Stomachion
sabato 14 febbraio 2009
venerdì 13 febbraio 2009
Proteste
La sera del 13 novembre a Stoccolma pioveva a dirotto. (...)
Fuori dall'ambasciata americana in Strandvägen e lungo le strade che vi conducevano, quattrocentododici poliziotti si stavano scontrando con un numero quasi doppio di dimostranti. Gli agenti erano equipaggiati con lacrimogeni, pistole, fruste, manganelli, auto, motociclette, radio a onde corte, megafoni a batteria, cani antisommossa e cavalli isterici. I dimostranti erano armati di una lettera e di cartelli che si afflosciavano sempre più a causa della pioggia battente. Era difficile ritenerli un gruppo omogeneo, poiché erano costituiti da persone di tutti i tipi immaginabili: dalle scolare tredicenni in jeans e montgomery ai seriosi studenti politicamente impegnati, dai provocatori agli attaccabrighe professionisti, fino ad arrivare all'artista ottantacinquenne con basco e ombrello di seta blu. Qualche solido motivo comune li aveva spinti a sfidare la pioggia e tutto ciò che sarebbe potuto accadere. Sull'altro versante, la polizia non era esattamente costituita dalla ''crème'' delle proprie forze. Gli uomini erano stati radunati da ogni possibile distretto cittadino, ma qualsiasi agente che avesse come amico un medico o che conoscesse l'arte di svignarsela, era riuscito ad eludere quell'ingrato mandato. Erano rimasti quelli che sapevano quel che facevano, e lo facevano volentieri, e quelli che nel gergo del sindacato erano chiamati «polli», e che erano troppo giovani ed inesperti per osare tirarsi indietro e che, tra l'altro, non avevano idea di quel che stavano facendo e tanto meno perché lo facevano. I cavalli si impennavano mordendo il freno, gli agenti tenevano la mano sulle fondine delle pistole e caricavano in continuazione con i manganelli. Una ragazza portava un cartello con la memorabile scritta: FAI IL TUO DOVERE! FOTTI PIU' SBIRRI CHE PUOI! Tre agenti sugli ottantacinque chili si gettarono su di lei, spezzarono il cartello, trascinarono la ragazzina in una delle loro vetture, dove le torsero le braccia e la afferrarono per il petto. Lei aveva compiuto tredici anni proprio quel giorno, e il petto non aveva ancora avuto il tempo di svilupparsi.
In totale vennero fermate oltre cinquanta persone. Molte erano sanguinanti. Alcuni erano dei cosiddetti VIP, gente che poteva scrivere sui giornali oppure lagnarsi alla radio o in TV. Alla sola vista di queste persone, i poliziotti di turno nei vari distretti venivano colti da brividi di febbre e mostravano loro la porta con sorrisi di scuse e rigidi inchini. Altri non se la spassarono troppo durante gli interrogatori d'obbligo. Un poliziotto a cavallo era stato colpito alla testa da una bottiglia vuota, e qualcuno doveva averla tirata. L'operazione fu condotta da un ufficiale di polizia addestrato in un'accademia militare. Lo si riteneva un esperto in questioni di ordine pubblico, ed egli osservava sottisfatto il totale caos che era riuscito a creare.
