(Questo è il rimedio dell'ammaestratore di elefanti per curare la raucedine di Assurancetourix:)
Percaritah: Ho un rimedio più efficace: avevo un elefante che non barriva più per via della proboscide ostruita. E' bastato che gli soffiassi dentro... Soffre un po' di aerofagia, da allora, però barrisce come gli altri!
Se volete, faccio lo stesso con lui...
(da Le mille e un'ora di Asterix, di Uderzo, 19° volume dei Classici del Fumetto, trad.Alba Avesini)
Stomachion
giovedì 31 luglio 2008
mercoledì 30 luglio 2008
I rimedi della scienza...
(Asterix e Obelix hanno accompagnato in India Assurancetourix perché con il suo canto sia in grado di far piovere sulla terra ormai secca, salvando così la figlia del ragià Kilosah dal sacrificio propiziatorio. Assurancetourix, però, ha preso la raucedine e i dottori del ragià si sono consultati per trovare una cura; questa è la cura:)
Dottore: La diagnosi è definita, sommo ragià, e il paziente dovrà macerare una notte intera in un bagno di latte di elefantessa, mischiato a sterco di elefantino, con pelo tritato di elefantone. Ita est!
(da Le mille e un'ora di Asterix, di Uderzo, 19° volume dei Classici del Fumetto, trad.Alba Avesini)
Dottore: La diagnosi è definita, sommo ragià, e il paziente dovrà macerare una notte intera in un bagno di latte di elefantessa, mischiato a sterco di elefantino, con pelo tritato di elefantone. Ita est!
(da Le mille e un'ora di Asterix, di Uderzo, 19° volume dei Classici del Fumetto, trad.Alba Avesini)
martedì 29 luglio 2008
Cicloturisti in Calabria
Il cicloturismo, ma anche camping per biciclettari e mountain-biker sono molto diffusi nel nord d'Italia. Più difficile trovare cicloturisti in Calabria: tra strutture carenti (nel senso di una scarsa diffusione di bed & breakfast, almeno come struttura d'accoglienza iniziale) e strade non proprio curate e spesso troppo trafficate, c'è ben poco spazio per i ciclisti amatoriali che vorrebbero girare la Calabria sulle due ruote. Eppure qualcuno viene, soprattutto dal nord Europa, nonostante tutte le notizie negative sulla Calabria, nonostante le difficoltà di raggiungere la nostra regione attraverso i mezzi più utilizzati come l'aereo o il treno, questi cicloturisti dell'estero sono attratti dalle bellezze del nostro territorio, non sempre valorizzate quanto necessario, se non in troppo pochi centri turistici, almeno rispetto alla ricchezza ambientale e paesaggistica della Calabria. La possibilità di scoprire, quindi, lo stivale d'Italia è assolutamente necessaria, anche solo per comprendere in che stato versa la nostra regione. Probabilmente è con questa idea che alla Rubettino hanno deciso di proporre Cicloturisti in Calabria, libro che fa parte di una serie di cartonati che cercano di presentare ai lettori i punti di vista di alcuni autori, italiani e stranieri, su una delle più belle regioni d'Italia. In particolare in questo Cicloturisti, curato e introdotto da Vittorio Cappelli, vengono presentati due viaggi cilistici: il primo effettuato sul finire del XIX secolo (1897) da Luigi Vittorio Bertarelli, fondatore del Touring Club Italia (Diario di un cicloturista di fine Ottocento. Da Reggio Calabria ad Eboli), il secondo nel giugno 2006 (quindi poco più di due anni fa) dal giornalista Roberto Giannì (Sulle orme di Bertarelli. Dal Cilento a Reggio Calabria). Entrambi i viaggi durano 5 giorni: il primo è ispirato dal desiderio di conoscere una regione fin da allora discriminata dal distante nord Italia come passo fondamentale verso un'effettiva unificazione della nazione, il secondo è ispirato soprattutto da Bertarelli e diventa, poi, un modo alternativo di fare una fotografia dell'attuale regione.
Luigi Vittorio Bertarelli, milanese, giunge in treno, dopo un viaggio di 36 ore dal capoluogo lombardo, fino a Reggio Calabria da cui inizia la sua risalita. Incontra la prima e di fatto unica zona industriale della regione, costituita da una serie di filande, senza dimenticare i campi coltivati. Bertarelli percorre la via principale della regione, quella che conduce fino a Roma: la via Popilia! Lungo questo percorso, spesso accidentato, il viaggiatore milanese osserva una natura stupenda e incontaminata che nulla ha da invidiare alle regioni del nord o a nazioni come la Svizzera o l'Austria. Inoltrandosi nel nostro territorio, però, osserva molta arretratezza e uno scarso sviluppo del territorio. Così scrive alla fine del primo giorno di viaggio:
Il maggiorasco, abolito giuridicamente nel 1860, sopravvive negli usi, larvato colle scappatoie coonestate dalla legge; alle ragazze si assegnano doti su perizie false o esagerate, ai cadetti rassegnati si danno lucciole per lanterne; il primogenito ingoia tutto.
Riguardo al territorio, invece:
La terra è feracissima, coltivata male e non intensivamente: il concime per esempio neppure si sa che sia; spese per sementi non se ne fanno, gli aratri sono rudimentali, la lavorazione appena superficiale; l'allevamento del bestiame mal fatto, con razze miserrime, senza criteri razionali (per esempio neppur si hanno due distinte razze di bovi per lavoro e per macello) il caseificio poco meno che conosciuto, la viticoltura affidata all'ignoto e al caso.
Osserva poi, senza commentarla (constatato comunque un diffuso analfabetismo) la propensione delle famiglie calabresi nel mandare i propri figli a studiare:
I proprietari se hanno un figlio ne fanno avvocato; se ne hanno due uno è avvocato, l'altro medico; se tre l'ultimo è farmacista.
Però:
Ne avessero dieci nessuno studia per essere agricoltore.
Nonostante questo nota una grande disponibilità da parte delle popolazioni locali (a fine giornata trova sempre una sistemazione per la notte, e nessuno vuole in cambio alcun pagamento) e una diffusa sicurezza (su questo tornerò più avanti). Nel suo toccare i vari paesini calabresi, nel terzo giorno, passa per Cosenza: Rieccomi in paese civile, commenta Bertarelli. Però:
Cosenza, come tutte le città calabresi, offre ben poco d'interessante. Nella mia fermata d'un'ora, facevo però in tempo a notar questo: la pavimentazione è quasi dappertutto orribile: il bicicletto non vi può procedere che lentissimo.
E conclude le osservazioni su Cosenza con un'invettiva generale sulla politica stradale italiana, che sin da allora era decisamente comune, nel bene e soprattutto nel male! La gente di Calabria, però, nonostante le risate e l'incredulità al passaggio del nostro cicloturista, decisamente si riscatta:
Tocco i 400 metri e mi dirigo in dolce discesa verso Spezzano Albanese. Un carretto con un povero mulo e cinque persone sopra, corre davanti a me. Avverto perché sorveglino la bestia, ma non se ne dànno per intesi: non sanno neppure che i muli si spaventano colla bicicletta! Invece gridano e sghignazzano allegramente nel vedermi passare a fianco. Ma dietro di me odo il mulo, restato un momento indeciso, lanciarsi a un galoppo scomposto, mi arrivano delle grida di spavento, un urlo di donna, poi un tonfo sordo. Mi volto: il carretto è rovesciato in un piccolo fosso sul fianco della strada, col mulo e le persone a rifascio.
Mi vien freddo, ma che fare? Mi fermo, scendo di sella e torno indietro, pronto ad adoperare, a seconda, le parole calmanti o il revolver per difendermi. [Bertarelli, e ne fa menzione spesso nel corso della narrazione, come da racconti pervenuti, si aspetta di trovare una diffusa realtà brigantesca, ma spesso a fine giornata nota come la sicurezza sia diffusa e come si possa girare tranquillamente con la borsa piena d'oro: l'illegalità è limitata (!) a contenziosi familiari che poco hanno a che fare con le rapine. NdG]
Che lo avrebbe pensato? Quella buona gente visto che nulla c'era di rotto, né carro, né bestia, né persone, neppure inveiscono con male parole, ma si contentano di guardarmi trasognate come a dire: ma che diavoleria ci è capitata?
E noi diciamo che i briganti sono in Calabria! Ciclisti, se un caso simile mi fosse capitato tra Milano e Monza?
