Come ho scritto nel post sul Lovecraft a fumetti, Julien Bazinet propose nel 2011 un mash-up tra i Miti di Chtulhu e i Peanuts di Charles Schultz.
Poiché il post è stato cancellato dal suo autore, le fonti delle immagini sono, nell'ordine, Flavorwire, Laughing Squid, Cthulhu Project. Ovviamente sono in inglese, quindi... Buona lettura!
Stomachion
giovedì 31 ottobre 2013
mercoledì 30 ottobre 2013
Due storie sporche
Volete leggere una storia sporca? Bene! Alan Bennett ne propone persino due! Che poi così sporche a mio parere non sono.
Sicuramente non sarà facile trovare una vecchietta come la protagonista della prima storia, così aperta a nuove esperienze; ma è sicuramente più semplice trovare situazioni familiari simili a quelle raccontate nella seconda storia sporca, avvolte da mistero e segreti, quasi come le storie che si susseguono negli episodi di "Desperate Housewives" :)
Non è certo il libro più bello e divertente di Bennett, ma leggere queste due storie sporche fa tornare il sorriso anche nelle giornate più buie!
Sicuramente non sarà facile trovare una vecchietta come la protagonista della prima storia, così aperta a nuove esperienze; ma è sicuramente più semplice trovare situazioni familiari simili a quelle raccontate nella seconda storia sporca, avvolte da mistero e segreti, quasi come le storie che si susseguono negli episodi di "Desperate Housewives" :)
Non è certo il libro più bello e divertente di Bennett, ma leggere queste due storie sporche fa tornare il sorriso anche nelle giornate più buie!
martedì 29 ottobre 2013
E la crocerossa fu...
Romano: Ma... ma prima mi picchiate in testa e poi mi fasciate?
Elvezio: E' un dovere: noi soccorriamo tutti i belligeranti di qualsiasi nazionalità...
(da Asterix e gli Elvezi, di Goscinny e Uderzo, dal volume Asterix e Obelix alla conquista del mondo, ed.Mondadori, trad.Luciana Marconcini)
Elvezio: E' un dovere: noi soccorriamo tutti i belligeranti di qualsiasi nazionalità...
(da Asterix e gli Elvezi, di Goscinny e Uderzo, dal volume Asterix e Obelix alla conquista del mondo, ed.Mondadori, trad.Luciana Marconcini)
lunedì 28 ottobre 2013
La macchina modulare
Keith Kotay e Daniela Rus del MIT hanno progettato e realizzato Molecule, una macchina modulare in grado di auto-assemblarsi. Il robot Moleculare sembra una sorta di Uomo Modulare proveniente dalle pagine di Tom Strong di Alan Moore o un primo stadio del Sistema riproduttivo di John Sladek:
Molecule è un modulo robotico in grado di aggregarsi con altri moduli identici per formare una struttura tridimensionale dinamica. Le Molecule possono selettivamente formare connessioni rigide con altre Molecule e, utilizzando queste connessioni e i loro gradi di libertà nelle rotazioni, i moduli possono muoversi in posizioni differenti sulle strutture di Molecule. Un modulo di Molecule è composto di due atomi cubici collegati da un collegamento rigido a 90 gradi detto legame. Ogni atomo ha cinque punti di connessione intra-Molecule e due gradi di libertà. Un grado di libertà permette all'atomo di ruotare di 180 gradi rispetto a uno dei connettori intra-Molecule. I gradi di libertà del legame e del connettore permettono movimenti indipendenti su un substrato di Molecule identiche, tra cui l'attraversamento di un rettilione e le transizioni a 90 gradi tra superfici adiacenti. Un Molecule si muove attaccando un atomo a un qualche altro Molecule e azionando uno o più dei suoi quattro gradi di libertà. I collegamenti sono fatti utilizzando un meccanismo tipo pinza, che consiste di una pinza attiva a quattro braccia e di una passiva che fornisce una superficie di ancoraggio per la connessione.Ovviamente è possibile pensare anche all'invasione di cubi realmente piccolissimi in un episodio del Dr. Who!
domenica 27 ottobre 2013
Lovecraft a fumetti
L'interesse del mondo del fumetto nei confronti di Lovecraft e delle sue storie è sempre stato abbastanza diffuso. Stando alla lista pubblicata sul fan site ufficiale che si limita ai fumetti tratti dai suoi racconti, questa storia inizia negli anni '50 del XX secolo grazie alla EC Comics.
In generale i fumetti lovecraftiani possono essere suddivisi in due filoni: gli adattamenti più o meno fedeli, più o meno efficaci, dell'opera del Solitario di Providence e le storie originali che si inseriscono all'interno dei suoi cicli narrativi, in particolare quello dei Miti di Chtulhu. In quest'ultimo filone si inseriscono ad esempio le storie di Alan Moore, sia quelle più letterarie sia il fumettistico Neonomicon, raccolto in volume dalla Bao. Trascurando, dell'opera di Moore, tulle le influenze lovecraftiane che lo sceneggiatore britannico ha inserito nella sua opera (su tutte Watchmen con il mostro che attacca e distrugge New York), precedono Neonomicon varie avventure pubblicate nel corso degli ultimi sessanta anni da vari editori (lista in corso di aggiornamento, a quanto sembra), come per esempio la Marvel con Haunt of Horror di Richard Corben o la Image che in The Strange Adventures of H.P. Lovecraft trasforma lo stesso scrittore in un personaggio dei fumetti e non per un racconto biografico ma per un fumetto di avventura. Lovecraft, poi, è protagonista, insieme con Conan Doyle e Harry Houdini (che peraltro ha conosciuto) di Necronauts di Gordon Rennie e Frazer Irving, serializzata dal numero 1223 al 1230 della storica rivista britannica 2000AD.
Interessante poi sembra essere il progetto della Arcana che si concentra sugli incubi di un Lovecraft bambino, ideato e scritto da Bruce Brown e costituito da tre titoli: The Undersea Kingdom, scritto con Dwight MacPherson e disegnato da Thomas Boatwright con uno stile che ricorda Sam Kieth; The Frozen Kingdom disegnato da Renzo Podesta di cui potete leggere un estratto, diffuso dallo sceneggiatore, su Comic Monsters e che mostra come lo stile di Podesta sia fortemente influenzato dal maestro Bill Sienkewicz; e The Kingdom of Madness, disegnato ancora una volta da Boatwright. Infine, forse da recuperare, c'è la serie di fumetti editi dai Boom! Studios che hanno in Chtulhu Tales il titolo portante, indicato come uno dei dieci migliori fumetti lovecraftiani da MTV.
In generale i fumetti lovecraftiani possono essere suddivisi in due filoni: gli adattamenti più o meno fedeli, più o meno efficaci, dell'opera del Solitario di Providence e le storie originali che si inseriscono all'interno dei suoi cicli narrativi, in particolare quello dei Miti di Chtulhu. In quest'ultimo filone si inseriscono ad esempio le storie di Alan Moore, sia quelle più letterarie sia il fumettistico Neonomicon, raccolto in volume dalla Bao. Trascurando, dell'opera di Moore, tulle le influenze lovecraftiane che lo sceneggiatore britannico ha inserito nella sua opera (su tutte Watchmen con il mostro che attacca e distrugge New York), precedono Neonomicon varie avventure pubblicate nel corso degli ultimi sessanta anni da vari editori (lista in corso di aggiornamento, a quanto sembra), come per esempio la Marvel con Haunt of Horror di Richard Corben o la Image che in The Strange Adventures of H.P. Lovecraft trasforma lo stesso scrittore in un personaggio dei fumetti e non per un racconto biografico ma per un fumetto di avventura. Lovecraft, poi, è protagonista, insieme con Conan Doyle e Harry Houdini (che peraltro ha conosciuto) di Necronauts di Gordon Rennie e Frazer Irving, serializzata dal numero 1223 al 1230 della storica rivista britannica 2000AD.