(da Il poliziotto che ride di Maj Sjöwall, Per Wahlöö, trad. di Renato Zatti)
Fuori dall'ambasciata americana in Strandvägen e lungo le strade che vi conducevano, quattrocentododici poliziotti si stavano scontrando con un numero quasi doppio di dimostranti. Gli agenti erano equipaggiati con lacrimogeni, pistole, fruste, manganelli, auto, motociclette, radio a onde corte, megafoni a batteria, cani antisommossa e cavalli isterici. I dimostranti erano armati di una lettera e di cartelli che si afflosciavano sempre più a causa della pioggia battente. Era difficile ritenerli un gruppo omogeneo, poiché erano costituiti da persone di tutti i tipi immaginabili: dalle scolare tredicenni in jeans e montgomery ai seriosi studenti politicamente impegnati, dai provocatori agli attaccabrighe professionisti, fino ad arrivare all'artista ottantacinquenne con basco e ombrello di seta blu. Qualche solido motivo comune li aveva spinti a sfidare la pioggia e tutto ciò che sarebbe potuto accadere. Sull'altro versante, la polizia non era esattamente costituita dalla ''crème'' delle proprie forze. Gli uomini erano stati radunati da ogni possibile distretto cittadino, ma qualsiasi agente che avesse come amico un medico o che conoscesse l'arte di svignarsela, era riuscito ad eludere quell'ingrato mandato. Erano rimasti quelli che sapevano quel che facevano, e lo facevano volentieri, e quelli che nel gergo del sindacato erano chiamati «polli», e che erano troppo giovani ed inesperti per osare tirarsi indietro e che, tra l'altro, non avevano idea di quel che stavano facendo e tanto meno perché lo facevano. I cavalli si impennavano mordendo il freno, gli agenti tenevano la mano sulle fondine delle pistole e caricavano in continuazione con i manganelli. Una ragazza portava un cartello con la memorabile scritta: FAI IL TUO DOVERE! FOTTI PIU' SBIRRI CHE PUOI! Tre agenti sugli ottantacinque chili si gettarono su di lei, spezzarono il cartello, trascinarono la ragazzina in una delle loro vetture, dove le torsero le braccia e la afferrarono per il petto. Lei aveva compiuto tredici anni proprio quel giorno, e il petto non aveva ancora avuto il tempo di svilupparsi.
In totale vennero fermate oltre cinquanta persone. Molte erano sanguinanti. Alcuni erano dei cosiddetti VIP, gente che poteva scrivere sui giornali oppure lagnarsi alla radio o in TV. Alla sola vista di queste persone, i poliziotti di turno nei vari distretti venivano colti da brividi di febbre e mostravano loro la porta con sorrisi di scuse e rigidi inchini. Altri non se la spassarono troppo durante gli interrogatori d'obbligo. Un poliziotto a cavallo era stato colpito alla testa da una bottiglia vuota, e qualcuno doveva averla tirata. L'operazione fu condotta da un ufficiale di polizia addestrato in un'accademia militare. Lo si riteneva un esperto in questioni di ordine pubblico, ed egli osservava sottisfatto il totale caos che era riuscito a creare.
(da Il poliziotto che ride di Maj Sjöwall, Per Wahlöö, trad. di Renato Zatti)
domenica 8 febbraio 2009
Questione di numeri
Tullius Detritus: Un'intera armata respinta da due soli barbari! Cesare sarà fiero quando glielo racconterò!
Caius Aerobus: Non c'è niente da raccontare! Ricorrerò alla strategia! Chiederò rinforzi alle altre guarnigioni, così potremo prenderli alle spalle! Li schiacceremo con il numero!
Tullius: Evidentemente loro sono due e noi non siamo che una sola guarnigione!
(da Asterix e la zizzania, di Goscinny e Uderzo, dal volume Asterix - Le storie più belle, ed.Mondadori, trad.Luciana Marconcini)
Caius Aerobus: Non c'è niente da raccontare! Ricorrerò alla strategia! Chiederò rinforzi alle altre guarnigioni, così potremo prenderli alle spalle! Li schiacceremo con il numero!
Tullius: Evidentemente loro sono due e noi non siamo che una sola guarnigione!
(da Asterix e la zizzania, di Goscinny e Uderzo, dal volume Asterix - Le storie più belle, ed.Mondadori, trad.Luciana Marconcini)
sabato 7 febbraio 2009
Warcraft: Legends 2
Rispetto al volume precedente, questo presenta una minore qualità nelle storie. Da una parte, infatti, Paura di Knaak e Jae-Hwan Kim, gli autori della Sunwell Trilogy, che garantiscono qualità e sicurezza con la saga incentrata sul Tauren Trag Highmountain, dall'altra tre storie due delle quali per certi aspetti piuttosto deludenti. Prima fra tutte In viaggio di Jolley e Kwon: pur rappresentando la parte simpatica del volume, è troppo superficiale e semplicistica, né le gag, che pure avrebbero potuto reggere tutta la storia, sono abbastanza simpatiche, anzi spezzano troppo il ritmo e alla lunga sono stancanti. Warrior: Divise di Randolph e Erie, pur se i disegni a mio modesto parere non sono piaciuti, presenta alcuni spunti narrativi interessanti, che in una storia più lunga, in questo senso più classica nel vasto panorama della letteratura fantasy, avrebbero reso molto di più: la sfida tra la gioventù e la saggezza, l'incontro tra mondi diversi, la cerca finale delle proprie origini e la sfida con il proprio passato sono tutti elementi interessanti che avrebbero meritato un maggior approfondimento. Valori di famiglia, di Sparrow e In-Bae Kim, riesce a tenere bene il passo della saga di Highmountain: Sparrow, nonostante non scriva tantissimo per i fumetti, riesce nello stesso spazio dedicato alle due storie precedenti, a costruire una storia migliore sia nella gestione dei tempi narrativi, sia nella gestione dei personaggi e delle didascalie.
