Stomachion

mercoledì 31 luglio 2013

Porno chimica: cianuro

Alcuni dei contenuti qui riportati potrebbero urtare la sensibilità di chi legge. Le informazioni hanno solo un fine illustrativo. Copiare senza pensare da Wikipedia può inserire nel vostro blog o sito del materiale discutibile: leggere le wiki avvertenze!
More about Gang bang
Cassie Wright, che vi ammicca dalla copertina qui a fianco, è una pornattrice, che per l'abbandono all'attività ha deciso di entrare nel guinness dei primati con la più grande Gang Bang della storia (dove per gang bang si intende qualcosa del genere). In realtà, in un intreccio complicato tra amanti, figli presunti che si emozionano e figli veri che non si presentano, la nostra Cassie ha intenzione di abbandonare l'attività nel modo più spettacolare possibile: suicidarsi sul set insieme con il suo compagno preferito. La scelta cade sul cianuro di potassio, quello che nei romanzi gialli lascia sempre un leggero odore di mandorle e che viene così raccontato da Chuck Palahniuk nelle battute conclusive di Snuff, titolo originale del romanzo, che ovviamente si riferisce agli snuff movie (che poi l'ultimo film di Cassie si stava trasformando in qualcosa del genere):
Cianuro di potassio. In natura si trova nella radice di cassava, o manioca, una pianta africana. Viene usato per stampare le cosiddette cianografie, sotto forma di un pigmento blu intenso noto come blu di Prussia. Di qui il cosiddetto color "ciano".
Da qui il termine "cianosi", usato per descrivere la sfumatura azzurrina che assume la pelle di chi subisce un avvelenamento da cianuro. Morte. Istantanea, certa e per sempre.
Se delle cianografie ho più o meno scritto in un paio di occasioni (nel caso del ritratto dedicato ad Anna Atkins o del libro Marie & Pierre Curie, A Tale of Love and Fallout di Lauren Redniss), in questo caso provo a raccontarvi un paio di cose sul cianuro di potassio: questi è un composto inorganico (formula chimica $KCN$), dall'apparenza simile allo zucchero e solubile in acqua. Viene usato soprattutto nelle estrazioni minerarie, nelle sintesi organiche e nella galvanotecnica.

martedì 30 luglio 2013

Panini per Ciccio!

Il sito di LSB è al momento down, quindi ho pensato di utilizzare DropSea per la news che avevo già scritto (roba non molto ortodossa devo dire, visto il recente attestato di stima!). Ad ogni modo andiamo alla notizia:
Tutto parte da un articolo di Repubblica che, partendo da una agenzia ANSA, annuncia di un accordo, di cui si vociferava già da diversi mesi, tra Disney e Panini per la cessione a quest'ultima della licenza di pubblicazione dei fumetti disneyani in Italia. La notizia, confermatami da Tito Faraci su twitter, suggerisce l'esistenza di una agitazione sindacale, visto che i lavoratori coinvolti (22 in tutto: da notare che la redazione di Topolino è costituita da 13 persone) non sembrano gradire lo spostamento da Milano a Modena, evidentemente non così semplicemente raggiungibile per chi deve andarci ogni giorno. Come andrà a finire, visto che comunque l'accordo non è ancora definito nei dettagli, non si sa. Personalmente spero che restino a Milano, perché altrimenti l'alternativa sarebbe un cambio della redazione...
Ad ogni modo vorrei chiudere con ottimismo condividendo quello che pensa Ciccio del cambio di gestione della divisione publishing di Disney Italia:
Il Ciccio conclusivo è di Alessandro Gottardo via Papersera
La gif animata di Topolino saltellante l'ho realizzata a partire da una serie di Topolini pubblicati su un vecchio numero del settimanale utilizzando Gimp.

La cerimonia del massaggio

E se muore il tuo massaggiatore? Ecco qui descritto il suo funerale, tra storie e inciuci più o meno svelati, con ironia, un po' di sarcasmo e un pizzico di serietà!
Sicuramente non è il libro più bello di Alan Bennet, ma vale la pena leggerlo, per farsi due risate... riflettendo!

