Stomachion

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lunedì 18 novembre 2024

La gatta ha dato l'allarme

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Prosegue la serie de I misteri della gatta di Dolores Hitchens edita da Sellerio. Con La gatta ha dato l'allarme, secondo romanzo della serie, ritroviamo Rachel Murdock, il tenente Mayhew e, soprattutto, la gatta Samantha, che ancora una volta gioca un ruolo fondamentale nella risoluzione della vicenda.
Samantha, però, e spero non si offenda, è solo il filo rosso della serie, che si regge essenzialmente su Miss Murdock, convinta, come ci ricorda la scrittrice all'inizio del romanzo, che la risoluzione degli omicidi dovrebbe essere lasciata alla gente comune. Non è che Mahyew faccia la comparsa, ma indubbiamente Miss Murdock, come già nel romanzo precedente, ha la possibilità, nel suo ruolo non istituzionale, di muoversi con più libertà e ottenere confidenze che a un poliziotto non verrebbero mai fatte. E queste caratteristiche diventano quanto mai essenziali per la risoluzione dell'intricata vicenda, costellata da due omicidi e che coinvolge un piccolo quartiere costituito da tre famiglie distinte, legate una all'altra in maniera indissolubile.
La risoluzione del mistero, ovviamente, implicherà la comprensione, da parte della coppia Murdock-Mayhew, di questi legami, che un po' alla volta andranno a delineare un quadro non esattamente edificante.

mercoledì 28 agosto 2024

La gatta ha visto tutto

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Un vecchia signora. Una gatta curiosa (quella del titolo). Una nipote scapestrata. Un uomo misterioso. Un poliziotto un po' goffo. Una giovane donna figlia di un uomo misterioso (forse lo stesso di prima?). La scontrosa padrona di un residence un po' fatiscente e decisamente poco curato. Questi i personaggi e il luogo in cui si svolge il brillante giallo investigativo di Dolores Hitchens, primo romanzo della serie con protagoniste Miss Rachel Murdock, appassionata di gialli e investigazioni, e Samantha, la sua gatta curiosa.
Il romanzo, una lettura veloce e leggera, costituisce anche un interessante enigma per il lettore, anche se la sua risoluzione è in qualche modo subordinata proprio allo sviluppo del modus investigativo di Miss Rachel, da confrotarsi con quello dell'investigatore, più formale e, per questo, un po' meno efficace. Il finale ad alta tensione, poi, completa il tutto: un romanzo intrigante, stimolamte e ottimo per le serate estive (d'altra parte è ambientato in una località balneare!).

mercoledì 20 dicembre 2023

A cena con l'assassino

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Nonostante il titolo originale, The Christmas murder game, sia molto più vicino alla trama del romanzo, A cena con l'assassino riesce comunque a essere un titolo intrigante e interessante. Scritto da Alexandra Benedict, mi ricorda stilisticamente e per caratterizzazione della protagonista, un po' Scarlett Thomas. La storia, infatti, vede una sarta che torna nella casa in cui è nata, e dove si è suicidata la madre, per volere della zia che dopo quel tragico evento l'ha cresciuta. L'obiettivo è risolvere una serie di indovinelli per ottenere il possesso della casa stessa. L'imprevisto, però, è alle porte, e i cugini di Lily Armitage iniziano a morire uno alla volta, rendendo così la risoluzione del gioco ideato dalla zia non solo una questione di eredità, ma anche di vita o di morte.
Il ritmo appassionante e la sfida insita all'interno degli indovinelli disseminati per il romanzo alla fine tengono incollato il lettore alle pagine, coinvolto anch'esso nella ricerca di ben due assassini, uno nel presente e l'altro nel passato.

giovedì 13 luglio 2023

Il club dei delitti del giovedì

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Acquistato come lettura estiva, Il club dei delitti del giovedì di Richard Osman si è rivelato, come peraltro mi aspettavo, una lettura divertente e stimolante.
Come impianto narrativo siamo di fronte a un giallo classico i cui protagonisti sono un gruppo di 4 pensionati benestanti che ogni giovedì si riuniscono in una delle sale messe a disposizione del centro di riposo dove soggiornano per discutere vecchi casi irrisolti presi dall'archivio di una delle due fondatrici del gruppo, finita in coma in ospedale.
La storia inizia quando Elizabeth arruola la neo arrivata Joyce nel gruppo, completato da Ibrahim e Ron. Da lì in poi, però, i 4 si ritrovano coinvolti in due omicidi che, ovviamente, cercheranno di risolvere con delle indagini parallele a quelle ufficiali della polizia.
La storia procede essenzialmente sui binari dell'ironia, cui lo stile leggero di Osman ben si sposa. I due intrighi risultano sufficientemente intricati da essere degli ottimi enigmi anche per i lettori, che vengono continuamente stimolati a risolverli, cercando di cogliere quei dettagli che poi si riveleranno risolutivi.