Certo non tutte le ciambelle riescono col buco e nel vasto programma di storie previste per i prossimi due anni ci possono stare alcune storie inefficaci nel complesso, senza abbassare la qualità del progetto nel suo complesso. Certo un altro numero di questo genere rimetterebbe in discussione la continuazione della collezione dei volumi targati J-POP, ma speriamo che il prossimo riprenda, anche in parte, il filo qualitativo del primo.
Certo non tutte le ciambelle riescono col buco e nel vasto programma di storie previste per i prossimi due anni ci possono stare alcune storie inefficaci nel complesso, senza abbassare la qualità del progetto nel suo complesso. Certo un altro numero di questo genere rimetterebbe in discussione la continuazione della collezione dei volumi targati J-POP, ma speriamo che il prossimo riprenda, anche in parte, il filo qualitativo del primo.
giovedì 5 febbraio 2009
Banana Football Club
A volte, per recuperare la vera essenza di uno sport, bisogna andare alle origini, che non sono rappresentate da una storia sulle origini di quello sport, ma semplicemente da una storia sull'inizio dell'avventura sportiva di un giovane. Oggi un po' tutto lo sport mondiale è inondato dal dorato mondo dei soldi, e spesso (i recenti scandali sulla Juventus e Moggi, o i casi di doping nel ciclismo insegnano) influenzano negativamente un intero movimento sportivo. Così, per recuperare le origini di un calcio diventato troppo schiavo dei soldi e delle televisioni, Roberto Perrone, giornalista del Corriere della Sera e interista (peccato!), scrive una piccola storia ambientata in quel di Milano sull'amicizia tra due ragazzi, uno di ricca famiglia, l'altro figlio di operai e sul loro percorso all'interno di una piccola squadra giovanile che ogni domenica lotta per conquistare la vittoria sul campo.
Al di là degli intrighi che girano intorno alla piccola squadra, l'avventura calcistica di Due Cognomi e Foglia Morta, i soprannomi dei due protagonisti, è segnata da una sincera amicizia tra loro e con i compagni di squadra, un'amicizia in nome della quale arriveranno a boicottare il loro nuovo allenatore. Tutto questo è altro ancora è ben rappresentato da Otto Gabos, il bravo disegnatore cagliaritano che alimenta, così, la sua passione per il calcio e per il Cagliari interpretando un romanzo sul calcio e sulla passione per il calcio non solo da spettatore ma anche da giovane calciatore. Uscita nella collana Rizzoli oltre, Banana Football Club è un romanzo a fumetti bello, scorrevole, appassionante che riaccende la passione verso lo sport e il calcio più genuini, il tutto con il solito stile chiaro e preciso di Gabos, che sceglie per l'occasione di far diventare protagonista Nonna Pilar: come ha anche ammesso nell'appendice, questa apparizione potrebbe essere solo la prima per il personaggio di Perrone e Gabos nel mondo dei fumetti.
Una buona lettura calcistica a tutti per un acquisto altamente consigliato!
Al di là degli intrighi che girano intorno alla piccola squadra, l'avventura calcistica di Due Cognomi e Foglia Morta, i soprannomi dei due protagonisti, è segnata da una sincera amicizia tra loro e con i compagni di squadra, un'amicizia in nome della quale arriveranno a boicottare il loro nuovo allenatore. Tutto questo è altro ancora è ben rappresentato da Otto Gabos, il bravo disegnatore cagliaritano che alimenta, così, la sua passione per il calcio e per il Cagliari interpretando un romanzo sul calcio e sulla passione per il calcio non solo da spettatore ma anche da giovane calciatore. Uscita nella collana Rizzoli oltre, Banana Football Club è un romanzo a fumetti bello, scorrevole, appassionante che riaccende la passione verso lo sport e il calcio più genuini, il tutto con il solito stile chiaro e preciso di Gabos, che sceglie per l'occasione di far diventare protagonista Nonna Pilar: come ha anche ammesso nell'appendice, questa apparizione potrebbe essere solo la prima per il personaggio di Perrone e Gabos nel mondo dei fumetti.
