, nel quale non si trovava mai differenza né anco della decima parte d'una battuta di polso. Fatta e stabilita precisamente tale operazione, facemmo scender la medesima palla solamente per la quarta parte della lunghezza di esso canale; e misurato il tempo della sua scesa, si trovava sempre puntualissimamente esser la metà dell'altro: e facendo poi l'esperienze di altre parti, esaminando ora il tempo di tutta la lunghezza col tempo della metà, o con quello delli duo terzi o de i 3/4, o in conclusione con qualunque altra divisione, per esperienze ben cento volte replicate sempre s'incontrava, gli spazii passati esser tra di loro come i quadrati e i tempi, e questo in tutte le inclinazioni del piano, cioè del canale nel quale si faceva scender la palla; dove osservammo ancora, i tempi delle scese per diverse inclinazioni mantener esquisitamente tra di loro quella proporzione che più a basso troveremo essergli assegnata e dimostrata dall'Autore. Quanto poi alla misura del tempo, si teneva una gran secchia piena d'acqua, attaccata in alto, la quale per un sottil cannellino, saldatogli nel fondo, versava un sottil filo d'acqua, che s'andava ricevendo con un piccol bicchiero per tutto 'l tempo che la palla scendeva nel canale e nelle sue parti: le particelle poi dell'acqua, in tal guisa raccolte, s'andavano di volta in volta con esattissima bilancia pesando, dandoci le differenze e proporzioni de i pesi loro le differenze e proporzioni de i tempi; e questo con tal giustezza, che, come ho detto, tali operazioni, molte e molte volte replicate, già mai non differivano d'un notabil momento.
martedì 28 aprile 2015
L'entropia di un documento
Il linguaggio è stato ed è tutt'ora un campo di interesse anche per logici e matematici (in questo senso il più noto tra tutti è sicuramente Ludwig Wittgenstein). Nel 1959 il linguista George Kingsley Zipf diffuse la legge che prende il suo nome, la legge di Zipf, nonostante non ne fosse lo scopritore(1): essa stabilisce che dato un qualche corpo di enunciati in un linguaggio naturale, la frequenza di ogni parola è inversamente proporzionale al suo rango nella tabella delle frequenze.
Dal punto di vista matematico si può descrivere la legge di Zipf come segue: \[f (k; s, N) = \frac{1/k^s}{\sum_{n=1}^N (1/n^s)}\] dove $N$ è il numero degli elementi del linguaggio, $k$ il rango, $s$ un numero che caratterizza la distribuzione, $f$ la frequenza degli elementi di rango $k$.
Schema di un sistema di comunicazione generico
Dal punto di vista matematico si può descrivere la legge di Zipf come segue: \[f (k; s, N) = \frac{1/k^s}{\sum_{n=1}^N (1/n^s)}\] dove $N$ è il numero degli elementi del linguaggio, $k$ il rango, $s$ un numero che caratterizza la distribuzione, $f$ la frequenza degli elementi di rango $k$.
Schema di un sistema di comunicazione generico
lunedì 27 aprile 2015
Squadrismi del terzo millennio
Antefatto:
Venerdì [24 aprile 2015] il Ministro Giannini è stata duramente contestata da un gruppo di docenti e studenti per la riforma della scuola. L'occasione, un dibattito sull'Università durante la festa dell'Unità di Bologna.Il 26 aprile la ministra a Repubblica afferma:
Le agenzie hanno riportato di un gruppo di docenti e studenti che non hanno permesso alla Giannini di intervenire a seguito del rumore prodotto tramite coperchi, pentole e posate.
Mi hanno insultata, parolacce irripetibili. Non mi hanno permesso di parlare, in un luogo pensato per discutere: una Festa dell'Unità. Erano disinteressati ad ascoltare quello che avevo da dire. Come li vuole chiamare, quei cinquanta di Bologna. Squadristi. Insegno linguistica da tempo e non trovo altro termine. Sono stata aggredita da cinquanta squadristi. Vivaddio, solo verbalmente.Reazioni. Mi hanno colpito in particolare una serie di tweet di Signorino Richmond:
L'utilizzo ad mentula canis di "squadrismo" è particolarmente odioso. Soprattutto rivolto a centinaia di studenti/studentesse. [1]e una bella lettera di Marcella Raiola su facebook (e che ho letta via twitter) Mi pare abbastanza inutile sottolineare a chi va la mia solidarietà.
Utilizzo ideologico frutto di decenni di "rovescismo storico". Qualsiasi protesta veemente diventa "violenza fascista" e antidemocratica. [2]
A livello discorsivo, negare una dignità politica a un movimento di protesta è la cosa più fascista che si possa fare. [3]
giovedì 23 aprile 2015
Il colombre
E' il pesce che i marinai sopra tutti temono, in ogni mare del mondo. E' uno squalo tremendo e misterioso, più astuto dell'uomo. Per motivi che forse nessuno saprà mai, sceglie la sua vittima, e quando l'ha scelta la insegue per anni e anni, per una intera vita, finché è riuscito a divorarla. E lo strano è questo: che nessuno riesce a scorgerlo se non la vittima e le persone del suo stesso sangue.