Rispondo io: un putiferio indipendentemente dai danni. Stessa cosa se fosse capitato oggi, anche in Calabria. Ad esempio: una mattina, verso le 11:30, sono all'autostazione. Sto scendendo da Piazza Bilotti (ex Piazza Fera) e sulla salita che porta alla piazza c'è fila in attesa che il semaforo diventi verde. All'improvviso un urto: un'auto che si sta accostando dall'autostazione alla fila non frena in tempo. Il passeggero (non il conducente!) scende come indemoniato e inizia a urlare: La macchina! La macchina! Quindi rientra e inizia a battersi sulle gambe in maniera convulsa e disperata. Perplesso (l'auto urtata non ha subito nessun danno apprezzabile) me ne vado verso via Popilia. Certo, questo è un caso decisamente estremo, ma in fondo reazioni scomposte a incidenti del genere sono frequenti anche qui nel sud, dove al tempo di Bertarelli di auto se ne vedevano decisamente poche (una in tutto il viaggio!).
Nel complesso le impressioni di Bertarelli sono buone: la Calabria è una bella regione ricca di paesaggi stupendi da visitare, in particolare in bicicletta e nonostante le strade. In teressante, comunque, e con questo concludo, alcune osservazioni fatte dal viaggiatore una volta giunto a Lagonegro:
il paese è da anni di una sicurezza completa e generale, non vi si fanno che risse e vendette affatto accidentali e neppure numerose, furti campestri, ma non molti, raro l'abigeato; il contadino sta discretamente (è un proprietario che lo dice, ma io mi chiedo sempre come si spieghi l'emigrazione).
Se questa è l'idea di sicurezza in Calabria sul finire del XIX secolo, chissà quale era quella del nord Italia: la sensazione è che non fosse di molto diversa a come è adesso, e che tutto il parlare di sicurezza di qua e di là sia solo un assedio mediatico alla ricerca della notizia, pur restando vero il fatto che negli ultimi anni si è assistito ad un complessivo cambiamento della criminalità. In pratica quella organizzata e affaristica si è spostata a Milano e dintorni, lasciandoci solo piccoli gruppi che curano affari minori, o bande di giovani e giovinastri, a volte italiani, a volte extra-comunitari.
Non sono però queste le cose notate da Giannì, che trova ancora una regione costituita da gente ospitale e cordiale, ma soprattutto trova un territorio che non viene opportunamente sviluppato e valorizzato dai suoi amministratori. Non solo una diffusa ediliza incontrollata e probabilmente abusiva, ma anche nota uno scarso interessa nel valorizzare percorsi ciclistici che pure sono battuti, come ad esempio il vecchio percorso utilizzato da Bertarelli (Giannì, nella sua discesa verso Reggio - il giornalista napoletano, infatti, decide di percorrere la strada inversa rispetto al suo predecessore milanese - incontra alcuni cicloturisti stranieri). Una regione bloccata dall'abusivismo, il soldo facile, da politicanti deboli e interessati alla poltrona (salvo rare eccezioni), che ha smantellato la rete delle Ferrovie della Calabria, il cui traffico è oggi quasi esclusivamente su gomma, tranne in alcune zone che vengono ancora gestite dall'azienda di trasporto regionale. Così, proprio a causa di questo disimpegno, aggiungo io, la stazione centrale di Cosenza, quella di Vaglio Lise, continua a languire, continua ad essere sempre più un centro periferico per Treni Italia, nonostante le proteste dei lavoratori, nonostante che al nord molte stazioni periferiche vengono di fatto gestite da aziende locali, che tengono in piedi stazioni altrimenti inutilizzate, spesso con risultati migliori rispetto all'azienda nazionale.
lunedì 28 luglio 2008
Metal Hurlant
E' la famosa rivista francese di fumetti, Metal Hurlant, quella sulla quale lavorò ad un certo Garage ermetico un certo Moebius. E tradotto è anche il titolo di un romanzo, Metallo urlante, della serie di Eymerich, il personaggio storico reinventato in una sorta di universo distorto e terribile dallo scrittore italiano Valerio Evangelisti. Questo romanzo, però, che ha visto l'esordio di Pantera (il suo è in effetti l'episodio più efficace in tutto l'affresco), è in effetti il meno efficace di tutta la saga (almeno nella ristretta cerchia dei romanzi che ho letto fino ad ora): non solo l'indagine di Eymerich è decisamente insignificante per sviluppo, trama, approfondimenti (si svolge unicamente nei locali dell'inquisizione), ma mancano le fusioni in corso d'opera tra le varie epoche che hanno fatto della narrazione non-sequenziale di Evangelisti un punto di forza. In questo caso, però, forse anche a causa dei molti punti che l'autore voleva inserire nella continuity del suo mondo, ad ognuna delle vicende viene dedicato una sorta di mini-romanzo all'interno del romanzo stesso, il tutto per ottenere un risultato alla fine meno efficace del solito. Certo l'episodio di Pantera e gli elementi di continuity gettati qua e là salvano comunque un libro altrimenti non essenziale, ma che comunque mantiene la sua carica pessimistica verso il futuro catastrofico immaginato da Evangelisti. L'altro punto da salvare è la solita costante dell'autore, il solito messaggio: tutte le guerre e le distruzioni e gli attriti sociali hanno le loro basi nelle azioni del passato, quindi solo guardando lucidamente e obiettivamente a esso si potrà trovare una soluzione, cosa che l'autore, però, non ritiene possibile...
domenica 27 luglio 2008
L'odore del Mediterraneo
Spesso nella vita di un lettore ci sono degli autori che catturano perfettamente alcune atmosfere particolari, come ad esempio quelle del Mediterraneo. E il più grande in questo senso è sicuramente Jean-Claude Izzo. I suoi romanzi, i suoi racconti, non solo fanno vedere perfettamente una città come Marsiglia, la più italiana di Francia, la più multiculturale d'Europa, ma fanno vivere il mare, il Mediterraneo e l'amore di Izzo per questo mare nostrum (spero di aver ricordato abbastanza bene il latino, altrimenti mi scuso in anticipo!). E questo e molto altro rappresenta Aglio, menta e basilico: un gusto particolare per Marsiglia e tutte le città del Sud d'Europa, un amore per la cucina semplice, una passione per il giallo, in particolare il noir. E nelle pagine dei piccoli saggi di Izzo emerge una passione per il Mediterraneo che renderebbe certo il lettore che il compianto autore marsiglese, di origini italiane per padre e spagnole per madre, sarebbe contento della recente iniziativa della sua nazione di creare una Unione del Mediterraneo.
E soprattutto, quando avrete chiuso il libro, che non vi strapperà più di un'ora di lettura, vi resterà nella bocca il sapore del mare...
E soprattutto, quando avrete chiuso il libro, che non vi strapperà più di un'ora di lettura, vi resterà nella bocca il sapore del mare...
sabato 26 luglio 2008
Le nuove dimensioni dello spazio
Entro l'anno l'acceleratore LHC (Large Hadron Collider), costruito nel sottosuolo vicino a Ginevra in Svizzera, dovrebbe essere operativo: invierà uno contro l'altro dei fasci di protoni e dalla collisione tra tali fasci verranno prodotti getti di energia e materia (altre particelle oltre i protoni). Tra i risultati che i fisici si aspettano di trovare è la scoperta del bosone di Higgs e/o di eventuali nuove dimensioni spaziali. In particolare quest'ultima possibile scoperta potrebbe portare alla conferma della validità della Teoria delle Stringhe, avviando un nuovo processo verso la costruzione della così detta Teoria del Tutto, una teoria che dovrebbe consentire di spiegarci l'esistenza delle forze fondamentali come espressione di un'unica forza, indicandoci anche a quale energia è avvenuta la separazione.