Nota: post già pubblicato su Camera Collettiva


lunedì 29 luglio 2013

Cose di Marco dal web

O meglio, cose di Marco che fa piacere leggere:
  • Sono cose che leggo, che mi piacciono e che voglio condividere con i lettori del Tamburo
  • Non c'è assolutamente nessuna pretesa di voler segnalare "il meglio", ma solo quello che mi ha lasciato qualcosa: soggettività alla massima potenza
  • Sono un invito alla lettura e magari anche all'inizio di un eventuale dialogo o discussione
  • Sono in ristrettissima parte (per mancanza di tempo e competenza da parte mia) la prova che si può fare buona divulgazione scientifica anche sul Web e soprattutto sui blog
  • Sono il mio miserissimo ringraziamento verso coloro che si fanno il mazzo per scrivere articoli che richiedono, oltre alla competenza, il tempo (tanto tempo), il rispetto e la dedizione verso il lettore che di Scienza vuol sapere, lettore che, purtroppo, non sempre si rende conto di quanta passione e fatica ci voglia per fare buona divulgazione scientifica.
Continua su Cose (di Scienza) dal Web

Le insegne divertenti

Che divertente andare in giro per Milano e trovare il nome della strada 'scritto' così:



sabato 27 luglio 2013

La gioia di sorridere

Su un vecchio Topolino su cui ho recentemente messo le mani, il 1221 (numero palindromo) c'è una sorta di guida per la cura dentale in due paginette a firma di Carla Tanara. Propone quattro punti per una corretta igiene dentale:
Punto uno: igiene significa assoluta pulizia, ossia eliminazione della placca dentale (un accumulo di batteri invisibili che causano carie). Per farlo è sufficiente dentifricio e spazzolino di buona qualità, pulendo le arcate dentali esternamente e internamente, in senso rotatorio.
Punto due: igiene alimentare. Zucchero e ogni sostanza zuccherina sono i grandi nemici. Abolirli? No, limtarne l'uso e, subito dopo, pulizia: niente dolcetti quando si è già a letto e non ci si laverà fino al mattino. Per le merendine varie preferite frutta da masticare bene, tipo mele che rinforzano.
Punto tre: irrobustimento con fluoro, secondo la quantità consigliata dal dentista.
Punto quattro: visita dentistica due volte l'anno, prima che i denti facciano male e per prevenire eventuali guai.
E c'è anche una sorta di proto-infografica sulla dentizione dai sei mesi ai dodici anni:

venerdì 26 luglio 2013

Tavola 50

Sono sempre stato convinto che chiunque sia in grado di scrivere un fumetto. Anche un buon fumetto è alla portata di tutti. Già scrivere un bel fumetto (che è qualcosa di più di un buon fumetto) è più difficile. Scrivere un capolavoro è impresa che richiede tempo, più che difficoltà (o se preferite la difficoltà sta nel tempo richiesto), per raffinare le proprie qualità di scrittura e il proprio stile. La vera difficoltà è saper utilizzare la scienza, sia nel caso di una storia realistica, sia nel caso di una storia fantastica, perché devi conoscerla, almeno un pochino. Ciò che però è sommamente difficile è scrivere della buona divulgazione in forma fumettistica. O è incredibilmente semplice quando sai da che parte iniziare: la scienza!

Pagina della sceneggiatura di "Cosmicomic" pubblicata su FB e segnalata da Amedeo

giovedì 25 luglio 2013

Locomotiva Biemme

Visto che sono appena partito da Milano per Cosenza, mi sembra giusto pubblicare questa pubblicità estratta da un vecchio Topolino:

martedì 23 luglio 2013

Irlandese al 57%

Finito di leggere domenica pomeriggio, "Irlandese al 57%", una raccolta di storie scritte da Roddy Doyle... e anche la premessa iniziale è scritta da lui! Premetto che a me piace come scrive, ho letto tutti (o quasi) i suoi libri, e anche questo non delude le mie idee e le mie aspettative su di lui.
Come dicevo, sono diversi racconti, alcuni molto divertenti, altri meno, ma sono belli come gli altri.
Ciò che accomuna tutti questi racconti è l'idea e il significato di sentirsi straniero, spesso nella propria terra natia, e anche essere straniero ma provare a sentirsi 'del posto'. E forse questo argomento che mi ha reso i racconti ancora più interessanti, perché spesso anche io, nel mio piccolo mi sento 'straniera', solo perché vivo in una regione che non è la mia...
Anche con questo libro, Doyle ci fa riflettere con il sorriso!