Io non l'avevo mai visto. Ma dalle descrizioni che ho sentito fare tante volte, l'ho subito riconosciuto. Quel muso da bisonte, quella bocca che continuamente si apre e chiude, quei denti terribili. Il colombre è un pesce di grandi dimensioni, spaventoso a vedersi, estremamente raro. A seconda dei mari, e delle genti che ne abitano le rive, viene chiamato kolomber, kahloubrha, kalonga, kalu-balu, chalung-gra. I naturalisti stranamente lo ignorano. Qualcuno perfino sostiene che non esiste.
dall'omonimo racconto di Dino Buzzati all'interno della raccolta La boutique del mistero)
Io non l'avevo mai visto. Ma dalle descrizioni che ho sentito fare tante volte, l'ho subito riconosciuto. Quel muso da bisonte, quella bocca che continuamente si apre e chiude, quei denti terribili. Il colombre è un pesce di grandi dimensioni, spaventoso a vedersi, estremamente raro. A seconda dei mari, e delle genti che ne abitano le rive, viene chiamato kolomber, kahloubrha, kalonga, kalu-balu, chalung-gra. I naturalisti stranamente lo ignorano. Qualcuno perfino sostiene che non esiste.
dall'omonimo racconto di Dino Buzzati all'interno della raccolta La boutique del mistero)
mercoledì 22 aprile 2015
Il genio di Leander Starr
Cos'è il Genio? Una possibile definizione è: colui che riesce a scoprire un modo semplice per risolvere problemi complessi(1). In questo senso non tutti i Premi Nobel scientifici possono essere considerati dei geni, ma la definizione calza a pennello praticamente con tutti loro, esclusi quelli letterari e politici. D'altra parte questa definizione è più difficile da applicare al mondo dell'arte, dove, a mio giudizio, l'attributo di genio è decisamente abusato. E' però possibile che alcuni protagonisti dell'arte riescano a rientrare nella definizione di cui sopra. Ad esempio Leonardo da Vinci, genio della tecnica e dell'arte (e, nel mio modo di vedere le cose, era un genio in quest'ultimo campo perché lo era nel primo, e non viceversa).
Con l'avvento di nuove tecniche espressive, la genialità è andata diffondendosi, e se applichiamo il criterio di cui sopra, per esempio al cinema, potremmo considerare un genio quel regista in grado di girare con attori mediocri e a basso costo un film capolavoro. Magari in tempo di record:
Con l'avvento di nuove tecniche espressive, la genialità è andata diffondendosi, e se applichiamo il criterio di cui sopra, per esempio al cinema, potremmo considerare un genio quel regista in grado di girare con attori mediocri e a basso costo un film capolavoro. Magari in tempo di record:
Cribbio, questo Starr. Che fenomeno. Sei giorni, e dico sei, mamma santissima, e ti gira tutto un film. Un genio!
martedì 21 aprile 2015
Di tutte le ricchezze
Di tutte le ricchezze che ho visteAll'inizio pensi: Stefano Benni è invecchiato e Di tutte le ricchezze è il romanzo con cui farà i conti con se stesso. Però non c'è nulla di più errato di questo primo, affrettato giudizio.
Una sola io vorrei davvero
I tuoi occhi di acqua celeste.
L'idea di Benni è certo quella di raccontare la storia di un suo quasi coetaneo che, da ex professore universitario, si ritira in montagna per stare lontano da quel caos che ormai non gli compete più. Il professore, esperto del poeta fittizio Catena, morto in un manicomio, si innamora della nuova vicina, giunta insieme con il fidanzato inultimo tentativo di recuperare un rapporto ormai finito.
Sarà un amore platonico, poetico e teatrale, raccontato un po' in prima persona, un po' in terza, con il solito stile ironico, senza strappare la risata di pancia tipica dei racconti. D'altra parte l'obiettivo di Benni sembra più che altro quello di raccontare la bellezza, la poesia e ciò che alla fin fine è importante nella vita.
Per i più curiosi, eccovi il video della presentazione del libro all'Elfo Puccini di Milano con Angela Finocchiaro al leggio per recitare passi del romanzo al gentile pubblico:
lunedì 20 aprile 2015
Olimpiadi italiane dell'astronomia: i vincitori
Dal 18 al 20 aprile si sono svolte le finali delle Olimpiadi italiane dell'astronomia, con la cerimonia della premiazione avvenuta quest'oggi. Stefano Sandrelli, presidente del comitato olimpico, ha pubblicato su twitter le foto dei vincitori per le due categorie junior e senior. Eccoli qui sotto, contenti per il riconoscimento ottenuto grazie al loro studio:
sabato 18 aprile 2015
L'odore della polvere calda
Il giocatore di Planescape: Torment interpreta un personaggio che si risveglia su un pianeta sconosciuto senza alcuna memoria sulla sua identità o sui suoi ricordi. Le missioni che il videogioco gli proporrà saranno un percorso per recuperare i ricordi perduti. E' la stessa situazione in cui si trova Verloc, che si sveglia con immagini confuse nella testa mentre un gorilla robotico che fuma un sigaro, Churchill, gli viene incontro contento che sia sopravvissuto a una ignota impresa.
