Stomachion

domenica 28 febbraio 2016

(non) carnevale della fisica #13

con @quantizzando @ele_ferroni @mediainaf @OggiScienza @drpbrock @Scientificast @amedeo_balbi @TuttiDentro @AstronomicaMens @nereide @thephysicsmill @92sciencemusic @PHDcomics
Vi è mancato il (non) carnevale della fisica? A me un po' sì, ma per molti motivi non soo riuscito a tenerlo in piedi negli ultimi mesi. L'occasione della scoperta delle onde gravitazionali mi sembrava, però, piuttosto ghiotta, in considerazione del fatto che è l'ultima osservazione sperimentale tra quelle previste dalla relatività generale di Albert Einstein. E visto che i 100 anni della relatività non li avevo degnamente festeggiati con apposito (non) carnevale, allora questa scoperta mi sembra un'ottima occasione per recuperare almeno in parte a quella mancanza.
Inizierei allora, in rigoroso ordine sparso, con Sandro Ciarlariello e le onde gravitazionali in parole povere:
L'annuncio dell'osservazione diretta delle onde gravitazionali da parte della collaborazione LIGO (che vuol dire Laser Interferometer Gravitational Wave Observatory) è stato fatto e questa è una di quelle cose che rimarranno nei libri di storia oltre che nella mente di tutte le persone appassionate di scienza e curiose fino al midollo. In pratica, LIGO ci ha detto che il segnale delle onde gravitazionali è stato osservato il 14 Settembre 2015 alle 10:51 di mattina (ore italiane), ma ne riparliamo tra poco.
Come è ovvio, il sito Media-Inaf si è impegnato con una serie di articoli dedicati alle onde gravitazionali. Di tutta l'ottima serie ho deciso di selezionare quello di Eleonora Ferroni che spiega LIGO, essenzialmente per la descrizione del rilevatore che ha permesso la scoperta:
LIGO sfrutta raggi laser – appunto – per individuare il transito di onde gravitazionali. Pensate che solo la fase di costruzione (terminata nel 1999) è costata 365 milioni di dollari ed è ancora il più grande e più ambizioso progetto mai finanziato dalla NSF. Dal 2002 al 2010 LIGO non ha rilevato alcuna onda gravitazionale, per questo gli strumenti sono stati “spenti” per 5 anni durante i quali i rivelatori sono stati sostituiti e migliorati. L’operazione di revisione (costata in tutto 200 milioni di dollari) ha portato ad Advanced LIGO, cioè un osservatorio che sarà fino a dieci volte più sensibile a questi segnali. Il 18 settembre 2015, Advanced Ligo ha iniziato le sue prime osservazioni scientifiche a circa quattro volte la sensibilità iniziale degli interferometri LIGO e la sensibilità sarà ulteriormente rafforzata fino a raggiungere il massimo intorno al 2021.
Anche in questa edizione è presente Oggi Scienza con un articolo di Veronica Nicosia:
L'esperimento Ligo ha osservato il segnale prodotto nell’ultima frazione di secondo del processo di fusione di due buchi neri che orbitavano uno intorno all'altro, costituendo così un sistema binario, con masse pari a 29 e 36 masse solari. I due buchi neri si sono fusi fino ad originare un unico buco nero di 62 masse solari e proprio le 3 masse solari mancanti dalla somma equivalgono all'energia che è stata emessa sotto forma di onde gravitazionali, queste vibrazioni che secondo la teoria della relatività generale di Einstein si originano proprio da un evento cosmico violento, come la collisione di due buchi neri, l'esplosione di una supernova o il Big Bang da cui ha avuto inizio l'universo.