Nota: post già pubblicato su Camera Collettiva



lunedì 22 luglio 2013

Una gita a Crespi d'Adda

Domenica scorsa siamo andati a visitare il villaggio industriale di Crespi d'Adda, ideato dalla famiglia Crespi per rendere più confortevole il lavoro presso il loro cotonificio. Il villaggio, grazie ad alcune particolarità geografiche, è riuscito a sopravvivere praticamente integro fino ai giorni nostri e la piccola gita è stata molto interessante, girando tra le stradine a traffico molto limitato di un paese ordinato come una cittadina romana: e infatti, ci diceva la guida, i Crespi si ispirarono proprio alla pianta romana per progettare l'intero parco abitativo. E' molto interessante, poi, osservare come le primissime case, volute dal capostipite, Cristoforo Benigno Crespi, erano in effetti dei casermoni, mentre il resto del villaggio è stato realizzato sul modello delle case della salute inglesi, su indicazione del figlio Silvio, mandato proprio in Inghilterra a studiare. Altra osservazione interessante riguarda la scuola: le maestre avevano l'indicazione di indicare i bambini più intelligenti, perché, a spese dei Crespi, avrebbero proseguito gli studi con l'obiettivo di diventare impiegati e dirigenti.
Crespi costituisce una delle più importanti ed esemplari testimonianze al mondo del fenomeno dei villaggi operai, e si è conservato integro fino ai giorni nostri.
Crespi è un autentico modello di città ideale del lavoro: è un interessantissimo, e quasi perfetto, microcosmo autosufficiente dove la vita dei dipendenti, insieme a quella delle loro famiglie, ruotava - in un piano ideale di prdine e di armonia - attorno alla fabbrica.
L'Unesco nel 1995 ha proclamato il Villaggio di Crespi "Bene storico appartenente all'umanità intera".
Oggi il Villaggio di Crespi ospita una comunità in gran parte discendente degli operai che vi hanno vissuto o lavorato; e la fabbrica stessa è rimasta in funzione fino al 2003, senza mai modificare il suo settore di produzione: il tessile cotoniero.

venerdì 19 luglio 2013

Cento anni di teoria atomica

Avrei potuto tranquillamente scrivere qualcosa di completamente originale. E l'ho anche fatto, ma è dispersa per la rete e sto cercando di recuperarla. Quando, però, sono incappato in un articolo di David Clary su "Science", ho pensato che valesse la pena tradurlo e adattarlo (mi trovate nella formattazione e nelle differenze di traduzione tra le due versioni)

Niels Bohr
Nel 1913 Niels Bohr pubblicò un articolo di rottura che introduceva un nuovo modo per comprendere i fenomeni atomici(1). Intitulato On the Constitution of Atoms and Molecules, l'articolo riuniva insieme per la prima volta il modello di atomo sviluppato da Rutherford, che consisteva di un nucleo positivamente carico circondato da elettroni caricati negativamente, con la teoria della quantizzazione della radiazione sviluppata da Planck. L'articolo divenne uno dei più influenti del XX secolo.
Sebbene il modello dell'atomo di idrogeno descritto nell'articolo è stato sostituito in appena 13 anni dagli sviluppo della teoria quantistica e della meccanica ondulatoria, il lavoro introduceva diversi nuovi concetti che hanno superato la prova del tempo. Stiamo parlando di idee come l'esistenza degli stati stazionari, ovvero situazioni in cui un sistema atomico o molecorale può avere un preciso valore di energia e la transizione da uno stato all'altro può essere accompagnata dall'emissione o dall'assorbimento di radiazione. In più Bohr utilizzò la costante di Planck $h$ per identificare la frequenza $\nu$ della radiazione generata da una transizione da uno stato di energia iniziale $W_1$ a uno di energia finale $W_2$: \[\nu = \frac{W_2 - W_1}{h}\] Oggi questi principi sono una seconda natura per fisici e chimici, ma erano radicali cento anni fa.