Per fortuna Churchill ha con se il diario di Verloc, scritto su carta, così questi, e il lettore con lui, potrà recuperare la memoria durante il viaggio nel deserto che attende la coppia. E' inevitabile accostare il percorso nel deserto di Verloc e Churchill ai viaggi iniziatici dei profeti, ma il percorso in se ha, per il momento, un'importanza narrativa marginale: la storia si rivela sin da subito fortemente dickiana, con Verloc che inizia la sua avventura nei sobborghi di Radiant, futurustica città della Terra. Verloc è un uomo che ha perso tutto, preda di ricordi e incubi legati agli errori del passato, e l'unico che può salvarlo è Conrad, il fratello minore.
La prima parte, che si intreccia con un viaggio spaziale e un atterraggio, è claustrofobica, enfatizzata da colori scuri, e serve per definire Verloc, il suo carattere, le sue motivazioni. Una volta atterrati su Ona (Ji), i colori diventano caldi, ma non per questo l'atmosfera si fa meno inquietante. Diventa, anzi, evidente l'ispirazione alla Lost, con l'incontro con la colonia di scienziati presente sul pianeta: gli intrighi sotto traccia e i misteri manifesti (come l'improvvisa materializzazione di una bambina qualche giorno prima del trio di viaggiatori spaziali) contribuiscono a rendere appassionante la seconda parte del volume, mentre la voce narrante di Verloc, con la sua costante malinconia, tiene ancorati all'ispirazione dickiana. Volendo definire aama in maniera sintetica, si potrebbe scrivere che è l'incontro tra Star Trek e Philip Dick. Il tutto offerto da Frederik Peeters che, all'interno di una griglia ordinata e ben strutturata, alterna vignette dettagliate ed emozionanti, ad altre più stilizzate ma non per questo meno efficaci. Molto belle, poi, le inchiostrazioni al tratteggio, che permettono a Peeters di utilizzare al meglio i tratti necessari per i contorni.
La prima parte, che si intreccia con un viaggio spaziale e un atterraggio, è claustrofobica, enfatizzata da colori scuri, e serve per definire Verloc, il suo carattere, le sue motivazioni. Una volta atterrati su Ona (Ji), i colori diventano caldi, ma non per questo l'atmosfera si fa meno inquietante. Diventa, anzi, evidente l'ispirazione alla Lost, con l'incontro con la colonia di scienziati presente sul pianeta: gli intrighi sotto traccia e i misteri manifesti (come l'improvvisa materializzazione di una bambina qualche giorno prima del trio di viaggiatori spaziali) contribuiscono a rendere appassionante la seconda parte del volume, mentre la voce narrante di Verloc, con la sua costante malinconia, tiene ancorati all'ispirazione dickiana. Volendo definire aama in maniera sintetica, si potrebbe scrivere che è l'incontro tra Star Trek e Philip Dick. Il tutto offerto da Frederik Peeters che, all'interno di una griglia ordinata e ben strutturata, alterna vignette dettagliate ed emozionanti, ad altre più stilizzate ma non per questo meno efficaci. Molto belle, poi, le inchiostrazioni al tratteggio, che permettono a Peeters di utilizzare al meglio i tratti necessari per i contorni.
venerdì 17 aprile 2015
Le masse che fanno la differenza
La differenza di massa tra neutrone e protone è decisamente molto piccola. Le ultime notizie la danno a circa 2.53 volte la massa dell'elettrone, che è qualcosa come poco più di 0.5 MeV. Questa differenza di massa tra le due particelle nucleari è fondamentale per il nostro universo: esso, infatti, sarebbe profondamente diverso da come appare se, per esempio, questa differenza fosse di circa un terzo del valore attuale, ovvero di poco inferiore alla massa dell'elettrone. Come scrive Frank Wilczek:
Come bonus accessorio di questo brevissimo racconto su una novità dalla fisica delle particelle (di cui non scrivo da tempo immemore...) è quello che può essere considerato come l'articolo di fisica più breve della storia (via Riemmanium), ovvero quello che stabiliscela differenza il rapporto di tra massa tra di protone ed elettrone(*):
Una gran bella differenza rispetto all'ultimo uscito sulla differenza tra protone e neutrone!
(*) A volte succede che qualcosa sfugga, perché sei convinto che debba andare in un certo modo, nonostante leggi il contrario. Ecco, questo è stato un caso di quelli. Per fortuna che c'era Andrea Plazzi che me l'ha fatto notare. Un grazie di cuore!
(...) [gli] atomi di idrogeno si convertirebbero in neutroni e neutrini (attraverso un processo detto decadimento beta inverso). Anche valori più piccoli per questa differenza di massa che siano un po' più grandi della massa dell'elettrone sarebbero catastrofici, poiché l'Universo primordiale avrebbe cucinato l'idrogeno in elio in un modo più efficiente di quanto ha fatto, lasciando ben poco carburante per la fusione dell'idrogeno, il processo che sostiene le stelle normali, tra cui il nostro Sole. D'altra parte, se la differenza di massa fosse significativamente più grande del valore reale, allora la sinntesi dei nuclei atomici oltre l'idrogeno sarebbe difficile o impossibile.Ora le differenze tra le due particelle sono sostanzialmente due: la carica elettrica e i quark u e d coinvolti nella loro costruzione, ovvero le particelle fondamentali che costruiscono i nucleoni e che presentano delle leggere differenze in massa tra loro. Determinare, quindi, con sempre maggiore precisione la differenza di massa tra neutrone e protone porta ad alcuni vantaggi non indifferenti: da un lato la possibilità di testare con sempre maggiore precisione le teorie quantistiche; dall'altro la possibilità di avere dati sperimentali con cui si dovranno confrontare le teorie che dovranno superare il Modello Standard attuale; infine la possibilità di sviluppare tecniche sperimentali sempre più precise, che potranno essere in seguito trasferite per lo sviluppo tecnologico di altri strumenti scientifici e non. In questo senso l'esperimento di Borsanyi e soci è un passo avanti non indifferente in tutti questi tre obiettivi, ed ecco il motivo per cui Wilczek lo saluta con grande ottimismo dalle pagine di Nature.