Una buona lettura calcistica a tutti per un acquisto altamente consigliato!
mercoledì 4 febbraio 2009
Shannara (2): La spada nella roccia
Un antenato, un eroe del lontano passato ha salvato una volta il mondo dall'assalto del male. Oggi, quasi per caso, un bis-bis-nipote è chiamato a fare altrettanto, in un mondo che scoprirà ad ogni passo essere magico e misterioso, guidato da una specie di mago Merlino e da uno strano folletto dal naso grosso: è in sintesi l'inizio di Topolino e la spada di ghiaccio, primo capitolo della saga fantasy di Massimo De Vita e che, con le opportune modifiche, è anche l'inizio de La spada di Shannara.
Così, mentre Terry Brooks continua a sformare romanzi sull'Origine di Shannara, per parte mia continuo a leggere la saga originale, quella iniziata appunto con La spada di Shannara (questo pur se ho iniziato a leggere la saga stessa a partire dal prequel Il primo re di Shannara). E' abbastanza evidente ad ogni lettore de Il Signore degli Anelli, che La spada di Shannara è di base impostata su quella trilogia, oltre a contenere, comunque, una serie di situazioni tipiche del fantasy, come la cerca (quella della perduta spada forgiata da Bremen per il condottiero Jerle Shannara), la compagnia (quella che insieme a Shea, erede di Jerle, e Flick, fratellastro e amico, inizia a sparpagliarsi per le Quattro Terre), la magia (quella di Allanon, il discepolo e pupillo di Bremen). Indubbiamente, rispetto a Il primo re di Shannara, La spada risulta eccessivamente lungo e spesso troppo scontato alla luce del Signore degli Anelli, pur se presenta alcuni elementi di differenza, non solo in come vengono risolte alcune situazioni in tutto e per tutto simili, ma anche nelle origini stesse del mondo in cui si muovono i nostri eroi. Nel caso di Shannara, infatti, Brooks suggerisce che tale mondo in realtà sia la deriva medioevale e magica di un mondo precedente, altamente tecnologico, le cui ultime fonti di potere maligno e distorto si trovano a combattere i nostri amici della compagnia di Shea, abbandonati momentaneamente da Allanon. D'altra parte sono evidenti anche le influenze sulla saga del ciclo arturiano: già evidenti ne Il primo re, dove Jerle Shannara spicca come personaggio epico, quasi howardiano (in un certo senso sono proprio i suoi caratteri da guerriero, quelli che più lo accostano al cimmero Conan, a rendere inevitabile la mezza vittoria finale contro Brona), lo sono ancora di più ne La spada. Infatti la lama forgiata da Bremen non solo era stata riposta dentro una roccia, ma così viene sistemata alla fine del romanzo; inoltre Allanon è il mago più genuinamente ispirato all'ambigua figura di Merlino, cui comunque tutti i druidi di Brooks sono ispirati. In questo senso Brooks fonda i suoi druidi e le sue tradizioni magiche sulle tradizioni degli antichi druidi che, in maniera indiretta, hanno ispirato più e più volte i vari autori che, da Goffredo di Monmouth, ne hanno narrato le gesta. Ora tratteggiato come discepolo del demonio, ora come fedele consigliere del re, Merlino è sempre stata una figura oscillante tra il bene e il male, ambigua e mai completamente nota, così come Allanon per tutta la vicenda, almeno fino al finale: reticente, gravato da terribili segreti che ne rendono più cupa la figura, solo a conclusione della vicenda sembra trovare la pace, avviandosi verso un lungo sonno che lo porterà fino al prossimo risveglio, quando, così come Merlino, il suo intervento nel mondo sarà nuovamente necessario.