Gli schizzi di Bohr sulle strutture atomiche così come li ha inviati lo stesso fisico in una lettera a Rutherford

giovedì 18 luglio 2013

Il gatto e la doppia fenditura

In originale (via alchemico, immagine però presa da questo forum) lo sperimentatore si chiama Yukalot, da yuk, risata esuberante, e a lot, molto.
L'esperimento della doppia fenditura è giustamente utilizzato nella vignetta (del 1995) poiché è grazie a questo che è possibile mostrare la dualità onda-particella.
Per Richard Feynman
questo esperimento rappresenta la chiave per la comprensione della meccanica quantistica, oltre a essere il fondamento della formulazione degli integrali sui cammini da lui introdotta.

martedì 16 luglio 2013

Il momento angolare e la potenza della teoria dei gruppi

Ci sono alcuni calcoli classici che qualunque fisico delle particelle ha prima o poi affrontato nel corso dei suoi studi. Gli esempi che mi vengono in mente sono il calcolo degli autovalori e degli autovettori del momento angolare o lo studio dell'oscillatore armonico quantistico. Per portare a compimento tutti i calcoli necessari, però, sono necessari calcoli analitici o algebrici sulle equazioni d'onda, che possono essere più o meno lunghi e complessi. Ciò che sicuramente sta dietro questi calcoli e dietro le paroline autovalori e autovettori è invece un formalismo estremamente potente che oggi grazie alla teoria dei gruppi ha mostrato tutto il suo elegante potenziale: la matematica, ovviamente!
Quelli di autovettore e autovalore sono, infatti, due concetti matematici che hanno trovato un'utilissima applicazione nella fisica teorica. Supponiamo di avere una trasformazione lineare, che in fisica diventa una trasformazione di simmetria, ovvero una operazione che possiamo fare sullo spazio circostante come lo spostamento di un oggetto o la sua rotazione. Succederà che nel nostro spazio alcuni vettori risulteranno invariati per quel che riguarda la direzione dopo l'azione della trasformazione, ovvero la trasformazione lineare applicata sullo spazio non avrà di fatto modificato alcune porzioni dello spazio stesso. Questi vettori che non sono stati cambiati si chiamano autovettori e lo spazio da essi generato sarà detto autospazio (che ovviamente è un sottoinsieme dello spazio in cui stiamo operando). E' però possibile che la trasformazione che abbiamo applicato, pur non alterando la direzione degli autovettori, ne abbia alterato il verso (cambio di segno) o la lunghezza (cambio di modulo). Il numero che identifica questo cambiamento è detto autovalore.

lunedì 15 luglio 2013

L'inesorabile caduta di un magnete in un tubo d'alluminio

Recuperiamo, con colpevole ritardo, l'ultimo contributo ispirato alla supplenza serale e alle travolgenti idee di Bruno Martemucci. In questo caso l'idea è molto semplice e stupefacente quando la si fa osservare agli studenti: un magnete che scende lungo un tubo metallico non scende alla stessa velocità di un magnete identico che gettiamo dalla stessa altezza ad esempio all'interno di un tubo non metallico. Il magnete all'interno del tubo scenderà quasi come se restasse in sospensione, leggermente oscillando un po' a destra un po' a sinistra, in maniera inspiegabile, ma basta permettere ai ragazzi, superato lo stupore iniziale, di ragionarci sopra che, anche senza troppe conoscenze, riescono a capire che in qualche modo, anche senza toccarsi, il comportamento del magnete all'interno del tubo è dovuto a una interazione tra i due oggetti che va al di là del semplice contatto diretto:
Il segreto dietro il comportamento del magnetino è la così detta legge di Lenz:
Una forza elettromotrice indotta (fem) da sempre luogo a una corrente il cui campo magnetico si oppone alla variazione di flusso magnetico originale.

venerdì 12 luglio 2013

Congruenze trisecanti

Ho concluso l'anno scolastico con i corsi di recupero (finiti la settimana scorsa) in due scuole differenti, lo scientifico di Parabiago (Cavalleri) e quello di Rho (Majorana). Mentre nella prima scuola i corsi sono stati due di matematica per terza e quarta e uno di fisica per la terza, a Rho ho avuto due corsi, uno di matematica per quarta e uno, sempre di matematica, per la prima. In particolare in quest'ultimo caso ho concluso il corso con i criteri di congruenza dei triangoli, ovvero una serie di criteri che stabiliscono quando due triangoli sono tra loro sovrapponibili.
Sono stati scoperti tre criteri di congruenza tra i triangoli: il primo secondo cui due triangoli sono congruenti se sono congruenti due lati e l'angolo tra essi compreso; il secondo afferma che due triangoli sono congruenti se sono congruenti due angoli e un lato(1); il terzo afferma che due triangoli sono congruenti se sono congruenti i tre lati. Ovviamente se in due triangoli sono congruenti tutti e tre gli angoli questo non vuol dire che i due triangoli sono congruenti, ma al più che esiste una proporzionalità tra i lati.
Detto questo, una delle cose più interessanti del corso è stata mettere alla prova i ragazzi del recupero con esercizi di dimostrazione geometrica sui triangoli. Gli esercizi proposti ai ragazzi li ho tratti da SkuolaBlog e dal Bergamini della Zanichelli (pdf degli esercizi). Sui triangoli e i criteri di congruenza, nonostante siano oggetti più che noti da secoli, si riesce sempre a scoprire qualcosa di nuovo. Ad esempio David Pagni nel 2005 propose il seguente problema(2):
Dato un triangolo ABC, disegnare una linea parallela alla base AB tale che l'area del piccolo triangolo in cima sia uguale a quella del trapezio in basso. Dove si dovrebbe disegnare la linea?
Il problema deve essere risolto prima in modo algebrico, utilizzando ad esempio le proporzioni, quindi geometrico, per disegnare realmente la linea orizzontale. Utilizzare le proporzioni nel caso specifico non solo rende semplice la ricerca della risposta al quesito, ma rende il problema anche alla portata di una prima classe di scuola superiore.