martedì 9 novembre 2021

I delitti del labirinto cinese

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Classificato come giallo cinese, I delitti del labirinto cinese è in effetti scritto dall'olandese Robert Van Gulik. Dopo aver vissuto buona parte della sua infanzia a Giava, ricopre ruoli diplomatici in molti paesi dell'est del mondo: India, Giappone, Malesia e ovviamente Cina. Studioso della storia di questo paese, scopre l'esistenza dei resoconti di molte indagini di un magistrato della Cina della dinastia T'ang e lo utilizza per creare il suo giudice Dee, protagonista di una serie di romanzi di genere, genericamente, giallo. E I delitti del labirinto cinese fa parte proprio di questa serie.
Il romanzo è, strutturalmente, un classico investigativo alla Conan Doyle, ma anche qualcosa di più: è anche un poliziesco, grazie alle indagini sul campo dei collaboratori di Dee, e un procedurale, vista la descrizione accurata dei processi dell'epoca (dinastia T'ang).

mercoledì 18 novembre 2020

I figli ideali

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La recensione di questo libro mi è rimasta un po' appesa, da un bel po'. E non è quella che aspetta da più tempo (è che sono indeciso su dove pubblicarla: quando uscirà, capirete al volo cosa intendo!). Una famiglia quasi perfetta di Jane Shemilt è il libro di cui scrivevo un paio di mesi fa, che ho concluso con qualche difficoltà. E queste difficoltà sono legate non solo al periodo, ma in parte anche al libro stesso. Non dico che è un brutto libro, anzi: in fondo la lettura la consiglio, ma non è nemmeno quel genere di libro che mi ha attirato particolarmente. E il motivo, probabilmente, è che l'ho letto dall'ottica del figlio. Per farvi capire, lasciatemi raccontare gli elementi salienti della trama.
Jenny e Ted Malcolm sono una coppia di medici che abitano in una casetta a due piani in quel di Bristol. Lei è il classico medico di famiglia, lui un neurochirurgo piuttosto affermato e parecchio indaffarato. Hanno tre figli, due maschi, Ed e Theo, e una femmina, Naomi. La storia, narrata in prima persona da Jenny come un lungo flashback intervallato da momenti di vita in un cottage nel Dorset, ruota intorno alla scomparsa di Naomi e a come questo evento faccia letteralmente crollare le certezze di Jenny sulla sua famiglia, che riteneve perfetta, figli inclusi. In pratica è la costruzione di un puzzle intricato, solo che il mistero della scomparsa dell'adolescente è solo lo sfondo dell'immagine generale, una rappresentazione del marito, dei figli e di se stessa che risulta alla fine molto più realistica dell'idea che Jenny raccontava a se stessa.
Forse è proprio questo che non mi ha fatto apprezzare il romanzo fino in fondo, quell'idea che da adulti si possa essere così ingenui da restare stupiti dei segreti che i figli si costruiscono intorno, di quegli spazi da cui teniamo lontani gli adulti, spazi che Jenny si era presa da adolescente, ma che trova impossibile si siano presi i suoi stessi figli, Naomi in testa.
Il finale, poi, è al tempo stesso scontato e spiazzante, soprattutto considerando la direzione in cui stava andando la storia. E alla fine questo mix crea delusione, molto più di un finale scontato. E forse il finale è l'unica pecca che obiettivamente mi sento di dare a un romanzo che, tutto sommato, non è malvagio. Basta non leggerlo con gli occhi del figlio.

mercoledì 13 maggio 2020

A Milano si muore così

Che a Milano ci sia la 'ndrangheta è cosa nota ormai da tempo. Sono anche stati scritti fiumi d'inchiostro, tra libri di cronaca e articoli di giornale. Sono stati messi in scena spettacoli teatrali. Sono stati realizzati incontri di testimonianza. Ognuno di questi aveva una caratteristica comune: raccontare le storie delle vittime di mafia, di coloro che in un modo o nell'altro si sono trovati a opporsi alle 'ndrine e sono state schiacciate dalla loro voracità di denaro e potere. Le organizzazioni criminali, però, hanno bisogno dei loro assassini, dei loro killer prezzolati. Ed è proprio su uno di questi che si concentra Adele Marini, giornalista di nera, nel poderoso A Milano si muore così, edito dalla Fratelli Frilli Editore, gli scopritori di Dario Capranzano, per citare il loro autore più noto. Come, però, in un classico romanzo di genere, la vicenda è corale, ogni porzione segue uno dei personaggi di cui è composta la vicenda: i poliziotti e i carabinieri che indagano, una vittima di rapimento che sta cercando di ritrovare la normalità della vita, l'assassino prezzolato e vari altri piccoli personaggi animano la storia che la Marini ha sviluppato con attenzione ai particolari. Non mancano, infatti, i riti di affiliazione, riportati con grande precisione (basti rileggere i testi di Enzo Ciconte in proposito), né una ben precisa descrizione dei metodi di indagine, il tutto condito con un appassionante susseguirsi delle scene che, per lo più, rende la lettura godibile. Tra i pochi difetti forse quello più evidente è lo stile alla "verbale" con cui i poliziotti dialogano uno con l'altro anche in contesti informali, rendendo surreale e irrealistico il corrispondente scambio di battute.
A parte ciò, un poliziesco all'italiana da leggere e rifletterci su con attenzione.