martedì 23 febbraio 2016

La grandinata di numeri

Praticamente tutti, tra matematici professionisti e amatoriali, hanno prima o poi messo le mani sulla famosa congettura di Collatz. Enunciarla, come ha anche scritto Michele nel post dedicato alla congettura inversa, è abbastanza semplice:
Scelgliete un qualunque intero positivo $n$. Se il numero è dispari, moltiplicatelo per tre e aggiungete 1, $3n+1$, altrimenti se è pari dividetelo per 2, $n/2$. Continuate la procedura con il nuovo numero così ottenuto.
Dopo un po' di tentativi ci si accorge abbastanza presto che esiste una sequenza dentro la quale, una volta caduti, non si esce più, un vero e proprio loop numerico, ovvero 4, 2, 1. In pratica la congettura di Collatz afferma che qualunque sia il numero $n$ di partenza, la sequenza si concluderà invariabilmente con il loop 4, 2, 1.
Il nome della congettura viene dal matematico tedesco Lothar Collatz, il primo a proporla nel 1937, ma non fu il solo a scoprirla. L'elenco comprende personalità come il fisico Stanislaw Ulam o il matematico Shizuo Kakutani o ancora il matematico Bryan Thwaites, mentre fu il collega di Collatz Helmut Hasse che introdusse la congettura presso l'università di Syracuse, da cui problema di Syracuse. La sequenza è invece chiamata sequenza dei chicchi di grandine (hailstone sequence), a causa delle soventi discese e risalite, come si può apprezzare nella sequenza generata dal 27:

lunedì 22 febbraio 2016

50 sfumature di pi

Come ormai tradizione, anche quest'anno DropSea ospiterà il Carnevale della Matematica in occasione del pi day. Giusto per iniziare a prepararsi al lieto evento, eccovi l'audiolibro The First Fifty Digits of Pi:
Come al solito, per chiunque voglia partecipare all'edizione, potete inviare i vostri contributi al seguente indirizzo e-mail:
Per chiudere l'elenco delle pi-edizioni degli anni passati:

domenica 21 febbraio 2016

Il deserto degli specchi

La dimensione onirica del viaggio di Verloc su Ona (Ji) diventa evidente nel terzo capitolo della serie realizzata da Frederik Peeters, al tempo stesso il più ricco d'azione e il più introspettivo tra quelli che ho letto fino al momento presente.
Peeters, infatti, anche grazie alla narrazione mediata dal diario del protagonista, riesce a dilatare i tempi delle scene d'azione, quasi proponendo una sorta di ralenty ben sapendo che, in fondo, è il lettore a dettare il tempo della lettura. E' interessante osservare come nella rappresentazione delle battaglie tra il pianeta e gli esploratori, la griglia venga letteralmente sconvolta, con i bordi delle vignette che diventano obliqui e in alcuni casi ondulati, a suggerire il precario equilibrio in cui si trovano gli esseri umani, in balia della natura, parte artificiale parte biologica, del pianeta.
La parte centrale del volume, sia grafica sia narrativa, è, dunque, proprio la natura in continua mutazione a causa della presenza/dominio di aama, il virus artificiale intelligente liberato sulla superficie di Ona (Ji). Peeters risolve molti dei misteri introdotti nei due volumi precedenti, rendendo sempre più esplicito non solo il ruolo di Verloc, ma anche quello della figlia all'interno di un esperimento ormai fuori controllo, almeno nell'ottica degli esseri umani. Sono in particolare due le scene che rendono evidente il gioco narrativo: prima una sorta di viaggio onirico a occhi aperti di Verloc, la cui mente viene letteralmente smontata e rimontata e costretta a interagire con degli aspetti per lui apparentemente ignoti legati alle persone a lui più care, l'ex-compagna e il fratello Conrad. Quindi la scena che si conclude con la vignetta che fa da copertina del volume, che conferma l'intimo legame di aama con la figlia di Verloc.
Di fatto Peeters, utilizzando un impianto di base cyberpunk, continua l'operazione iniziata in precedenza del suo superamento (o completamento) del genere, andando nella direzione tracciata da Stanislaw Lem, maestro della fantascienza psicologica dove i protagonisti diventano burattini da smontare ed esaminare fin nel profondo.
Così Verloc, alla fine del volume unico sopravvissuto della spedizione, è, ancor più che all'inizio, quell'uomo post-cyberpunk di cui scrivevo nella recensione precedente: dopo aver vissuto per larga parte della sua vita senza alcun cyber-impianto, si ritrova in intima connessione con aama, pronto per costruire un nuovo legame tra l'intelligenza umana e quella artificiale.