(via physorg.com)
(via physorg.com)
venerdì 25 luglio 2008
Un picnic a panini e pallottole
Una strana coppia spunta nel mondo della letteratura, quella di Hap e Leonard, un bianco tranquillo e senza troppe preoccupazioni e un nero omosessuale e facilmente irascibile. I due amici sono coinvolti in un insolito balletto, Il mambo degli orsi (così viene definito, in uno dei capitoli iniziali, l'accoppiamento tra gli orsi visto dai protagonisti in un documentario del National Geographic): devono andare in una classica cittadina americana, ancora legata alle fandonie sulla purezza della razza, la segregazione e lo schiavismo verso i neri d'America, il Ku Klux Klan (o, quanto meno, la sua versione moderna). Tra personaggi sopra le righe, risse da bar, sparatorie e agguati, Joe Lansdale imbastisce un bel romanzo fondamentalmente hard boiled, che esplora l'America razzista, senza dimenticare un po' di sano umorismo che, nella vita, non fa mai male!
giovedì 24 luglio 2008
L'anno del sole quieto
L'anno del sole quieto, romanzo sul viaggio nel tempo di Wilson Tucker, ha (o dovrebbe avere) il suo punto di forza nella denuncia sociale: Tucker, infatti, si concentra soprattutto sulle tensioni sociali generate dal razzismo e dalla sempre maggiore diminuzione delle risorse, in particolare negli Stati Uniti dove è ambientato il suo libro. Alla prova dei fatti, però, pur se resta comunque un valido romanzo, le tensioni e i problemi che hanno portato al futuro apocalittico descritto nel finale non vengono mai ben approfondite, perdendo quindi parte dell'idea di denuncia che avrebbe potuto sorreggere l'intero romanzo: sia le tensioni politico-sociali, sia la diminuzione delle risorse alla fine prendono appena una paginetta ciascuna o poco più. Tucker si concentra però sulla descrizione delle lotte civili nel futuro, e lascia nel finale un po' di amaro in bocca al lettore, non solo per come hanno concluso la loro vita i tre protagonisti viaggiatori del tempo, ma anche per ciò che non ha approfondito e per la leggenda dell'uomo che è due uomini che è lasciata in sospeso, senza alcuna connessione con nessuno dei personaggi, se non un vago accenno proprio sulle battute finali.
Di fondo non sarebbe comunque un brutto romanzo, ma se confrontato con la sceneggiatura di Altieri, che ha scritto alcuni anni fa e che viene inserita in appendice nel volume della Collezione Urania da me letto, i difetti dell'opera di Tucker risultano ancora più evidenti, nonostante Altieri non si concentri molto sulla questione delle risorse. Lo stesso poliedrico autore italiano decide anche di sviluppare meglio la leggenda dell'uomo che è due uomini, costruendo una sceneggiatura che ricorda l'Odissea nello spazio di Kubrik e una fantascienza più psicologica, alla Stanislaw Lem per intendersi. Alla prova dei fatti, quindi, soprattutto se avete amato Poul Anderson, l'ideatore della Pattuglia del Tempo, non si può non restare delusi di fronte al romanzo di Tucker, sia per gli aspetti temporali sia per quelli sociologici.
Di fondo non sarebbe comunque un brutto romanzo, ma se confrontato con la sceneggiatura di Altieri, che ha scritto alcuni anni fa e che viene inserita in appendice nel volume della Collezione Urania da me letto, i difetti dell'opera di Tucker risultano ancora più evidenti, nonostante Altieri non si concentri molto sulla questione delle risorse. Lo stesso poliedrico autore italiano decide anche di sviluppare meglio la leggenda dell'uomo che è due uomini, costruendo una sceneggiatura che ricorda l'Odissea nello spazio di Kubrik e una fantascienza più psicologica, alla Stanislaw Lem per intendersi. Alla prova dei fatti, quindi, soprattutto se avete amato Poul Anderson, l'ideatore della Pattuglia del Tempo, non si può non restare delusi di fronte al romanzo di Tucker, sia per gli aspetti temporali sia per quelli sociologici.
mercoledì 23 luglio 2008
La foresta d'argento
Non è il titolo di un romanzo, ma è l'allusione alla schiacciante vittoria di Hamilton nel Gran Premio del Nurburing 2008 di domenica. Rispetto alla sconfitta del gran premio precedente in quel di Silverstone, questa è preoccupante non solo per l'apparente divario tecnico (dopo 6 gran premi di seguito, questa volta Raikkonen, 6.o al traguardo, non è riuscito ad aggiudicarsi il giro veloce!), ma anche per il sempre più evidente divario di gestione dei materiali e delle situazioni di crisi.
Innanzitutto anche il box McLaren ha sbagliato, probabilmente pensando che la safety car entrata per il terribile incidente di Glock sarebbe uscita subito, non richiamando il pilota britannico, in quel momento in testa, per il pit-stop. I tecnici di Ron Dennis, però, avevano preparato perfettamente l'auto, tanto che la freccia d'argento di Hamilton era stata in grado di volare in alcune occasioni anche più di un secondo più veloce di Massa (l'unico conforto, in una giornata in cui il piccolo Felipe ha subito un sorpasso schiacciate dal giovane Luis, è che almeno Kovalainen non si è mai dimostrato in grado di attaccare il brasiliano, se non ai primi metri in fase di partenza). Non solo: i tecnici Ferrari, nonostante gli evidenti problemi di assetto dell'auto nella parte guidata, nella quale perdevano la maggior parte del divario dalle frecce d'argento, non hanno potuto, o voluto correre ai ripari, forse eccessivamente confortati dalla costanza dei giri fatti dal campione del mondo nelle prime prove libere. A tutto questo c'è da aggiungere la scelta di far rientrare entrambi i piloti ai box durante la safety car: Kimi in pista avrebbe ottenuto immediatamente il secondo posto davanti a Heidfeld e a Piquet jr. (poi giunto secondo e con un passo di gara, nel finale, più rapido di quello di Massa, che certo ha avuto problemi di freni...) e, considerando quando Hamilton è entrato ai box, il 50.mo giro, non si spiega perché non tentare una tattica aggressiva anche con il campione del mondo, che sarebbe così arrivato a podio facilmente (come ha dimostrato il 4.o posto in recupero di Heidfeld, rientrato anche lui come il campione britannico dopo l'uscita della vettura di sicurezza): si potrebbe obiettare che la benzina imbarcata da Kimi non gli avrebbe consentito di fare molti giri. Peccato che partiva con più benzina di Hamilton e che il carburante imbarcato in corso d'opera è stato, fondamentalmente, lo stesso, quindi sarebbero rientrati più o meno insieme, e visto come il finlandese della Ferrari ha concluso il Gran Premio (dal 9.o al 6.o posto), si è semplicemente gettata a mare la possibilità di recuperare una gara gettata alle ortiche sin dalle prove libere!
Innanzitutto anche il box McLaren ha sbagliato, probabilmente pensando che la safety car entrata per il terribile incidente di Glock sarebbe uscita subito, non richiamando il pilota britannico, in quel momento in testa, per il pit-stop. I tecnici di Ron Dennis, però, avevano preparato perfettamente l'auto, tanto che la freccia d'argento di Hamilton era stata in grado di volare in alcune occasioni anche più di un secondo più veloce di Massa (l'unico conforto, in una giornata in cui il piccolo Felipe ha subito un sorpasso schiacciate dal giovane Luis, è che almeno Kovalainen non si è mai dimostrato in grado di attaccare il brasiliano, se non ai primi metri in fase di partenza). Non solo: i tecnici Ferrari, nonostante gli evidenti problemi di assetto dell'auto nella parte guidata, nella quale perdevano la maggior parte del divario dalle frecce d'argento, non hanno potuto, o voluto correre ai ripari, forse eccessivamente confortati dalla costanza dei giri fatti dal campione del mondo nelle prime prove libere. A tutto questo c'è da aggiungere la scelta di far rientrare entrambi i piloti ai box durante la safety car: Kimi in pista avrebbe ottenuto immediatamente il secondo posto davanti a Heidfeld e a Piquet jr. (poi giunto secondo e con un passo di gara, nel finale, più rapido di quello di Massa, che certo ha avuto problemi di freni...) e, considerando quando Hamilton è entrato ai box, il 50.mo giro, non si spiega perché non tentare una tattica aggressiva anche con il campione del mondo, che sarebbe così arrivato a podio facilmente (come ha dimostrato il 4.o posto in recupero di Heidfeld, rientrato anche lui come il campione britannico dopo l'uscita della vettura di sicurezza): si potrebbe obiettare che la benzina imbarcata da Kimi non gli avrebbe consentito di fare molti giri. Peccato che partiva con più benzina di Hamilton e che il carburante imbarcato in corso d'opera è stato, fondamentalmente, lo stesso, quindi sarebbero rientrati più o meno insieme, e visto come il finlandese della Ferrari ha concluso il Gran Premio (dal 9.o al 6.o posto), si è semplicemente gettata a mare la possibilità di recuperare una gara gettata alle ortiche sin dalle prove libere!
martedì 22 luglio 2008
Siti malevoli
Cercavo di vedere un blog utilizzando l'ultima versione di Firefox, quando all'improvviso mi compare questo messaggio:
Con Internet Explore l'antivirus, invece, rileva una minaccia.
Conclusione: sito comunque da evitare. Attenzione!
Con Internet Explore l'antivirus, invece, rileva una minaccia.