giovedì 11 luglio 2013

Orca, or the human dichotomy

Orca is known as the killer whale, but is really a dark dolphin, a symbolism for human dichotomy.
(Serj Tankian)
well the people who helped to fund the project on kickstarter received an early copy. I am one of these guys and thought I'd share, since it's a community based project.
(Matteo Nias)

Jeff Smith, Rasl e Nikola Tesla

Concluso, anche se non completamente abbandonato, il progetto di Bone, dopo un periodo di riposo durante il quale si è concesso un po' di progetti diciamo minori (se, ad esempio, si può considerare minore la miniserie dedicata al Capitan Marvel della Fawcett, pardon della DC), Jeff Smith si rimette in gioco con un nuovo serial, Rasl. In questo caso, però, abbandona il fantasy per andare decisamente verso la fantascienza.
Se dal punto di vista narrativo siamo di fronte a un noir fantascientifico di stampo dickiano (come si approfondirà più avanti), dall'altro Smith deve abbandonare lo stile cartoonesco alla Walt Kelly per adottarne uno più realistico, in parte sperimentato nella citata miniserie su Capitan Marvel, un tratto che mi sembra una via di mezzo tra Jack Kirby e Minetaro Mochizuki.
Per quel che riguarda i contenuti, invece, il protagonista, Robert Johnson(1), è un viaggiatore dello spaziotempo, o ad essere più precisi degli spaziotempi, visto che grazie a una particolare armatura è in grado di spostarsi attraverso gli universi. Robert, però, non si presenta al lettore per quello che era, ovvero uno degli scienziati (appena tre, per un progetto così complesso) che hanno sviluppato questa particolare armatura, ma nella veste di ladro multiversale, una sorta di sbandato in fuga, apparentemente senza una meta precisa, ma con tanti ricordi e segreti che pesano sulle spalle. Su questi segreti, però, si regge il vero interesse del primo volume, sulle promesse che propone e sui simboli che utilizza in tutti questi primi tre capitoli che racchiude.
C'è infatti il concetto delle onde, rappresentato esplicitamente dalle equazioni di Maxwell e graficamente dalle onde sferiche generate da un sasso che cade nell'acqua.
Ero ossessionato dall'idea di capire come funzionasse una forza invisibile, come il magnetismo. Volevo conoscere il segreto di ogni cosa. Ricordo la prima volta che ho intravisto la verità. E' stata la prima volta che ho compreso le equazioni di Maxwell...
Quattro eleganti equazioni che descrivevano perfettamente l'elettricità e il magnetismo collegandole in una singola forza... Il mondo era conoscibile.
E poi c'è il concetto del labirinto, che nelle culture orientali viene utilizzato come mezzo per conoscere meglio se stessi. E questo consegna al lettore attento anche la traccia stilistica all'interno della quale si muove Smith: Philip K. Dick. Infatti il labirinto, che rappresenta una delle ossessioni di Robert, noto anche come Rasl, prende in un certo senso il posto di quello che è la religione nei romanzi di Dick. Robert, infatti, all'inizio del secondo capitolo dice (il fumetto è narrato in prima persona da Rasl):
Tanto moriremo tutti comunque. Entriamo e usciamo dall'esistenza come scintille in un falò. Un minuto ci siamo e quello successivo non ci siamo più...
Tutta la fatica, tutto il dolore... Ne vale la pena?
Deve.
Per forza.
E se vogliamo è proprio questa ricerca del valore della vita che sta alla base di ogni religione e, quindi, della ricerca di Dick attraverso i suoi romanzi.
La scelta di Smith, però, di guardare all'oriente è precisa e netta, ribadita sin dalla conclusione del primo capitolo, quando Robert medita prima di compiere un nuovo salto, per chiarire a se stesso l'obiettivo da raggiungere e l'universo dentro il quale saltare.
E poi c'è la Base, il laboratorio di ricerca per il quale Robert lavorava e che a quanto pare gli ha messo alle calcagna un assassino irriducibile, anch'egli dotato della tecnologia per saltare tra gli universi: sembra una metafora per il potere politico, un'altro dei temi cari a Dick. Il suo inseguitore, infatti, rivendica il possesso di uno strumento che in realtà è una creazione di Robert.
E poi c'è il rapporto con le donne: da una parte un rapporto clandestino, quello con Maya, la moglie del suo migliore amico nonché capo al Centro, dall'altra Annie, una prostituta dalla quale Robert sembra tornare sempre, dopo ogni missione. E le donne erano un'altra delle ossessioni (se così si può dire) ricorrenti nella letteratura di Dick.
Infine ci sono la scienza e Nikola Tesla, due protagonisti che non sono certo secondari all'interno della narrazione (per rendersene conto basta cercare Tesla associato con Jeff Smith).
Nello spazio c'è energia. Sarà statica o cinetica? Se è statica, le nostre speranze sono vane; se è cinetica - e sappiamo per certo che lo è - allora è solo questione di tempo, prima che l'uomo riesca a collegare le proprie apparecchiature agli ingranaggi stessi che fanno funzionare la natura.

