Il ciclismo, però, è tutta un'altra cosa
Con la terza puntata si conclude Il giro da capogiro di Bruno Enna e Marco Mazzarello. E il finale lascia un po' di delusione. Non tanto per la conclusione in sé e per sé, o per la presenza di ottime gag o della storia appassionante del sabotaggio della squadra di Sponton a tutto il giro, ma perché in fondo Enna non è riuscito a catturare e raccontare lo spirito del Giro in particolare e del ciclismo in generale. E sì che la prima puntata, in questo senso, aveva fatto ben sperare, ma d'altra parte è un po' difficile riuscire a trasmettere al lettore l'emozione delle due ruote con una storia a puntate a cadenza settimanale che deve seguire una corsa a tappe. In questo senso la scelta di Sisto Nigro di un paio di anni fa di celebrare il Giro con una storia singola si era rivelata molto più efficace di questa nuova saga enniana. Ovviamente tutto ciò non inficia la gradevolezza delle tre puntate della saga, che in fondo resta poco più di questo.
Stomachion
domenica 31 maggio 2020
Topolino #3366: In corsa per la vittoria
Nel numero che segna quella che probabilmente è l'ultima storia di Massimo De Vita, sono presenti una gra tra pizzaioli, una corsa automobilistica e soprattutto la conclusione del Giro d'Italia di Paperone & co.
sabato 30 maggio 2020
Come parlare alle ragazze alle feste
I ragazzi si classificano, grosso modo, in due grandi categorie: quelli che hanno facilità ad approcciare le ragazze alle feste e quelli che qualunque cosa facciano non ci riescono. I due protagonisti di questo delizioso racconto di fantascienza di Neil Gaiman, Vic ed Enn, ricadono rispettivamente nella prima e nella seconda categoria. Ed è Enn il narratore del racconto.
I due vanno a una festa, in effetti si imbucano nella festa sbagliata (avevano ricevuto un invito per un'altra festa) e mentre Vic si apparta con la padrona di casa, Enn riesce a rompere il ghiaccio con ben tre ragazze di questa festa. Le informazioni che raccoglie sono abbastanza lampanti per qualunque lettore di fantascienza (straniere in visita sul nostro pianeta, parlano di stelle, incarnazione e misteri mistici), ma poi i due ragazzi scappano prima di scoprire la verità, che resta sospesa alla fine del racconto, come giusto che sia per un'opera di poche pagine.
La bellezza del racconto, però, come già accaduto ad altri di Gaiman, non gli ha impedito di diventare un fumetto altrettanto delizioso, realizzato in questo casi dai due artisti brasiliani, fratelli gemelli, Fábio Moon e Gabriel Bá. Della loro interpretazione del racconto a colpire è soprattutto la scelta dei colori acquarellati che risultano perfetti per rendere le atmosfere oniriche di alcune scene, in particolare quelle in cui le tre ragazze raccontano le loro storie a Enn. In effetti, se proprio vogliamo trovare un difetto nella versione a fumetti, è nell'età apparente dei due protagonisti, che sembrano due ventenni piuttosto che due quindicenni. A parte questo la trasposizione risulta quanto mai fedele allo spirito gaimaniano.
Un'ottimo fumetto da leggere sotto le stelle in queste sere di fine primavera.
I due vanno a una festa, in effetti si imbucano nella festa sbagliata (avevano ricevuto un invito per un'altra festa) e mentre Vic si apparta con la padrona di casa, Enn riesce a rompere il ghiaccio con ben tre ragazze di questa festa. Le informazioni che raccoglie sono abbastanza lampanti per qualunque lettore di fantascienza (straniere in visita sul nostro pianeta, parlano di stelle, incarnazione e misteri mistici), ma poi i due ragazzi scappano prima di scoprire la verità, che resta sospesa alla fine del racconto, come giusto che sia per un'opera di poche pagine.
La bellezza del racconto, però, come già accaduto ad altri di Gaiman, non gli ha impedito di diventare un fumetto altrettanto delizioso, realizzato in questo casi dai due artisti brasiliani, fratelli gemelli, Fábio Moon e Gabriel Bá. Della loro interpretazione del racconto a colpire è soprattutto la scelta dei colori acquarellati che risultano perfetti per rendere le atmosfere oniriche di alcune scene, in particolare quelle in cui le tre ragazze raccontano le loro storie a Enn. In effetti, se proprio vogliamo trovare un difetto nella versione a fumetti, è nell'età apparente dei due protagonisti, che sembrano due ventenni piuttosto che due quindicenni. A parte questo la trasposizione risulta quanto mai fedele allo spirito gaimaniano.
Un'ottimo fumetto da leggere sotto le stelle in queste sere di fine primavera.
venerdì 29 maggio 2020
Le grandi domande della vita: un po' di luce in questo grigio
E alla fine l'ho fatto: ecco una puntata "speciale" de Le grandi domande della vita ispirata alle domande che sono state rivolte a Gabriella Greison. La speranza è quella di riuscire a fare un lavoro migliore.
Bando alle facezie, come ben racconta la vignetta di apertura, il paradosso sorge quando, di due gemelli, ne mandiamo uno nello spazio. Quando questo torna a casa, è invecchiato più lentamente del gemello rimasto sulla Terra. Bene, abbiamo risolto il problema delle pensioni: spediamo tutti nello spazio! No. Neanche questo va bene, anche perché, in effetti, una spiegazione che riporta tutto a posto c'è.
Il punto centrale della questione è che il gemello astronauta a un certo punto, quando inverte la rotta per tornare a casa, deve prima decelerare e quindi accelerare. Questo implica che il sistema di riferimento dell'astronave in viaggio verso la sua destinazione è differente rispetto al sistema di riferimento dell'astronave al ritorno. Questo vuol dire che il tempo misurato sull'astronave nei tre momenti distinti (a) viaggio verso la sua destinazione (b) arrivo (c) viaggio di ritorno è differente in ognuna di queste situazioni, come giusto che sia. E infatti facendo i calcoli corretti si scopre che il tempo trascorso per il gemello in viaggio è uguale al tempo trascorso per il gemello rimasto sulla Terra.
Sul paradosso c'è una bella canzone dei Queen scritta da Brian May. Ve la metto qui sotto anche se non è una delle particelle musicali:
Gemelli paradossali
Bene: su questo non dovrebbero esserci problemi e spiegare cosa sia il paradosso dei gemelli non dovrebbe essere così complicato: è quando due che sono identici in tutto e per tutto e dici che sono gemelli in realtà non lo sono... Ah! No! Ho sbagliato paradosso!Bando alle facezie, come ben racconta la vignetta di apertura, il paradosso sorge quando, di due gemelli, ne mandiamo uno nello spazio. Quando questo torna a casa, è invecchiato più lentamente del gemello rimasto sulla Terra. Bene, abbiamo risolto il problema delle pensioni: spediamo tutti nello spazio! No. Neanche questo va bene, anche perché, in effetti, una spiegazione che riporta tutto a posto c'è.
Il punto centrale della questione è che il gemello astronauta a un certo punto, quando inverte la rotta per tornare a casa, deve prima decelerare e quindi accelerare. Questo implica che il sistema di riferimento dell'astronave in viaggio verso la sua destinazione è differente rispetto al sistema di riferimento dell'astronave al ritorno. Questo vuol dire che il tempo misurato sull'astronave nei tre momenti distinti (a) viaggio verso la sua destinazione (b) arrivo (c) viaggio di ritorno è differente in ognuna di queste situazioni, come giusto che sia. E infatti facendo i calcoli corretti si scopre che il tempo trascorso per il gemello in viaggio è uguale al tempo trascorso per il gemello rimasto sulla Terra.