Come bonus accessorio di questo brevissimo racconto su una novità dalla fisica delle particelle (di cui non scrivo da tempo immemore...) è quello che può essere considerato come l'articolo di fisica più breve della storia (via Riemmanium), ovvero quello che stabilisce
(*) A volte succede che qualcosa sfugga, perché sei convinto che debba andare in un certo modo, nonostante leggi il contrario. Ecco, questo è stato un caso di quelli. Per fortuna che c'era Andrea Plazzi che me l'ha fatto notare. Un grazie di cuore!
Wilczek F. (2015). Particle physics: A weighty mass difference, Nature, 520 (7547) 303-304. DOI: http://dx.doi.org/10.1038/nature14381
Borsanyi S., Durr S., Fodor Z., Hoelbling C., Katz S.D., Krieg S., Lellouch L., Lippert T., Portelli A., Szabo K.K. & Toth B.C. (2015). Ab initio calculation of the neutron-proton mass difference, Science, 347 (6229) 1452-1455. DOI: http://dx.doi.org/10.1126/science.1257050
Lenz F. (1951). The Ratio of Proton and Electron Masses, Physical Review, 82 (4) 554-554. DOI: http://dx.doi.org/10.1103/physrev.82.554.2
Borsanyi S., Durr S., Fodor Z., Hoelbling C., Katz S.D., Krieg S., Lellouch L., Lippert T., Portelli A., Szabo K.K. & Toth B.C. (2015). Ab initio calculation of the neutron-proton mass difference, Science, 347 (6229) 1452-1455. DOI: http://dx.doi.org/10.1126/science.1257050
Lenz F. (1951). The Ratio of Proton and Electron Masses, Physical Review, 82 (4) 554-554. DOI: http://dx.doi.org/10.1103/physrev.82.554.2
giovedì 16 aprile 2015
Trisecare con gli origami
La trisecazione di un angolo è uno di quei problemi affascinanti che ha sempre stimolato la creatività dei matematici. Alcuni metodi li ho presentati in un post dedicato del ciclo Dimostrazioni senza parole. Oggi, invece, vi propongo un paio di tecniche di trisecazione che coinvolgono gli origami. La prima, di Hisashi Abe all'interno di un rompicapo dedicato proprio a questa antica arte giapponese:
mercoledì 15 aprile 2015
L'articolo matematico più breve al mondo
Uno speed post, per così dire. La congettura di Eulero fu proposta nel 1769 da Leonard Euler. Essa afferma che:
Per ogni intero $n > 2$, la somma di $n − 1$ potenze $n$-esime di interi positivi non può uguagliare una potenza $n$-esima.Questa congettura venne confutata per la prima volta nel 1966 da Lander e Parkin in quello che viene considerato come l'articolo più breve della matematica, Counterexample to Euler's conjecture on sums of like powers (pdf): (via Open Culture)
martedì 14 aprile 2015
Il compleanno di Cheryl e altre facezie
Cheryl è una simpatica ragazza che ha tenuto nascosta la data del suo compleanno, ma ormai stressata dall'assedio di Albert e Bernard (che le malelingue vorrebbero i suoi spasimanti) ha deciso di concedere loro alcuni indizi. Innanzitutto una rosa di dieci date, quindi un piccolo aiuto per ciascuno: al primo il mese e al secondo il giorno.
Questo è (più o meno!) l'antefatto di un esercizio di logica delle olimpiadi di matematica di Singapore (Singapore and Asean Schools Math Olympiads). L'obiettivo è determinare la data del compleanno di Cheryl dopo aver letto lo scambio di battute tra Albert e Bernard, che vi riporto qui sotto come immagine: La risposta al quesito la potete trovare mothership.sg (è quella ufficiale) e sul gruppo facebook Study Room (ripresa dall'Independent). Eccovi qui sotto la (mia) versione in italiano della suddetta soluzione.