martedì 14 aprile 2020

Superman non muore mai

Sono due gli elementi che mi hanno spinto ad acquistare questo libretto dal banchetto di libri vecchi e usati dove l'ho trovato: il titolo, Superman non muore mai, e l'autrice, Claudia Salvatori. E' stata una delle poche sceneggiatrici in forza a Topolino. In particolare ricordo storie interessanti e divertenti all'interno di una serie di avventure sulle antenate di Minni, se la memoria non mi inganna.
Questo romanzo, uscito all'interno della collana de Il giallo Mondadori, è la prima opera in prosa della Salvatori che mi capita di leggere e possiede un'ulteriore particolarità: il giallo si sviluppa all'interno del mondo del fumetto. Il morto, infatti, è un fanzinaro, apparentemente ucciso durante un tentativo di rapina. A raccontare la storia e svolgere le indagini ufficiose è un suo amico, un fumettista, in particolare uno sceneggiatore, che si sta preparando per affrontare il lavoro più importante della sua carriera: sceneggiare il più venduto fumetto dell'orrore d'Italia.
La storia, ricca di cliché fumettistici e di genere, presenta molti piccoli cameo, in particolare con la presenza di diversi autori di fumetti, e un finale parzialmente a sorpresa, o comunque meno scontato di quanto lasciato intuire in alcuni passaggi del romanzo. Nel complesso, però,la lettura risulta non completamente soddisfacente, non tanto per il giallo in sé, che in fondo è abbastanza moderno, nonostante si stia parlando di un libro uscito nel 1994, quanto proprio per lo stile narrativo adottato per caratterizzare il protagonita/narratore. Marino Strano, infatti, non può fare a meno di descrivere molti dei passaggi iniziali dei vari capitoli usando immagini e tecniche fumettistiche. Il fatto che questa struttura sia adottata in buona parte dei capitoli, la rende abbastanza velocemente molto stucchevole. Inoltre lo stesso Strano risulta particolarmente antipatico all'interno di un romanzo che, a conti fatti, salva soltanto il morto. Il che, forse, dovrebbe dirci qualcosa sul fatto che Superman non muore mai.

martedì 21 maggio 2019

Lettore, in guardia!

Spesso succede che soprattutto i romanzi della serie Giallo Mondadori mi arrivano tra le mani nei modi più inconsueti. E così succede anche con Lettore, in guardia!, poliziesco di John Dickson Carr, scrittore statunitense noto con lo pseudonimo di Carter Dickson. Il segreto del romanzo è, in qualche modo, contenuto nel titolo che ha una doppia lettura, anche in originale, The reader is warned. Protagonista del romanzo è, infatti, Herman Pennik che millanta dei poteri di lettura del pensiero in grado persino di uccidere un essere umano. Dunque il lettore che deve restare in guardia è proprio Pennik. O no? In realtà si trovano all'interno del romanzo anche alcuni riferimenti espliciti al lettore, inviti a fare attenzione ai dettagli.
Carr, infatti, mette sotto il naso al lettore del romanzo tutti gli elementi per giungere a una soluzione, o quanto meno per avvicinarsi a essa, mentre continua a puntare il dito su Pennik, in un gioco abbastanza scontato di mettere il presunto colpevole sotto i riflettori. In effetti il lettore, quello del romanzo, potrebbe tranquillamente decidere di tornare indietro e andare alla ricerca dei passaggi suggeriti, ma d'altra parte il ritmo narrativo e l'alternarsi degli eventi sono anche tali da spingere il lettore a restare incollato alla pagina e seguire tutti gli eventi in successione.
In questo senso la bellezza di questo poliziesco è proprio nella combinazione di elementi in qualche modo gotici grazie alla presenza del lettore del pensiero; elementi noir grazie al gioco iniziale, molto alla Derrick, in cui gli ospiti della casa in cui Pennik si trova si chiudono in un circolo di pensieri criminali; investigazione classica grazie agli indizi che Carr dissemina nella trama. Una combinazione mescolata con grande sapienza da Carr per ottenere un risultato appassionante e piacevole.

