Stomachion

mercoledì 29 febbraio 2012

L'overture del Guglielmo Tell

Ho conosciuto Gioachino Rossini grazie ad Alessandro Baricco e al Guglielmo Tell. Baricco passava, non ricordo nemmeno quando, dalla televisione e lì, in quella seconda serata in cui lo beccai, raccontava di quanto fosse bello il Guglielmo Tell, di quello che rappresentava e via discorrendo. E in effetti i brani che aveva messo come esempi per corredare il suo discorso erano veramente molto belli. Ascoltare tutta l'opera, però, è proprio un'altra cosa, un'esperienza veramente unica.
Il Guglielmo Tell è la 39.ma e ultima opera di un certo spessore scritta da Rossini, all'apice del successo, della fama e dei soldi. Secondo alcuni, in effetti, fu proprio il raggiungimento di questi obiettivi che spinse Rossini a non scrivere più opere complesse, dedicandosi a pezzi semplici scritti qua e là, piuttosto che a una completa perdita dell'ispirazione, nonostante la fama da rockstar guadagnatasi dal compositore all'epoca. In effetti raggiunse una fama incredibile con una grande quantità di opere scritte in pochissimo tempo e passò buona parte della sua vita in Francia, con la seconda moglie, Olympe Pélissiere, che pur non risultando una fonte di ispirazione pari a Isabella Colbran, gli restò vicino durante gli anni di obesità e vita ricca e agiata in quel di Parigi, interessato alla buona tavola ma soprattutto alla cucina. Rossini, infatti, abbandonata la musica, si interessò ai fornelli ideando probabilmente (e con alterne fortune...) alcuni dei piatti che offriva ai propri invitati.
La personalità di Rossini, infatti, era tale per cui andare a far visita al maestro, grande intrattenitore, era non solo un piacere, ma anche un onore. Di tutti coloro che ebbero il piacere di incontrarlo, tutti ne osservarono sicuramente il sovrappeso, alcuni con ironia, altri con un pizzico di cattiveria (ad esempio Wagner(2)). La sua musica(3), poi, ebbe una certa influenza anche su altri compositori: ad esempio, come rileva lo Jeroen H.C. Tempelma, presidente della Johann Strauss Society di New York, nel saggio On the Radetzky March (pdf), la ritmica del tema principale della Marcia di Radetzky sembra molto simile alla parte finale dell'overture del Guglielmo Tell. Ma prima di ascoltarla nell'esecuzione dell'Orchestra della Scala diretta da Riccardo Muti, vorrei concludere questo piccolo e umile omaggio al grande Rossini nel giorno del suo compleanno con quanto scrive Stephan Rössner sul numero 13 di Obesity Review(1):
For posteriority we can only be grateful for all the inspiring music that Rossini produced. Whatever he touched became music with an electrifying and elegant touch, which seemed to come so easy that music literally flowed out of his pen. Brilliant, perhaps superficial, but irresistible and always elegant.

martedì 28 febbraio 2012

Gioachino Rossini e il doodle che l'Italia non vede

Update: a quanto pare scoccatala mezzanotte ed entrati nel 29 febbraio, il doodle dedicato a Rossini è visualizzato anche in Italia.

Oggi Domani è il compleanno di Gioachino Rossini, uno dei più grandi compositori italiani (ad esempio trovo stupendo il Guglielmo Tell). Google, unendo questa ricorrenza con il fatto che quest'anno è bisestile per via della necessaria sincronizzazione con l'anno astronomica, ha ideato un simpatico doodle con dei ranocchi cantanti d'opera:
Peccato che questo doodle (pubblicato oggi) non è possibile vederlo in Italia(1) (almeno sulla mia homepage di Google non compare)!

lunedì 27 febbraio 2012

Festeggiamo il Pi Day con il Carnevale della Matematica

Il prossimo Carnevale della Matematica, che poi è il 47, sarà on-line, come tutti i Carnevali della Matematica, il 14. E questo vuol dire che, a parte per il giorno, il Carnevale del prossimo mese sarà il 14 Marzo, il terzo mese dell'anno, quindi il 14/03, all'italiana. Se però andiamo all'anglosassone diventa 03/14, e quale numero magico inizia per 3 e per 14 tra tutti i numeri magici? Proprio lui! Il pi greco! E questo vuol dire anche che, con la tipica naturalezza che posseggono tutti i matematici, il 14 marzo è stato eletto come il famoso Pi Day! E guarda un po' il prossimo Carnevale della Matematica coinciderà proprio con il Pi Day (secondo voila scelta del 14 del mese è così casuale, dopo quello che vi ho raccontato?). E vista la lieta coincidenza, il nostro amico pi greco è anche il tema del prossimo Carnevale, per cui, provetti carnevalisti, preparatevi, scrivete e inviate i vostri contributi a
gianluigi [punto] ulaula [chiocciola] gmail [punto] com
Ovviamente saranno accettati anche contributi fuori tema, e ovviamente, come avrete capito dall'indirizzo, se vi siete persi il Carnevale precedente, è proprio questo il blog ospitante, e quindi saprete già che molto probabilmente anche il padrone di casa il tema non lo rispetterà, nonostante tutto...
P.S.: l'immagine di apertura è Mathturbation di Don Shank, un animatore della Pixar, tratta dal The Ancient Book of Sex and Science ed è stata condivisa su tumblr da Mariano Tomatis