Questo è (più o meno!) l'antefatto di un esercizio di logica delle olimpiadi di matematica di Singapore (Singapore and Asean Schools Math Olympiads). L'obiettivo è determinare la data del compleanno di Cheryl dopo aver letto lo scambio di battute tra Albert e Bernard, che vi riporto qui sotto come immagine: La risposta al quesito la potete trovare mothership.sg (è quella ufficiale) e sul gruppo facebook Study Room (ripresa dall'Independent). Eccovi qui sotto la (mia) versione in italiano della suddetta soluzione.
lunedì 13 aprile 2015
Manoscritto matematico di Alan Turing
Come si sa, Alan Turing nel 1954 prese la sicuramente sofferta decisione di uccidersi. Questo, però, non gli impedì di lasciare delle indicazioni precise, come affidare le sue carte all'amico e collega matematico Robin Gandy. Quest'ultimo depositò nel 1977 gli articoli in suo possesso presso l'archivio del King's College a Cambridge, lasciandoli così a disposizione per la consultazione da parte degli studiosi turingiani. Però tenne per sé un blocco di note, sulle cui pagine bianche aveva scritto il suo diario onirico, estremamente personale: era quindi comprensibile il desiderio di non divulgare quella parte del quaderno. Con la sua morte, avvenuta nel 1995, iniziarono gli studi sulle sue carte, che hanno permesso di recuperare questo manoscritto, ora in vendita presso la sala d'aste Bonhams di New York.
Costituito da 56 pagine molto probabilmente scritto nel 1942 durante il suo soggiorno a Bletchley Park mentre cercava di decrittare Enigma.
via Nautilus
Costituito da 56 pagine molto probabilmente scritto nel 1942 durante il suo soggiorno a Bletchley Park mentre cercava di decrittare Enigma.
The Leibniz notation $dx/dy$ I find extremely difficult to understand in spite of it having been the one I understood the best once! It certainly implies that some relation between $x$ and $y$ has been laid down eg, $y=x^2+3x$Sul ritrovamento Andrew Hodges, il biografo di Turing, ha commentato
Alan Turing era parsimonioso con le parole e qualunque cosa dalla sua penna ha un valore speciale. Questo quaderno getta una luce ulteriore su come, anche quando era coinvolto nei grandi eventi mondiali, egli restasse impegnato al pensiero libero nel lavoro in matematica pura.
via Nautilus
sabato 11 aprile 2015
Great Pacific: l'immondizia del Pacifico
Great Pacific, fumetto di Joe Harris e Martin Morazzo tra #politica, #ecologismo e #misticismo: una salsa non completamente efficace
La grande chiazza di immondizia del Pacifico
A partire dagli anni Cinquanta del XX secolo, le nazioni industrializzate e quelle in via di sviluppo hanno riversato in mare detriti e spazzatura di tipo plastico. I materiali plastici, a differenza di quelli organici, subiscono un processo detto di fotodegradazione, ovvero, a causa dell'azione della luce del sole, si disintegra
(...) in pezzi sempre più piccoli fino alle dimensioni dei polimeri che la compongono, la cui ulteriore biodegradazione è molto difficile.(1, 2)Così scomposta, la plastica ottiene delle dimensioni e un comportamento idrostatico simile a quello del plancton, e viene così facilmente catturata e digerita dagli abitanti del mare, entrando nel ciclo alimentare. Il problema non sarebbe ingestibile, o comunque non di proporzioni eccessive se non fosse che, come mostrato in uno studio del NOAA di Robert Day, David Shaw e Steven Ignell(3), il gioco di correnti nell'Oceano Pacifico avrebbe dovuto creare un'area in cui tutta la plastica si sarebbe raccolta creando la ben nota grande chiazza di immondizia del Pacifico, nome proposto per la prima volta dall'oceanografo Curtis Ebbesmeyer(2). La sua estensione non è nota precisamente, e questo è dovuto a un fatto semplice ma apparentemente non così banale, visto che sovente si parla di isola: semplicemente non lo è. E' una chiazza dai contorni indistinti, un vortice di immondizia i cui bordi, almeno quelli visibili, dipendono dalle correnti e dalla quantità di immondizia presente (stimata in 3.5 milioni di tonnellate(1)). E' ovvio che, a causa della fotodegradazione non è possibile essere certi dei propri occhi, anche se l'osservazione diretta è sempre meglio di una simulazione. In questo senso senza Charles Moore(2) oggi della grande chiazza si ignorerebbero probabilmente non pochi dettagli. Moore che, tra l'altro, ha fondato l'Algalita Marine Research Foundation proprio per tenere sotto controllo questa particolare chiazza, ma anche le altre sparse negli altri oceani della Terra, e ha anche mostrato come il rapporto plastica-plancton dell'area sia di 6 a 1.
Nonostante questi numeri, la grande chiazza è un ecosistema che vibra di vita, in particolare microscopica, definito dai ricercatori plastisfera(4), costituita da innumerevoli specie di diversi organismi (dando un'occhiata all'articolo di Zettler e soci ho spannometricamente contato circa 150 specie differenti di batteri), di cui alcuni potenzialmente dannosi. Il problema della grande chiazza e delle sue sorelle non è di facile risoluzione e, a mio parere, le azioni di sensibilizzazione, come l'installazione artistica di Maria Cristina Finucci, il Garbage Patch State patrocinato dall'UNESCO, non sono per nulla sufficienti al momento per invertire la tendenza. Il problema è, infatti, essenzialmente economico.