Interessante poi sembra essere il progetto della Arcana che si concentra sugli incubi di un Lovecraft bambino, ideato e scritto da Bruce Brown e costituito da tre titoli: The Undersea Kingdom, scritto con Dwight MacPherson e disegnato da Thomas Boatwright con uno stile che ricorda Sam Kieth; The Frozen Kingdom disegnato da Renzo Podesta di cui potete leggere un estratto, diffuso dallo sceneggiatore, su Comic Monsters e che mostra come lo stile di Podesta sia fortemente influenzato dal maestro Bill Sienkewicz; e The Kingdom of Madness, disegnato ancora una volta da Boatwright. Infine, forse da recuperare, c'è la serie di fumetti editi dai Boom! Studios che hanno in Chtulhu Tales il titolo portante, indicato come uno dei dieci migliori fumetti lovecraftiani da MTV.
sabato 26 ottobre 2013
[764] La mia vita era un fucile carico
In questi giorni, e fino al 3 Novembre, al Teatro Elfo Puccini di Milano è in scena La mia vita era un fucile carico, spettacolo di e con Elena Russo Arman, con le musiche di Alessandra Novaga, che è sul palco insieme con l'attrice, ispirato alla vita e alla poesia di Emily Dickinson. Il titolo dello spettacolo è tratto dalla poesia classificata come #764 della poetessa statunitense, che può essere considerata come una sorta di sintesi della sua poetica. Lo spettacolo è ricco di suoni, luci, suggestioni e movimenti: Elena Russo Arman ora sussurra, ora urla, ora sale sulla scala di corda posta al centro del palco, accanto alle lampadine a incandescenza che scendono dal tetto, ispirate da un'opera dell'artista Felix Gozales Torres, ora corre e saltella per il palco, ora interagisce con gli attrezzi di scena, alcuni nascosti dietro un panno nero al lato del palco. Per me, che sono un appassionato lettore delle poesie della Dickinson, è stato uno spettacolo splendido, suggestivo e ben interpretato, curato sin nei minimi dettagli, con una perfetta scelta di luci e suoni.
Ispirato dallo spettacolo, ho dunque provato a tradurre la poesia #764 e questo è l'umile risultato:
La mia vita resisteva - un fucile carico -Ispirato dallo spettacolo, ho dunque provato a tradurre la poesia #764 e questo è l'umile risultato:
All'angolo - fino a che un giorno
Il proprietario passò - identificato -
E Mi portò via -
E ora Noi vaghiamo tra Boschi Sovrani(1) -
E ora Noi cacciamo la Cerva(2) -
E ogni volta che parlo per Lui
Le Montagne rispondono all'istante -
E sorrido, come luce cordiale
Sopra la Valle fiammeggio -
E' come una faccia Vesuviana
Che si è permessa di esistere attraverso il piacere(3) -
E quando la Notte - finito il Nostro buon Giorno -
Io proteggo la Testa del Mio Maestro -
E ciò è meglio di un Vivo Cuscino
Di Somateria(4) - da aver condiviso -
Del Suo nemico - Io sono un nemico mortale -
Non uno si muove una seconda volta -
Sul quale io poggio un Occhio Giallo -
O un enfatico Pollice -
E anche se Io di Lui - possa vivere più a lungo
Egli è più necessario - di Me -
Per Me ho solo il potere di uccidere,
Senza - il potere di morire -
Emily Dickinson
venerdì 25 ottobre 2013
Introduzione al numero di Eulero
Post aggiornato dopo la sua iniziale pubblicazione via cellulare
Oggi ultimo giorno a Rho e poi settimana prossima nuova scuola. I ragazzi della quarta mi hanno preparato una festa di saluto, pero' io qualcosa di matematica fino all'ultimo giorno l'ho voluta raccontare lo stesso...
mercoledì 23 ottobre 2013
Kerouac quantistico
Mia traduzione e adattamento del paragrafo "The quantum Buddha: Waves of Being", tratto da "Kerouac in Ecstasy: Shamanic Expression in the Writings" di Thomas R. Bierowski. L'ispirazione è la ricerca di mia sorella di una copia di "Vecchio angelo mezzanotte", un poema narrativo (o un romanzo in versi). Di questa opera, a quanto pare di difficile reperibilità, c'è in giro una performance live "jazzata" con le musiche di David Amram.
In [Vecchio angelo mezzanotte, OAM], Kerouac sembra intuire (ed esprimere) gli aspetti chiave della teoria dei quanti, che è una autentica moderna iterazione dello sciamanesimo (ovvero un modo alternativo di osservare l'universo). Dal punto di vista quantistico, la condizione del mondo ("il rivestimento") è dipendente e influenzata dalla nostra osservazione(1). Così, in Vecchio angelo mezzanotte, per Kerouac, "le ceneri diventano neve e latte" quando egli le guarda (OAM 4). L'universo di Vecchio angelo mezzanotte entra nell'esistenza solo quando Kerouac volge il suo orecchio alla finestra della sua percezione. La sua attenzione creativa definisce e produce un genere di certezza all'infuori dell'incertezza quantistica che è il mondo non osservato, il mondo che è indefinito, il mondo che più assomiglia a un'onda, fluido e indeterminato. La sezione 9 di Vecchio angelo mezzanotte è un saggio su questa nozione.
La "scena" (o fuga(2), in questo esempio) si apre con una visione dell'impermanenza mentre il narratore guarda la pagina dello sport. Sfocia velocemente nell'elementale proclama sciamanico: "Morire è l'estati" (OAM 11). Dalla scomparsa del fratello Gerard (quando Kerouac era un bambino), e specialmente dalla morte dell'"uomo dell'anguria" sul Moody Street Bridge impressa nella sua mente (come raccontato in Doctor Sax), questa percezione ha sempre riempito Kerouac di parti uguali di orrore e soggezione creativi. E' la pietra angolare sciamanica al suo impulso artistico. Questo intuito di morte genera domande e visioni.
Egli chiede, "Cos'è l'universo se non un sacco di onde" (OAM 11) e "In un universo di onde qual'è la differenza tra un'onda e l'altra?"(3) (OAM 12). La sua identificazione con Gesù e Buddha, e con la letteratura profana e la letteratura spirituale, si fonde in un terzo ordine dell'esperienza e dell'essere: "Si Jean / una grande, grande onda sudata" (OAM 13). Egli pronuncia: "Sono il nuovo Buddha - e chiamerò me stesso ELETTRONE" (OAM 14). Egli scorge l'aspetto quantistico dell'universo fisico come uno schermo cinematografico traboccante di particelle e onde e dichiara: "Sto andando dall'altro lato" (OAM 14).
(1) Questo punto, che personalmente considero alla base di molti fraintendimenti pseudo-scientifici intorno alla meccanica quantistica, vedremo (spero presto) ribaltato da Turing.
(2) In senso musicale
(3) La traduzione proposta mi sembra quella più in linea con l'interpretazione quantistica di Bierowski. Questo il passo di Kerouac: In a universe of waves quell difference betwixt one wave & t'other?
In [Vecchio angelo mezzanotte, OAM], Kerouac sembra intuire (ed esprimere) gli aspetti chiave della teoria dei quanti, che è una autentica moderna iterazione dello sciamanesimo (ovvero un modo alternativo di osservare l'universo). Dal punto di vista quantistico, la condizione del mondo ("il rivestimento") è dipendente e influenzata dalla nostra osservazione(1). Così, in Vecchio angelo mezzanotte, per Kerouac, "le ceneri diventano neve e latte" quando egli le guarda (OAM 4). L'universo di Vecchio angelo mezzanotte entra nell'esistenza solo quando Kerouac volge il suo orecchio alla finestra della sua percezione. La sua attenzione creativa definisce e produce un genere di certezza all'infuori dell'incertezza quantistica che è il mondo non osservato, il mondo che è indefinito, il mondo che più assomiglia a un'onda, fluido e indeterminato. La sezione 9 di Vecchio angelo mezzanotte è un saggio su questa nozione.