venerdì 19 febbraio 2016

Le api nel West

Per noi europei le api sono spesso sinonimo di natura, eppure ragionandoci un po' sono soprattutto sinonimo dell'avanzata della civiltà. Infatti, come scrive Washington Irving, le api:
Sono state araldi della civiltà che hanno proceduto sistematicamente nella marcia dall'Atlantico verso il Pacifico. Alcuni piantatori dell'Ovest pretendono di aver rimarcato l'anno nel quale l'ape attraversò per la prima volta il Mississippi. Gli indiani videro allora con sorpresa gli alberi cavi della foresta riempiti da una sostanza profumata che essi gustarono con delizia come un vero lusso delle terre selvagge.
Oltre alle api, anche i cavalli sono una novità per gli indiani d'America. Come ricorda Jared Diamond in Armi, acciaio e malattie, l'estinzione dei grandi mammiferi avvenuta tra i 13000 e gli 11000 anni fa, avvenuta forse a causa degli uomini che popolarono il continente in quel periodo, aveva lasciato il continente senza animali di grande stazza, salvo alcune razze non sufficientemente docili, come ad esempio i bisonti.
I cavalli, dunque, portati dagli europei, erano una novita per gli indiani, cui però si adattarono in fretta:
I costumi arabi sarebbero stati importati con il cavallo tra gli indiani. L'introduzione del destriero nelle sconfinate praterie del Far West, comunque, ha cambiato del tutto il modo di vivere dei suoi abitanti. Ha dato loro la facoltà di muoversi rapidamente e di cambiare luogo di punto in bianco, un gusto della vita nomade caro ai pellerossa. Invece di appostarsi in agguato nelle foreste intricate o di inseguire a piedi, pazientemente, le bestie nelle selve, come i loro fratelli del Nord, gli indiani del West sono i corsari della prateria: vivono al sole e all'aria in piena libertà, quasi tutto il giorno a cavallo, sopra praterie tappezzate di fiori e sotto un cielo purissimo senza nubi.

domenica 14 febbraio 2016

Il codice dell'amore su Topolino #3142

Una delle storie più belle di Giorgio Salati con Paperinik come protagonista è L'amore nell'oblio, ottimamente disegnata da Paolo Mottura. Su Topolino #3142 Salati torna a scrivere una storia di Paperinik per San Valentino, Il genio immemore, con i disegni di Francesco D'Ippolito: Archimede perde la memoria per un abuso di car-can e Paperinik deve recuperare la password per sbloccare la formula delle car-mem che cancellano gli effetti delle prime. In una storia divertente (gustosissime le gag di un Archimede sempre più infantile) e con colpi di adrenalina (come l'inseguimento conclusivo al genio in delirio), ad aiutarlo ci pensa Eloisa Laquarrk, vecchia compagna di scuola di Archimede, anch'ella diventata una scienziata. Vedete i due qui sotto di fronte a una lavagna con il codice da risolvere:
Il codice può essere rotto con una minima conoscenza di crittografia, senza pensare a chissà quale complicata soluzione. Per il resto mi perdonerete se non mi lancio nella disquisizione crittografica (riservo l'eventuale post per il futuro, in questa occasione).
Piccola curiosità: Archimede a un certo punto sta leggendo un suo vecchio testo di matematica, e Qui, Quo, Qua lo confrontano con il loro testo di matematica, un'edizione nuova e aggiornata in digitale. La curiosità sta nel fatto che ancora quell'edizione digitale non è per nulla la norma, anzi...

sabato 6 febbraio 2016

I talpuri di Sio su Topolino #3141

Dopo l'uscita del solo storyboard sullo speciale Topolino incontra Sio, arriva sul settimanale disneyano per eccellenza la versione completa, disegnata da Stefano Intini della prima storia lunga di Sio: Zio Paperone e la monetona della terra dei talpuri.
Il giovane fumettista e youtuber approda su Topolino grazie a Tito Faraci. Il suo esordio, avvenuto a fine ottobre (quindi in piena Lucca Comics 2015) è stato esaminato dal sottoscritto in un lungo articolo a quattro mani con Andrea Bramini. Di quanto scritto, vado a proporvi (con poche modifiche nella parte iniziale), la sezione dedicata alla storia uscita sul Topo attualmente in edicola.
Talpuri e monetone
La storia scritta da Sio risulta sorprendentemente efficace sia nella caratterizzazione dei personaggi sia nella costruzione di un'avventura di ampio respiro, pur non rinunciando alla nutrita presenza di gag, ora di stampo classico ora tipicamente surreali. A dare un valore aggiunto all'avventura raccontata ci sono poi le evidenti influenze di autori classici disneyani, che rendono la storia godibile anche per i lettori tradizionali di Topolino.
Citazioni e omaggi iniziano sin dal titolo, che ricorda quelli delle avventure esotiche scritte da Rodolfo Cimino. La trama, d'altra parte, ricorda quella di Zio Paperone e il decreto reale di Michele Gazzarri e Giorgio Bordini: in entrambi i casi Paperone si prepara a inaugurare una collezione di monete unica (su cui Sio si diverte a ideare variazioni inesistenti di monete reali), cui risulta mancare un pezzo fondamentale, una "monetona".
Mentre nel caso di Gazzarri e Bordini la ricerca della "monetona" costituisce solo la prima parte della storia, per Sio è invece lo spunto per spedire i paperi in Australia: è in questo caso che l'autore spiazza il lettore sostituendo, con una più che plausibile motivazione, Paperino con Paperina.