Conclusione: sito comunque da evitare. Attenzione!
lunedì 21 luglio 2008
Conan (11): IRIS
Continuiamo a dare un'occhiata ai seminari di Energia per il futuro, in questo caso passiamo a Evoluzione della tecnologia dei Reattori Nucleari negli ultimi cinquant'anni e nel prossimo futuro. Il reattore IRIS e le sue prospettive. di Carlo Lombardi, tenutosi il 9 maggio 2007 all'Università di Milano.
Il buon Lombardi, dopo aver velocemente fatto una storia del nucleare con i suoi più importanti incidenti (sostanzialmente si è limitato solo a quelli di Three Mile Island e di Cernobyl), ha esposto una serie di dati tecnici sulla sicurezza e sulla validità economica di centrali nucleari di quarta generazione, in particolare di IRIS. Il progetto di questo reattore è presentato da un consorzio costituito da aziende private (tra cui l'ENEA) e da università (tra cui il Politecnico di Milano e le università di Pisa e Roma, oltre al Politecnico di Torino) ed è uno dei più avanzati. Le sue caratteristiche, prendendole dall'ultima diapositiva del seminario di Lombardi, sono:
- Safety-by-design™
- Nessuna nuova tecnologia
- Bassissima probabilitàdi fusione nocciolo
- No evacuazione popolazione
- Semplicità
- No materiali attivati fuori recipiente a pressione
- Facile smantellamento
- Adatto a paesi sviluppati e in via di sviluppo
- La taglia media e la modularitàconsentono di seguire le necessitàdel mercato e riducono gli esborsi capitale
- Pronto per il 2012-2015
Un vero affare! Soprattutto considerando che, nel frattempo, in Finlandia è in costruzione un nuovo reattore di una generazione intermedia tra la 3.a e la 4.a che dovrebbe essere pronto tra una decina di anni, ma che è conveniente solo con i prezzi attuali e che sta già subendo una serie di ritardi a causa degli ambientalisti, che ovviamente vogliono essere sicuri della salute dei finlandesi e del posto in cui vivono (vedi SuperQuark di un paio di settimane fa).
Interessante, poi, da notare che, nonostante il referendum contrario al nucleare, ben 5 istituti italiani sono coinvolti nel progetto: dal punto di vista della ricerca ciò non può essere altro che un bene, soprattutto considerando che iniziamo così a recuperare un po' del terreno perso in questi decenni. Bisogna comunque sperare che l'Italia non lasci da parte lo sviluppo di energie alternative in cui il nostro paese può essere un produttore e, perché no, anche un esportatore, come potrebbe fare l'Islanda con l'energia geotermica (il cui percorso è iniziato, guarda un po', proprio in Italia! - vedi la puntata di SuperQuark della scorsa settimana).
A conti fatti, mentre il seminario di Lombardi sembra piuttosto uno spot realizzato per l'ambiente accademico del progetto IRIS, mentre l'Italia si avvia verso una direzione che, dal punto di vista economico, diventerà con gli anni sempre meno sostenibile e vantaggiosa, forse dovremo iniziare a dotarci di pannelli solari autonomi per la produzione dell'energia e dell'acqua calda.
E speriamo, soprattutto, di svegliarci, altrimenti il domani sarà tutto ceneri e sete.
Puntate precedenti:
1 - L'effetto dell'uomo sulla Terra
Per approfondire:
- The Nuclear Accident at Three Miles Island
- IRIS Official Web Site
P.S.: notate che, subito dopo l'http://, nel sito ufficiale di IRIS, compare la parola hulk. Considerando quello che è successo al povero Bruce Banner, questo inizio non mi fa stare poi così tranquillo...
Il buon Lombardi, dopo aver velocemente fatto una storia del nucleare con i suoi più importanti incidenti (sostanzialmente si è limitato solo a quelli di Three Mile Island e di Cernobyl), ha esposto una serie di dati tecnici sulla sicurezza e sulla validità economica di centrali nucleari di quarta generazione, in particolare di IRIS. Il progetto di questo reattore è presentato da un consorzio costituito da aziende private (tra cui l'ENEA) e da università (tra cui il Politecnico di Milano e le università di Pisa e Roma, oltre al Politecnico di Torino) ed è uno dei più avanzati. Le sue caratteristiche, prendendole dall'ultima diapositiva del seminario di Lombardi, sono:
- Safety-by-design™
- Nessuna nuova tecnologia
- Bassissima probabilitàdi fusione nocciolo
- No evacuazione popolazione
- Semplicità
- No materiali attivati fuori recipiente a pressione
- Facile smantellamento
- Adatto a paesi sviluppati e in via di sviluppo
- La taglia media e la modularitàconsentono di seguire le necessitàdel mercato e riducono gli esborsi capitale
- Pronto per il 2012-2015
Un vero affare! Soprattutto considerando che, nel frattempo, in Finlandia è in costruzione un nuovo reattore di una generazione intermedia tra la 3.a e la 4.a che dovrebbe essere pronto tra una decina di anni, ma che è conveniente solo con i prezzi attuali e che sta già subendo una serie di ritardi a causa degli ambientalisti, che ovviamente vogliono essere sicuri della salute dei finlandesi e del posto in cui vivono (vedi SuperQuark di un paio di settimane fa).
Interessante, poi, da notare che, nonostante il referendum contrario al nucleare, ben 5 istituti italiani sono coinvolti nel progetto: dal punto di vista della ricerca ciò non può essere altro che un bene, soprattutto considerando che iniziamo così a recuperare un po' del terreno perso in questi decenni. Bisogna comunque sperare che l'Italia non lasci da parte lo sviluppo di energie alternative in cui il nostro paese può essere un produttore e, perché no, anche un esportatore, come potrebbe fare l'Islanda con l'energia geotermica (il cui percorso è iniziato, guarda un po', proprio in Italia! - vedi la puntata di SuperQuark della scorsa settimana).
A conti fatti, mentre il seminario di Lombardi sembra piuttosto uno spot realizzato per l'ambiente accademico del progetto IRIS, mentre l'Italia si avvia verso una direzione che, dal punto di vista economico, diventerà con gli anni sempre meno sostenibile e vantaggiosa, forse dovremo iniziare a dotarci di pannelli solari autonomi per la produzione dell'energia e dell'acqua calda.
E speriamo, soprattutto, di svegliarci, altrimenti il domani sarà tutto ceneri e sete.
Puntate precedenti:
1 - L'effetto dell'uomo sulla Terra
Per approfondire:
- The Nuclear Accident at Three Miles Island
- IRIS Official Web Site
P.S.: notate che, subito dopo l'http://, nel sito ufficiale di IRIS, compare la parola hulk. Considerando quello che è successo al povero Bruce Banner, questo inizio non mi fa stare poi così tranquillo...
domenica 20 luglio 2008
sabato 19 luglio 2008
Il palazzo della Provincia
Una delle polemiche scoppiate in queste settimane di caldo cosentino è la decisione, da parte dell'amministrazione provinciale, di spostare la sede degli uffici della Provincia dall'attuale palazzo, nella parte vecchia della città, all'ex-palazzo Carime, vecchia sede della banca cittadina. Inevitabili le polemiche, anche per il prezzo dell'immobile (intorno ai 7 milioni di euro, se non ricordo male). La prima reazione è ovviamente: ma non si potevano spendere meglio questi soldi? Possibile che non si potevano utilizzare per rispondere ad esigenze più immediate dei cittadini della provincia?
Eppure la notizia fa il paio con la sempre più continua dismissione della stazione di Vaglio Lise, la stazione dei treni cittadina, dalla quale TreniItalia si sta via via staccando sempre più. Finiti i tempi di Giacomo Mancini, non c'è più stato in città un politico in grado di costringere l'azienda dei trasporti ferroviari nazionali a sviluppare la stazione cittadina, aumentando treni a lunga percorrenza (come ad esempio quelli verso il Piemonte), che ora stanno invece via via scomparendo. La stessa stazione potrebbe quantomeno essere un po' più efficiente se gestita, come avviene per la stazione di Cadorna a Milano, dalle ferrovie locali, nel nostro caso le Ferrovie della Calabria.
Alla luce, però, dei problemi della stazione cosentina, lo spostamento degli uffici provinciali proprio a Vaglio Lise potrebbe essere un'ottima notizia, a patto che l'amministrazione provinciale attuale e futura sia in grado di sviluppare, con le opportune politiche, una zona che, in questo caso, potrebbe diventare centrale per la città.