La "scena" (o fuga(2), in questo esempio) si apre con una visione dell'impermanenza mentre il narratore guarda la pagina dello sport. Sfocia velocemente nell'elementale proclama sciamanico: "Morire è l'estati" (OAM 11). Dalla scomparsa del fratello Gerard (quando Kerouac era un bambino), e specialmente dalla morte dell'"uomo dell'anguria" sul Moody Street Bridge impressa nella sua mente (come raccontato in Doctor Sax), questa percezione ha sempre riempito Kerouac di parti uguali di orrore e soggezione creativi. E' la pietra angolare sciamanica al suo impulso artistico. Questo intuito di morte genera domande e visioni.
Egli chiede, "Cos'è l'universo se non un sacco di onde" (OAM 11) e "In un universo di onde qual'è la differenza tra un'onda e l'altra?"(3) (OAM 12). La sua identificazione con Gesù e Buddha, e con la letteratura profana e la letteratura spirituale, si fonde in un terzo ordine dell'esperienza e dell'essere: "Si Jean / una grande, grande onda sudata" (OAM 13). Egli pronuncia: "Sono il nuovo Buddha - e chiamerò me stesso ELETTRONE" (OAM 14). Egli scorge l'aspetto quantistico dell'universo fisico come uno schermo cinematografico traboccante di particelle e onde e dichiara: "Sto andando dall'altro lato" (OAM 14).
(1) Questo punto, che personalmente considero alla base di molti fraintendimenti pseudo-scientifici intorno alla meccanica quantistica, vedremo (spero presto) ribaltato da Turing.
(2) In senso musicale
(3) La traduzione proposta mi sembra quella più in linea con l'interpretazione quantistica di Bierowski. Questo il passo di Kerouac: In a universe of waves quell difference betwixt one wave & t'other?
lunedì 21 ottobre 2013
I modi per fare 10
Il 10, secondo Pitagora, è un numero perfetto:
Ed è anche un gioco: Io l'ho trovato su Kongregate, ma questo puzzle matematico si trova anche su iTunes e Google Play. In un certo senso propone al giocatore di rispondere, dato uno schema, alla domanda: in quanti modi si può fare 10?.
Provate: è letteralmente instancabile, visto che ogni livello può essere giocato ogni volta in un modo diverso. E' come la matematica: nasconde sorprese a ogni angolo!
costituiva il cosiddetto Tetraktys che a sua volta è la somma della successione dei primi quattro numeri e rappresentava i quattro principi cosmogonici.Inoltre un 1 seguito da uno 0, che usualmente chiamiamo dieci, identifica il valore di un numero $p$ nella base $p$ (ad esempio $2$ in base $2$ si scrive $10$).
Ed è anche un gioco: Io l'ho trovato su Kongregate, ma questo puzzle matematico si trova anche su iTunes e Google Play. In un certo senso propone al giocatore di rispondere, dato uno schema, alla domanda: in quanti modi si può fare 10?.
Provate: è letteralmente instancabile, visto che ogni livello può essere giocato ogni volta in un modo diverso. E' come la matematica: nasconde sorprese a ogni angolo!
domenica 20 ottobre 2013
Una zucchina non fa primavera
Si parla sempre più di cibo bio, mangiare sano ed equilibrato, e questo è tradotto poi in cibo di stagione. Io ci sono abbastanza dentro, solo che mi mancano molte informazioni, ho mille dubbi (soprattutto quando vado al mercato a fare la spesa), ma non sempre ho la possibilità di consultare i numerosi siti dove prendere le informazioni. Per fortuna Terre di Mezzo mi è venuta in aiuto, con questo piccolo libro, da consultare ogni volta che mi sorge un dubbio (soprattutto prima di andare a fare la spesa), dove sono riepilogate frutta e verdura di stagione. E anche delle gustose ricette con la verdura di stagione!
Buon cibo di stagione a tutti! :)
Buon cibo di stagione a tutti! :)
Age of Ultron: Di cantastorie e supereroi
Pubblico la prima parte della mia recensione di Age of Ultron, nucleo iniziale con una impostazione abbastanza originale. Poi a questo, visti i ritardi, dovuti anche alla scuola, si è aggiunta anche la recensione del secondo numero, aggiunta nell'articolo completo su LSB.
Nascosti nei sotterranei, tra le macerie e i vicoli oscuri, un gruppo di sopravvissuti un tempo noti come supereroi resistevano alla tirannia: i primi fra loro, i leader carismatici, erano caduti uno alla volta e la situazione era disperata. Fino a che una voce dal passato non si fece nuovamente sentire, fino a che un piano non prese forma e il sacrificio di pochi riconsegnò a molti il loro amato pianeta.
C'era una volta un cantastorie che mi raccontò questa storia e quando, dieci anni più tardi, lo ritrovai nello stesso posto, visto che mi era piaciuta, decise di raccontarmela ancora. Era più o meno la stessa storia: sempre lo stesso supercattivo che trasforma la Terra in un luogo da incubo, sempre i campioni a lottare, nascosti, per la libertà e contro la distopia e sempre uno degli eroi protagonisti, senza paura, ad affrontare ancora una volta i raggi della morte. Questa volta, però, il menestrello volle mescolare anche dettagli presi da altre storie, per rendere il racconto ancora più ricco, ancora più epico.
Ecco poi arrivare un cantastorie concorrente, che in un reame vicino, dove si diceva che le idee nascessero per prime, iniziò a raccontare questa storia: un supercattivo, una volta, conquistò la Terra. Le sue truppe, ad armi spianate, pattugliavano le città, mentre la gente si nascondeva per sopravvivere o veniva sopraffatta.
Nascosti nei sotterranei, tra le macerie e i vicoli oscuri, un gruppo di sopravvissuti un tempo noti come supereroi resistevano alla tirannia: i primi fra loro, i leader carismatici, si sentivano persi, senza i loro simboli e solo pochi di loro pensavano di dover fare qualcosa, mentre il mondo era perso e disperato. C'erano, dunque, due cantastorie: uno che si chiama Grant Morrison e scrisse Darkseid è... (un capitolo de La pietra dei tempi, saga della sua JLA) e Crisi Finale e Gli Invisibili e altre cose che sarebbe troppo lungo raccontare. L'altro, invece, si chiama Brian Michael Bendis, uno che raccontava belle storie su un amichevole tessiragnatele di quartiere, ma che alla fine ha deciso di scrivere per l'ennesima volta la solita storia, quella già raccontata da Morrison, anche se il titolo e il supercattivo erano diversi.
La storia si chiama Age of Ultron e se avete letto Morrison, a non leggerla, non vi perdete niente (questo non vuol dire che non possiate leggerla lo stesso, però). Sembra scritta venti anni fa, quasi a dire: il fumetto non è cambiato per nulla. Se questo è un bene, però, ve lo dico tra vent'anni.
Se poi Morrison non l'avete letto, magari può anche valere la pena leggerla: Brian Michael Bendis, in fondo, scrive bene, mentre Brian Hitch disegna anche meglio (ogni tanto si perde, a dire il vero). E poi il protagonista è il più letale avversario dei Vendicatori: Ultron, il robot creato da Hank Pym e apparso per la prima volta su Avengers #54.
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io cantoC'era una volta un super cattivo che conquistò la Terra. Le sue truppe, ad armi spianate, pattugliavano le città, immerse nell'oscurità, mentre la gente si nascondeva per sopravvivere o veniva sopraffatta.
(dall'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto)
Nascosti nei sotterranei, tra le macerie e i vicoli oscuri, un gruppo di sopravvissuti un tempo noti come supereroi resistevano alla tirannia: i primi fra loro, i leader carismatici, erano caduti uno alla volta e la situazione era disperata. Fino a che una voce dal passato non si fece nuovamente sentire, fino a che un piano non prese forma e il sacrificio di pochi riconsegnò a molti il loro amato pianeta.
C'era una volta un cantastorie che mi raccontò questa storia e quando, dieci anni più tardi, lo ritrovai nello stesso posto, visto che mi era piaciuta, decise di raccontarmela ancora. Era più o meno la stessa storia: sempre lo stesso supercattivo che trasforma la Terra in un luogo da incubo, sempre i campioni a lottare, nascosti, per la libertà e contro la distopia e sempre uno degli eroi protagonisti, senza paura, ad affrontare ancora una volta i raggi della morte. Questa volta, però, il menestrello volle mescolare anche dettagli presi da altre storie, per rendere il racconto ancora più ricco, ancora più epico.