Update: Dimenticavo la deadline: 12 marzo alle 12!

sabato 25 febbraio 2012

La massa del W e il Particle Data Group

Questo post partecipa alla 29.ma edizione del Carnevale della Fisica di Marzo 2012 ospitato da Marco Casolino

Il punto di partenza è il modello standard delle particelle elementari. Esso è costituito da quattro interazioni fondamentali: gravità, elettromagnetismo, forza nucleare forte e forza nucleare debole. In particolare quest'ultima è responsabile dei decadimenti radioattivi e della fusione dell'idrogeno nelle stelle. I bosoni di questa interazione (ovvero le particelle scambiate tra i due fermioni che stanno interagendo) sono $W^\pm$ e $Z$. Un esempio di interazione debole è il decadimento del pione $\pi^+$:
Questi tre nuovi tipi di bosoni vennero predetti da Glashow, Weinberg e Salam(1) e quindi scoperti al CERN nel 1983 grazie a una serie di esperimenti condotti da Carlo Rubbia e Simon van der Meer(2). Da pochi giorni, però, grazie a una delle ultime analisi provenienti da dati del Tevatron, siamo in possesso di un nuovo valore della massa del $W$ da aggiungere a quelli fin qui collezionati. A proporre la nuova misura è l'esperimento CDF: \[M_W = (80.387 \pm 0.019) GeV\] Combinando questo valore con le altre misure in nostro possesso, si arriva al valore preliminare definitivo che dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere pubblicato sul Particle Data Group:
E' molto importante, infatti, capire che il valore di $(80.390 \pm 0.016) GeV$ diventerà la nuova massa del $W$ solo dopo la pubblicazione del preprint di CDF (pdf) su una rivista referata e dopo che questo valore verrà inserito nella scheda della particella sul Particle Data Group. E questo sembra non essere stato compreso dai lettori di Tommaso, che ha dato l'annuncio sul suo blog e, soprattutto, ha cercato di spiegare in termini semplici tutto il processo sperimentale e l'analisi dei dati che ha portato alla misura specifica e dunque alla nuova proposta. Ad esempio Wired ha preso per buono il risultato di CDF, nonostante sia preliminare, operando anche la solita semplificazione giornalistica (e un po' popperiana), prendendo il risultato della collaborazione come una sorta di spugna che cancella tutto quello che c'era in precedenza. E una situazione piuttosto antipatica, con gente che arriva per aggiornare un dato non ancora ufficiale, sta accadendo su en.wiki con due versioni (1 e 2) modificate e prontamente riportate allo stato originario questa notte (e una terza dal sottoscritto nel pomeriggio).
Prima che questa follia prenda piede anche in Italia, magari con qualche giornalista che nel fine settimana non sa come riempire la propria colonna e allora parte andando dietro a Wired (quello statunitense, e non il nostrano!), spieghiamo anche cosa sia il Particle Data Group. In poche parole è un gruppo internazionale di fisici che si sono fatti carico di mettere ordine tra i dati sperimentali provenienti dalla fisica delle particelle. Compilano, ogni anno circa per il web, e ogni due anni anche per il cartaceo, le schede delle particelle (con tutte le loro proprietà come numeri quantici e massa), e delle interazioni fondamentali, andando a pescare i dati proprio dalle pubblicazioni referate. Tutto questo lavoro, che diventa così la fonte principale (ma dovrebbe anche essere l'unica) per i dati delle particelle usiamo negli articoli di fisica viene pubblicato su due riviste, il Review of Particle Physics e la sua versione tascabile Particle Data Booklet.
Per cui, fino alla pubblicazione della nuova scheda, il valore della massa del $W$ resta ancora $(80.399 \pm 0.023) GeV$(3).

giovedì 23 febbraio 2012

Epperò i neutrini potrebbero ancora andare più veloci della luce!