In questa fase storica, infatti, il maggiore contributo alla plastica oceanica proviene dai paesi in via di sviluppo, Cina e India in testa. Il motivo di questa alta produzione è in parte da ricercarsi nella popolazione costiera, ma soprattutto in un particolare problema strutturale interno di questi paesi. E' infatti emerso dall'esame che 16 dei primi 20 produttori di immondizia hanno sì avuto un grande e veloce sviluppo economico, affiancato però da una mancanza nello sviluppo e nella gestione delle infrastrutture dedicate alla spazzatura(5). Quando si vanno a fare le proiezioni di crescita della spazzatura nel mondo, dato per buono un modello in cui i paesi si svilupperanno in maniera più o meno identica uno con l'altro, sarà molto difficile arrivare a un picco di produzione prima del 2100, mentre la quantità di plastica che verrà immessa negli oceani dovrebbe oscillare tra le 100 e le 250 milioni di tonnellate(5). Sono numeri spaventosi, cui non si può sperare di porre un limite con, per esempio, il controllo della popolazione. D'altra parte sarà difficile anche limitare la crescita economica dei paesi in via di sviluppo (posizione che non viene nemmeno presa in considerazione), quindi, nell'attesa che tali paesi, oggi Cina e India, domani i paesi costieri africani, sviluppino dei sistemi di smaltimento dei rifiuti efficienti, i paesi industrializzati
(...) possono agire immediatamente riducendo gli sprechi e riducendo la crescita della plastica mono-uso.(5)Onestamente la soluzione più semplice e logica che ridurrebbe drasticamente la previsione dei ricercatori sarebbe quella di fornire supporto tecnico ai paesi in via di sviluppo, ma questa soluzione, come potete immaginare, andrebbe a scontrarsi con l'economia di tipo concorrenziale imposta dai paesi industrializzati per cui gli altri non sono visti come potenziali collaboratori, ma come affamati concorrenti.
venerdì 10 aprile 2015
Burocrazia e ricerca in Italia
E ti cadono semplicemente le braccia...
giovedì 9 aprile 2015
Educazione libertaria
sulla #scuola libertaria via @A_rivista_anarc
Su "A" #396 è uscito un bell'articolo di Maurizio Giannangeli sulle scuole libertarie, su cui avevo scritto tempo fa. Da quell'articolo estraggo un passaggio interessante che racconta cosa è l'educazione libertaria, che scopro di aver portato avanti con grande naturalezza o ottimi risultati, almeno nelle scuole (intese come presidi, vicepresidi e colleghi innanzitutto, e studenti in seconda battuta) dove era presente un ambiente adatto per portare avanti questo genere di fruttuoso discorso. A me, personalmente, fa pensare molto alla direzione intrapresa dalla scuola statale finlandese.
Sul sito della Rete per l'Educazione libertaria è possibile leggere e scaricare la proposta di un Manifesto per l'Educazione Libertaria che potrà modificarsi nel tempo e che, per ora, fissa alcuni aspetti che accomunano alcune esperienze autoeducative libertarie nate in Italia. In questo documento si trova descritto cosa si possa intendere per educazione libertaria: «L'educazione libertaria è un insieme di principi ed esperienze unite ad una pratica organizzativa di tipo democratico che riconosce ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze la capacità di decidere individualmente e in gruppo come, quando, che cosa, dove e con chi imparare e la capacità di condividere in modo paritario le scelte che riguardano i loro ambiti organizzativi. L'educazione libertaria fonda la relazione educativa adulto-bambino sul riconoscimento di tali capacità quali mezzi per lo sviluppo dell'autonomia e della libertà di scelta dei bambini. Il contesto da noi privilegiato per la messa in opera di principi e pratiche democratiche così intesi è la scuola.»
Questa possibile definizione indica già alcuni aspetti irrinunciabili:
- principi ed esperienze sono strettamente collegate ad «una pratica organizzativa di tipo democratico» nella forma della democrazia diretta. Ciò consente ad ogni soggetto di partecipare concretamente alle scelte che riguardano gli «ambiti organizzativi» trovando riconosciuta nel collettivo la propria singolarità individuale;
- ogni soggetto che prende parte al contesto educativo libertario viene considerato in grado di decidere, in piena autonomia, forme, tempi e modi della propria esperienza di autoapprendimento, sia da solo che insieme ad altri/e;
- il contesto privilegiato si dice “scuola” e non istituzione scolastica, quindi di fatto esterna a qualsiasi istituzione formale riconosciuta che opera compiti educativi (Famiglia, Scuola e Chiesa).
Se il primo punto è ciò che rende possibile sul piano concreto le esperienze di educazione libertaria, il secondo aspetto è quello che di fatto gli attribuisce senso. Non è assolutamente possibile costruire contesti educativi libertari se non si parte dal riconoscimento che ogni essere è in grado da sé di decidere cosa per se stesso ha valore ed interesse. Questo riconoscimento vale per qualsiasi età, genere, cultura, aspetto, carattere, abilità, ecc...
mercoledì 8 aprile 2015
Matematici al lavoro: Alla ricerca del massimo e del minimo
#matematica a #Roma via @maddmaths
Il ciclo di incontri si svolge come evento parallelo e di supporto alla mostra Numeri. Tutto quello che conta, da zero a infinito che si chiuderà il 31 maggio 2015.