Ecco poi arrivare un cantastorie concorrente, che in un reame vicino, dove si diceva che le idee nascessero per prime, iniziò a raccontare questa storia: un supercattivo, una volta, conquistò la Terra. Le sue truppe, ad armi spianate, pattugliavano le città, mentre la gente si nascondeva per sopravvivere o veniva sopraffatta.
Nascosti nei sotterranei, tra le macerie e i vicoli oscuri, un gruppo di sopravvissuti un tempo noti come supereroi resistevano alla tirannia: i primi fra loro, i leader carismatici, si sentivano persi, senza i loro simboli e solo pochi di loro pensavano di dover fare qualcosa, mentre il mondo era perso e disperato. C'erano, dunque, due cantastorie: uno che si chiama Grant Morrison e scrisse Darkseid è... (un capitolo de La pietra dei tempi, saga della sua JLA) e Crisi Finale e Gli Invisibili e altre cose che sarebbe troppo lungo raccontare. L'altro, invece, si chiama Brian Michael Bendis, uno che raccontava belle storie su un amichevole tessiragnatele di quartiere, ma che alla fine ha deciso di scrivere per l'ennesima volta la solita storia, quella già raccontata da Morrison, anche se il titolo e il supercattivo erano diversi.
La storia si chiama Age of Ultron e se avete letto Morrison, a non leggerla, non vi perdete niente (questo non vuol dire che non possiate leggerla lo stesso, però). Sembra scritta venti anni fa, quasi a dire: il fumetto non è cambiato per nulla. Se questo è un bene, però, ve lo dico tra vent'anni.
Se poi Morrison non l'avete letto, magari può anche valere la pena leggerla: Brian Michael Bendis, in fondo, scrive bene, mentre Brian Hitch disegna anche meglio (ogni tanto si perde, a dire il vero). E poi il protagonista è il più letale avversario dei Vendicatori: Ultron, il robot creato da Hank Pym e apparso per la prima volta su Avengers #54.
sabato 19 ottobre 2013
Paura della matematica
Anche se in modo abbastanza velato, fai capire chiaramente che secondo te la maggior parte delle persone odiano la matematica e ne hanno paura. Ne sei certo? Perché mai dovrebbero?
Cosa posso rispondere a un matematico? Posso fidarmi? E se poi mi dai quattro? Anni e anni di campo di concentramento scientifico non possono essere cancellati così. Come se fossero scritti sulla lavagna. Noi della sezione E, oltretutto, siamo stati terrorizzati dal primo robot vivente. Controllava ogni nostra parola, durante l'interrogazione e se ne usavamo una diversa eravamo finiti. Un giorno, un mio amico il cui padre era professore universitario di fisica, risolse un problema matematico con un approccio diverso, suggeritogli dal padre. Un approccio che il robot non ci aveva insegnato. E questo lo mise in difficoltà. E ai robot non piace essere messi in difficoltà. Un giorno, consegnandomi un compito in classe mi disse: "Ortolani, con questi errori mi meraviglia che tu sia ancora a piede libero".
Era un personaggio.
Il Darth Vader della matematica.
Compagne di classe che piangevano alla lavagna. E il robot le apostrofava senza pietà: "Signorina, se piange per una cosa così, cosa farà quando le morirà qualcuno?" Questa era la matematica, per noi. La paura. E nelle altre classi non andava meglio. L'unica volta che ho amato la matematica è stato alle medie. Perché la mente riusciva a trovare il modo di risolvere le cose. Mi divertiva. Ma dalla terza liceo in poi... dagli studi di funzione in poi... nulla ha avuto più senso.
Solo una volta, studiando le funzioni nello spazio, arrivai per un attimo a una sorta di illuminazione. Capii la soluzione di un problema... era bellissimo, come se mi fossi trascinato oltre un muro e riuscissi a vedere quello che mi nascondeva. Poi, quando ho cercato di spiegarlo ai miei amici, sono scivolato di nuovo giù dal muro, nella fossa dell’ignoranza.
venerdì 18 ottobre 2013
Immaginazione squilibrata
E' noto che esiste un numero infinito di mondi, semplicemente perché c'è una quantità infinita di spazio tutta per loro. Tuttavia non tutti sono abitati. Ogni numero finito diviso per l'infinito è così vicino al nulla da non fare differenza, così si può dire che la media della popolazione di tutti i pianeti dell'universo è zero. Da ciò segue che la popolazione di tutto l'universo è anch'essa zero, e che tutte le persone che potresti incontrare di volta in volta sono solo i prodotti di una immaginazione squilibrata.
Douglas Adams
Douglas Adams
mercoledì 16 ottobre 2013
Auguri Oscar Wilde!
Auguri Oscar Wilde, e grazie per i tuoi libri, i tuoi racconti, i tuoi aforismi, la tua storia, la tua vita, che ci ha insegnato e continua a insegnare molto!
martedì 15 ottobre 2013
Un paio di poco obiettive informazioni sulla supersimmetria
Stavo cercando di mettere a posto gli appunti su Edward Witten (che spero presto di sistemare, ovviamente), che è passato giusto ieri pomeriggio dal Dipartimento di Matematica "F. Enriques" a Milano per una delle Lezioni leonardesche qui organizzate ogni anno. Witten è un fisico teorico, l'unico fino a ora, tra tanti matematici, ad aver vinto la Medaglia Fields, per una serie di lavori teorici sicuramente centrati sulla fisica ma dal rigore matematico estremamente incredibile. Ad esempio il lavoro sui polinomi di Jones e la matematica dei nodi e il loro legame con la teoria dei campi, dove Witten mostra come, utilizzando la teoria dei gruppi e la teoria delle rappresentazioni proiettive, sia possibile studiare una particolare lagrangiana (ovvero una particolare funzione fisica che permette di estrarre le equazioni necessarie per descrivere il moto di un sistema) in un dato spaziotempo attraverso uno spaziotempo differente(5).
Questo lavoro è in qualche modo legato con un articolo probabilmente ancora più interessante dove Witten, in pratica, fonda una teoria dei campi topologica(4), che possiamo considerare basilare per la teoria delle stringhe. L'articolo è sicuramente interessante, occupandosi di porre le basi per una sorta di gravità quantistica che, soprattutto, risulti indipendente dalla costante cosmologica (uno dei crucci più grandi di Einstein), ma a un certo punto spunta una parola che attira la mia curiosità: supersimmetria.
Questo lavoro è in qualche modo legato con un articolo probabilmente ancora più interessante dove Witten, in pratica, fonda una teoria dei campi topologica(4), che possiamo considerare basilare per la teoria delle stringhe. L'articolo è sicuramente interessante, occupandosi di porre le basi per una sorta di gravità quantistica che, soprattutto, risulti indipendente dalla costante cosmologica (uno dei crucci più grandi di Einstein), ma a un certo punto spunta una parola che attira la mia curiosità: supersimmetria.
lunedì 14 ottobre 2013
domenica 13 ottobre 2013
Neonomicon
La Bao Publishing è uno degli editori più aggressivi degli ultimi anni in Italia. I prodotti che ha proposto, sta proponendo e che, dai preview, proporrà promettono di essere molto interessanti, e quando ha la possibilità di mettere le mani su opere dal grande potenziale, non si lascia sfuggire l'occasione per una presentazione in grande stile. E' quello che è successo con Neomicon, il volume che raccoglie le storie lovecraftiane di Alan Moore, proposto con copertine differenti, non solo sin dalla prima pubblicazione, ma anche con le successive ristampe.