Sul paradosso c'è una bella canzone dei Queen scritta da Brian May. Ve la metto qui sotto anche se non è una delle particelle musicali:
giovedì 28 maggio 2020
Wikiritratti: Rudolph Minkowski
Il padre di Rudolph, Oskar Minkowski, era un fisiologo che si occupò del diabete, ed era anche fratello di Hermann Minkowski, quello dello spaziotempo della relatività di Albert Einstein. Alla fine il giovane Rudolph Minkowski seguì una carriera più simile a quella dello zio, baffuto, che non a quella del padre, barbuto: l'astronomo.
Insieme con Walter Baade si occupò di supernove, classificandole in due tipi, il tipo I e il tipo II. A loro volta le supernove di tipo I sono ulteriormente suddivise in tre tipologie, in base al loro spettro: quelle di tipo Ia mostrano la presenza delle linee del silicio nello spettro, assenti in quelle di tipo Ib e Ic. Le Ib presentano le linee dell'elio neutro, che sono assenti anche in quelle di tipo Ic.
Anche le supernove di tipo II vengono classificate in funzione dello spettro, sebbene la maggior parte di esse presenta delle linee di emissione dell'idrogeno molto larghe, legate probabilmente a un'elevata velocità di espansione del gas stellare.
Sempre con Baade scoprì le prime controparti ottiche ai segnali radio, mentre con Albert George Wilson scoprì l'asteroide 1620 Geographos, uno degli asteroidi Apollo, un gruppo di asteroidi con l'orbita particolarmente vicina. Ha anche scoperto la nebulosa planetaria M2-9, che si trova in direzione della costellazione dell'Ofiuco. Inoltre fa scoperto l'esistenza di una correlazione tra la luminosità delle galassie più giovani e la loro dispersione in velocità. Tra i suoi riconoscimenti si ricorda la Bruce Medal nel 1961.
Oltre alla nebulosa da lui scoperta, nel cielo ci sono altri due oggetti a suo nome: un cratere lunare, dedicato a Rudolph e allo zio Hermann, e una galassia nana che si trova vicino a NGC 541.
Insieme con Walter Baade si occupò di supernove, classificandole in due tipi, il tipo I e il tipo II. A loro volta le supernove di tipo I sono ulteriormente suddivise in tre tipologie, in base al loro spettro: quelle di tipo Ia mostrano la presenza delle linee del silicio nello spettro, assenti in quelle di tipo Ib e Ic. Le Ib presentano le linee dell'elio neutro, che sono assenti anche in quelle di tipo Ic.
Anche le supernove di tipo II vengono classificate in funzione dello spettro, sebbene la maggior parte di esse presenta delle linee di emissione dell'idrogeno molto larghe, legate probabilmente a un'elevata velocità di espansione del gas stellare.
Sempre con Baade scoprì le prime controparti ottiche ai segnali radio, mentre con Albert George Wilson scoprì l'asteroide 1620 Geographos, uno degli asteroidi Apollo, un gruppo di asteroidi con l'orbita particolarmente vicina. Ha anche scoperto la nebulosa planetaria M2-9, che si trova in direzione della costellazione dell'Ofiuco. Inoltre fa scoperto l'esistenza di una correlazione tra la luminosità delle galassie più giovani e la loro dispersione in velocità. Tra i suoi riconoscimenti si ricorda la Bruce Medal nel 1961.
Oltre alla nebulosa da lui scoperta, nel cielo ci sono altri due oggetti a suo nome: un cratere lunare, dedicato a Rudolph e allo zio Hermann, e una galassia nana che si trova vicino a NGC 541.
mercoledì 27 maggio 2020
NGC 5128
NGC 5128 è davvero affascinante. Si tratta della collisione, distante venti megaparsec, di una nebulosa diffusa e di una spirale planetaria che emette una frequenza radio mille volte superiore a quella delle galassie normali.- da La Terra che ho lasciato dietro di me di William Walling
martedì 26 maggio 2020
I rompicapi di Alice: Misture (an)alcoliche
Nella vita tutti quanti abbiamo fatto delle misture costituite da liquidi differenti. Ad esempio mescolando due bibite analcoliche, come nel mio caso, essendo astemio, o magari allungando un liquore con dell'acqua perché troppo alcolico o per farlo durare di più quando abbiamo ospiti a casa. Ovviamente, sperando che ciò non vi suggerisca un tale comportamento, potete concludere la cena, magari prima di offrire il classico brandy, un simpatico giochino matematico tanto amato da Lewis Carroll, logico, matematico e soprattutto autore de Alice nel Paese delle Meraviglie.
La domanda è: sarà di più la quantità di acqua nel bicchiere di brandy o la quantità di brandy nel bicchiere d'acqua?
Pensateci un po' e poi tornate a leggere.
Un problema di mescolamento
Il problema è presto detto. Prendiamo due bicchieri. Il primo lo riempiamo con 50 cucchiai di brandy. Il secondo con 50 cucchiai di acqua. Quindi prendiamo un cucchiaio dal bicchiere di brandy e lo versiamo nel bicchiere d'acqua. E poi mescoliamo. Alla fine di questa operazione preleviamo un cucchiaio della mistura e lo versiamo nel bicchiere di brandy.La domanda è: sarà di più la quantità di acqua nel bicchiere di brandy o la quantità di brandy nel bicchiere d'acqua?
Pensateci un po' e poi tornate a leggere.
lunedì 25 maggio 2020
La scimmia instancabile
Arthur alzò gli occhi.Il riferimento, in questa citazione dalla Guida galattica per autostoppisti, è a un teorema espresso nel 1913 dal matematico francese Émile Borel. Il teorema stabilisce all'incirca che se si permette a una scimmia di battere a caso i tasti di una macchina da scrivere, questa sarebbe in grado di scrivere qualunque testo, incluse le opere di William Shakespeare.
"Ford!" disse "qui fuori c'è un'incredibile moltitudine di scimmie che vogliono parlarci di una sceneggiatura dell'Amleto che avrebbero appena finito di scrivere!"
Proviamo a vedere la questione dal punto di vista delle probabilità. Supponiamo, per semplicità di calcolo, che la tastiera possegga 50 tasti (in effetti sono di più). Prendiamo una parola, ad esempio banana. Ora, poiché la probabilità di ciascun tasto di venire premuto è 1/50, allora la probabilità che la prima lettera sia b è 1/50, che sia a è sempre 1/50, e così via. Per cui la probabilità che le prime sei lettere premute siano esattamente banana è data dal prodotto
domenica 24 maggio 2020
Topolino #3365: La meta è il viaggio
In un paio di occasioni il nuovo direttore di Topolino, Alex Bertani, si è lasciato sfuggire una delle sue grandi passioni: il viaggio. Ed effettivamente ciò sta influenzando e non poco il sommario del settimanale da un po' di tempo a questa parte. I personaggi disneyani, infatti, vengono spediti in giro per il mondo (ma anche nello spazio) come non accadeva da diverso tempo, e questo ha anche avuto, come conseguenza, il gradito ritorno di Indiana Pipps, che peraltro sarà presente già settimana prossima con un fantastico crossover. Per questa settimana, però, la ricerca archeologica è toccata, anche solo per caso, al buon Topolino.
