L'iniziativa interessante ideata da
Moreno per far entrare la scienza seriamente nel dibattito politico
ha portato per ora i suoi frutti, ma indubbiamente sono arrivati solo grazie all'appoggio de
Le Scienze: non si potevano lasciare inevase delle domande provenienti da una rivista così illustre. Vorrei però prima di tutto esaminare queste domande e relative risposte. Iniziamo con la prima:
Quali politiche intende perseguire per il rilancio della ricerca in Italia, sia di base sia applicata, e quali provvedimenti concreti intende promuovere a favore dei ricercatori più giovani?
Insufficiente la risposta di
Nichi Vendola (in fondo non mi aspettavo nulla di meglio). Non molto diversa quella di
Matteo Renzi, che però mette in campo un principio interessante, quello della responsabilità:
I dipartimenti universitari che reclutano male devono sapere che riceveranno sempre meno soldi pubblici.
Il rischio, però, è che partendo adesso così senza valutare caso per caso, le piccole realtà che presentano possibili eccellenze potrebbero essere raggruppate con quelle medie che non ne hanno e quindi non avere alcuna possibilità di crescita.
Il problema che però questa ottima idea nasconde è uno di quelli che attanaglia la comunità scientifica da ormai decenni: la competizione ad ogni costo. Un buon ricercatore, anche uno geniale, non necessariamente pubblica decine e decine di articoli, ma spesso si limita a pochi e mirati articoli, che realmente producono un cambiamento. E questa visione della scienza sembra in effetti deficitaria anche in , nell'ordine di mio gradimento (dal meno gradito al più gradito)
Bruno Tabacci,
Laura Puppato e
Pierluigi Bersani.
Tabacci sicuramente propone una risposta molto meno evasiva di quelle di Vendola e Renzi, che sembrano più fatte come degli
spot, ma è sostanzialmente statalista e burocratica. Laura Puppato brilla non solo per la velocità delle risposte, ma anche perché in questo caso dimostra di aver fatto i compiti. Bersani, invece, coglie perfettamente il problema:
Oggi il sistema di valutazione dei progetti di ricerca industriale impiega anni e fa prevalere la valutazione amministrativa e burocratica rispetto alla sostanza e qualità del progetto.
Quello della burocrazia è un problema che è presente anche nella ricerca pubblica (ma sarebbe più corretto dire statale) e in generale è un problema dell'Italia tutta (e generalizzando ancora un problema della democrazia e di qualunque genere di cleptocrazia). Bersani, però, dimostra di non essere proprio preparatissimo (ma non lo è nessuno, a conti fatti), visto che non sembra avere ben chiara la differenza tra ricerca applicata e ricerca di base, altrimenti non mi spiego questo passaggio:
L'Italia deve rimanere un paese manifatturiero e industriale, un paese che fa della ricerca la chiave per ottenere produzione di alto livello
Passiamo alla seconda domanda:
Quali misure adotterà per la messa in sicurezza del territorio nazionale dal punto di vista sismico e idrogeologico?
Mentre Bersani sembra voler cavalcare l'onda del processo alla Commissione Grandi Rischi dell'Aquila, suggerendo di non essere d'accordo con quella sentenza, Renzi e Vendola continuano la battaglia degli
spot (Renzi è giusto un po' più dettagliato), mentre Puppato dimostra di avere ben chiare le idee in merito e Tabacci sa anche come metterle in pratica, e il suo programma è, spero non vi dispiaccia se ve lo faccio notare, tremendamente
berlusconiano.
Se anche in questo caso applichiamo la ricetta di sburocratizzazione dell'Italia accennata da Bersani in precedenza, semplifichiamo la gestione del territorio in maniera incredibile: da un lato possiamo tranquillamente intervenire in prima persona come cittadini per mettere in sicurezza il territorio disastrato, senza dover attendere il permesso dello stato, dall'altro si responsabilizzano maggiormente proprio i cittadini, che sono i primi a dover avere cura del territorio, senza che qualcuno dall'alto imponga un qualsivoglia (buono o cattivo che sia) comportamento.