lunedì 13 agosto 2018

I segreti di un predicatore

Nella cittadina svedese di Kiruna viene trovato morto, orribilmente mutilato, Viktor Strandgard, noto predicatore locale diventato famoso poiché ritornato dalla morte dopo un incidente stradale. La sorella Sanna viene sospettata dell’orrendo omicidio: quest'ultima, con due figlie a carico, telefona alla vecchia amica Rebecka Martinsson, avvocato di un importante studio di Stoccolma. Con queste premesse si sviluppa il primo di cinque romanzi con l'avvocato Martinsson protagonista scritti da Åsa Larsson, anch'essa avvocato.
Risulta inevitabile, con il tema proposto, che Tempesta solare sia ricco di una serie di considerazioni legate alla religione in generale e alle congregazioni religiose in particolare. Da un lato abbiamo, infatti, l'ateismo di Rebecka e la razionalità della polizia che svolge le indagini per questo terribile omicidio, dall'altra i segreti, fiscali ma non solo, della congregazione. Inoltre l'autrice scava anche nel passato del suo personaggio anche grazie al fatto che Rebecka non è semplicemente originaria di Kiruna (peraltro lo stesso paese d'origine della Larsson).
Romanzo appassionante che tiene incollato il lettore alla pagina anche grazie al ritmo serrato dell'indagine che si svolge in poco meno di una settimana, e tutto questo nonostante i protagonisti si prendano tutto il tempo necessario per le azioni quotidiane. Inoltre il climax conclusivo, da manuale, rende Tempesta solare un perfetto esempio del genere giallo moderno.

giovedì 7 giugno 2018

Una signora di nome Agatha

Per l'occasione della visione in televisione (un po' di mesi fa) in un’unica soluzione dello sceneggiato televisivo in due parti Dieci piccoli indiani, ho recuperato un volume con 4 romanzi di Agatha Christie che attendeva da qualcosa come dieci anni per essere letto.
Definizione del noir
Prima di iniziare a esaminare i romanzi presenti nella raccolta di cui sopra, vorrei concentrarmi su una definizione di noir. La motivazione di tale scelta è dettata essenzialmente dal fatto che i romanzi presentati nelle pagine del volume sono, a mio giudizio, dei veri e propri noir, a differenza, ad esempio, delle serie che coinvolgono Miss Marple o Hercule Poirot.
Il noir viene considerato sottogenere dell'hard boiled e spesso con esso confuso, tanto che molti romanzi hard boiled sono classificati come noir (sebbene negli ultimi anni si tende a utilizzare il termine noir come sinonimo del più generico giallo, o del thriller per usare il termine generico inglese). Per noir si intende un romanzo di genere giallo che si concentra sul colpevole, sulla vittima, sull'approfondimento psicologico dei personaggi, sull'atmosfera, mentre per hard boiled si intende essenzialmente il giallo d'azione. È una definizione che mi trova fondamentalmente d'accordo e in questo senso almeno due dei romanzi della raccolta sono squisitamente noir, mentre gli altri due presentano dei forti elementi noir, pur ricadendo anche nella categoria dei polizieschi grazie alla presenza delle autorità competenti.
Dieci piccoli indiani
Il romanzo si basa sulla filastrocca popolare statunitense Dieci piccoli indiani (Ten little indians) che nella versione della Christie diventa Dieci piccoli negretti (Ten little niggers). L'edizione statunitense cambia il titolo del romanzo in And Then There Were None (E nessuno ne restò), verso conclusivo della filastrocca.
La filastrocca è abbastanza semplice: otto persone vengono invitate da un personaggio misterioso, tale signor Owen, che non hanno mai visto, su un'isola, Nigger Island, presso la sua villa. All'arrivo gli otto trovano ad attenderli i due servitori assunti da Owen per l'occasione più o meno con le stesse misteriose modalità con cui ha invitato i suoi ospiti.
Dopo la spettrale cena inaugurale, dove una misteriosa voce su un disco del grammofono lancia precise accuse a ciascuno dei presenti, i dieci precari abitanti di Nigger Island iniziano a morire. Uno alla volta.
Come giallo Dieci piccoli indiani non è particolarmente complicato e determinare l'identità del misterioso signor Owen è abbastanza semplice: sin dall'inizio i sospettabili non sono molti e man mano che le informazioni si accumulano, il quadro diventa sempre più chiaro. Gli elementi caratteristici del romanzo, invece, sono tipicamente noir: la vicenda è narrata in un'atmosfera gotica, oscura e pesante, quasi opprimente, mentre la scrittrice scava nell'animo dei protagonisti, per alcuni con poche e semplici immagini, per altri approfondendone la storia nel corso di tutto il romanzo. In questo senso emergono, quasi come due opposti nella scala dei negativi, Philip Lombard, il personaggio più trasparente tra tutti, e Vera Claythorne, personaggio al limite della follia. La Christie, inoltre, si permette di giocare in un paio di occasioni con descrizioni splatter o quasi, realizzando alla fine un romanzo che utilizza buona parte degli stili del genere omnicomprensivo del brivido.