Topolino giramondo in questo numero viaggia nel deserto del Sahara e racconta la sua avventura in flashback a dei ragazzini di una scuola. Da buon reporter di viaggio, Topolino afferma che
Zironi mescola la tematica della diffidenza tra diversi con la scoperta improvvisa di un insediamento romano, con tanto di acquedotto, che permette di trovare una soluzione al problema dell'acqua. D'altra parte i romani si erano comunque spinti nelle zone occidentale e centrale del Sahara, per cui la scoperta non deve stupire.
Tra le sabbie del Sahara
(...) Lo scopo dei miei viaggi non è arrivare, ma conoscere posti nuovi!E infatti Giuseppe Zironi, con una prima parte molto simile a un classico della letteratura da viaggio, descrive i luoghi affascinanti, le persone e i costumi intorno al Shara. Il disegnatore, che si dimostra come sempre efficace con le ambientazioni naturalistiche ed esotiche, costruisce intorno anche una storia interessante, riuscendo a rendere appassionante una vicenda tutto sommato comune, come il giovane che intraprende il viaggio nel deserto con un camioncino per portare al suo villaggio le palme, uno dei pochi strumenti che i popoli del Sahara hanno per combattere contro l'avanzata delle dune.
Zironi mescola la tematica della diffidenza tra diversi con la scoperta improvvisa di un insediamento romano, con tanto di acquedotto, che permette di trovare una soluzione al problema dell'acqua. D'altra parte i romani si erano comunque spinti nelle zone occidentale e centrale del Sahara, per cui la scoperta non deve stupire.
sabato 23 maggio 2020
Arlecchino a San Valentino
Arlecchino è, insieme con Pulcinella, una delle maschere più famose d'Italia. Simbolo del carnevale, è originario di Bergamo. A renderlo famoso daprima in tutta Europa ci pensò l'attore, sempre bergamasco, Alberto Naselli (c'è qualche incertezza sul nome), meglio noto come Zan Ganassa, che a metà Cinquecento ne indossò i panni nei teatri di Spagna e Francia.
In realtà il personaggio di Arlecchino è più vecchio della maschera stessa: le sue origini, infatti, risalgono al mondo contadino. Era, infatti, un demone, come riporta nel XII secolo Orderico Vitale nella sua storia Ecclesiastica dove racconta di un corteo di anime morte guidate da un demone della famiglia degli Herlechini. D'altra parte lo stesso Dante Alighieri usa un demone dal nome molto simile nell'Inferno: Alichino.
In realtà il personaggio di Arlecchino è più vecchio della maschera stessa: le sue origini, infatti, risalgono al mondo contadino. Era, infatti, un demone, come riporta nel XII secolo Orderico Vitale nella sua storia Ecclesiastica dove racconta di un corteo di anime morte guidate da un demone della famiglia degli Herlechini. D'altra parte lo stesso Dante Alighieri usa un demone dal nome molto simile nell'Inferno: Alichino.
venerdì 22 maggio 2020
In the line of fire
Sesto album della band, terzo da quando è a bordo come cantante Roy Khan, Epica è il primo di due concept album consecutivi ispirati al Faust di Johann Wolfgang von Goethe. Uscito nel 2003 con un titolo che è anche un omaggio agli Epica, precede The Black Halo, che ne è il segutio, e che vede come guest star Simone Simons, cantante degli Epica.
L'album, dopo un breve prologo strumentale, si apre con Center of the Universe, ma non si occupa di temi scientifici, come ben chiaro dal corus della canzone:
If the war by heavens gate released desireA volter essere pignoli c'è un leggero accenno scientifico negli ultimi due versi: in fondo le galassie sono destinate a diventare sempre più isolate a causa di quanto avvenuto al centro dell'universo all'incirca 14 miliardi di anni fa. Questa, però, non è la storia che andremo a raccontare nelle prossime righe.
In the line of fire someone must have known
That a human heart demands to be admired
'Cause in the Center of the Universe
We are all alone
giovedì 21 maggio 2020
Meno che ammirevoli
Spesso è difficile ammettere che quelli che amiamo non sono perfetti, o prendere in considerazione aspetti di una persona che sono meno che ammirevoli.- da L'atro antro
martedì 19 maggio 2020
Futu.re
Nonostante il libro sfiori le 600 pagine, Futu.re è una lettura agile e appassionante che porta il lettore in un mondo sottilmente distopico i cui difetti sono, però, tremendamente simili ai difetti della nostra attuale società. Dmitry Glukhovsky, giunto alla notorietà grazie alla serie di Metro, descrive una società basata sull'immortalità. A differenza, però, di quella di Tanith Lee, quella dello scrittore russo è al tempo stesso più realistica e inquietante. L'immortalità di Futu.re è, infatti, molto più simile a un virus, che viene sostenuto grazie a sostanze chimiche presenti nell'acqua, che non a quella sorta di trapianto del cervello (o forse dell'anima) di Non mordere il Sole.
lunedì 18 maggio 2020
Berenice, regina d'Egitto
La più famosa regina d'Egitto, immortalata nel kolossal del 1963 di Joseph L. Mankiewicz con l'interpretazione di Elizabeth Taylor e in alcuni memorabili albi di Asterix, è indubbiamente Cleopatra, dalla leggendaria bellezza. La regina che, però, resterà visibile fino a che i cieli notturni non cambieranno è, invece, Berenice II, moglie di Tolomeo III.
Secondo lo storico e astronomo Igino, intorno al 245 a.C. Tolomeo, divenuto re dell’Egitto da appena un anno, si era recato nell'odierna Siria per muovere guerra contro gli Assiri. Berenice, allora, ansiosa per la sorte del marito, fece voto di tagliarsi i capelli se il marito fosse tornato sano e salvo dalla campagna bellica. Quando Tolomeo tornò in Egitto, la regina diede seguito al suo voto e depose i suoi capelli nel tempio dedicato alla dea Arsione. Il giorno dopo, però, le trecce della regina erano scomparse.
Tolomeo, ovviamente, fu contrariato da quella che era una vera e propria profanazione. Chissà cosa avrebbe combinato se a un certo punto l'astronomo e matematico Conone di Samo non rilevò al suo re di avere scoperto un gruppetto di stelle nel cielo che, secondo lui, erano comparse subito dopo la scomparsa delle trecce della regina. La sua conclusione era, allora, che quelle stelle lì nel cielo altro non erano che la Chioma di Berenice.
Sebbene questa storia sia piuttosto vecchia, la Chioma di Berenice divenne una costellazione ufficiale solo nel 1551 ad opera del cartografo olandese Gerardus Mercator e successivamente inserita da Tycho Brahe nel suo catalogo stellare del 1602.
Infatti Tolomeo, pur citandola come "una massa nebulosa, chiamata il ricciolo", non la inserì tra le sue costellazioni.
Secondo lo storico e astronomo Igino, intorno al 245 a.C. Tolomeo, divenuto re dell’Egitto da appena un anno, si era recato nell'odierna Siria per muovere guerra contro gli Assiri. Berenice, allora, ansiosa per la sorte del marito, fece voto di tagliarsi i capelli se il marito fosse tornato sano e salvo dalla campagna bellica. Quando Tolomeo tornò in Egitto, la regina diede seguito al suo voto e depose i suoi capelli nel tempio dedicato alla dea Arsione. Il giorno dopo, però, le trecce della regina erano scomparse.
Tolomeo, ovviamente, fu contrariato da quella che era una vera e propria profanazione. Chissà cosa avrebbe combinato se a un certo punto l'astronomo e matematico Conone di Samo non rilevò al suo re di avere scoperto un gruppetto di stelle nel cielo che, secondo lui, erano comparse subito dopo la scomparsa delle trecce della regina. La sua conclusione era, allora, che quelle stelle lì nel cielo altro non erano che la Chioma di Berenice.