martedì 2 febbraio 2016

Una buona dose di frusta

La così detta legge di Lynch asserisce che, in caso di furti o altri delitti
l'accusatore diventa anche testimone, giuria, giudice ed esecutore della sentenza, mentre l'imputato viene punito sulla base di un semplice sospetto.
All'applicazione di questa legge ai danni di un osange stava per assistere Washington Irving nel viaggio citato nel post precedente. Per fortuna dell'indiano, i suoi buoni propositi erano più che evidenti: egli, infatti, stava riportando al villaggio un cavallo perduto, mentre il colono possessore di quel cavallo lo accusava di averlo rubato, pretendendo il giusto castigo (una serie di frustate).
L'intero episodio mi ha fatto pensare alla pretesa, da parte di un certo noto partito, gli italiani odierni agli indiani e i migranti agli europei dell'epoca, eppure per come Irving ha descritto l'episodio, non sono riuscito a trovare conferma di un simile accostamento, anzi mi è sembrato che invece il colono europeo di quel selvaggio west fosse piu proficuamente interpretablie da un qualsiasi componente a vostra scelta di quel partito di cui sopra.
Quando paragono il nobile contegno e il comportamento franco dellindiano al viso sinistro e alla prepotenza dell'uomo bianco, non ho molti dubbi su chi si meritasse una buona dose di frusta.
Irving proprio a questa legge fa risalire l'origine delle guerre indiane contro i coloni europei e dunque le difficoltà di integrazione tra la società presente sul territorio, fondamentalmente senza leggi e fondata da gruppi di cacciatori/raccoglitori, e quella in arrivo, di fatto una società agricola gerarchica.
Per sua stessa definizione, una struttura gerarchica porta con sé anche delle leggi, e proprio questo era il maggior problema degli indiani d'America, non acendo essi una struttura legislativa comune, nella migliore delle ipotesi. Scrive, infatti, Ken Gonzales-Day(1):
Studiando la casistica, si scopre che gli indiani d'america erano molto spesso linciati quando specifici crimini venivano attribuiti a specifici individui o piccole bande. Le accuse più comuni sembra siano state per omicidio o per aver rubato. Questo non vuol dire che essi erano colpevoli di tali accuse, ma semplicemente per osservare che si credeva che essi avessero commesso i crimini. Il punto che il giusto processo è stato raramente esteso agli "indiani" era complicate dal loro status giuridico. Poiché essi sono stati raramente portati in giudizio, non si conoscerà mai la verità delle accuse.
Come più avanti osserva Gonzales-Day, nemmeno un giusto processo riesce a scavare a fondo la verità: nel 1852 tre nativi americani sono stati linciati a Bridgeport per omicidio: la piccola banda, composta da quattro individui, venne accusata e prontamente cercata grazie a dei testimoni che li avevano visti intorno alla casa del morto all'incirca un'ora prima del crimine.
Sulla base di un semplice sospetto, i quattro vennero arrestati e processati per direttissima, senza possibilità di difesa e, per ironia della sorte, solo uno riuscì a salvarsi per insufficienza di prove.
Questi contrasti e difficoltà di integrazione sono spiegabili in molti modi, non ultimo il falso senso di superiorità che da sempre ha contraddistinto gli europei
(1) Da Lynching in the West, 1850-1935
Sui linciaggi leggi anche:
Lynching in the United States
Lynching and Native Americans