Tutte queste considerazioni fanno poi il paio con il progetto della mini-metropolitana: in questo senso uno dei progetti più importanti di Mancini si rivela in parte deleterio per la città, e anche per il suo sviluppo. Abbiamo infatti dovuto rinunciare alla stazione cittadina, ovvero la vecchia stazione dei treni in quella che oggi è Piazza Matteotti. Una stazione ferroviaria cittadina, oggi, con una spinta allo sviluppo dell'area urbana sempre maggiore, avrebbe decisamente fatto comodo, non solo per semplificare gli spostamenti verso altri comuni della provincia o verso la stessa stazione di Vaglio Lise, ma anche per questo particolare progetto della mini-metropolitana (che in realtà andrebbe chiamato servizio ferroviario urbano, come a Milano, of course!).
Eppure la notizia fa il paio con la sempre più continua dismissione della stazione di Vaglio Lise, la stazione dei treni cittadina, dalla quale TreniItalia si sta via via staccando sempre più. Finiti i tempi di Giacomo Mancini, non c'è più stato in città un politico in grado di costringere l'azienda dei trasporti ferroviari nazionali a sviluppare la stazione cittadina, aumentando treni a lunga percorrenza (come ad esempio quelli verso il Piemonte), che ora stanno invece via via scomparendo. La stessa stazione potrebbe quantomeno essere un po' più efficiente se gestita, come avviene per la stazione di Cadorna a Milano, dalle ferrovie locali, nel nostro caso le Ferrovie della Calabria.
Alla luce, però, dei problemi della stazione cosentina, lo spostamento degli uffici provinciali proprio a Vaglio Lise potrebbe essere un'ottima notizia, a patto che l'amministrazione provinciale attuale e futura sia in grado di sviluppare, con le opportune politiche, una zona che, in questo caso, potrebbe diventare centrale per la città.
Tutte queste considerazioni fanno poi il paio con il progetto della mini-metropolitana: in questo senso uno dei progetti più importanti di Mancini si rivela in parte deleterio per la città, e anche per il suo sviluppo. Abbiamo infatti dovuto rinunciare alla stazione cittadina, ovvero la vecchia stazione dei treni in quella che oggi è Piazza Matteotti. Una stazione ferroviaria cittadina, oggi, con una spinta allo sviluppo dell'area urbana sempre maggiore, avrebbe decisamente fatto comodo, non solo per semplificare gli spostamenti verso altri comuni della provincia o verso la stessa stazione di Vaglio Lise, ma anche per questo particolare progetto della mini-metropolitana (che in realtà andrebbe chiamato servizio ferroviario urbano, come a Milano, of course!).
venerdì 18 luglio 2008
Crisi su un'unica Terra
L'anello intorno al sole dovrebbe essere una lettura consigliata per tutti gli amanti di supereroi: abbiamo una razza di mutanti che dai percorsi dell'evoluzione sorge in mezzo agli umani normali e che sta cercando, introducendo una serie di oggetti eterni come lamette e lampadine nel mercato terrestre, di distruggere il modello economico e sociale del pianeta; e una serie di Terre parallele, una sorta di anello intorno al sole, come suggerisce il titolo, sulle quali andarsi a rifugiare per costruire nuove e più efficienti società.
Simak, l'autore del romanzo, prende un ottimo spunto narrativo, di molto precedente alla nascita degli X-Men della Marvel o delle Terre alternative della DC Comics, per costruire un romanzo in cui mette in difficoltà il genere umano, lo porta in una situazione caotica, lo pone sotto stress per poi guidarlo verso una società migliore, guidata dai mutanti, che per le loro facoltà mentali superiori possono guidare al meglio tutta l'evoluzione dell'umanità. Simak mette, quindi, in discussione il modello sociale ed economico umano, i suoi metodi violenti, proponendo come soluzione una rottura netta con tali costumi, quasi una rottura con lo stesso pianeta (qualcosa di appena accennato nel comunque più efficace e ironico Camminavano come noi), il tutto come unica salvezza per la società e l'ecosistema.
In effetti uno dei punti più interessanti del romanzo è proprio una sottile vena ecologica, appena accennata tra le righe del romanzo, se si escludono le scene ambientate nell'incontaminata Terra Due (ricorda qualcosa?). Di contro, però, i molti ragionamenti arzigogolati del protagonista, Jay Vickers, che rendono la lettura lenta e difficile, oltre all'insistenza dell'autore sulle capacità intuitive del personaggio rispetto alla logica e al ragionamento: in questo senso la sensazione del lettore è di avere di fronte non già una persona dalla grande intuizione, ma molto veloce nei ragionamenti e nelle connessioni logiche (e, in un certo senso, proprio la velocità di ragionamento sta alla base dell'intuizione).
Simak, l'autore del romanzo, prende un ottimo spunto narrativo, di molto precedente alla nascita degli X-Men della Marvel o delle Terre alternative della DC Comics, per costruire un romanzo in cui mette in difficoltà il genere umano, lo porta in una situazione caotica, lo pone sotto stress per poi guidarlo verso una società migliore, guidata dai mutanti, che per le loro facoltà mentali superiori possono guidare al meglio tutta l'evoluzione dell'umanità. Simak mette, quindi, in discussione il modello sociale ed economico umano, i suoi metodi violenti, proponendo come soluzione una rottura netta con tali costumi, quasi una rottura con lo stesso pianeta (qualcosa di appena accennato nel comunque più efficace e ironico Camminavano come noi), il tutto come unica salvezza per la società e l'ecosistema.
In effetti uno dei punti più interessanti del romanzo è proprio una sottile vena ecologica, appena accennata tra le righe del romanzo, se si escludono le scene ambientate nell'incontaminata Terra Due (ricorda qualcosa?). Di contro, però, i molti ragionamenti arzigogolati del protagonista, Jay Vickers, che rendono la lettura lenta e difficile, oltre all'insistenza dell'autore sulle capacità intuitive del personaggio rispetto alla logica e al ragionamento: in questo senso la sensazione del lettore è di avere di fronte non già una persona dalla grande intuizione, ma molto veloce nei ragionamenti e nelle connessioni logiche (e, in un certo senso, proprio la velocità di ragionamento sta alla base dell'intuizione).
giovedì 17 luglio 2008
Cosenza e la morte della poesia
Ieri, intorno alle 19:30, alla Mediateca della Biblioteca Civica di Cosenza, è stato presentato il fumetto La poesia uccide, di Luca Scornaienchi, cosentino doc e da poco scrittore di fumetti, e di Marina Comandini, moglie di Andrea Pazienza. Ero presente alla conferenza, subito dopo la quale ho posto qualche domanda all'affabile e simpatico Luca. Potrete leggere, non so quando, il resoconto di quella serata sulle pagine de LoSpazioBianco. Nel frattempo cercate, ordinate, leggete il fumetto, anche sul sito del Centro Fumetto Andrea Pazienza!
mercoledì 16 luglio 2008
Lo scafandro e la farfalla
Uscito all'inizio dell'anno, il film tratto dal libro Lo scafandro e la farfalla raccontava la vicenda del giornalista francese Jean-Dominique Bauby, rimasto quasi completamente paralizzato da un ictus. Il racconto è lo stesso Bauby a raccontarlo, attraverso un codice particolare che sfrutta i battiti della palpebra sinistra, l'unica cosa insieme al collo che riesce a muovere. Nel suo libro, raccontato con leggerezza e una punta di ironia, si trova una buona dose di voglia di vivere, probabilmente dovuta da una parte al fatto di ricevere costanti cure in un ambiente controllato come l'ospedale (a parte le distrazioni e gli imbarazzi della maggior parte del personale ospedaliero), ma anche dall'altra dalla vicinanza dei parenti e degli amici. A questo c'è da aggiungere la grande fantasia dell'autore che, bloccato spesso in posizione orizzontale, non può fare altro che volare nei posti della memoria (e perché no, anche in posti da sogno), un po' come una farfalla sui prati in primavera.
Una testimonianza sincera che non può mancare di commuovere e divertire, raccontata dal suo protagonista che ha lasciato questo mondo di sofferenze il 9 marzo del 1997, pochi giorni dopo la pubblicazione della sua testimonianza.