Sebbene questa storia sia piuttosto vecchia, la Chioma di Berenice divenne una costellazione ufficiale solo nel 1551 ad opera del cartografo olandese Gerardus Mercator e successivamente inserita da Tycho Brahe nel suo catalogo stellare del 1602.
Infatti Tolomeo, pur citandola come "una massa nebulosa, chiamata il ricciolo", non la inserì tra le sue costellazioni.
domenica 17 maggio 2020
Topolino #3364: In giro al Giro
Dopo il prologo della scorsa settimana, parte il Giro d'Italia. Ovviamente non quello reale, sospeso fino a data da destinarsi (lo so, una data indicativa c'è, ma personalmente non sono ottimista, vista la competenza mostrata dai nostri politici), ma quello cui partecipa la squadra di Paperon de' Paperoni.
Rispetto alle storie elencate, però, quella di Enna spicca per un dettaglio non indifferente: Paperino non ha l'impegno di vincere, ma di fare il gregario nella squadra che Paperone ha deciso di sponsorizzare. Il magnate paperopolese, infatti, che per risparmiare utilizza i parenti più Battista per lo staff tecnico, sponsorizza una storica squadra ciclistica in difficoltà economiche e con un componente della squadra fuori uso. Ed è proprio il posto di quest'ultimo che prende Paperino: la scelta è indubbiamente apprezzata, non solo perché rompe con le spesso irrealistiche richieste di Paperone, che puntualmente Paperino porta a compimento o con l'aiuto del caso o con il grande impegno profuso, ma soprattutto perché permette di vedere il punto di vista di un ruolo ciclistico spesso nascosto. I gregari, infatti, solo raramente ottengono risultati, nascosti dal gran lavoro che compiono per mantenere protetti i capitani, ovvero quei ciclisti di talento, più specializzati in particolari situazioni come cronometro, scalate, sprint.
Ed è in questo emblematica del punto di vista narrativo di Enna la scena, citazionistica, in cui Paperino porta la borraccia in salita al suo capitano, non a caso chiamato Fausto: Mazzarello, infatti, riproduce fedelmente la fotografia dell'analogo momento in cui, nel corso del Tour de France del 1952, Gino Bartali consegna a Fausto Coppi, che poi quel Tour lo vincerà, una borraccia piena d'acqua.
E poco importa che questa scena sia del Tour e non del Giro: è essa stessa simbolo del ciclismo.
Su e giù per le montagne
Il Giro da capogiro di Bruno Enna e Marco Mazzarello, prosecuzione diretta dell'andirivieni italico sulle orme di Raffaello Sanzio del mese precedente, è solo l'ultima delle storie dedicate al ciclismo in generale e al Giro in generale uscite su Topolino. Questa, però, è solo la seconda esplicitamente ambientata al Giro d'Italia. A precederla fu un'altra saga in quattro puntate, Paperino al Giro d'Italia, scritta da Sergio Badino e uscita nel 2006 con i disegni di Alessandro Gottardo, Carlo Limido, Marco Meloni e Silvia Ziche. Oltre a questa si ricordano in particolare il Giro di Paperopoli di Giorgio Pezzin e dello Studio Comicup del 1993, Il centenario delle 100 bici di Massimo Marconi e Giuseppe Dalla Santa del 2009 in occasione del centenario del Giro, e La grande corsa infinita del 2017 di Sisto Nigro e Paolo Mottura per celebrare la 100.ma edizione della corsa in rosa.Rispetto alle storie elencate, però, quella di Enna spicca per un dettaglio non indifferente: Paperino non ha l'impegno di vincere, ma di fare il gregario nella squadra che Paperone ha deciso di sponsorizzare. Il magnate paperopolese, infatti, che per risparmiare utilizza i parenti più Battista per lo staff tecnico, sponsorizza una storica squadra ciclistica in difficoltà economiche e con un componente della squadra fuori uso. Ed è proprio il posto di quest'ultimo che prende Paperino: la scelta è indubbiamente apprezzata, non solo perché rompe con le spesso irrealistiche richieste di Paperone, che puntualmente Paperino porta a compimento o con l'aiuto del caso o con il grande impegno profuso, ma soprattutto perché permette di vedere il punto di vista di un ruolo ciclistico spesso nascosto. I gregari, infatti, solo raramente ottengono risultati, nascosti dal gran lavoro che compiono per mantenere protetti i capitani, ovvero quei ciclisti di talento, più specializzati in particolari situazioni come cronometro, scalate, sprint.
Ed è in questo emblematica del punto di vista narrativo di Enna la scena, citazionistica, in cui Paperino porta la borraccia in salita al suo capitano, non a caso chiamato Fausto: Mazzarello, infatti, riproduce fedelmente la fotografia dell'analogo momento in cui, nel corso del Tour de France del 1952, Gino Bartali consegna a Fausto Coppi, che poi quel Tour lo vincerà, una borraccia piena d'acqua.
E poco importa che questa scena sia del Tour e non del Giro: è essa stessa simbolo del ciclismo.
sabato 16 maggio 2020
Spose proibite
Grazie a uno stile a metà tra Phil Hster e Mike Mignola, Shane Oakley realizza una versione a fumetti decisamente efficace del racconto di Neil Gaiman, Le spose proibite, rimasto nella soffitta dello scrittore britannico per alcuni anni, fino alla sua pubblicazione nel 2005 per la rivista Gothic!.
Oakley, grazie al tratto cartoonesco e al sapiente uso del chiaro scuro, riesce a sintetizzare nel modo migliore possibile le atmosfere gotiche del racconto sposandole alla perfezione con gli aspetti ironici, quasi ridanciani, delle pagine di Gaiman. La sintesi è un volume gradevole, divertente e con l'effetto a sorpresa, che forse nel fumetto si perde un po' rispetto al racconto: infatti, nonostante lo conoscessi già per aver letto prima l'opera di Oakley, il racconto del racconto è risultato molto più efficace nel racconto che non nel fumetto.
Oakley, grazie al tratto cartoonesco e al sapiente uso del chiaro scuro, riesce a sintetizzare nel modo migliore possibile le atmosfere gotiche del racconto sposandole alla perfezione con gli aspetti ironici, quasi ridanciani, delle pagine di Gaiman. La sintesi è un volume gradevole, divertente e con l'effetto a sorpresa, che forse nel fumetto si perde un po' rispetto al racconto: infatti, nonostante lo conoscessi già per aver letto prima l'opera di Oakley, il racconto del racconto è risultato molto più efficace nel racconto che non nel fumetto.
venerdì 15 maggio 2020
Un epico principio olografico
Gli Epica hanno mischiato un po' diversi sottogeneri del metal. Pur avendo una forte impronta symphonic, come giusto che sia con una cantante del calibro di Simone Simons, hanno sempre avuto una forte componente gothic e death che mescolava un po' le carte.
Poi arrivarono The Quantum Enigma e, soprattutto, The Holographic Principle, che hanno decisamente alzato l'asticella dal punto di vista sinfonico e operistico. E come intuibile oggi mi voglio concentrare sulla title track dell'album uscito il 30 settembre del 2016, il settimo della loro produzione.
Poi arrivarono The Quantum Enigma e, soprattutto, The Holographic Principle, che hanno decisamente alzato l'asticella dal punto di vista sinfonico e operistico. E come intuibile oggi mi voglio concentrare sulla title track dell'album uscito il 30 settembre del 2016, il settimo della loro produzione.