martedì 23 gennaio 2018

La raccolta dei vedovi neri

Dopo aver scritto del racconto all'interno della raccolta Il dilemma di Benedetto XVI, arriva la recensione del primo volume della minimum fax che raccoglie i racconti della serie ideata da Asimov
Il club dei Vedovi Neri venne ideato agli inizi degli anni Settanta del XX secolo da Isaac Asimov per coronare un progetto che aveva in mente da tempo: scrivere dei racconti gialli che fossero sì classici (un enigma da risolvere), ma al tempo stesso differenti dal giallo classico.
Così, ispirandosi a un club similare cui era stato invitato ad aderire, lo scrittore di fantascienza ideò questo particolare club costituito da 6 persone: cinque amici, membri fissi del club, e un ospite, rigorosamente maschio, scelto dall'anfitrione di turno. Le riunioni si svolgono una volta al mese, generalmente in un ristorante del centro città, e a servire il gruppo è sempre il cameriere Henry, diventato con il primo racconto della serie membro effettivo del club grazie alle sue doti di acume e deduzione.
In effetti la struttura dei racconti è abbastanza standard: l'ospite propone agli amici convenuti un dilemma. Questi iniziano a ragionare su di esso, facendo domande e suggerendo possibili soluzioni, fino a che non viene interpellato Henry, che funge da personaggio catalizzatore di tutte le tesi suggerite nel corso della conversazione fino a estrarre quella che alla fine si dimostra la soluzione vera e propria. L'interesse per i racconti, per la maggior parte pubblicati sull'Ellery Queen's Mystery Magazine, sta essenzialmente nella sfida tra lo scrittore e il lettore per la risoluzione degli enigmi. Alcuni di questi risultano anche abbastanza facili, soprattutto per l'usuale lettore del genere, ma lo stile di Asimov, le interazioni sempre dinamiche ed efficaci tra i personaggi, e la plausibilità e l'intelligenza delle varie idee lanciate dall'autore rendono piacevole e stuzzicante la lettura di ciascuno di essi.
Asimov affronta anche temi cari, come la crittografia o le bufale scientifiche, e propone anche alcuni limerick sui canti dell'Odissea, che purtroppo non proporrà più andando avanti con la serie, essenzialmente per via del fatto che originariamente ciascuno di essi non era stato ideato per una ristampa su libro. E' anche per questo, ricorda Asimov nell'introduzione, che i racconti sono stati modificati in funzione della pubblicazione in volume per evitare eccessive ripetizioni di passaggi che, invece, risultano necessari nell'edizione per rivista.
L'Asimov autore di gialli, alla fine, risulta altrettanto interessante, divertente e stimolante dell'Asimov divulgatore e scrittore di fantascienza.
I racconti dei vedovi neri, vol.1
di Isaac Asmiov
traduzione Mario Fois
Minimum fax, 2016, 240 pagine, € 9,00

giovedì 9 novembre 2017

La meraviglia e l'orrore


Christopher Walken, l'attore che avrebbe ispirato Pendergast
Sul finire del XX secolo vengono commessi una serie di omicidi efferati a New York intorno al Museo di Storia Naturale. Man mano che le indagini proseguono si fa largo un'ipotesi inquietante: l'omicida non è un uomo ma un animale, uno spietato predatore. La bestia è, in effetti, un organismo geneticamente modificato sfuggito al controllo e solo l'agente speciale dell'FBI Pendergast potrà fare luce sul caso e fermare questa sorta di reliquia vivente grazie al suo acume a alle ampie risorse di cui dispone.
Relic è il primo romanzo della serie scritta da Douglas Preston e Lincoln Child, una sorta di giallo fantascientifico con forti elementi horror. Il romanzo, pur presentando il personaggio di Pendergast, non è esattamente incentrato su quest'ultimo, ma è più una vicenda corale stilisticamente ricalcata sul classico romanzo d'avventura con uno svolgimento di, in questo caso, due vicende parallele nel presente e nel passato.
Pendergast, però, emergeva sin da subito come personaggio interessante, così non poteva fare altro che ritornare: saltando il successivo Reliquary (che non ho ancora letto), l'agente speciale atterra di nuovo a New York e sempre intorno al Museo di Storia Naturale ne La stanza degli orrori, titolo italiano che però perde l'elemento centrale del titolo originale, The cabinet of curiosities.