Una testimonianza sincera che non può mancare di commuovere e divertire, raccontata dal suo protagonista che ha lasciato questo mondo di sofferenze il 9 marzo del 1997, pochi giorni dopo la pubblicazione della sua testimonianza.
martedì 15 luglio 2008
lunedì 14 luglio 2008
Il regno in pericolo
Tra tutti i romanzi che ho letto fino ad ora della saga La guerra degli elfi di Herbie Brennan, Il regno in pericolo è decisamente il più impegnato. Se la scrittura e lo stile sono quelli tipici di Brennan (cambi di scene repentini in un crescendo di tensione, situazioni umoristiche al limite del comico) e l'ambientazione è fantasy con un misto di tecnologia (in fondo siamo in un mondo di elfi!), questo è decisamente il romanzo più importante, poiché l'autore sembra puntare l'attenzione su quella guerra che è leit motiv della saga in maniera più diretta e precisa. L'incombenza dell'evento bellico sui protagonisti è così tesa e palpabile, che il lettore non può non restare con il fiato sospeso nella speranza che gli sforzi degli eroi (Pyrgus, Aurora, Henry, Fogarty, Madama Circe) diano i frutti sperati, scongiurando una guerra tra Elfi della Luce ed Elfi della Notte, scoprendo alla fine che tutto era stato orchestrato in maniera complicata dai Demoni di Infera. Alla fine Brennan, con una favola moderna e particolare, e per certi versi anche originale (anche se deve molto ai giochi di ruolo da tavolo e da computer), inserisce in questo terzo romanzo una critica agli aspetti più bellici della società umana, aspetti che la stessa società cerca di eliminare, ma che non sembra in grado di fare in maniera concreta, al di là delle belle parole.
domenica 13 luglio 2008
Gara di storie (2): La storia del tenore italiano
C'era un tenore italiano che aveva una voce così bella, ma così bella che ne divenne pazzamente geloso. La teneva sempre chiusa in bocca e non la faceva uscire mai. Parlava a gesti. La voce, che era giovane, e forte e piena di vita, sempre chiusa, deperì e si spense. Finché in un giorno nebbioso e umido il tenore perse la voce.
Andò per le strade a cercarla, ma non avendo voce non poteva chiamarla: né poteva parlarne con alcuno. Si chiuse in casa, e visse lunghi anni nel suo ricordo. Un giorno aprì la radio e la sentì! Lei, la sua voce, più bella che mai! Ora viveva con un tenore spagnolo. Andò a casa del tenore. Li trovò insieme, che leggevano ad alta voce lettere d'amore. Il tenore italiano sparò al tenore spagnolo.
'Muoio,' disse la voce del tenore.
Allora il tenore italiano capì che cosa orribile aveva fatto. Si puntò la pistola alla tempia e morì, senza un grido.
(storia di Caruso, da Terra! di Stefano Benni)
Andò per le strade a cercarla, ma non avendo voce non poteva chiamarla: né poteva parlarne con alcuno. Si chiuse in casa, e visse lunghi anni nel suo ricordo. Un giorno aprì la radio e la sentì! Lei, la sua voce, più bella che mai! Ora viveva con un tenore spagnolo. Andò a casa del tenore. Li trovò insieme, che leggevano ad alta voce lettere d'amore. Il tenore italiano sparò al tenore spagnolo.
'Muoio,' disse la voce del tenore.
Allora il tenore italiano capì che cosa orribile aveva fatto. Si puntò la pistola alla tempia e morì, senza un grido.
(storia di Caruso, da Terra! di Stefano Benni)
sabato 12 luglio 2008
E' chiaro che nessuna creatura potrebbe viverci!
E' quanto dicono i paperini di fronte a degli strani asteroidi scolpiti e quello che dicono gli abitanti di quegli stessi asteroidi di fronte all'astronave dei paperi in Zio Paperone e l'isola nel cielo del Maestro Carl Barks.
La fantascienza non è un banale genere di intrattenimento. In ogni romanzo di tal genere è presente, in maniera più o meno superficiale, una critica alla società, alla politica, al costume. Lo sa bene, ad esempio, Will Eisner, che ha realizzato una splendida storia quasi fantascientifica in Vita su un altro pianeta (dove esplora le conseguenze sulla Terra di un presunto contatto con gli alieni), e lo sa ancora meglio l'insuperabile Barks. Come già ho avuto modo di dire ne La luna a 24 carati, Barks utilizza le storie di ampio respiro, e in particolare quelle di fs, per proporre le sue idee sulla società moderna.
L'avventura inizia con la solita ricerca di Paperone di un posto sicuro dove stipare il suo denaro, mentre Paperopoli viene tratteggiata come vera e propria Città del Domani, con futuristici mezzi che viaggiano tra i suoi alti grattacieli, e con le sue astronavi che solcano lo spazio tutte ispirate, per stessa ammissione dell'autore, a quelle di Buck Rogers. Il viaggio spaziale dei paperi li porterà ad incontrare, su uno spoglio e sperduto asteroide, un popolo di indiani spaziali che ricordano fortemente gli Indiani paperuti dell'omonima avventura: è a questo punto che Barks inserisce il suo messaggio sociale, chiarificato dallo stesso cartoonist parlando della sua storia:
La fantascienza non è un banale genere di intrattenimento. In ogni romanzo di tal genere è presente, in maniera più o meno superficiale, una critica alla società, alla politica, al costume. Lo sa bene, ad esempio, Will Eisner, che ha realizzato una splendida storia quasi fantascientifica in Vita su un altro pianeta (dove esplora le conseguenze sulla Terra di un presunto contatto con gli alieni), e lo sa ancora meglio l'insuperabile Barks. Come già ho avuto modo di dire ne La luna a 24 carati, Barks utilizza le storie di ampio respiro, e in particolare quelle di fs, per proporre le sue idee sulla società moderna.
L'avventura inizia con la solita ricerca di Paperone di un posto sicuro dove stipare il suo denaro, mentre Paperopoli viene tratteggiata come vera e propria Città del Domani, con futuristici mezzi che viaggiano tra i suoi alti grattacieli, e con le sue astronavi che solcano lo spazio tutte ispirate, per stessa ammissione dell'autore, a quelle di Buck Rogers. Il viaggio spaziale dei paperi li porterà ad incontrare, su uno spoglio e sperduto asteroide, un popolo di indiani spaziali che ricordano fortemente gli Indiani paperuti dell'omonima avventura: è a questo punto che Barks inserisce il suo messaggio sociale, chiarificato dallo stesso cartoonist parlando della sua storia:
venerdì 11 luglio 2008
Sognare? Sicuramente dormire...
A volte si dice: dormire ad occhi aperti. E' quello che capita, in un certo senso, ad una dei protagonisti de La casa del sonno, bel romanzo corale di Johnathan Coe, scrittore britannico talentuoso che sfrutta con sapienza la narrazione non sequenziale, con salti di capitolo in capitolo dal passato al presente, tipica dei romanzi d'avventura o di tensione. I protagonisti, quindi, ballano di fronte agli occhi del lettore tutti legati da un comune denominatore: il sonno. Che poi non è solo l'atto del dormire, ma anche quello del sognare, e non solo i sogni notturni, ma anche e soprattutto quelli della propria vita. E poi, in ultima analisi, è anche una storia d'amore, complicata, lunga e, perché no, neanche tanto banale (anche se non difficile da capire nelle sue sfaccettature, andando avanti nel romanzo).
E alla fine, chiuso il libro, non potrete non pensare che nessun uomo potrà mai dare ad alcuna donna un pegno d'amore più grande di quello che Robert ha dato a Sarah.
E alla fine, chiuso il libro, non potrete non pensare che nessun uomo potrà mai dare ad alcuna donna un pegno d'amore più grande di quello che Robert ha dato a Sarah.
giovedì 10 luglio 2008
E qualcosa si muove piano piano...
"Quello che dice il Vaticano vale per il Vaticano. Quello che diceva mia figlia vale per mia figlia"
(Beppino Englaro sulle polemiche causate dalla sentenza che consentirà di staccare la spina ad una ragazza attaccata alle macchine da 16 anni, da quando è in coma a causa di un incidente stradale)
Per approfondire:
Exit-Italia
Libera Uscita
The World Federation of Right to Die Societies
(Beppino Englaro sulle polemiche causate dalla sentenza che consentirà di staccare la spina ad una ragazza attaccata alle macchine da 16 anni, da quando è in coma a causa di un incidente stradale)
Per approfondire:
Exit-Italia
Libera Uscita
The World Federation of Right to Die Societies
mercoledì 9 luglio 2008
martedì 8 luglio 2008
Gli animali superiori
Miguelito: Cosa deve fare una tartaruga per vivere? Essere tartaruga!
Cosa deve fare un gatto per vivere? Essere gatto!
Cosa deve fare un orso per vivere? Essere orso!
Cosa deve fare un uomo per vivere? Essere muratore, avvocato, tornitore, impiegato o che so io!
Perché doveva toccare proprio a noi umani questo stupido ruolo di animali superiori?
(Quino)
Cosa deve fare un gatto per vivere? Essere gatto!
Cosa deve fare un orso per vivere? Essere orso!
Cosa deve fare un uomo per vivere? Essere muratore, avvocato, tornitore, impiegato o che so io!