Virtuale come la realtà
L'idea dietro l'album è semplice nella sua ambiguità: parte infatti dalla constatazione che la realtà virtuale permette alle persone di costruire una propria realtà personale. E quindi se, nonostante tutto, la realtà che ci circonda non sia, in fondo, una sorta di ologramma:
We don't know how we canE' a questo punto che parte la sfida a tutti noi, quella di rompere quello stesso giocattolo che in qualche modo abbiamo costruito:
Decode this anagram
We have lost our true selves
Within this hologram
Our soul is lostE allora è chiaro il senso di quell'abbraccia il principio olografico (Now embrace the Holographic Principle): un invito a costruire il proprio mondo, la propria visione della realtà e della vita. Un invito a spostare il timone, come ben detto con il primo verso della prima stanza, tutta in latino:
We challenge illusions
Created by us all
Discemus gubernaculum esse movendumDal punto di vista scientifico, invece, il principio olografico ha una sua collocazione ben precisa: è un modello cosmologico nato all'interno del più ampio paradigma delle teorie delle stringhe. Ed è proprio quello che nel seguito provero a (ri)raccontarvi.
Quod verum putaver am esse particulam
Pro viribus agendum est
Vim totam adhibebimus
Ad haec nos paremus
mercoledì 13 maggio 2020
A Milano si muore così
Che a Milano ci sia la 'ndrangheta è cosa nota ormai da tempo. Sono anche stati scritti fiumi d'inchiostro, tra libri di cronaca e articoli di giornale. Sono stati messi in scena spettacoli teatrali. Sono stati realizzati incontri di testimonianza. Ognuno di questi aveva una caratteristica comune: raccontare le storie delle vittime di mafia, di coloro che in un modo o nell'altro si sono trovati a opporsi alle 'ndrine e sono state schiacciate dalla loro voracità di denaro e potere. Le organizzazioni criminali, però, hanno bisogno dei loro assassini, dei loro killer prezzolati. Ed è proprio su uno di questi che si concentra Adele Marini, giornalista di nera, nel poderoso A Milano si muore così, edito dalla Fratelli Frilli Editore, gli scopritori di Dario Capranzano, per citare il loro autore più noto. Come, però, in un classico romanzo di genere, la vicenda è corale, ogni porzione segue uno dei personaggi di cui è composta la vicenda: i poliziotti e i carabinieri che indagano, una vittima di rapimento che sta cercando di ritrovare la normalità della vita, l'assassino prezzolato e vari altri piccoli personaggi animano la storia che la Marini ha sviluppato con attenzione ai particolari. Non mancano, infatti, i riti di affiliazione, riportati con grande precisione (basti rileggere i testi di Enzo Ciconte in proposito), né una ben precisa descrizione dei metodi di indagine, il tutto condito con un appassionante susseguirsi delle scene che, per lo più, rende la lettura godibile. Tra i pochi difetti forse quello più evidente è lo stile alla "verbale" con cui i poliziotti dialogano uno con l'altro anche in contesti informali, rendendo surreale e irrealistico il corrispondente scambio di battute.
A parte ciò, un poliziesco all'italiana da leggere e rifletterci su con attenzione.
A parte ciò, un poliziesco all'italiana da leggere e rifletterci su con attenzione.
martedì 12 maggio 2020
Prede e cacciatori
I modelli che descrivono la crescita delle popolazioni o lo sviluppo delle stesse in funzione dello sfruttamento delle risorse sono detti modelli logistici, poiché si basano sulla così detta funzione logistica. Nel momento in cui si sviluppa il modello, ad esempio con dei calcoli numerici, ciò che si osserva è che il sistema in realtà oscilla tra vari stati, senza raggiungere un vero equilibrio.
La funzione o equazione logistica venne scoperta per la prima volta nel 1838 dal matematico belga Pierre François Verhulst e successivamente riscoperta di volta in volta anche in contesti differenti. Ad esempio il matematico, chimico e statistico statunitense Alfred James Lotka nel 1910 sviluppò il "suo" modello logistico mentre stava descrivendo dal punto di vista matematico le reazioni chimiche autocatalitiche. Non contento del risultato, Lotka estese il modello prima ai sistemi organici (1920), usando piante ed erbivori come esempio, quindi utilizzò le stesse equazioni per descrivere le dinamiche tra preda e predatore (1925).
Nel frattempo anche l'italiano Vito Volterra si era interessato alla cosa, pubblicando nel 1926 il suo set di equazioni di matematica biologica sempre applicate al problema dell'interazione tra specie differenti che occupano uno spazio naturale simile, proprio come prede e predatori. A spingere Volterra ad approfondire questo genere di dinamica delle popolazioni era stato il cognato, il biologo marino Umberto D'Ancona, che aveva da poco sposato Luisa, la figlia di Volterra.
La funzione o equazione logistica venne scoperta per la prima volta nel 1838 dal matematico belga Pierre François Verhulst e successivamente riscoperta di volta in volta anche in contesti differenti. Ad esempio il matematico, chimico e statistico statunitense Alfred James Lotka nel 1910 sviluppò il "suo" modello logistico mentre stava descrivendo dal punto di vista matematico le reazioni chimiche autocatalitiche. Non contento del risultato, Lotka estese il modello prima ai sistemi organici (1920), usando piante ed erbivori come esempio, quindi utilizzò le stesse equazioni per descrivere le dinamiche tra preda e predatore (1925).
Nel frattempo anche l'italiano Vito Volterra si era interessato alla cosa, pubblicando nel 1926 il suo set di equazioni di matematica biologica sempre applicate al problema dell'interazione tra specie differenti che occupano uno spazio naturale simile, proprio come prede e predatori. A spingere Volterra ad approfondire questo genere di dinamica delle popolazioni era stato il cognato, il biologo marino Umberto D'Ancona, che aveva da poco sposato Luisa, la figlia di Volterra.
lunedì 11 maggio 2020
L'incertezza della scienza
Nell'aprile del 1963 Richard Feynman fece presso l'università di Washington una conferenza dal titolo eloquente: The Uncertainty of Science. Raccolta nel 1998 insieme ad altre conferenze del fisico teorico su The Meaning of It All ha avuto un'edizione italiana nel volume Il senso delle cose, edito da Adelphi un anno dopo l'edizione statunitense. Quella conferenza, ovviamente tradotta come L'incertezza della scienza, viene oggi, giorno del 102.mo compleanno di Feynman, da Laura Paganini nella nuova incarnazione di Cosmo Brain. Buon ascolto:
Come approfondimenti, oltre a dare un'occhiata all'etichetta corrispondente sul post, vi segnalo Come vincere un Nobel per la fisica con dei disegni e Waldo e la strada verso la miniaturizzazione.
Come approfondimenti, oltre a dare un'occhiata all'etichetta corrispondente sul post, vi segnalo Come vincere un Nobel per la fisica con dei disegni e Waldo e la strada verso la miniaturizzazione.
domenica 10 maggio 2020
Topolino #3363: Storie in trasferta
Le storie del numero di Topolino attualmente in edicola sono per lo più caratterizzate da una caratteristica comune: vedono i personagi disneyani operare in contesti diversi da quelli usuali, a parte Indiana Pipps che è quasi sempre in viaggio in un qualche luogo esotico. Si parte sin dalla storia di copertina, che, disegnata da Alessandro Perina, è dedicata al prologo de Il giro da capogiro, nuova saga di Bruno Enna, disegnata da Marco Mazzarello, e dedicata al Giro d'Italia. Ci sarà modo per discutere della saga e del Giro stesso, per cui inizierei subito con le Giovani Marmotte.