E passiamo alla terza domanda:
Qual è la sua posizione sul cambiamento climatico e quali politiche energetiche si propone di mettere in campo?
La prima parte della domanda era da evitare. Ci si doveva limitare solo alle politiche energetiche. Detto questo le risposte migliori sono di Bersani e Vendola, che possono mettere in campo l'esperienza diretta. Quasi la stessa cosa la si può dire per Renzi. Nel complesso, però, Tabacci mi sembra quello che ha il reale polso della situazione internazionale, non così compatta dal punto di vista politico come si sarebbe tentati di dedurre leggendo gli altri quattro.
In generale queste ultime due domande fanno sorgere una ulteriore domanda: ma lo sanno che i ricercatori, anche in Italia, fanno monitorizzazioni che producono dati che potrebbero utilizzare già domani stesso?
Quarta domanda:
Quali politiche intende adottare in materia di fecondazione assistita e testamento biologico? In particolare, qual è la sua posizione sulla legge 40?
La risposta di Bersani è, mi duole dirlo per quelli che in #dibattitoscienza ci credono, emblematica di quanto sia inutile il parere del candidato
premier all'interno del
partitismo. Bersani, relativamente alla fecondazione assistita, conclude:
Ci impegneremo in tal senso nella consapevolezza che solo un metodo scientifico appropriato può permettere di affrontare temi così delicati coniugando l'interesse generale con quello delle singole persone.
Questo passaggio fa capire quanto Bersani abbia effettivamente voglia di confrontarsi su ogni tema con la scienza. Però poche righe più sopra scrive:
Purtroppo sul tema del fine vita l'attuale Parlamento ha elaborato e approvato nelle prime due letture, con il voto del PD compattamente contrario, un testo inaccettabile e incostituzionale, non rispettoso della dignità della persona, che ora si trova al Senato per l'ultima lettura.
Ovvero Bersani non è completamente d'accordo con le scelte del partito che guida. Per cui anche se egli fosse la scelta migliore come guida di un possibile governo, non necessariamente il suo programma sarebbe il programma del partito e quindi anche della nazione (che poi mi dovete anche convincere che
deve essere così: ovvero del fatto che chi vince ha sempre ragione, che poi è su questo principio che si fonda la democrazia, non dimentichiamolo).
Ed ecco la quinta domanda, e il distacco tra Bersani e il resto della truppa si fa abissale:
Quali politiche intende adottare per la sperimentazione pubblica in pieno campo di OGM e per l'etichettatura anche di latte, carni e formaggi derivati da animali nutriti con mangimi OGM?
La risposta di Bersani mi ricorda Dulbecco:
In questo campo vale la premessa della risposta precedente: va distinta la libertà della ricerca dalla valorizzazione al servizio dell'uomo dei suoi straordinari risultati.
Poi prosegue, dimostrandosi completamente aperto alla sperimentazione ogm anche in campo aperto. Gli altri, a parte Tabacci che non sembra voler prendere una posizione esplicita in merito, ma rimanda la decisione alla scienza (eh! lo facesse per tutti i campi non ci sarebbe bisogno di un governo!), sono apertamente contrari agli ogm, e onestamente mi sembra una chiusura mentale un po' eccessiva.
E si chiude in bellezza:
Qual è la sua posizione in merito alle medicine alternative, in particolare per quel che riguarda il rimborso di queste terapie da parte del SSN?
In una parola: Bersani e Tabacci perfetti. Il resto è
spot.
In definitiva: un esperimento interessante che più che farmi cambiare le mie idee anarchiche, anzi le conferma, nonostante Bersani sia quello che potenzialmente sia il più vicino alle posizioni anarchiche e libertarie. Ma non così tanto, però.