Puntate precedenti:
* Il primo re
Così, mentre Terry Brooks continua a sformare romanzi sull'Origine di Shannara, per parte mia continuo a leggere la saga originale, quella iniziata appunto con La spada di Shannara (questo pur se ho iniziato a leggere la saga stessa a partire dal prequel Il primo re di Shannara). E' abbastanza evidente ad ogni lettore de Il Signore degli Anelli, che La spada di Shannara è di base impostata su quella trilogia, oltre a contenere, comunque, una serie di situazioni tipiche del fantasy, come la cerca (quella della perduta spada forgiata da Bremen per il condottiero Jerle Shannara), la compagnia (quella che insieme a Shea, erede di Jerle, e Flick, fratellastro e amico, inizia a sparpagliarsi per le Quattro Terre), la magia (quella di Allanon, il discepolo e pupillo di Bremen). Indubbiamente, rispetto a Il primo re di Shannara, La spada risulta eccessivamente lungo e spesso troppo scontato alla luce del Signore degli Anelli, pur se presenta alcuni elementi di differenza, non solo in come vengono risolte alcune situazioni in tutto e per tutto simili, ma anche nelle origini stesse del mondo in cui si muovono i nostri eroi. Nel caso di Shannara, infatti, Brooks suggerisce che tale mondo in realtà sia la deriva medioevale e magica di un mondo precedente, altamente tecnologico, le cui ultime fonti di potere maligno e distorto si trovano a combattere i nostri amici della compagnia di Shea, abbandonati momentaneamente da Allanon. D'altra parte sono evidenti anche le influenze sulla saga del ciclo arturiano: già evidenti ne Il primo re, dove Jerle Shannara spicca come personaggio epico, quasi howardiano (in un certo senso sono proprio i suoi caratteri da guerriero, quelli che più lo accostano al cimmero Conan, a rendere inevitabile la mezza vittoria finale contro Brona), lo sono ancora di più ne La spada. Infatti la lama forgiata da Bremen non solo era stata riposta dentro una roccia, ma così viene sistemata alla fine del romanzo; inoltre Allanon è il mago più genuinamente ispirato all'ambigua figura di Merlino, cui comunque tutti i druidi di Brooks sono ispirati. In questo senso Brooks fonda i suoi druidi e le sue tradizioni magiche sulle tradizioni degli antichi druidi che, in maniera indiretta, hanno ispirato più e più volte i vari autori che, da Goffredo di Monmouth, ne hanno narrato le gesta. Ora tratteggiato come discepolo del demonio, ora come fedele consigliere del re, Merlino è sempre stata una figura oscillante tra il bene e il male, ambigua e mai completamente nota, così come Allanon per tutta la vicenda, almeno fino al finale: reticente, gravato da terribili segreti che ne rendono più cupa la figura, solo a conclusione della vicenda sembra trovare la pace, avviandosi verso un lungo sonno che lo porterà fino al prossimo risveglio, quando, così come Merlino, il suo intervento nel mondo sarà nuovamente necessario.
Puntate precedenti:
* Il primo re
martedì 3 febbraio 2009
Basta un poco di zucchero...
O per meglio dire un po' di neve per riempire le strade e i marciapiedi di acqua... A dire il vero basta un po' d'acqua e quasi non è possibile scendere dai marciapiedi e provare ad attraversare indenni la strada. E questo a Milano...
Comunque, dopo la mezza nevicata del fine settimana sforata poi nella mattinata di ieri, eccomi di nuovo qui, in viaggio, verso la scuola per un nuovo primo pomeriggio ricco di scrutini.
Speriamo di sopravvivere!
Comunque, dopo la mezza nevicata del fine settimana sforata poi nella mattinata di ieri, eccomi di nuovo qui, in viaggio, verso la scuola per un nuovo primo pomeriggio ricco di scrutini.
Speriamo di sopravvivere!
lunedì 2 febbraio 2009
Regalo di compleanno!
Absolumentexclus: Allora gallo? Sei venuto a sottometterti?
Asterix: BleBleBleBleBle!
Absolumentexclus: Legionari! Acchiappatemi quel nano. Servirà d'esempio agli altri!
Asterix: Mi stanno alle calcagna! Mi stanno alle calcagna!
Obelix: Chi è che ri sta alle calcagna?
Panoramix: I romani! I romani nuovi nuovi arrivati di fresco!
Obelix: Romani...? Lasciateli per me! Lasciateli per me!
Asterix: Ma sì! Te li lasciamo tutti per te solo per te!
Obelix: Per me solo?
Asterix: Ma sì, stupidone! Oggi è il tuo compleanno e quei romani sono un regalo per te!
Obelix: Ed era... era per questo tutto quel complotto... e tutti che dicevano solo Eh, Eh, Eh!