martedì 10 ottobre 2017

Hanaud, investigatore e teatrante

In un delitto, le parti in causa sono due: il criminale e la vittima
- da Prigioniero nell'opale, trad. Maria Grazia Griffini
Un poderoso volume contenente tre romanzi gialli di Alfred Edward Woodley Mason era rimasto lì, a languire per una ventina di anni circa, abbandonato dopo la lettura del primo dei tre romanzi, Delitto a Villa Rose. Protagonista indiscusso del volume è l'ispettore Gabirel Hanaud della Sûreté di Parigi, una sorta di teatrante dell'investigazione che dietro una apparente distrazione mostra un'attenzione ai particolari e una capacità deduttiva che rivaleggia con quella del più noto collega provato Sherlock Holmes.
Questione di spalla
D'altra parte per Mason l'elemento importante in un romanzo giallo non è tanto l'intrigo o la sfida intellettuale/enigmistica con il lettore, quanto la costruzione dei personaggi e soprattutto di un investigatore in grado di concentrare l'attenzione e l'interesse del lettore.
Per ottenere questo scopo, discostandosi così dal canone di Conan Doyle, la narrazione avviene in terza persona, pur se segue passo passo la così detta spalla, interpretata da Julius Ricardo, amico di Hanaud, in due dei tre romanzi, e da Jim Frobisher, avvocato londinese, nel secondo dei tre, La casa della freccia.
Spiccano, però, evidenti le somiglianze e soprattutto le differenze che evidentemente hanno spinto Mason a ripescare Ricardo nel Prigioniero nell'opale. Entrambe le spalle, infatti, hanno seguito Hanaud nelle sue indagini prendendo i proverbiali appunti (una sorta di tabella in stile pro/contro) e mostrando un'alternanza di emozioni nei confronti del francese che andava dall'ammirazione al rimprovero. La grossa differenza tra i due sta nel carattere di fondo, umile e propositivo quello di Frobisher, decisamente più altezzoso e a tratti arrogante quello di Ricardo. In questo senso quest'ultimo risulta così molto più efficace, sia grazie agli involontari effetti comici ottenuti (alcuni dei quali, a dire il vero, provengono dallo stesso Hanaud), sia grazie a una personalità nel complesso molto più forte. Lo stesso rapporto tra Ricardo e Hanaud, molto più confidenziale rispetto a quello con Frobisher, contribuisce a rendere più interessante persino lo stesso protagonista.

giovedì 26 maggio 2016

Otto innocenti e un colpevole

Il chimico Alfred Walter Stewart come giallista fu meglio notto sotto lo pseudonimo di J. J. Connington, che gli permise di proporre alcuni capolavori del giallo investigativo. Il suo personaggio più noto è Sir Clinton Driffield, capo della polizia, coprotagonista anche di Otto innocenti e un colpevole, probabilmente il più debole tra quelli che ho letto finora, dove la reale difficoltà non sta tanto nell'intuire l'identità dell'assassino, ma nel capire nel dettaglio come è riuscito a perpetrare i suoi crimini, come sempre mossi dall'avidità.
Ancora una volta il metodo scientifico è fondamentale per trovare le prove contro l'assassino: in questo caso è la prospettiva a giocare un ruolo fondamentale nello studio delle fotografie che dovrebbero costruire il movente che all'inizio scagiona il colpevole, ma che successivamente viene smontato con grande abilità da Driffield.
La produzione di Stewart è, ad ogni modo, abbastanza ampia e ciò che da lettore mi aspetto è che la Polillo riesca a completare la pubblicazione dei suoi romanzi, tutti invariabilmente intelligenti, cosa che, indipendentemente dalla forza narrativa (che non può evidentemente mantenersi costante), è sempre un valore aggiunto.