Secondo Eulero "nulla accade nell'universo senza che si renda evidente una qualche regola di minimo o di massimo". Forse per questo i problemi di ottimizzazione, nei quali si cerca il modo di rendere massima o minima una certa quantità, hanno da sempre affascinato l'uomo. Come si può immaginare, è un campo ricchissimo di modelli e applicazioni, che vanno dagli ambiti più astratti alla vita di tutti i giorni - pensiamo per esempio alla ricerca del percorso più breve tra due luoghi. Ma è anche molto interessante studiare l'ottimizzazione di certi fenomeni naturali, che per così dire risolvono "spontaneamente" problemi di massimo e minimo: come diceva Pierre de Fermat, "la natura agisce nei modi e mezzi che sono i più semplici e rapidi".
martedì 7 aprile 2015
The complete Brian the brain
A quanto pare Miguel Angel Martin è uno di quegli autori particolari per tematiche e approccio. Censurato in patria e ancora di più in Italia per Psico Pathia Sexualis, con Brian the brain entra a piedi uniti nel mondo della sanità, delle bio- e nano-tecnologie, delle cavie umane. A questi temi, già di per se difficili, si aggiunge anche l'altrettanto delicato compito di scrivere sulla diversità.
Il protagonista, Brian, è un ragazzino senza calotta cranica, malformazione indotta dagli esperimenti cui la madre si è sottoposta per ottenere il denaro necessario a crescere il figlio. I problemi di Brian sono quindi di interazione con il mondo a causa di una salute delicata, e di confronto con i suoi coetanei sia a causa del suo insolito aspetto sia a causa della sua incredibile intelligenza e successivamente dei poteri che svilupperà nel corso della raccolta.
A fianco delle critiche (o delle paure) contro i guasti che le biotecnologie potrebbero causare al genere umano, e indipendentemente dagli intenti altruistici dei ricercatori, c'è anche il tema forte della diversità, che può assumere differenti aspetti e forme, e dei conseguenti tentativi di integrarsi, di apparire normali agli occhi di un mondo i cui singoli componenti non aspettano altro che sentirsi speciali.
In tutto questo si aggiunge anche il tema della perdita (della madre, degli amici): Brian, a causa della malattia che colpisce le persone a lui più care, si vedrà abbandonare giorno dopo giorno, iniziando dall'abbandono originale, quello di un padre fuggito per mancanza di coraggio. Martin, grazie a uno stile hard boiled estremamente pulito (segno preciso e chine mai cariche, puntando al massimo su sfondi scuri per sottolineare alcuni passaggi), riesce con delicatezza a trattare ciascuno di questi passaggi, affiancando in parallelo dei testi assolutamente verosimili. La stessa trattazione dei personaggi crea, poi, un evidente distacco tra Brian e i sui coetanei, con questi ultimi molto più liberi anche nel linguaggio, mentre il protagonista sempre tratteggiato con una sorta di delicatezza di fondo, caratteristica evidentemente necessaria per raccontare di un personaggio in perenne bilico.
La recensione si basa sull'edizione, ormai fuori commercio, della fallita Coniglio, recuperata in una libreria di reminders.
A fianco delle critiche (o delle paure) contro i guasti che le biotecnologie potrebbero causare al genere umano, e indipendentemente dagli intenti altruistici dei ricercatori, c'è anche il tema forte della diversità, che può assumere differenti aspetti e forme, e dei conseguenti tentativi di integrarsi, di apparire normali agli occhi di un mondo i cui singoli componenti non aspettano altro che sentirsi speciali.
In tutto questo si aggiunge anche il tema della perdita (della madre, degli amici): Brian, a causa della malattia che colpisce le persone a lui più care, si vedrà abbandonare giorno dopo giorno, iniziando dall'abbandono originale, quello di un padre fuggito per mancanza di coraggio. Martin, grazie a uno stile hard boiled estremamente pulito (segno preciso e chine mai cariche, puntando al massimo su sfondi scuri per sottolineare alcuni passaggi), riesce con delicatezza a trattare ciascuno di questi passaggi, affiancando in parallelo dei testi assolutamente verosimili. La stessa trattazione dei personaggi crea, poi, un evidente distacco tra Brian e i sui coetanei, con questi ultimi molto più liberi anche nel linguaggio, mentre il protagonista sempre tratteggiato con una sorta di delicatezza di fondo, caratteristica evidentemente necessaria per raccontare di un personaggio in perenne bilico.
La recensione si basa sull'edizione, ormai fuori commercio, della fallita Coniglio, recuperata in una libreria di reminders.
domenica 5 aprile 2015
La scomparsa di Patò
Misteriosa #scomparsa di #Pasqua a #Vigata
Il direttore della banca di Vigata, persona rispettata e apprezzato attore dilettante, subito dopo il Mortorio, rappresentazione della passione di Cristo, scompare misteriosamente. Sia la moglie, disperata, sia lo zio, sottosegretario del ministero dell'interno, premono sui pubblici ufficiali per ottenere una soluzione quanto più veloce delle indagini.Andrea Camilleri, ispirato da un passaggio di A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia, si lancia nella costruzione verosimile di una scomparsa fittizia utilizzando scambi epistolari tra gli inquirenti (un poliziotto e un carabiniere) e i loro superiori, tra questi ultimi e il senatore Pecoraro, zio di Patò; ritagli di giornale; fotografie; verbali delle sedute del comune di Vigata.