Perché doveva toccare proprio a noi umani questo stupido ruolo di animali superiori?
(Quino)
lunedì 7 luglio 2008
Pietra d'argento... Freccia d'argento!
E quest'anno, ancora una volta, il box Ferrari trova difficoltà nella gestione delle situazioni di crisi. E così, nel momento topico, quello che succede è che, semplicemente, si sceglie di non cambiare gli pneumatici a Raikkonen, quando rientrava ai box con meno di un secondo da recuperare su Hamilton, e a Massa, che oramai arrancava nelle retrovie, dopo un primo (di cinque) testa coda. E non solo alla televisione dicono che sapevano dell'arrivo della pioggia (una tattica più conservativa in attesa di attaccare al secondo pit stop non sarebbe stata una cattiva scelta, dopo tutto), ma pensavano, in base ai dati (evidentemente sbagliati), che sarebbe durata non più di un paio di giri.
Invece l'errore nella scelta di non cambiare le... scarpe della Ferrari (errore di squadra, come ha ribatito a fine gran premio il campione del mondo) ha dato via libera a Hamilton, dando ragione al pilota britannico e al suo box, quello della McLaren, che ha fatto la scelta giusta, vincendo Silverstone 2008.
E poi la scelta giusta l'hanno fatta anche quelli della Honda, che al muretto hanno un tipo di nome Ross Brawn (ricorda qualcuno?) che ad un certo punto, quando venne giù un gran diluvio, doppiati con Barrichello, hanno deciso di montare le gomme da pioggia: la scelta alla fine ha pagato con un terzo posto, quello del brasiliano, dietro il secondo di un rinato Heidfeld che raccolgie punti per la BMW, impensabile con un gran premio più tranquillo di quello che è stato.
In definitiva una condotta poco conservativa nel primo pit stop e troppo conservativa quando si doveva decidere se far rientrare Kimi o no nel periodo in cui prendeva 5 secondi a giro da Hamilton e quasi altrettanti dagli altri, hanno portato ad un quarto posto, doppiato, che non solo non è il valore del pilota, ma neanche quello dell'auto, ma che forse, purtroppo, è il valore del box di quest'anno.
E speriamo che questi errori non vengano più ripetuti, perché Raikkonen e in parte Massa non possono sempre lottare per porci riparo.
Invece l'errore nella scelta di non cambiare le... scarpe della Ferrari (errore di squadra, come ha ribatito a fine gran premio il campione del mondo) ha dato via libera a Hamilton, dando ragione al pilota britannico e al suo box, quello della McLaren, che ha fatto la scelta giusta, vincendo Silverstone 2008.
E poi la scelta giusta l'hanno fatta anche quelli della Honda, che al muretto hanno un tipo di nome Ross Brawn (ricorda qualcuno?) che ad un certo punto, quando venne giù un gran diluvio, doppiati con Barrichello, hanno deciso di montare le gomme da pioggia: la scelta alla fine ha pagato con un terzo posto, quello del brasiliano, dietro il secondo di un rinato Heidfeld che raccolgie punti per la BMW, impensabile con un gran premio più tranquillo di quello che è stato.
In definitiva una condotta poco conservativa nel primo pit stop e troppo conservativa quando si doveva decidere se far rientrare Kimi o no nel periodo in cui prendeva 5 secondi a giro da Hamilton e quasi altrettanti dagli altri, hanno portato ad un quarto posto, doppiato, che non solo non è il valore del pilota, ma neanche quello dell'auto, ma che forse, purtroppo, è il valore del box di quest'anno.
E speriamo che questi errori non vengano più ripetuti, perché Raikkonen e in parte Massa non possono sempre lottare per porci riparo.
domenica 6 luglio 2008
Conan (10): l'effetto dell'uomo sulla Terra
I problemi connessi all'uso delle attuali fonti di energia e a nuovi o rinnovati metodi di produzione, toccano profondamente a tutti i livelli lo sviluppo futuro dell'intera comunita' umana. Nella nostra societa' la sensibilita' verso questi temi e' in crescita, come dimostrano i numerosi dibattiti sull'argomento, nei quali tuttavia si tralasciano spesso aspetti tecnici e scientifici essenziali.
Così inizia la pagina Energia per il futuro, ideata dall'INFN di Milano, che raccoglie la documentazione relativa ai seminari e ai convegni effettuati sul tema. L'idea di questo e di futuri post è quella di raccontare, nel modo più chiaro possibile, ai lettori le più recenti discussioni su tali argomenti, molto importanti per il nostro futuro e quello dei nostri figli.Oggi iniziamo con Cambiamenti climatici di natura antropica: verità scientifica o teoria ancora da dimostrare? di Maurizio Maugeri.
Il seminario si è svolto il 26 Marzo del 2007, ma grazie alla presentazione resa disponibile presso il sito dell'iniziativa, è possibile esaminare i ragionamenti e le conclusioni del dr.Maugeri. L'idea di partenza di Maugeri è di cercare di fare chiarezza tra tutte le informazioni catastrofiche che ogni giorno passano attraverso i mass media, spesso proposte da persone non del campo e, nella migliore delle ipotesi, non verificate dai giornalisti. A fronte di una serie di dati sperimentali noti sul nostro ecosistema, Maugeri illustra le difficoltà e la complessità nella realizzazione di un modello teorico in grado di descrivere il clima anche di una zona limitata del pianeta e quindi di prevedere gli sviluppi futuri e comprendere a pieno l'incidenza delle condizioni iniziali. Tra le certezze inequivocabili c'è, comunque, l'aumento della temperatura media del pianeta, che è parallelo con l'aumento dei gas serra nell'atmosfera. Ciò sposta quindi il problema su una semplice questione: se è possibile associare la maggior parte di tale aumento alle attività umane. Il relatore, alla fine, non pensa che sia necessario, allo stato attuale delle conoscenze teoriche, prendere posizione per uno o l'altro dei piatti della bilancia, criticando l'allarmismo (appena accennato, devo dire) di quelle stesse fonti (IPCC - Intergovernmental Panel on Climate Change) che fanno da base scientifica per il documentario di Al Gore, Una scomoda verità, che gli ha valso il premio Oscar, oltre che il Nobel per la pace per il suo impegno a favore dell'ambiente.
Queste le sue parole conclusive:
Non siamo ancora in grado di modellizzare in modo del tutto efficace il sistema climatico e pertanto non siamo in grado di rispondere in modo quantitativo a molte importanti domande sull’entità del contributo antropico al riscaldamento presente e a quello futuro.
E a questo punto lanciare la palla ai politici è forse l'unico suicidio assistito possibile.
sabato 5 luglio 2008
Lo specchio nello specchio nello specchio...
Michael Ende, tedesco, scrittore del fantastico meglio noto per La storia infinita, autore e regista di teatro, figlio di Edgar, pittore surrealista. Tutte le sue passioni (il fantastico, il teatro, il surrealismo) vengono convogliate ne Lo specchio nello specchio. Un labirinto.
Il romanzo è, in effetti, una serie di racconti, o per meglio dire di visioni, apparentemente slegate una all'altra a parte alcuni piccoli particolari comuni tra una vicenda e quella successiva. Ende costruisce un mondo surreale e di sogno, e chiude perfettamente la vicenda collegando il primo all'ultimo frammento. L'edizione tascabile della TEA perde, purtroppo per la sua definizione di tascabile, le illustrazioni del padre Edgar, cui è dedicata l'opera, ma d'altra parte questa mancanza ne è anche un pregio, perché spinge di volta in volta il lettore a immaginare tutti quei piccoli pezzi di mondo attraverso i quali Michael ci accompagna.
In un certo senso l'opera di Ende è molto simile al Garage ermetico di Moebius, una delle opere a fumetti più innovative del XX secolo: anche in quest'ultimo caso, infatti, una serie di racconti apparentemente slegati tra loro, vengono alla fine a trovare una conclusione comune in un mondo che vive tra il sogno e la fantascienza. Tra l'altro le due opere sono da considerarsi contemporanee: mentre il Garage ermetico usciva su Métal hurlant tra il 1986 e il 1980, Lo specchio nello specchio esce nel 1984; considerando che la lavorazione del libro di Ende era complicata dalla realizzazione da parte del padre delle illustrazioni a corredo del romanzo, si può considerare la concezione delle due opere, realizzate in due nazioni differenti, pressoché contemporanea, oltre che l'inizio di un nuovo modo di intendere l'arte e la letteratura.
Una bella lettura per tutti coloro che ancora, nonostante le difficoltà della vita, hanno ancora voglia di sognare.