mercoledì 27 aprile 2016

L'ispettore Grazia Negro


Una scena dal film Almost Blue (2000) di Alex Infascelli
All'inizio di tutto c'era Almost Blue, ma non la canzone di Chet Baker, bensì il romanzo di Carlo Lucarelli. Lo scrittore e presentatore televisivo si era gettato, nel 1997, nell'ampio bacino letterario dei serial killer, ideando un assassino che uccideva le sue vittime e quindi ne prendeva per qualche giorno le sembianze, continuamente alla ricerca di una sua identità.
Recependo gli stili e le caratteristiche del romanzo di genere statunitense, su tutti la serie con protagonista Hannibal Lecter, Lucarelli adatta la caccia al serial killer, di cui grazie al Mostro di Firemze si parla anche in Italia, al nostro paese. Protagonista della vicenda è l'ispettore Grazia Negro, una piccola poliziotta di origine pugliese che inizia una caccia serrata all'Iguana, soprannome del serial killer protagonista di questo primo romanzo.
Visto il suo successo, Lucarelli pensa bene di proseguire la serie, prima con Un giorno dopo l'altro, con il titolo e le atmosfere malinconiche ispirate all'omonima canzone di Luigi Tenco, quindi con il prequel Lupo mannaro.
L'edizione che raccoglie tutti e tre i romanzi in un'unico volume permette di leggere le tre storie nell'ordine cronologico interno, apprezzando così le coincidenze stilistiche, ma anche le differenze: ad esempio il Lupo mannaro è narrato in prima persona dal capo di Grazia, affetto da una rara malattia che lo fa dormire, quando va bene, un paio d'ore a notte.
Nel complesso, nonostante alcune scene abbastanza scontate, concessioni al genere tutto sommato perdonabili, la serie di tre romanzi è credibile nel suo essere calata nel contesto nazionale, non solo grazie all'ottimo lavoro di approfondimento psicologico o di rappresentazione della realtà italiana, ma soprattutto grazie al Pit Bull, protagonista di Un giorno dopo l'altro, killer a pagamento freddo ed efficace e quasi imprendibile grazie alle sue doti da trasformista.

martedì 19 gennaio 2016

L'ultimo caso di Sherlock Holmes

Come già scritto, all'interno del canone holmesiano il professor Moriarty costituisce un'anomalia: personaggio ideato appositamente per chiudere i conti con Holmes, divenne l'antagonista per eccellenza del detective privato.
Proprio l'anomalia dell'Ultima avventura aveva ispirato Nicholas Meyer per La soluzione sette per cento, romanzo trasformato recentemente in un fumetto dalla IDW. Giusto alcuni anni dopo, nel 1978, anche Michael Dibdin si ispira a quel racconto per scrivere il suo contributo apocrifo al personaggio ideato di Conan Doyle.
L'ultimo caso di Sherlock Holmes è in pratica una nuova versione alternativa dell'Ultima avventura che parte più o meno dallo stesso punto di vista de La soluzione al sette per cento: Holmes, preda degli effetti collaterali dovuti all'abuso della cocaina, un modo per supplire ai periodi di inattività dall'attività investigativa, in pratica idea il professor Moriarty come suo fantomatico avversario.
La sfida con Moriarty, quindi una sfida di Holmes contro se stesso, si intreccia con l'indagine sugli omicidi di Jack lo squartatore, il famigerato serial killer di White Chapel, che per Dibdin è Holmes stesso in quella che alla fine può essere considerata come una variazione sul tema de Il caso del dottor Jekill e mister Hide. Holmes viene tratteggiato con una doppia personalità: da un lato l'investigatore che tanti lettori hanno amato, dinamico e intelligente pronto ad affrontare nuove indagini apparentemente impossibili; dall'altro un lucido assassino seriale ossessionato e pericolosissimo.
Al di là della soluzione forse un po' troppo radicale per essere completamente accettata dai fedeli lettori del canone holmesiano, il romanzo, in una maniera sottilmente intelligente, avvicina Holmes alla principale ispirazione di Doyle per la sua creazione, il dottor Joseph Bell di cui sir Arthur fu assistente e quindi amico, oltre che il probabile collaboratore durante le indagini su Jack lo squartatore. Infatti proprio Bell era il consulente per le indagini sugli omicidi di White Chapel: a tal proposito la leggenda racconta che Bell e Doyle scoprirono l'identità di Jack, ma la loro soluzione venne secretata, alimentando così l'idea che dietro quegli efferati omicidi c'era una personalità vicina alla casa reale. L'identificazione di Jack con un Holmes dalla doppia personalità invece sembra dare alle voci che vorrebbero Conan Doyle come il vero Jack il giusto posto: all'interno di un romanzo.
Elenco di romanzi, giochi e altro su Holmes contro Jack lo squartatore

venerdì 8 gennaio 2016

Che cosa è successo a Mr. Dixon?

Dopo le tragicomiche avventure de Il caso dei libri scomparsi, torna Israel Armstrong nel secondo romanzo della serie del bibliobus di Tundrum. In questo caso Ian Sansom, con il solito stile ironico e divertente, costruisce quel che si dice un vero e proprio giallo investigativo, la cui facilità (il lettore di genere non stenterà a risolverlo sin dal primo capitolo) rende di fatto secondario il mistero, portando in evidenza l'indagine in se, intesa come una scoperta, per quanto divertente, dell'Irlanda del Nord e di alcuni particolari personaggi che la popolano.