domenica 7 luglio 2013

Una gita all'acquario

Ieri siamo andati a visitare l'Acquario Civico di Milano. E' stata una visita molto bella e interessante, tra le vasche con vari tipi di pesci e una ricostruzione il più precisa possibile degli habitat naturali delle varie specie. In particolare, in occasione della vasca dei pesci tropicali, ho realizzato il piccolo video qui sotto, dove ho utilizzato i primi trenta secondi di Giochi di luce di Andrea Carri come colonna sonora:
Abbinato alla vasca un poster sulla tropicalizzazione del Mediterraneo:

sabato 6 luglio 2013

Una guida semplificata per l'autore di blog

Più o meno a margine di questo storify che raccoglie un po' di tweet generati dal post scriptum di Peppe mi pare che questa vignetta di John Atkinson via Juhan sia un completamento perfetto del discorso di cui sopra:

venerdì 5 luglio 2013

Similitudini

Le note musicali sono 7, o se contiamo anche i diesis (o i bemolle) si arriva a 12. Per cui, come sembra abbia detto Morricone (in una affermazione famosa a lui accreditata nel terzo video che vi linko in questo post), c'è da immaginare che sostanzialmente la musica abbia prodotto tutte le combinazioni possibili di note a disposizione. Se volete verificare l'affermazione nel modo matematicamente più corretto, vi potreste trovare di fronte ad alcune difficoltà, visto che rispondere alla domanda quante combinazioni si possono creare con 12 note? non è cosa banale e non tanto per la banalità o la semplicità nell'operazione contare le combinazioni di un insieme di oggetti (vedi, per esempio, il documento che ho caricato su issuu e che ho utilizzato come lezione in quest'anno scolastico), quanto per il fatto che ciascuna nota si porta dietro non solo la proprietà nota, ma anche un altro paio (o qualcosa del genere), come ad esempio il pitch, o il tempo, o il ritmo, senza contare poi che bisogna considerare il numero di battute, la lunghezza del brano, le indicazioni sull'esecuzione e via discorrendo: tutte caratteristiche che, seguendo i jazzisti, rendono unica qualunque esecuzione, anche di una stessa partitura.
Tutte queste considerazioni sono nate da una semplice domanda, sorta ascoltando Faint dei Linkin Park: ma sono stati loro o Britney Spears a copiare? La somiglianza dell'incipit di Faint con Toxic è infatti molto stretta, ma probabilmente anche il resto dei due pezzi non suonano troppo diversi, se il mashup che ho scovato su youtube suona così bene:

martedì 2 luglio 2013

Matematica e musica a Roma

A Roma 2, il 9 e l'11 luglio, ci saranno due lezioni matematiche pubbliche, di Noam Elkies e Alain Connes (dettagli).