La storia, che vede Qui, Quo, Qua iniziare la loro missione tra le nevi del grande nord, sta ancora sviluppando la trama: le GM non si sono ancora confrontate in maniera diretta con il loro avversario, ma iniziano a prendere confidenza con l'ambiente. A giocare un ruolo centrale in questo episodio è la gara tra gatti delle nevi, che viene utilizzata dagli autori per scegliere il vice del Gran Mogol in maniera soft e senza spingere alle estreme conseguenze la competizione tra i tre nipotini di Paperino. Se da un lato questo espediente risulta un po' deludente, viste le precedenti saghe di Enna e Roberto Gagnor, dall'altro, invece, è una scelta ottima perché non rompe l'armonia tra i tre generalissimi, considerando che il cuore della storia deve restare prettamente ecologista.
In gara sulle nevi
Come abbiamo visto settimana scorsa, Federico Rossi Edrighi e Francesco D'Ippolito hanno spedito le Giovani Marmotte in Alaska sulle tracce del bamballocco. Questo uccello, ideato per l'occasione da Rossi Edrighi e ispirato sia all'estinto dodo sia al kakapo, pappagallo neozelandese a rischio di estinzione, vede il suo habitat a rischio a causa delle attività estrattive dell'ennesimo magnate senza scrupoli.La storia, che vede Qui, Quo, Qua iniziare la loro missione tra le nevi del grande nord, sta ancora sviluppando la trama: le GM non si sono ancora confrontate in maniera diretta con il loro avversario, ma iniziano a prendere confidenza con l'ambiente. A giocare un ruolo centrale in questo episodio è la gara tra gatti delle nevi, che viene utilizzata dagli autori per scegliere il vice del Gran Mogol in maniera soft e senza spingere alle estreme conseguenze la competizione tra i tre nipotini di Paperino. Se da un lato questo espediente risulta un po' deludente, viste le precedenti saghe di Enna e Roberto Gagnor, dall'altro, invece, è una scelta ottima perché non rompe l'armonia tra i tre generalissimi, considerando che il cuore della storia deve restare prettamente ecologista.
sabato 9 maggio 2020
Tosca dei boschi: come una favola Disney
Dopo Il porto proibito, oggi provo a raccontarvi qualcosa di un altro gran bel romanzo a fumetti in costume della coppia Teresa Radice-Stefano Turconi: Tosca dei boschi.
La storia si muove sul doppio binario dell'aderenza agli eventi storici da un lato e del romanzo d'avventura dall'altro. Descriviamo, brevemente, il contesto storico.
Siamo nell'Italia del 1343, in Toscana. Siena e Firenze sono, come sempre, ai ferri corti, ma dal 1342 la città gigliata è retta da Gualtieri VI di Brienne. Era stato chiamato dai governanti della città per ricoprire l'incarico di podestà: era, infatti, da alcuni anni che la città aveva deciso di affidarsi a uno straniero per questo compito a causa delle precedenti lotte intestine tra guelfi e ghibellini, che non avevano fatto molto bene all'economia di Firenze. Dopo i suoi primi provvedimenti, sotto la spinta dei ceti bassi della città, venne proclamato podestà a vita: e fu l'inizio della fine. Ottenuti i "pieni poteri", Gualtieri divenne ben presto un vero e proprio tiranno, tanto che dopo appena dieci mesi i fiorentini congiurarono contro di lui e il 26 luglio del 1343, dopo aver rassegnato le dimissioni, il "buon" Gualtieri fugge dalla città.
La storia si muove sul doppio binario dell'aderenza agli eventi storici da un lato e del romanzo d'avventura dall'altro. Descriviamo, brevemente, il contesto storico.
Siamo nell'Italia del 1343, in Toscana. Siena e Firenze sono, come sempre, ai ferri corti, ma dal 1342 la città gigliata è retta da Gualtieri VI di Brienne. Era stato chiamato dai governanti della città per ricoprire l'incarico di podestà: era, infatti, da alcuni anni che la città aveva deciso di affidarsi a uno straniero per questo compito a causa delle precedenti lotte intestine tra guelfi e ghibellini, che non avevano fatto molto bene all'economia di Firenze. Dopo i suoi primi provvedimenti, sotto la spinta dei ceti bassi della città, venne proclamato podestà a vita: e fu l'inizio della fine. Ottenuti i "pieni poteri", Gualtieri divenne ben presto un vero e proprio tiranno, tanto che dopo appena dieci mesi i fiorentini congiurarono contro di lui e il 26 luglio del 1343, dopo aver rassegnato le dimissioni, il "buon" Gualtieri fugge dalla città.
venerdì 8 maggio 2020
Un universo cavo nello spazio
Formatisi nel 1975, il loro primo album venne pubblicato nel 1980, titolato, come molti gruppi all'esordio, con il loro stesso nome. Colonne dell'heavy metal britannico, il loro ultimo album è uscito nel 2015, risultando uno dei successi dell'anno: sto parlando dell'album The Book of Souls e, soprattutto, degli Iron Maiden, che non saranno i Metallica, ma qualcosa alla storia della musica la stanno lasciando.
Dal punto di vista iconografico, gli Iron Maiden sono immancabilmente rappresentati da Eddie, la loro mascotte, uno zombie. Protagonista del merchandise del gruppo, Eddie è anche diventato il protagonista di un paio di videogame lanciati dalla band. D'altra parte nel video di Speed of light il buon Eddie saltella da un genere videoludico all'altro, omaggiando così uno dei mezzi di divertimento più diffusi degli ultimi quarant'anni.
Sebbene, a conti fatti, tecnicamente i Metallica sono superiori, vale la pena spendere qualche riga ogni tanto anche sugli Iron Maiden e sull'appena citata Speed of light, visto che il testo presenta alcuni spunti molto interessanti.
Dal punto di vista iconografico, gli Iron Maiden sono immancabilmente rappresentati da Eddie, la loro mascotte, uno zombie. Protagonista del merchandise del gruppo, Eddie è anche diventato il protagonista di un paio di videogame lanciati dalla band. D'altra parte nel video di Speed of light il buon Eddie saltella da un genere videoludico all'altro, omaggiando così uno dei mezzi di divertimento più diffusi degli ultimi quarant'anni.
Sebbene, a conti fatti, tecnicamente i Metallica sono superiori, vale la pena spendere qualche riga ogni tanto anche sugli Iron Maiden e sull'appena citata Speed of light, visto che il testo presenta alcuni spunti molto interessanti.
giovedì 7 maggio 2020
La rovina del giocatore
O del perché non conviene giocare d'azzardo.
Partiamo dalla roulette: questa è una ruota suddivisa in 37 settori numerati, da 0 a 36, di cui 18 neri, 18 rossi e lo 0 neutro. Quest'ultimo va a favore del banco, che ha quindi una probabilità di 1/37 in più rispetto allo sprovveduto giocatore di vincere. La percentuale è decisamente irrisoria, almeno rispetto ad altri giochi d'azzardo, ma è sufficiente per permettere a chi detiene il banco di trovarsi in una posizione di vantaggio.
Vediamo cosa succede con il Lotto:
Partiamo dalla roulette: questa è una ruota suddivisa in 37 settori numerati, da 0 a 36, di cui 18 neri, 18 rossi e lo 0 neutro. Quest'ultimo va a favore del banco, che ha quindi una probabilità di 1/37 in più rispetto allo sprovveduto giocatore di vincere. La percentuale è decisamente irrisoria, almeno rispetto ad altri giochi d'azzardo, ma è sufficiente per permettere a chi detiene il banco di trovarsi in una posizione di vantaggio.