giovedì 20 agosto 2015

Sherlock a Shanghai

Girare per le fiere del libro, grandi o piccole che siano, permette spesso di trovare delle vere e proprie curiosità letterarie, come ad esempio le avventure di Huo Sang e del suo assistente, nonché voce narrante, Bao Lang.
Questi racconti, scritti da Cheng Xiaoqing, e portati in occidente grazie a Timothy C. Wong dell'Arizona State University, hanno una evidente ispirazione sherlockiana, come dal titolo della raccolta e dalla struttura del romanzo, che vede il detective privato affiancato da un assistente, narratore ufficiale delle sue imprese. Le similitudini tra i due personaggi sono anche abbastanza scontate, essendo Cheng Xiaoqing un appassionato di Conan Doyle e in particolare del suo personaggio: così nei racconti di Huo Sang abbondano l'arguzia e il gioco con il lettore, che attraverso Bao Lang è invitato a intuire il ragionamento del protagonista.
A fronte di queste forti similitudini, ci sono però anche alcune importanti differenze. Le prime sono di ordine sociale e politico, dovute essenzialmente all'ambientazione. Mentre, infatti, la saga di Holmes era ambientata nella Londra di fine XIX secolo, le avventure di Huo Sang sono nella Shanghai di inizio XX secolo. E se da un lato viene messa sin da subito in evidenza la differenza culturale e di apertura mentale tra la città e la periferia, è forse ancora più stupefacente l'occidentalizzazione della Cina, almeno delle fasce della società più colte. Ad esempio il racconto L'altra fotografia si impernia intorno alla pratica della ricerca di un marito o di una moglie attraverso inserzioni sul giornale. Ciò lascia anche un indizio sulla condizione di libertà abbastanza avanzata che la donna cinese riusciva ad avere all'inizio del XX secolo, fatti salvi i più che evidenti tradizionalismi che avevano portato nel corso del racconto a sospettare una tresca amorosa dove il maggior astio veniva rivolto verso la donna rimasta vedova. Se poi pensiamo che, per esempio, la Cina post rivoluzionaria vedeva le società occidentali come una cloaca libertina, ci rendiamo conto di quali effetti culturali ha avuto questa sulla civiltà cinese.
L'altro elemento di grande differenza rispetto a Holmes è poi l'introduzione di un avversario all'altezza di Huo Sang. La Rondine della Cina meridionale è quello che sarebbe diventato nel cinema Moriarty. Se nella serie di romanzi un personaggio così forte e carismatico non è stato più utilizzato dopo L'ultima avventura, per contro ha in un certo senso ispirato la Rondine di Cheng Xiaoqing, che lo descrive come un audace ladro in grado di rivaleggiare per arguzia con lo stesso Huo Sang. A questo l'autore introduce anche tutta una serie di elementi che rendono la Rondine un personaggio leggermente ambiguo, visto l'aiuto che presta a Huo Sang e Bao Lan Sullo Huangpu, e subito dopo nell'Occhio di Gatto la sfida, finita obiettivamente in parità, che lancia al duo.
Sherlock a Shanghai, per ora unico volume della serie, portata in Italia dalla ObarraO, che ho letto, mi sembra un ottimo esempio di come Cheng Xiaoqing abbia imparato la lezione di Conan Doyle riuscendo a trasportarla nella Cina di inizio XX secolo creando un prodotto alla fine abbastanza autonomo e gradevole.

domenica 5 aprile 2015

La scomparsa di Patò

Misteriosa #scomparsa di #Pasqua a #Vigata
Il direttore della banca di Vigata, persona rispettata e apprezzato attore dilettante, subito dopo il Mortorio, rappresentazione della passione di Cristo, scompare misteriosamente. Sia la moglie, disperata, sia lo zio, sottosegretario del ministero dell'interno, premono sui pubblici ufficiali per ottenere una soluzione quanto più veloce delle indagini.
Andrea Camilleri, ispirato da un passaggio di A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia, si lancia nella costruzione verosimile di una scomparsa fittizia utilizzando scambi epistolari tra gli inquirenti (un poliziotto e un carabiniere) e i loro superiori, tra questi ultimi e il senatore Pecoraro, zio di Patò; ritagli di giornale; fotografie; verbali delle sedute del comune di Vigata.
Come in tutti i gialli che si rispettino, ci sono anche i detective dilettanti, in questo caso due inglesi che propongono due ardite ipotesi: una caduta in un buco spaziotemporale o la sparizione all'interno di una specie di tesseratto, una scala escheriana ad essere precisi. E' divertente, in questo senso, non solo il fatto che, per valutare le due teorie sottoposte al sindaco quest'ultimo riunisca il consiglio comunale, ma che di fronte alla conclusione degli inquirenti (Patò fugge con l'amante, la moglie del suo migliore amico) il prefetto suggerisce al questore e al capitano che al confronto sarebbe meglio sostenere la teoria dei due sir inglesi. Essenzialmente per motivi politici.
E', in definitiva, un ritratto dell'Italia post unitaria divertente ma anche demoralizzante, perché in fondo certe cose non cambiano mai...