Howard Philips Lovecraft, il solitario di Providence, è stato uno degli scrittori di punta di Weird Tales, uno dei più noti pulp magazine statunitensi. A questa mitica rivista collaborò anche Robert Erwin Howard, il creatore di Conan, e uno dei più prolifici in assoluto, considerato il tempo limitato di produzione delle sue storie. Lovecraft e Howard furono legati da una grande amicizia, tanto che Howard scrisse alcuni racconti ambientati all'interno del Ciclo di Cthulu, la serie di racconti dello scrittore di Providence dedicata ad antiche entità che dal profondo dello spazio, eoni fa, giunsero sulla Terra, influenzandone gli abitanti, in particolare pazzi, artisti e sognatori. E Lovecraft era un sognatore: i suoi sogni erano così vividi e precisi, e i suoi mal di testa così forti, che non poteva, HP, non diventare uno scrittore del fantastico, in particolare dell'horror. A Lovecraft, poi, e alle sue opere sono stati dedicati film e fumetti, come ad esempio quello di Keith Giffen ed Enrique Breccia, basato su una sceneggiatura cinematografica di Hans Rodionoff: l'opera vuole essere una sorta di biografia non autorizzata, ma soprattutto è una storia visionaria in cui Lovecraft non solo sogna ma vive in prima persona i suoi incubi, in un percorso che lo fa oscillare a cavallo tra il mondo reale e la follia, quella ereditata dai propri genitori.
Che Lovecraft non fosse proprio quel pazzo visionario che Giffen-Riodionoff-Breccia rappresentano non è difficile da immaginare: basti pensare alla sua vasta produzione di saggi che rivaleggia con l'altrettanto vasta produzione di racconti, o al suo interesse verso le novità nel campo della matematica, della fisica, dell'astronomia (in quest'ultimo caso si interessò alla previsione dell'esistenza di un ottavo pianeta nel Sistema Solare).
Howard Philips Lovecraft, il solitario di Providence, è stato uno degli scrittori di punta di Weird Tales, uno dei più noti pulp magazine statunitensi. A questa mitica rivista collaborò anche Robert Erwin Howard, il creatore di Conan, e uno dei più prolifici in assoluto, considerato il tempo limitato di produzione delle sue storie. Lovecraft e Howard furono legati da una grande amicizia, tanto che Howard scrisse alcuni racconti ambientati all'interno del Ciclo di Cthulu, la serie di racconti dello scrittore di Providence dedicata ad antiche entità che dal profondo dello spazio, eoni fa, giunsero sulla Terra, influenzandone gli abitanti, in particolare pazzi, artisti e sognatori. E Lovecraft era un sognatore: i suoi sogni erano così vividi e precisi, e i suoi mal di testa così forti, che non poteva, HP, non diventare uno scrittore del fantastico, in particolare dell'horror. A Lovecraft, poi, e alle sue opere sono stati dedicati film e fumetti, come ad esempio quello di Keith Giffen ed Enrique Breccia, basato su una sceneggiatura cinematografica di Hans Rodionoff: l'opera vuole essere una sorta di biografia non autorizzata, ma soprattutto è una storia visionaria in cui Lovecraft non solo sogna ma vive in prima persona i suoi incubi, in un percorso che lo fa oscillare a cavallo tra il mondo reale e la follia, quella ereditata dai propri genitori.
Che Lovecraft non fosse proprio quel pazzo visionario che Giffen-Riodionoff-Breccia rappresentano non è difficile da immaginare: basti pensare alla sua vasta produzione di saggi che rivaleggia con l'altrettanto vasta produzione di racconti, o al suo interesse verso le novità nel campo della matematica, della fisica, dell'astronomia (in quest'ultimo caso si interessò alla previsione dell'esistenza di un ottavo pianeta nel Sistema Solare).
sabato 12 ottobre 2013
Un cerchio di punti
Ciascuno dei punti di questa ruota che gira si sta muovendo lungo una linea retta. Guardate la soluzione con attenzione!
venerdì 11 ottobre 2013
Il CERN per la pace
Ma c'è anche un aspetto che a me piace sottolineare che è come se fossimo nel futuro non solo per le tecnologie e per la maniera di usare l'immaginazione, ma anche per la maniera con cui stiamo lavorando.
La sfida con la natura, nella comprensione della natura è talmente difficile che è obbligatorio che le menti migliori del pianeta in questo campo specifico collaborino, si mettano insieme.
Ed è bellissimo vedere paesi come il Pakistank, per esempio, o l'Iran, che non sono certamente amici degli Stati Uniti, dentro gli esperimenti dell'LHC lavorare fianco a fianco, i fisici pakistani o iraniani insieme ai fisici americani: è come se fossimo un pochino nel futuro anche nella maniera con cui l'umanità dovrebbe affrontare i grandi problemi che ci affliggono.
Guido Tonelli a Spacelab di Rai News
La sfida con la natura, nella comprensione della natura è talmente difficile che è obbligatorio che le menti migliori del pianeta in questo campo specifico collaborino, si mettano insieme.
Ed è bellissimo vedere paesi come il Pakistank, per esempio, o l'Iran, che non sono certamente amici degli Stati Uniti, dentro gli esperimenti dell'LHC lavorare fianco a fianco, i fisici pakistani o iraniani insieme ai fisici americani: è come se fossimo un pochino nel futuro anche nella maniera con cui l'umanità dovrebbe affrontare i grandi problemi che ci affliggono.
Guido Tonelli a Spacelab di Rai News
giovedì 10 ottobre 2013
Sulla natura dello scrivere
La finzione diventa un modo strano per accettare se stessi e dire la verità, invece di essere un modo per sfuggire o presentare se stessi in modo da immaginarsi simpatico al massimo grado.
(David Foster Wallace via Maria Popova)
(David Foster Wallace via Maria Popova)
martedì 8 ottobre 2013
Niente panico
Il titolo potrebbe far pensare o a qualcosa che riguardi la guida galattica oppure a qualche libro psicologico. Ebbene, questo libro è... nessuna delle due cose! E' un libro giallo ambientato a Milano negli anni '70, le cui protagoniste sono le donne e la loro forza. Le descrizioni delle strade, delle case, dei luoghi visitati, e delle persone sono così semplici e ben scritte da riuscire a vederle con gli occhi, anche se sono luoghi mai visti. E' come essere dentro il libro e vivere quei tempi, quei luoghi e quelle vicende in prima persona.
Un libro scorrevole, piacevole da leggere, bello, accattivante e coinvolgente. Insomma, un libro da leggere!
Non metto la foto della copertina perché aspetto di vedere questo libro in tutte le librerie, e spero di leggere ancora altri libri di Daniela! :)
PS: dalla foto si capisce che conosco la scrittrice? :)
Un libro scorrevole, piacevole da leggere, bello, accattivante e coinvolgente. Insomma, un libro da leggere!
Non metto la foto della copertina perché aspetto di vedere questo libro in tutte le librerie, e spero di leggere ancora altri libri di Daniela! :)
PS: dalla foto si capisce che conosco la scrittrice? :)
Il credito dovuto a Peter Higgs
L'annuncio del luglio 2012 della scoperta di un nuovo bosone ha in pratica dato inizio a quella che per molti è la volata di Peter Higgs verso il Premio Nobel per la Fisica, un percorso certo irto di polemiche visto che il meccanismo che sta alla base della predizione teorica dell'esistenza di questa particella è dovuto a un folto gruppo di persone, partendo da Englert e Brout citati dallo stesso Higgs in uno dei suoi tre articoli sull'argomento.
Higgs, infatti, decise di preparare il terreno per la sua scoperta matematica attraverso due articoli preparatori, usciti entrambi nel 1964, che rispetto all'ultimo, pubblicato nel 1966, potremmo quasi definire divulgativi.
Nonostante questo alcuni ingredienti necessitano di alcuni chiarimenti. Innanzitutto il concetto di simmetria, che dovremmo avere più o meno tutti quanti (basta guardarci allo specchio e osservare che le nostre metà destra e sinistra sono approssimativamente uguali) e il conseguente concetto di rottura di simmetria, ovvero quando una simmetria non è più valida (ad esempio quando ci guardiamo allo specchio e le due metà destra e sinistra presentano delle differenze evidenti, magari a causa di un qualche incidente). Una simmetria, ad ogni modo, è, più o meno tecnicamente, una trasformazione dello spazio che non modifica la distanza tra i punti del sistema su cui agisce. Una qualunque grandezza che da questa simmetria viene lasciata invariata è detta invariante di quella trasformazione, quindi quando si "parlerà" di Lorentz-invariante, ciò che si intende è che l'oggetto (o la teoria) viene lasciato invariato dall'azione della simmetria identificata come trasformazione di Lorentz. E quest'ultima è anche la trasformazione di simmetria su cui si basa la relatività, scoperta quando si capì che le equazioni di Maxwell non erano invarianti sotto l'azione delle trasformazioni di Galileo.