Vediamo cosa succede con il Lotto:
Al Lotto la probabilità di un estratto su una data ruota, poniamo la ruota di Napoli, cioè che tra i 5 numeri estratti sul totale di 90 ci sia quello giocato, è di 5/90 uguale a 1/18; ma nel caso in cui esca il tuo numero lo stato non ti dà 18 volte la posta, bensì poco più di 10 euro per ogni euro giocato. Questo è da aspettarsi e in un certo senso è anche giusto: lo stato non tiene il banco del lotto per far divertire e arricchire la gente, ma per far cassa. L'ambo ha una probabilità di 2/801, all'incirca un caso a favore contro 400; però se vinci il Lotto non ti dà 400 volte la posta, bensì 250 volte (al lordo della tassa governativa, è ovvio!). Ma anche in caso di gioco equo, cioè nel caso in cui giocatore e banco abbiano la stessa probabilità di vincere ad ogni giocata, se il giocatore si intestardisce nel gioco finirà per rovinarsi.(via Ottavio Serra)
mercoledì 6 maggio 2020
Non mordere il Sole
La fantascienza in Italia non è vissuta della sola Urania, ma anche di altre più o meno piccole collane, come ad esempio la Collana Saturno. Sul quarto numero della collana, preso a qualche banchetto di libri usati, ecco un romanzo di fantascienza di Tanith Lee, autrice che avevo conosciuto grazie al romanzo fantasy Il signore delle illusioni facente parte della serie Flath Earth. Per cui la scoperta di un'autrice di genere fantastico come scrittrice molto più a tutto tondo mi ha spinto all'acquisto, e la lettura del romanzo è stata per certi versi sorprendente.
Non mordere il Sole oscilla tra l'utopia e la distopia, con alcuni piccoli cenni alla cyber punk non troppo pronunciati. La società umana, infatti, si è concentrata a vivere in grandi centri abitati a sviluppo verticale dove gli abitanti possono vivere una vita spensierata e senza problemi. Le attività principali sono gestite da robot e quasi-robot, ovvero robot con parti organiche, mentre gli abitanti provano un po' tutto, cambiando persino corpo o con apposite richieste o morendo. Già: gli esseri umani sono giunti a una sorta di semi immortalità, da qui gli elementi cyber punk o alla Matrix del romanzo.
La protagonista della storia attraversa la società mossa da una strisciante insoddisfazione, che in molti momenti sembra portarla al limite della ribellione. Alla fine, però, si ha la sensazione che, tutto sommato, la giovane non faccia altro che comportarsi come la media degli abitanti di ciascuna delle grandi città rimaste sulla Terra.
Un romanzo gustoso, a tratti divertente, su una società annoiata che ha essenzialmente rinunciato alla creatività più o meno in ogni campo, puntando su un'agiatezza diffusa grazie alla sostituzione dei lavoratori sottopagati o mal pagati con i robot, che vengono pagati grazie all'energia sonora. Sarà, forse, questo il nostro futuro?
Non mordere il Sole oscilla tra l'utopia e la distopia, con alcuni piccoli cenni alla cyber punk non troppo pronunciati. La società umana, infatti, si è concentrata a vivere in grandi centri abitati a sviluppo verticale dove gli abitanti possono vivere una vita spensierata e senza problemi. Le attività principali sono gestite da robot e quasi-robot, ovvero robot con parti organiche, mentre gli abitanti provano un po' tutto, cambiando persino corpo o con apposite richieste o morendo. Già: gli esseri umani sono giunti a una sorta di semi immortalità, da qui gli elementi cyber punk o alla Matrix del romanzo.
La protagonista della storia attraversa la società mossa da una strisciante insoddisfazione, che in molti momenti sembra portarla al limite della ribellione. Alla fine, però, si ha la sensazione che, tutto sommato, la giovane non faccia altro che comportarsi come la media degli abitanti di ciascuna delle grandi città rimaste sulla Terra.
Un romanzo gustoso, a tratti divertente, su una società annoiata che ha essenzialmente rinunciato alla creatività più o meno in ogni campo, puntando su un'agiatezza diffusa grazie alla sostituzione dei lavoratori sottopagati o mal pagati con i robot, che vengono pagati grazie all'energia sonora. Sarà, forse, questo il nostro futuro?
martedì 5 maggio 2020
Il triangolo di Napoleone
Ei fu. Siccome immobile,Sono questi i primi versi di Cinque maggio, ode scritta da Alessandro Manzoni in onore di Napoleone Bonaparte, morto esule sull'isola di Sant'Elena il 5 maggio del 1821, 199 anni fa.
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
La terra al nunzio sta,
Muta pensando all,ultima
Ora dell'uom fatale;
Bonaparte viene considerato come uno dei più grandi condottieri di tutti i tempi. Nato in Corsica giusto l'anno dopo la vendita dell'isola alla Francia da parte della Repubblica di Genova, vene iscritto dal padre a una scuola francese, la Scuola reale di Brienne-le-Château. Qui si sentiva un po' a disagio, un pesce fuor d'acqua, non solo per le iniziali difficoltà linguistiche, ma soprattutto perché la scuola era frequentata dai figli dell'alta aristocrazia francese: un covo di figli di papà!
Nonostante il bullismo, però, Napoleone si applicò nello studio, riuscendo in particolare in matematica: chissà quanto sarebbero stati contenti i regnanti di mezza Europa se un qualche arguto insegnante lo avesse spinto verso tale disciplina. Invece il giovane Bonaparte scelse la carriera militare, sebbene la passione per la matematica gli rimase addosso. E questo lo sappiamo non solo perché aveva in gran conto un matematico del calibro di Gaspard Monge, ma anche per via del teorema che porta il suo nome.
L'enunciato, peraltro, è abbastanza semplice:
I baricentri dei triangoli equilateri, costruiti esternamente sui lati di un triangolo qualsiasi, formano un triangolo equilatero.
domenica 3 maggio 2020
Topolino #3362: Arte e scienza, l'unione fa la forza!
A causa di alcuni interventi sul server, questa settimana l'usuale recensione staccata sul Caffè del Cappellaio Matto non andrà in onda, per cui l'articolo domenicale qui su DropSea dedicato al numero settimanale di Topolino inizia con l'ultimo episodio de La pietra dell'oltreblu. Appena sarà possibile tornare a pubblicare sul blog, provvederò, per completezza, a pubblicare anche lì la sola parte riferita alla saga di Bruno Enna e Alessandro Perina.
Nella mitologia greca, Galatea era una ninfa del mare, figlia di Nereo e Doride. Era innamorata, ricambiata, del giovane pastorello Aci. I due, però, erano visti con invidia dal ciclope Polifemo, innamorato della ninfa. Una sera, dopo aver visto i due amanti in riva al mare, accecato dalla gelosia, e con un modus operandi a lui ben noto, scagliò contro Aci un masso di lava, uccidendolo. Galatea iniziò a versare lacrime disperate, mentre il sangue di Aci sgorgava a fiotti dalla ferita alla testa. Zeus e gli altri dei, mossi a pietà dal dolore della ninfa, trasformarono il sangue di Aci nelle acque del fiume Akis, che sorge dall'Etna e sfocia a Capo Mulini, in provincia di Acireale. Peraltro proprio da quelle parti si trova una piccola fonte sorgiva, nota come "u sangu di Jaci", il sangue di Aci, dal colore rosastro a causa della presenza di ossidi di ferro.