Il romanzo è, in effetti, una serie di racconti, o per meglio dire di visioni, apparentemente slegate una all'altra a parte alcuni piccoli particolari comuni tra una vicenda e quella successiva. Ende costruisce un mondo surreale e di sogno, e chiude perfettamente la vicenda collegando il primo all'ultimo frammento. L'edizione tascabile della TEA perde, purtroppo per la sua definizione di tascabile, le illustrazioni del padre Edgar, cui è dedicata l'opera, ma d'altra parte questa mancanza ne è anche un pregio, perché spinge di volta in volta il lettore a immaginare tutti quei piccoli pezzi di mondo attraverso i quali Michael ci accompagna.
In un certo senso l'opera di Ende è molto simile al Garage ermetico di Moebius, una delle opere a fumetti più innovative del XX secolo: anche in quest'ultimo caso, infatti, una serie di racconti apparentemente slegati tra loro, vengono alla fine a trovare una conclusione comune in un mondo che vive tra il sogno e la fantascienza. Tra l'altro le due opere sono da considerarsi contemporanee: mentre il Garage ermetico usciva su Métal hurlant tra il 1986 e il 1980, Lo specchio nello specchio esce nel 1984; considerando che la lavorazione del libro di Ende era complicata dalla realizzazione da parte del padre delle illustrazioni a corredo del romanzo, si può considerare la concezione delle due opere, realizzate in due nazioni differenti, pressoché contemporanea, oltre che l'inizio di un nuovo modo di intendere l'arte e la letteratura.
Una bella lettura per tutti coloro che ancora, nonostante le difficoltà della vita, hanno ancora voglia di sognare.
venerdì 4 luglio 2008
La luna a 24 carati
Nel 17.mo volume de La grande dinastia dei paperi, la storia di chiusura è Zio Paperone e la luna a 24 carati. Spesso molti critici hanno considerato il fumetto disneyano minore rispetto ad ogni altro tipo di fumetto, e molti hanno preso tale punto di partenza come un ottimo motivo per non prendere in considerazione mai alcuna storia di topi o paperi, forse pensando (a tratti anche giustamente) che il loro predominio, quasi una dittatura, in Italia abbia fatto più male che bene. Eppure un autore come Carl Barks ha sempre cercato di trattare i paperi come una satira della natura umana e della società che lo circondava. Esempio lampante e stupendo è proprio questa Luna a 24 carati, in cui parte una corsa alla conquista di una piccola luna d'oro che si trova dietro la nostra stessa luna. La sfida verrà vinta da Paperone, ma già la sfida stessa sembra essere una satira della sfida spaziale che, in quegli anni, imperversava tra USA e URSS. E se da una parte il critico potrebbe usualmente porre l'attenzione sull'ennesima anticipazione barksiana (lo sbarco sulla luna), è ancora più interessante il modo con cui Paperone acquisisce i suoi diritti sulla luna d'oro.
giovedì 3 luglio 2008
Marinai perduti
Una città di mare, Marsiglia, molto italiana, molto interraziale. Un cargo bloccato nel suo porto per problemi del suo armatore. Un equipaggio in fibrillazione, che grazie al suo capitano, dopo mesi di forzato pernottamento, viene liberato con una sostanziosa buonuscita. Tre marinai dell'equipaggio che per scelta (il capitano e il suo secondo) o per necessità del caso (Nedim, un marinaio turco), sono costretti a restare a Marsiglia, sul cargo, sull'Aldebaran.
E inizia una storia, sul mare, sul Mediterraneo, su Marsiglia, un'indagine approfondita sulle storie, i desideri, le speranze e le disillusioni dei protagonisti, i tre marinai e le loro donne, quelle che hanno conosciuto e quelle che devono ancora conoscere. Un'indagine approfondita sulla vita e sulla morte come solo Jean-Claude Izzo sa fare, da quel grande maestro del noir quale è.
E' bello perdersi in questo romanzo. E' bello, nonostante tutto, quel sapore di malinconia che ti lascia in bocca. E' bello sentirsi... Marinai perduti.
E inizia una storia, sul mare, sul Mediterraneo, su Marsiglia, un'indagine approfondita sulle storie, i desideri, le speranze e le disillusioni dei protagonisti, i tre marinai e le loro donne, quelle che hanno conosciuto e quelle che devono ancora conoscere. Un'indagine approfondita sulla vita e sulla morte come solo Jean-Claude Izzo sa fare, da quel grande maestro del noir quale è.
E' bello perdersi in questo romanzo. E' bello, nonostante tutto, quel sapore di malinconia che ti lascia in bocca. E' bello sentirsi... Marinai perduti.
mercoledì 2 luglio 2008
Il '68 che andrebbe ricordato
Per come l'ho compreso io, o per meglio dire per come l'ho assorbito dai mezzi di comunicazione, il Sessantotto è stato un anno in cui i movimenti di protesta giovanile hanno portato a una rivoluzione dei costumi. E se solo questo era quell'anno, in questo 2008 che ne dovrebbe celebrare i 40 anni, allora del 1968 è meglio dimenticarsene, perché quella rivoluzione dei costumi ha portato, oggi, ad una società che da quel punto di vista è forse ancora più ipocrita dell'Inghilterra vittoriana.
In realtà il Sessantotto è anche molto altro, è soprattutto tutto ciò che non si vuole dire per convenienza, sia da parte degli avversari politici di quel movimento, sia dai suoi componenti stessi. In effetti se le proteste di allora, le critiche e gli attacchi al nostro sistema socio-economico sono ancora attuali e, soprattutto, ancora più fondate, proprio il fatto che quelle proteste non sono ancora state recepite è una mezza sconfitta dei così detti sessantottini. D'altra parte il fatto che quelle proteste sono attuali ancora oggi è una sconfitta per gli avversari del Sessantotto, perché in fondo non solo non sono stati in grado di spegnere delle critiche giuste e fondate, ma non sono riusciti nemmeno a dare risposte concrete a quelle parti del pianeta ancora oggi affamate e, soprattutto, stanno portando tutto il mondo verso un futuro di guerre e fame generalizzate.
In tutti questi '68, però, in tutti questi moti rivoluzionari, uno in particolare mi preme ricordare: la Primavera di Praga.
Si potrà approfondire splendidamente sulla pagina di wikipedia, ma in sintesi la Primavera di Praga altro non è che un moto, un movimento della popolazione cecoslovacca che cerca di liberarsi dalla dittatura comunista, dalla sua ingerenza, dal suo peso. Un moto di libertà, un modo per affermare il desiderio di scegliere. Personalmente non la interpreto come una rivolta al comunismo in se e per se, ma come una sfida agli uomini che lo hanno gestito, che lo hanno applicato. E, in un certo senso, anche come il primo vero tentativo di affermare la libertà delle persone comuni di fronte ai propri rappresentanti. Ora le testimonianze di quel periodo, e soprattutto della repressione russa, sono visibili a tutti in una mostra che si tiene in questi giorni di calda estate 2008: Josef Joudelka. Invasione. Praga '68.
Queste foto, arrivate negli Stati Uniti anonime per evitare rappresaglie contro il loro autore, sono esposte presso il Centro Internazionale di Fotografia a Milano fino alla prima settimana di settembre. Chi può, ci dia un'occhiata: è una testimonianza storica che merita di essere approfondita e, in questo caso, vista.
martedì 1 luglio 2008
La vampa d'agosto
Romanzo perfetto per questo caldo periodo estivo di fine giugno.
Il commissario Montalbano soffre il caldo. Tutto Vigata soffre il caldo. E in questa gran calura viene scoperto un cadavere nel piano abusivo di una villetta affittata da una coppia di amici di Livia, l'eterna fidanzata del commissario. E ovviamente Montalbano indaga.
Questo La vampa d'agosto non è solo un gioco enigmistico, una sfida tra Montalbano (e con lui i lettori) e l'assassino, ma anche un mezzo per Andrea Camilleri di mettere in discussione il suo personaggio, per insinuargli i dubbi sulla sua efficienza, sulla sua età.
Il commissario Montalbano soffre il caldo. Tutto Vigata soffre il caldo. E in questa gran calura viene scoperto un cadavere nel piano abusivo di una villetta affittata da una coppia di amici di Livia, l'eterna fidanzata del commissario. E ovviamente Montalbano indaga.
Questo La vampa d'agosto non è solo un gioco enigmistico, una sfida tra Montalbano (e con lui i lettori) e l'assassino, ma anche un mezzo per Andrea Camilleri di mettere in discussione il suo personaggio, per insinuargli i dubbi sulla sua efficienza, sulla sua età.
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