Tutto questo è necessario per capire quanto seguirà a breve: innanzitutto si parte con il teorema di Goldstone, secondo cui ogni soluzione di una teoria Lorentz-invariante, ovvero di una qualunque teoria le cui equazioni sono lasciate invariate dall'azione di una trasformazione di Lorentz, e che viola una simmetria interna di tale teoria deve contenere una particella scalare senza massa(1).
Mentre Klein e Lee hanno mostrato che tale teorema non è necessariamente valido per una teoria non relativistica, Gilbert fornisce una dimostrazione del fatto che il fallimento del teorema di Goldstone nel caso non relativistico non può accadere quando si impone l'invarianza per Lorentz(1).
E' qui che si incastra il lavoro di Higgs, che nel primo di tre articoli del 1964 mostra che gli argomenti di Gilbert falliscono per una serie di teorie di campo in cui le correnti conservate sono accoppiate ai campi di gauge(1).
Conseguenza di questi accoppiamenti è l'acquisizione di massa da parte dei campi di gauge di spin 1, le cui particelle corrispondenti coincidono con i bosoni di Goldstone quando l'accoppiamento tende a zero(2).
Dopo aver fatto tutta una serie di calcoli qualitativi e, come li ha definiti lo stesso Higgs, classici, il fisico teorico britannico arriva all'importante conclusione che, quando si introduce un ulteriore meccanismo per rompere la conservazione del numero quantico $Y$, uno dei campi di gauge coinvolti acquista massa, lasciando il solo fotone come particella messaggero priva di massa(2).
L'ultimo passo avviene poco più di un anno dopo (quasi due, editorialmente parlando) con la proposizione di una teoria relativistica semplice dove come conseguenza della rottura spontanea della simmetria $U(1)$, uno dei bosoni scalari risulta privo di massa, come da teorema di Goldstone. Quando, però, si passa dalle trasformazioni di simmetria globali a quelle locali, il bosone di Goldstone in pratica acquista massa(3).
In questo caso $U(1)$ è il gruppo di simmetria dei numeri complessi di norma 1 (o più tecnicamente è il gruppo unitario delle matrici unitarie $1 \times 1$: in un certo senso potete immaginare il gruppo $U(1)$ come i punti di un cerchio di raggio 1 senza commettere degli errori eccessivi in tale raffigurazione.
Ad ogni modo tutti questi elementi qui raccontati sono alla base del lavoro di Peter Higgs (che per me il Nobel lo merita grazie a questa semplice lezione di stile), quello che tanto sta facendo parlare di sé visto che in moltissimi puntano su di lui come vincitore del Nobel per la Fisica 2013 che verrà a breve assegnato. Ed è anche per questo che mi sono preso la briga di tradurre una lettera inviata da John Ellis a Science in risposta a un focus di Adrian Cho dal titolo esplicito Who Invented the Higgs Boson?.
Higgs, infatti, decise di preparare il terreno per la sua scoperta matematica attraverso due articoli preparatori, usciti entrambi nel 1964, che rispetto all'ultimo, pubblicato nel 1966, potremmo quasi definire divulgativi.
Nonostante questo alcuni ingredienti necessitano di alcuni chiarimenti. Innanzitutto il concetto di simmetria, che dovremmo avere più o meno tutti quanti (basta guardarci allo specchio e osservare che le nostre metà destra e sinistra sono approssimativamente uguali) e il conseguente concetto di rottura di simmetria, ovvero quando una simmetria non è più valida (ad esempio quando ci guardiamo allo specchio e le due metà destra e sinistra presentano delle differenze evidenti, magari a causa di un qualche incidente). Una simmetria, ad ogni modo, è, più o meno tecnicamente, una trasformazione dello spazio che non modifica la distanza tra i punti del sistema su cui agisce. Una qualunque grandezza che da questa simmetria viene lasciata invariata è detta invariante di quella trasformazione, quindi quando si "parlerà" di Lorentz-invariante, ciò che si intende è che l'oggetto (o la teoria) viene lasciato invariato dall'azione della simmetria identificata come trasformazione di Lorentz. E quest'ultima è anche la trasformazione di simmetria su cui si basa la relatività, scoperta quando si capì che le equazioni di Maxwell non erano invarianti sotto l'azione delle trasformazioni di Galileo.
Tutto questo è necessario per capire quanto seguirà a breve: innanzitutto si parte con il teorema di Goldstone, secondo cui ogni soluzione di una teoria Lorentz-invariante, ovvero di una qualunque teoria le cui equazioni sono lasciate invariate dall'azione di una trasformazione di Lorentz, e che viola una simmetria interna di tale teoria deve contenere una particella scalare senza massa(1).
Mentre Klein e Lee hanno mostrato che tale teorema non è necessariamente valido per una teoria non relativistica, Gilbert fornisce una dimostrazione del fatto che il fallimento del teorema di Goldstone nel caso non relativistico non può accadere quando si impone l'invarianza per Lorentz(1).
E' qui che si incastra il lavoro di Higgs, che nel primo di tre articoli del 1964 mostra che gli argomenti di Gilbert falliscono per una serie di teorie di campo in cui le correnti conservate sono accoppiate ai campi di gauge(1).
Conseguenza di questi accoppiamenti è l'acquisizione di massa da parte dei campi di gauge di spin 1, le cui particelle corrispondenti coincidono con i bosoni di Goldstone quando l'accoppiamento tende a zero(2).
Dopo aver fatto tutta una serie di calcoli qualitativi e, come li ha definiti lo stesso Higgs, classici, il fisico teorico britannico arriva all'importante conclusione che, quando si introduce un ulteriore meccanismo per rompere la conservazione del numero quantico $Y$, uno dei campi di gauge coinvolti acquista massa, lasciando il solo fotone come particella messaggero priva di massa(2).
L'ultimo passo avviene poco più di un anno dopo (quasi due, editorialmente parlando) con la proposizione di una teoria relativistica semplice dove come conseguenza della rottura spontanea della simmetria $U(1)$, uno dei bosoni scalari risulta privo di massa, come da teorema di Goldstone. Quando, però, si passa dalle trasformazioni di simmetria globali a quelle locali, il bosone di Goldstone in pratica acquista massa(3).
In questo caso $U(1)$ è il gruppo di simmetria dei numeri complessi di norma 1 (o più tecnicamente è il gruppo unitario delle matrici unitarie $1 \times 1$: in un certo senso potete immaginare il gruppo $U(1)$ come i punti di un cerchio di raggio 1 senza commettere degli errori eccessivi in tale raffigurazione.
Ad ogni modo tutti questi elementi qui raccontati sono alla base del lavoro di Peter Higgs (che per me il Nobel lo merita grazie a questa semplice lezione di stile), quello che tanto sta facendo parlare di sé visto che in moltissimi puntano su di lui come vincitore del Nobel per la Fisica 2013 che verrà a breve assegnato. Ed è anche per questo che mi sono preso la briga di tradurre una lettera inviata da John Ellis a Science in risposta a un focus di Adrian Cho dal titolo esplicito Who Invented the Higgs Boson?.
domenica 6 ottobre 2013
Più antico delle montagne
L'oceano è più antico delle montagne, e pieno delle memorie e dei sogni del tempo.
Howard Phillips Lovecraft via thecerebralforay
Howard Phillips Lovecraft via thecerebralforay
sabato 5 ottobre 2013
Sushi
Jane disse a Miss Finch che facevo lo scrittore e mi spiegò che Miss Finch era una biologa.
Miss Finch: Una "biogeologa", per la verità. Dicevi sul serio riguardo al sushi, Jonathan?
Johnatan: Ahm, sì, perché? Non ti piace il sushi?