L'affresco di Raffaello mostra Galatea a bordo del suo carro acquatico, una conchiglia trainata da delfini, al centro di una scena di gruppo vivace e affollata di altre figure mitologiche in attegiamenti amorevoli. A parte quest'ultimo aspetto dell'opera, di quelle di Raffaello fin qui riprodotte da Perina, questo trionfo è sostanzialmente il più fedele per quel che riguarda uso dei colori e rappresentazione dei personaggi.
Il committente di Paperello, infine, che non viene mai nominato, ha le sembianze dell'Uomo in arme di Sebastiano del Piombo, uno degli artisti ingaggiati da Chigi per decorare la sua villa. Mentre l'autore del quadro è stato identificato solo negli anni Trenta del XX secolo, l'identità dell'uomo ritratto non è stata ancora ben chiarita: c'è chi ritiene sia il condottiero Luigi Gonzaga, chi lo stesso Chigi. C'è, comunque, da dire che la moda del tempo per i potenti era sostanzialmente la stessa (un po' come ora che tutti i giovani ricchi portano la cresta), come ben si vede dal medaglione che lo ritrae realizzato da Lorenzo Bernini per la Cappella Chigi a Roma. In questo caso, però, i tratti sembrano molto più gentili rispetto a quelli del quadro di del Piombo.
Il periodo romano
L'ultima tappa della ricerca dei paperi di ciò che resta dei magici lapislazzuli di Paperello, alias Raffaello Sanzio, avviene in quel di Roma, dove il pittore passò un lungo periodo artistico, dal 1509 fino al 1520, anno della sua morte. In particolare i due autori per l'ultima tappa usano come fonte di ispirazione l'affresco realizzato da Raffaello nel 1511 per conto di Agostino Chigi, Il trionfo di Galatea, conservato presso Villa Farnesina.Nella mitologia greca, Galatea era una ninfa del mare, figlia di Nereo e Doride. Era innamorata, ricambiata, del giovane pastorello Aci. I due, però, erano visti con invidia dal ciclope Polifemo, innamorato della ninfa. Una sera, dopo aver visto i due amanti in riva al mare, accecato dalla gelosia, e con un modus operandi a lui ben noto, scagliò contro Aci un masso di lava, uccidendolo. Galatea iniziò a versare lacrime disperate, mentre il sangue di Aci sgorgava a fiotti dalla ferita alla testa. Zeus e gli altri dei, mossi a pietà dal dolore della ninfa, trasformarono il sangue di Aci nelle acque del fiume Akis, che sorge dall'Etna e sfocia a Capo Mulini, in provincia di Acireale. Peraltro proprio da quelle parti si trova una piccola fonte sorgiva, nota come "u sangu di Jaci", il sangue di Aci, dal colore rosastro a causa della presenza di ossidi di ferro.
L'affresco di Raffaello mostra Galatea a bordo del suo carro acquatico, una conchiglia trainata da delfini, al centro di una scena di gruppo vivace e affollata di altre figure mitologiche in attegiamenti amorevoli. A parte quest'ultimo aspetto dell'opera, di quelle di Raffaello fin qui riprodotte da Perina, questo trionfo è sostanzialmente il più fedele per quel che riguarda uso dei colori e rappresentazione dei personaggi.
Il committente di Paperello, infine, che non viene mai nominato, ha le sembianze dell'Uomo in arme di Sebastiano del Piombo, uno degli artisti ingaggiati da Chigi per decorare la sua villa. Mentre l'autore del quadro è stato identificato solo negli anni Trenta del XX secolo, l'identità dell'uomo ritratto non è stata ancora ben chiarita: c'è chi ritiene sia il condottiero Luigi Gonzaga, chi lo stesso Chigi. C'è, comunque, da dire che la moda del tempo per i potenti era sostanzialmente la stessa (un po' come ora che tutti i giovani ricchi portano la cresta), come ben si vede dal medaglione che lo ritrae realizzato da Lorenzo Bernini per la Cappella Chigi a Roma. In questo caso, però, i tratti sembrano molto più gentili rispetto a quelli del quadro di del Piombo.
sabato 2 maggio 2020
Alan Moore: Storie di scienza e magia
Dopo il quarto volume di Cinema Purgatorio, torno a occuparmi di Alan Moore e, in particolare, dello speciale che Linus gli ha dedicato con l'ultimo numero del 2019, cui peraltro era abbinato anche il calendario di questo sfortunato 2020. Anche in questo caso la lettura è arrivata con grande ritardo rispetto alla pubblicazione della rivista, ma non sono andato oltre anche grazie agli arresti domiciliari cui siamo costretti.
Andiamo, però, con ordine, e vediamo come è strutturato l'albo dedicato al bardo di Northampton.
Nel caso di Moore lo speciale è stato curato con la consulenza di smoky man, ovviamente presente a sommario con un articolo composto da citazioni di Moore che ne identificano il pensiero scientifico e filosofico. Tra gli articoli ho trovato notevoli e interessanti, per vari motivi, quello di Alessandro Bilotta sul suo rapporto con Moore e quello di Adriano Ercolani sul parallelismo di temi e narrativa tra Moore e Bob Dylan. In particolare l'articolo di Bilotta mi ha confermato qualcosa che già pensavo del nostro sceneggiatore sin dai tempi di Giulio Maraviglia: Bilotta è uno dei pochi autori al mondo ad aver veramente compreso il senso dell'opera dello sceneggiatore britannico e ad applicarlo senza fraintendimenti. Ciò potrebbe essere materiale per futuri articoli, ma per il momento mi fermo qui e passo alle storie.
La redazione di Linus per questo speciale ha selezionato tre storie brevi, Continuo a tronare, Se Einstein ha ragione e Lo sbaffo frettoloso del mio sorriso. Quest'ultima storiella, su cui non mi soffermerò più di tanto, disegnata da Peter Bagge, è una vera e propria parodia di un certo modo di fare pubblicità. Nonostante l'interessante argomento, però, mi occuperò principalmente delle altre due storie a sommario.
Andiamo, però, con ordine, e vediamo come è strutturato l'albo dedicato al bardo di Northampton.
Costruire un omaggio
Sin da quando Igort ha preso in mano la direzione della storica rivista di fumetti, cultura e approfondimento, ogni numero ha avuto un tema portante, sviluppato nella sezione centrale del numero alternando articoli di critica a fumetti.Nel caso di Moore lo speciale è stato curato con la consulenza di smoky man, ovviamente presente a sommario con un articolo composto da citazioni di Moore che ne identificano il pensiero scientifico e filosofico. Tra gli articoli ho trovato notevoli e interessanti, per vari motivi, quello di Alessandro Bilotta sul suo rapporto con Moore e quello di Adriano Ercolani sul parallelismo di temi e narrativa tra Moore e Bob Dylan. In particolare l'articolo di Bilotta mi ha confermato qualcosa che già pensavo del nostro sceneggiatore sin dai tempi di Giulio Maraviglia: Bilotta è uno dei pochi autori al mondo ad aver veramente compreso il senso dell'opera dello sceneggiatore britannico e ad applicarlo senza fraintendimenti. Ciò potrebbe essere materiale per futuri articoli, ma per il momento mi fermo qui e passo alle storie.
La redazione di Linus per questo speciale ha selezionato tre storie brevi, Continuo a tronare, Se Einstein ha ragione e Lo sbaffo frettoloso del mio sorriso. Quest'ultima storiella, su cui non mi soffermerò più di tanto, disegnata da Peter Bagge, è una vera e propria parodia di un certo modo di fare pubblicità. Nonostante l'interessante argomento, però, mi occuperò principalmente delle altre due storie a sommario.
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