Abraracourcix: Ma sì! Vai, allora Obelix! Il tuo regalo ti aspetta!
Absolumentexclus: Legionari! Dobbiamo radere al suolo quel villaggio! All'attacco! Niente complimenti, niente regali!
(E fu così che, mentre l'intero villaggio di irriducibili cantava Buon compleanno! Buon compleanno!, il nostro Obelix scartava il regalo riempiendo di botte la legione romana nuova nuova!)
(da Asterix e la Obelix SpA, di Goscinny e Uderzo, dal volume Asterix - Le storie più belle, ed.Mondadori , trad.Fedora Dei)
Asterix: BleBleBleBleBle!
Absolumentexclus: Legionari! Acchiappatemi quel nano. Servirà d'esempio agli altri!
Asterix: Mi stanno alle calcagna! Mi stanno alle calcagna!
Obelix: Chi è che ri sta alle calcagna?
Panoramix: I romani! I romani nuovi nuovi arrivati di fresco!
Obelix: Romani...? Lasciateli per me! Lasciateli per me!
Asterix: Ma sì! Te li lasciamo tutti per te solo per te!
Obelix: Per me solo?
Asterix: Ma sì, stupidone! Oggi è il tuo compleanno e quei romani sono un regalo per te!
Obelix: Ed era... era per questo tutto quel complotto... e tutti che dicevano solo Eh, Eh, Eh!
Abraracourcix: Ma sì! Vai, allora Obelix! Il tuo regalo ti aspetta!
Absolumentexclus: Legionari! Dobbiamo radere al suolo quel villaggio! All'attacco! Niente complimenti, niente regali!
(E fu così che, mentre l'intero villaggio di irriducibili cantava Buon compleanno! Buon compleanno!, il nostro Obelix scartava il regalo riempiendo di botte la legione romana nuova nuova!)
(da Asterix e la Obelix SpA, di Goscinny e Uderzo, dal volume Asterix - Le storie più belle, ed.Mondadori , trad.Fedora Dei)
domenica 1 febbraio 2009
La maschera della morte
Dopo Il filgio dei sogni di Asamiya, un nuovo mangaka si cimenta con il personaggio di Batman, probabilmente uno dei più adatti tra tutti i personaggi DC Comics a poter diventare protagonista di un manga: la sua propensione al viaggio, la figura misteriosa e demoniaca, la sua dicotomia uomo-maschera ne fanno un personaggio perfetto per la trasposizione in manga. Yoshinori Natsume, il giovane autore nipponico che ha preso in mano Batman per Death Mask sembra prendere spunto da Sciamano, la prima Leggenda di Batman, scritta da Dennis O'Neil, nella quale veniva esplorato il legame tra la maschera del Cavaliere Oscuro e le leggende dell'Alaska. In questo caso, sfruttando i viaggi in oriente di Bruce Wayne, l'accostamento è con gli oni, i demoni nipponici equivalenti dei nostri doccioni (anche noti come gargoyle), in particolare con una maschera che, nell'ombra, sembra la stessa maschera di Batman.
La storia, comunque, si sviluppa come una tipica storia di Sandman: così come Wesley Dodds, anche Bruce Wayne è vittima di incubi che lo tormentano durante le poche ore di sonno, incubi legati con il suo passato e con il misterioso assassino che sta imperversando per le strade di Ghotam, assassino che porta con se tra le nebbie un ricordo della vittima: la sua faccia!
Death Mask, la maschera di morte: un bel manga e al tempo stesso una bella storia di Batman che riscopre, come poche, le atmosfere del personaggio così come era stato concepito da Finger e Kane, un misto di giallo, mistero, terrore e magia.
P.S.: date un'occhiata a un punto di vista differente.
La storia, comunque, si sviluppa come una tipica storia di Sandman: così come Wesley Dodds, anche Bruce Wayne è vittima di incubi che lo tormentano durante le poche ore di sonno, incubi legati con il suo passato e con il misterioso assassino che sta imperversando per le strade di Ghotam, assassino che porta con se tra le nebbie un ricordo della vittima: la sua faccia!
Death Mask, la maschera di morte: un bel manga e al tempo stesso una bella storia di Batman che riscopre, come poche, le atmosfere del personaggio così come era stato concepito da Finger e Kane, un misto di giallo, mistero, terrore e magia.
P.S.: date un'occhiata a un punto di vista differente.
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