Miss Finch: Oh, il "cibo" mi piace cotto.
Cominciò a elencarci tutti i vermi, i parassiti e le fascicole che si annidano nei pesci e che vengono uccisi solo dalla cottura. Ci spiegò i loro "cicli vitali" mentre la pioggia dava alla notte londinese una patina di colori al neon.
Jane mi lanciò uno sguardo comprensivo dal sedile davanti.
(da Le vicende relative al caso della scomparsa di Miss Finch di Neil Gaiman e Michael Zulli)
Miss Finch: Una "biogeologa", per la verità. Dicevi sul serio riguardo al sushi, Jonathan?
Johnatan: Ahm, sì, perché? Non ti piace il sushi?
Miss Finch: Oh, il "cibo" mi piace cotto.
Cominciò a elencarci tutti i vermi, i parassiti e le fascicole che si annidano nei pesci e che vengono uccisi solo dalla cottura. Ci spiegò i loro "cicli vitali" mentre la pioggia dava alla notte londinese una patina di colori al neon.
Jane mi lanciò uno sguardo comprensivo dal sedile davanti.
(da Le vicende relative al caso della scomparsa di Miss Finch di Neil Gaiman e Michael Zulli)
venerdì 4 ottobre 2013
La camera chiusa
Che la serie di polizieschi di Maj Sjöwall e Per Wahlöö sia qualcosa di più di un semplice poliziesco sia cosa abbastanza nota tra i cultori del genere. L'idea principale dei due autori è veicolare, attraverso la loro serie di romanzi, una critica sociale il più seria e profonda possibile alla politica del loro paese, la Svezia, per il periodo che va dalla seconda metà degli anni Sessanta ai primi dei Settanta del XX secolo. In questo senso, La camera chiusa, che si trova sul finire della serie, è probabilmente uno dei più espliciti, con riferimenti critici ed espliciti alla società del benessere.
Interessante, poi, come la parte del leone non la faccia l'indagine per la morte di un (apparentemente) povero pensionato, che viveva di scatolette per gatti, ma quella, a tratti esilarante, contro una banda di audaci rapinatori di banche. Alla fine i rapinatori, sia quelli professionisti, sia la dilettante, riescono a fuggire dalle maglie della polizia, quasi a conferma di quanto scritto nella costa della quarta di copertina:
Interessante, poi, come la parte del leone non la faccia l'indagine per la morte di un (apparentemente) povero pensionato, che viveva di scatolette per gatti, ma quella, a tratti esilarante, contro una banda di audaci rapinatori di banche. Alla fine i rapinatori, sia quelli professionisti, sia la dilettante, riescono a fuggire dalle maglie della polizia, quasi a conferma di quanto scritto nella costa della quarta di copertina:
E tra le righe, la frusta, sempre ironica e pietosa, della denuncia sociale di questi celebri fondatori di un genere, convinti in modo conseguente che, insomma, svaligiare una banca sia un crimine meno grave che fondarla.Sono, poi, interessanti tre piccoli dettagli aggiuntivi: prima di tutto c'è, come sempre, una esplicita critica alla statalizzazione della polizia (ricordo che i due autori si riconoscono in una tradizione politica di sinistra), considerata all'origine della maggior parte dei suoi mali; quindi c'è l'interessante contrappasso dell'unico arrestato, peraltro per una rapina e un omicidio che non ha commesso, mentre è dichiarato innocente dell'omicidio che invece ha portato a termine; e infine Martin Beck, che della sconfitta processuale sembra non importarsi, quasi che ciò che veramente contava era risolvere il mistero di una camera chiusa, come se ciò lo potesse aiutare a uscire dalla sua personale camera chiusa.
giovedì 3 ottobre 2013
Società Italiana di Fonotipia
La Società Italiana di Fonotipia, o Dischi Fonotipia, era una casa discografica italiana fondata nel 1904, con licenza di registrazione dei principali cantanti lirici e di alcuni altri musicisti famosi, principalmente violinisti. Fonotipia ha continuato ad operare anche durante l'epoca delle registrazioni elettricche, iniziata nel 1925-26, anno in cui la società era stata assorbita dalla Odeon record. Le registrazioni della Fonotipia sono apprezzate da collezionisti e musicologi per la loro elevata qualità tecnica, e per l'alto valore artistico e l'interesse di gran parte di ciò che è stato lasciato per i posteri.
I cataloghi della Fonotipia sono stati ricostruiti, per quanto possibile, dai discofili JR Bennett e James Dennis nel 1953, e pubblicati in edizione limitata. Cinquant'anni dopo, è stata compilata e messa a disposizione del pubblico una discografia completa con accurate date di registrazione delle sessioni, grazie alla scoperta di importanti documenti dell'azienda.
(traduzione e leggero adattamento da en.wiki)
mercoledì 2 ottobre 2013
Desdemona Undicesima
Isabella Santacroce: o la ami o la odi! Io la adoro, dopo ogni suo libro che leggo sempre di più!
Con l'ultimo suo libro che ho letto ho scoperto che in realtà è il terzo di una trilogia, meglio conosciuta come "Desdemona Undicesima", costituita da "V.M. 18" (inferno), "Lulù Delacroix" (paradiso) e "Amorino" (purgatorio).
Il primo, "V.M. 18", parla da sè, o meglio parla il titolo per sè. E' un libro intenso, con descrizioni dirette di scene abbastanza crude, quasi animalesche. E' davvero il libro dell'inferno, un inferno che si svolge in un collegio dove si districano le vicende compiute da tre ragazze, Desdemona, Cassandra e Animone. Insomma, un libro per chi ha un cuore forte e un po' di pelo sullo stomaco! :)
Il secondo, "Lulù Delacroix" è la storia di una bimba, oserei dire, emarginata, maltrattata dalla sua stessa famiglia perchè non corrisponde ai canoni di bellezza imposti dalla società in cui vive. Questo libro è la sua magica avventura, e sembra un po' Alice nel paese delle meraviglie, ma con lo stile della Santacroce.
Il terzo, "Amorino", ambientato nel 1911 a Minster Lovell, è scritto sotto forma di diario dai personaggi, o meglio dagli abitanti della città. Dopo qualche pagina, e dopo l'arrivo delle gemelle Stevenson (che si trovano, volente o nolente, quasi sempre protagoniste, anche nei racconti degli altri abitanti della città), arriva Isabella in persona, a scrivere e raccontare le vicende che si susseguono. Vicende poco 'ordinarie', alcune al limite del macabro, ma tutte 'dettate' da voci interiori, da fantasmi, da angeli e demoni. Vicende che riempiono di disgusto e disapprovazione, ma che rappresentano, a mio parere, la parte più nascosta dell'animo umano.
Con l'ultimo suo libro che ho letto ho scoperto che in realtà è il terzo di una trilogia, meglio conosciuta come "Desdemona Undicesima", costituita da "V.M. 18" (inferno), "Lulù Delacroix" (paradiso) e "Amorino" (purgatorio).
Il primo, "V.M. 18", parla da sè, o meglio parla il titolo per sè. E' un libro intenso, con descrizioni dirette di scene abbastanza crude, quasi animalesche. E' davvero il libro dell'inferno, un inferno che si svolge in un collegio dove si districano le vicende compiute da tre ragazze, Desdemona, Cassandra e Animone. Insomma, un libro per chi ha un cuore forte e un po' di pelo sullo stomaco! :)
Il secondo, "Lulù Delacroix" è la storia di una bimba, oserei dire, emarginata, maltrattata dalla sua stessa famiglia perchè non corrisponde ai canoni di bellezza imposti dalla società in cui vive. Questo libro è la sua magica avventura, e sembra un po' Alice nel paese delle meraviglie, ma con lo stile della Santacroce.
