Il re dell'horror.
Come al solito, i tre episodi della serie portante, disegnata da Kevin O'Neill, presentano una storia a continuazione nelle pagine iniziale e finale fornendo sempre più dettagli sulla spettatrice, presumibilmente morta, degli spettacoli cinematografici messi in scena dai due amabili autori. Le pellicole, che hanno tutte titoli con riferimenti a film del passato, si concentrano su alcune figure chiave dell'industria cinematografica. La prima storia è dedicata ad Arthur Lucan, che per buona parte della sua carriera ha interpretato il personaggio di Old Mother Riley in uno show omonimo insieme con Kitty McShane, che nella storia di Moore interpreta la figlia Kitty. In effetti questo secondo personaggio è particolarmente ambiguo, al pari dell'arzilla Mamma Riley, con la differenza che quest'ultima sembra vivere la sua ambiguità con molta più leggerezza.La seconda storia è dedicata a quello che può essere considerato come il re dell'horror statunitense, Tod Browning. I suoi capolavori sono, infatti, il Dracula del 1931 con Bela Lugosi, e il corale Freaks del 1931, in un certo senso una summa della poetica (se così si può dire) cinematografica di Browning. Questi è anche il regista del più noto dei così detti film persi: de Il fantasma del castello (London after midnight), in cui il vampiro protagonista era interpretato da Lon Chaney, uno degli attori preferiti da Browning, non sono al momento note copie esistenti. L'ultima, infatti, andò perduta durante un incendio agli studi MGM nel 1965.
Si diceva di Freaks come la summa della carriera di Browning, e in un certo senso così è non solo per i contenuti, molti dei quali non superarono la censura, ma anche per gli esiti: la carriera del regista è, infatti, costellata di alti e bassi e Freaks, film rivalutato nel XX secolo, fu l'ultimo e più forte flop nella carriera di Browning, che aveva posto alte aspettative in questa pellicola. Tutto questo Moore lo racconta non con disprezzo o rigetto, ma con profonda stima e ammirazione, come evidente dalla quadrupla che sancisce la fine della pellicola su carta.
Il terzo episodio, ambientato in un obitorio, racconta un po' di episodi piccanti e poco gratificanti di alcuni personaggi del mondo del cinema, tutti peraltro finiti sulle pagine del foglio scandalistico Confidential, tracciando così un quadro non proprio edificante del mondo delle stelle del grande schermo, cosa che è abbastanza comune a un po' tutte le storie di Cinema Purgatorio.
Mostri nella grande città
Il grande tema di Cinema Purgatorio come antologico è, però, quello dei mostri e in questo senso l'interpretazione più interessante è intelligente è quella di Codice Pru di Garth Ennis e Raulo Caceres. Per una volta Ennis, infatti, abbandona le sue solite trame ricche di violenza esagerata per sviluppare una storia che si può riassumere come l'E.R. dei mostri.La caratteristica della serie, infatti, è il lato psicologico, che Ennis riesce ad approfondire nonostante le poche pagine a disposizione fornendo con certosina precisione le informazioni sia sui protagonisti della serie, sia sugli altri personaggi, estemporanei o ricorrenti che siano. A dare una gran mano alla serie ci pensa, però, anche Caceres con un tratto ricco di linee e molto preciso ed espressivo.
Gli altri
Le altre tre serie oscillano per qualità di volume in volume. In questa quinta raccolta spicca in particolare Una più perfetta unione di Max Brooks e Gabriel Andrade, in particolare con l'episodio che introduce George Armstrong Custer, rappresentato da Brooks come un antipatico arrivista, pronto ad accaparrarsi i meriti degli altri, come nel caso delle prime bombe chimiche della storia, ideate da John Doughty. Questi, un insegnante, propose più volte al governo il progetto di alcune bombe al cloro, che però non vennero mai realizzate, almeno fino alla finzione fumettistica di Brooks e Andrade.Proseguono, tra alti e bassi, anche Mod di Kieron Gillen e Nahuel Lopez, con una storia che si complica sempre più, e L'immenso di Christos Gage e sempre Andrade. In quest'ultimo caso, nonostante l'ottimo apporto del disegnatore, la storia sembra un po' più confusionaria del solito: è, probabilmente, quella che risente maggiormente della diluizione dovuta alla struttura breve degli episodi.
Il sesto volume delle raccolte dovrebbe essere uscito poco prima della chiusura, ma non essendo riuscito ad acquistarlo non so se e quando lo leggerò. Potrei, eventualmente, accontentarmi della lettura in inglese degli albi singoli. Ad ogni buon conto, se tutto procede come previsto, scriverò altro su Moore, non so ancora se qui o sul Cappellaio Matto.
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