Come in tutti i gialli che si rispettino, ci sono anche i detective dilettanti, in questo caso due inglesi che propongono due ardite ipotesi: una caduta in un buco spaziotemporale o la sparizione all'interno di una specie di tesseratto, una scala escheriana ad essere precisi. E' divertente, in questo senso, non solo il fatto che, per valutare le due teorie sottoposte al sindaco quest'ultimo riunisca il consiglio comunale, ma che di fronte alla conclusione degli inquirenti (Patò fugge con l'amante, la moglie del suo migliore amico) il prefetto suggerisce al questore e al capitano che al confronto sarebbe meglio sostenere la teoria dei due sir inglesi. Essenzialmente per motivi politici.
E', in definitiva, un ritratto dell'Italia post unitaria divertente ma anche demoralizzante, perché in fondo certe cose non cambiano mai...
sabato 4 aprile 2015
Faccia di Luna
Il mondo di Jodorowsky è popolato di personaggi estremi ed estremizzati che in Faccia di Luna trovano una casa comune. In un mondo distopico, rappresentato da una società chiusa e confinata su un'isola, retto politicamente da una coppia di fratelli-amanti, in realtà fantocci dell'autorità religiosa, fa la sua comparsa Borrado, senza volto e senza parole, che romperà l'equilibrio tra le forze ribelli e quelle governative, che a loro volta finanziano e supportano alcune delle fazioni ribelli con lo scopo di controllarle.
E' un gioco sottile, leggero e delicato dove realtà e finzione si mescolano grazie a donne mascoline, società matriarcali, ambiguità sessuali, il tutto vissuto con un senso del peccato malsano, che distorce ogni azione umana. Faccia di Luna rompe questo crogiolo, diventando quella luce rivelatrice della verità, in grado di scoprire le menzogne e permettere agli uomini di vivere in gioia, anche dei propri errori.
E' un gioco sottile, leggero e delicato dove realtà e finzione si mescolano grazie a donne mascoline, società matriarcali, ambiguità sessuali, il tutto vissuto con un senso del peccato malsano, che distorce ogni azione umana. Faccia di Luna rompe questo crogiolo, diventando quella luce rivelatrice della verità, in grado di scoprire le menzogne e permettere agli uomini di vivere in gioia, anche dei propri errori.
venerdì 3 aprile 2015
A Torino: Leonardo Ortolani e il mistero della matematica
Come da immagine di apertura, Leonardo Ortolani sarà a Torino il 20 aprile 2015 (è un lunedì) alle 14 all'Aula Magna Cavallerizza Reale di Via Verdi, 9 a Torino.
L'evento, che ha anche la sua pagina Facebook, è organizzato dal dipartimento di matematica di Torino insieme con il CNR, Lucca Comics, Comics & Science (@ComicsScience) e Symmaceo (@symmaceo).
L'incontro va necessariamente prenotato a causa del numero di posti che l'aula può contenere. Per tale scopo utilizzare l'apposito indirizzo e-mail o in alternativa sul numero di telefono che trovate sul manifesto completo
L'evento, che ha anche la sua pagina Facebook, è organizzato dal dipartimento di matematica di Torino insieme con il CNR, Lucca Comics, Comics & Science (@ComicsScience) e Symmaceo (@symmaceo).
L'incontro va necessariamente prenotato a causa del numero di posti che l'aula può contenere. Per tale scopo utilizzare l'apposito indirizzo e-mail o in alternativa sul numero di telefono che trovate sul manifesto completo
mercoledì 1 aprile 2015
Sportello di consulenza sindacale per i precari dell'università
Ricevo comunicazione via e-mail e pubblico volentieri, visto il parziale interesse sulla faccenda:
Gli sportelli offrono consulenza su:
Apertura di quattro sportelli di consulenza sindacale rivolti a lavoratori e lavoratrici precari/e delle università milanesi
La Federazione Lavoratori della Conoscenza di Milano attiva quattro sportelli di consulenza sindacale rivolti a tutto il personale con contratti di lavoro precario: dottorandi, borsisti, docenti a contratto, assegnisti, cultori della materia, ricercatori a tempo determinato, tecnici-amministrativi e collaboratori con contratto di lavoro parasubordinato o partite iva.Gli sportelli offrono consulenza su:
- Questioni riguardanti tutele e garanzie nel rapporto di lavoro (maternità, disoccupazione, malattia, infortuni, diritti sindacali, ecc.);
- Problemi e dubbi riguardanti aspetti contrattuali e del rapporto di lavoro;
- Regimi di compatibilità/incompatibilità con altre attività lavorative
- Università degli Studi di Milano – Città Studi, via Balzaretti, 13, Aula sindacale: primo lunedì del mese
- Università degli Studi di Milano, via Festa del Perdono 7, Aula sindacale: secondo martedì del mese
- Politecnico di Milano, Piazza Leonardo da Vinci 32, Aula Sindacale: terzo mercoledì del mese
- Università degli Studi di Milano-Bicocca, viale dell’Innovazione, edificio U9, Aula Sindacale: ultimo giovedì del mese
- Università degli Studi di Milano – Città Studi: lunedì 4 maggio
- Università degli Studi di Milano, via Festa del Perdono: martedì 14 aprile; martedì 12 maggio
- Politecnico: mercoledì 22 aprile; mercoledì 20 maggio
- Università degli Studi di Milano-Bicocca: giovedì 30 aprile; giovedì 28 maggio
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