Il terzo, "Amorino", ambientato nel 1911 a Minster Lovell, è scritto sotto forma di diario dai personaggi, o meglio dagli abitanti della città. Dopo qualche pagina, e dopo l'arrivo delle gemelle Stevenson (che si trovano, volente o nolente, quasi sempre protagoniste, anche nei racconti degli altri abitanti della città), arriva Isabella in persona, a scrivere e raccontare le vicende che si susseguono. Vicende poco 'ordinarie', alcune al limite del macabro, ma tutte 'dettate' da voci interiori, da fantasmi, da angeli e demoni. Vicende che riempiono di disgusto e disapprovazione, ma che rappresentano, a mio parere, la parte più nascosta dell'animo umano.
martedì 1 ottobre 2013
Un'idea astronomica per la scuola
Dopo la pubblicazione del dossier dedicato alle comete, utile come base di partenza per affrontare il tema, oggi pubblico una versione in italiano, leggermente rivista, di una bozza di articolo (diciamo così) riguardante il lavoro da instructional designer per le Olimpiadi Italiane dell'Astronomia.
Le Olimpiadi dell'Astronomia sono una competizione cui partecipano gli studenti delle scuole superiori italiane, suddivisi in due categorie (per l'edizione 2014 i junior sono i nati tra il 1999 e il 2000 e i senior tra il 1997 e il 1998). L'iniziativa rientra nei programmi del MIUR per la valorizzazione delle eccellenze scolastiche: i vincitori hanno, infatti, diritto a borse di studio, mentre la vittoria (sia nazionale che interregionale) va a costituire parte del curriculum studentesco. Chi vince le Olimpiadi (5 studenti per categoria) è insignito della Medaglia "Margherita Hack". I 3 migliori junior e i 2 migliori senior parteciperanno, a spese dell'organizzazione, alle Olimpiadi Internazionali, nel settembre 2014.
La selezione dei ragazzi avviene attraverso una preselezione, che implica l'invio di un elaborato su un tema astronomico proposto dal comitato olimpico. A questa prima fase seguirà una gara interregionale, costituita da una prova scritta di 2.5 ore su problemi astronomici (la sede per la Lombardia è l'osservatorio di Brera, a Milano, che è anche sede della presidenza del Comitato Olimpico Italiano), e infine una gara nazionale: due prove, una teorica, l'altra di conoscenza del cielo. Per l'edizione 2014 la finale si svolgerà a Siracusa, dal 12 al 14 aprile. I vincitori, come detto, andranno alle Olimpiadi Internazionali, cui verranno ulteriormente preparati grazie a uno stage estivo di alcuni giorni.
Tutto questo per quel che c'era fino ad ora. Quel che ora c'è e che si vorrebbe introdurre nelle scuole (principalmente licei scientifici, ovviamente, ma qualunque scuola superiore che pensa di poter essere interessata non verrà certo esclusa!) è la piattaforma didattica on-line che ho sviluppato negli ultimi anni per conto del Comitato Olimpico italiano presieduto da Stefano Sandrelli.
Il primo passo nella costruzione di una piattaforma di questo genere è sicuramente la scelta del software da utilizzare. La scelta cadde subito su Moodle, per vari motivi:
Fondamentalmente Moodle è un ambiente strutturato in blocchi, suddivisi in due grandi gruppi (risorse e attività) che rispondono alle due esigenze primarie della didattica: la trasmissione delle conoscenze, fatta attraverso pagine web e learning object, ad esempio, e la verifica dell'apprendimento, fatta attraverso test a scelta multipla o quiz. E' inoltre possibile utilizzare anche altri strumenti come la chat, una wiki interna (che personalmente reputo mal fatta: molto più utile, in questo senso, sarebbe crearne una esterna utilizzando uno dei tanti software presenti in rete), un forum. Inoltre presenta anche un'amministrazione degli utenti abbastanza varia e flessibile, andando dagli ospiti agli insegnanti creatori di corsi.
Prima di vedere come ho utilizzato Moodle per le Olimpiadi dell'Astronomia, cerchiamo di capire come, innanzitutto, la tecnologia digitale sia entrata nella fisica e in particolare nella didattica. Secondo Chonacky(6) questa storia inizia sin dagli anni Settanta del XX secolo per poi ottenere un impulso importante con lo sviluppo del World-Wide Web ad opera di Tim Berners-Lee e Robert Cailliau, che ne compresero immediatamente le potenzialità e l'importanza in fisica. Ovviamente, oltre all'uso della tecnologia digitale nella didattica della fisica sono di pari passo andati anche gli studi sulla sua efficacia, come quello di Kenny et al.(10), che si sono interessati dell'apprendimento basato sui problemi (problem based learning, PBL):
Le Olimpiadi dell'Astronomia sono una competizione cui partecipano gli studenti delle scuole superiori italiane, suddivisi in due categorie (per l'edizione 2014 i junior sono i nati tra il 1999 e il 2000 e i senior tra il 1997 e il 1998). L'iniziativa rientra nei programmi del MIUR per la valorizzazione delle eccellenze scolastiche: i vincitori hanno, infatti, diritto a borse di studio, mentre la vittoria (sia nazionale che interregionale) va a costituire parte del curriculum studentesco. Chi vince le Olimpiadi (5 studenti per categoria) è insignito della Medaglia "Margherita Hack". I 3 migliori junior e i 2 migliori senior parteciperanno, a spese dell'organizzazione, alle Olimpiadi Internazionali, nel settembre 2014.
La selezione dei ragazzi avviene attraverso una preselezione, che implica l'invio di un elaborato su un tema astronomico proposto dal comitato olimpico. A questa prima fase seguirà una gara interregionale, costituita da una prova scritta di 2.5 ore su problemi astronomici (la sede per la Lombardia è l'osservatorio di Brera, a Milano, che è anche sede della presidenza del Comitato Olimpico Italiano), e infine una gara nazionale: due prove, una teorica, l'altra di conoscenza del cielo. Per l'edizione 2014 la finale si svolgerà a Siracusa, dal 12 al 14 aprile. I vincitori, come detto, andranno alle Olimpiadi Internazionali, cui verranno ulteriormente preparati grazie a uno stage estivo di alcuni giorni.
Tutto questo per quel che c'era fino ad ora. Quel che ora c'è e che si vorrebbe introdurre nelle scuole (principalmente licei scientifici, ovviamente, ma qualunque scuola superiore che pensa di poter essere interessata non verrà certo esclusa!) è la piattaforma didattica on-line che ho sviluppato negli ultimi anni per conto del Comitato Olimpico italiano presieduto da Stefano Sandrelli.
Il primo passo nella costruzione di una piattaforma di questo genere è sicuramente la scelta del software da utilizzare. La scelta cadde subito su Moodle, per vari motivi:
- il sistema open più diffuso tra le istituzioni(1);
- l'ampia gamma di strumenti di insegnamento messi a disposizione;
- una buona integrazione con gli SCORM(7), lo standard più utilizzato per i learning object.
Fondamentalmente Moodle è un ambiente strutturato in blocchi, suddivisi in due grandi gruppi (risorse e attività) che rispondono alle due esigenze primarie della didattica: la trasmissione delle conoscenze, fatta attraverso pagine web e learning object, ad esempio, e la verifica dell'apprendimento, fatta attraverso test a scelta multipla o quiz. E' inoltre possibile utilizzare anche altri strumenti come la chat, una wiki interna (che personalmente reputo mal fatta: molto più utile, in questo senso, sarebbe crearne una esterna utilizzando uno dei tanti software presenti in rete), un forum. Inoltre presenta anche un'amministrazione degli utenti abbastanza varia e flessibile, andando dagli ospiti agli insegnanti creatori di corsi.
Prima di vedere come ho utilizzato Moodle per le Olimpiadi dell'Astronomia, cerchiamo di capire come, innanzitutto, la tecnologia digitale sia entrata nella fisica e in particolare nella didattica. Secondo Chonacky(6) questa storia inizia sin dagli anni Settanta del XX secolo per poi ottenere un impulso importante con lo sviluppo del World-Wide Web ad opera di Tim Berners-Lee e Robert Cailliau, che ne compresero immediatamente le potenzialità e l'importanza in fisica. Ovviamente, oltre all'uso della tecnologia digitale nella didattica della fisica sono di pari passo andati anche gli studi sulla sua efficacia, come quello di Kenny et al.(10), che si sono interessati dell'apprendimento basato sui problemi (problem based learning, PBL):
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