Il titolo, qualora non lo si fosse capito, vuole essere da una parte ironico, ma dall'altra serio, perché non è detto che gli errori sperimentali, anticipati su Science Insider, debbano necessariamente portare a una misura della velocità dei neutrini inferiore rispetto a quella misurata a suo tempo da OPERA.
Ad ogni modo, come scritto nel comunicato ufficiale dell'INFN e riassunto da Peppe su Focus, i problemi riscontrati sono due, uno con la sincronizzazione dei GPS (problema, tra l'altro, già posto nel seminario di presentazione dei dati) e l'altro con una fibra ottica forse collegata male: insomma due problemi ingegneristici, che rendono piuttosto poco corretto il messaggio di tipo calcistico che mi sono ritrovato ieri notte su tumblr:
Einstein nel 1911 1, scienziati del 2011 0
In effetti i grossi problemi con tutta la storia sono stati quando la misura è diventata pubblica. Il problema di fondo, credo, è ed è sempre stato quello che rilevai (come ho anche scritto nella pagina di discussione dalle parti di Moreno) sin dai tempi di Comunicare Fisica: i responsabili degli esperimenti preferiscono lo stile giornalistico e gli annunci strombazzati per raccontare la scienza, e non lo stile, consolidato da secoli, che è caratteristica tipica degli scienziati e che è stato portato nel mondo dei blog da molti ricercatori ed ex-ricercatori. L'idea è quella del far sì che la gente parli in ogni caso degli esperimenti, del CERN, di LHC e dei prodotti correlati, come OPERA in questo caso. L'idea è dunque restare sulla bocca di tutti anche di fronte a dati non completamente verificati, dimenticandosi del vecchio adagio affermazioni eccezionali pretendono prove eccezionali.
Ad ogni modo, prima di chiudere il post, vi segnalo anche il Peppe esplicito e la solita, ottima analisi di Marco. E se poi avete voglia di scherzarci un po' su, passate da Dioniso!

mercoledì 22 febbraio 2012

Un personaggio, le sue citazioni: Renato Dulbecco

Renato Dulbecco è stato uno dei tanti cervelli in fuga che ha avuto l'Italia nel corso della sua storia. Ha lavorato tra Italia e Stati Uniti, dove si era trasferito ormai da alcuni anni, a La Jolla per la precisione, si da quel lontano 1947, quando si imbarcò sulla nave che avrebbe portato lui e la sua amica Rita Levi-Montalcini in quella che era realmente la terra delle opportunità per i ricercatori.
Era nato in una terra storicamente di immigrazione, che aveva esportato solo menti pensanti, come era egli stesso, figlio di una calabrese e di un ligure, incontratisi nella regione che ha dato il nome a una intera nazione. E da quella piccola regione è anche arrivato al Premio Nobel per la Medicina nel 1975, insieme con David Baltimore e Howard Martin Temin
per la loro scoperta riguardante l'interazione tra i virus del tumore e il materiale genetico della cellula
Oltre a una mente brillante, è stato anche un attento osservatore della realtà, avendo anche una chiara idea dell'importanza dei rapporti tra scienza e società civile. Scriveva, infatti, nella sua Lezione da Nobel:
Questa discussione sulla prevenzione del cancro è uno sviluppo dei risultati sperimentali ottenuti nel campo dei virus oncogeni, ma è anche fortemente influenzata dalla nuova coscienza sociale di molti scienziati. Storicamente, scienza e società hanno preso strade diverse, nonostante la società ha fornito i fondi necessari per la crescita della scienza e in cambio la scienza ha dato alla società tutti gli oggetti materiali di cui gode. Negli ultimi anni, tuttavia, la separazione tra scienza e società è diventata eccessiva, e le conseguenze si fanno sentire soprattutto tra i biologi. Così, mentre passiamo la nostra vita a fare domande sulla natura del cancro e modi per prevenirlo o curarlo, la società produce allegramente sostanze oncogene e con queste riempie l'ambiente. La società non sembra preparata ad accettare i sacrifici necessari per una efficace prevenzione del cancro. La situazione è chiaramente inaccettabile, e noi biologi vorremmo vederla corretta. Abbiamo iniziato a mettere ordine in casa nostra, vietando alcuni esperimenti che possono contenere un certo rischio per l'umanità. Vorremmo vedere la società assumere un atteggiamento simile, abbandonando pratiche egoistiche che sono pericolose per la società stessa. Vorremmo anche vedere una nuova cooperazione tra scienza e società a beneficio di tutta l'umanità e speriamo che le forze dominanti nella società riconosceranno che questa è una necessità.
D'altra parte, proprio in quegli anni, presso il laboratorio di Dulbecco stava lavorando Peter Berg, il chimico che sostanzialmente diede inizio agli studi genetici da cui sono arrivati gli OGM. Berg, giunto nel laboratorio di Dulbecco, iniziò subito a lavorare sul DNA di un piccolo virus studiato dal team del ricercatore italiano, riuscendo a modificarlo geneticamente in modo da riprodursi più velocemente e fornire così ai suoi colleghi delle maggiori quantità di DNA da studiare.
Dopo l'euforia iniziale, sorsero due preoccupazioni riguardanti la scoperta. La prima:
Bene, voi prendete questo determinato batterio, vi inserite dentro un gene, ma poi cosa succede, esattamente? Questo batterio potrà, per esempio, diventare una sorta di 'super-batterio' in grado di 'annegare' tutti gli altri?(3)
E la seconda:
Bene, voi utilizzate il DNA di un virus che causa il cancro nei topi, ma se questo virus lo mettete in un batterio che può colonizzare l'intestino umano, questo batterio non potrà poi provocare cancro nell'uomo?(3)
Ed ecco come opera la scienza di fronte a questi dubbi: sospensione degli esperimenti e verifica sperimentale di queste due possibilità. I risultati, come ha raccontato Dulbecco(3), hanno portato alla non-esistenza dei temuti super-batteri,
(...) perché i batteri con il gene al loro interno risultavano essere meno prolifici e crescevano molto meno di quanto accadeva, invece, negli altri, vale a dire nelle loro condizioni normali.(3)
Senza contare che
(...) tramite esperimenti estesi sugli animali, non si è mai potuta riscontrare alcuna azione cancerogena prodotta da questi batteri.(3)
Nel 2008, poi, facendo un punto della situazione per Science a margine della grande avventura del sequenziamento umano, scriveva:

Cinismo e maturità

Questa citazione gira su tumblr. E visto che il mio tumblr è essenzialmente in inglese, ho deciso di riproporla sul blog, anche perché mi sembra eternamente attuale.

A proposito: per tutti quelli che scherniscono eroi come Superman, Wonder Woman e Capitan America, e queste icone che, nel profondo, rappresentano il sacrificio altruista per un bene superiore, e giustificano la loro opinione dicendo che sono così irrealistiche, perché una persona non sarà mai così nobile.. crescete. Seriamente. Il cinismo non è maturità, non confondete una cosa con un’altra. Se non riuscite ad accettare una storia in cui una persona fa la cosa giusta perchè è ciò che va fatto.. questo dice più di voi che dei personaggi in sé.
(Greg Rucka via DC Leaguers)

domenica 19 febbraio 2012

La leggenda del violinista nella metro

Nella timeline di Google Plus è girato un messaggio che è la traduzione italiana di una e-mail girata nel 2008 il cui testo potete trovare su Urban Legend. La storia narrata non è finta e si riferisce a una candid camera realizzata dal Washington Post nel 2007 con la collaborazione di Joshua Bell, uno dei più grandi, se non il più grande violinista. L'idea era semplice: far suonare al migliore nella stazione della metropolitana per vedere un po' se le persone si fermavano ad ascoltare, anche solo per poco, qualcosa di bello come un pezzo eseguito da Bell. Se arrivate alla fine del filmato originale, noterete come la maggior parte delle persone passa indifferente, e solo pochi si fermano ad ascoltare, mentre solo una signora, sul finire del filmato, riconosce il violinista.
Avere dei suonatori nelle metropolitane delle grandi città statunitensi non è, però, così raro: ad esempio può capitare, salendo sulla metropolitana di New York, che a un certo punto arrivino un gruppo di ragazzetti che iniziano a ballare e a cantare con una base rap o hip-hop, o magari in Penn Station si possono incontrare gruppi di due o tre persone che suonano country, jazz, blues. Succede, a New York come in tutte le città (ad esempio al Duomo, nella metropolitana gialla, però, per un certo periodo di sono stati - non so ora - alcuni ragazzi che suonavano il violino, proprio come Bell), che alcune persone si fermano per ascoltare questi gruppi, giusto poco prima di prendere il treno (più probabile, avendo questo dei tempi stabiliti) o la metropolitana (che a volte se ne perdi una, magari la prossima è piena, o ci vuole molto tempo per aspettarla, o quanto meno più tempo di quanto sei disposto ad aspettare), o magari si scambiano pacche (o lasciano un po' di centesimi) con questi ragazzi rap.
Il punto della questione, però, non sono tanto le persone che per un motivo o per un altro (ad esempio essere turisti pone in una disposizione sicuramente molto migliore rispetto ai musicisti della metropolitana) si fermano ad ascoltare, ma cercare di caèpire perché la maggior parte delle persone non lo fanno, o comunque sembrano comportarsi come se ignorassero ciò che di musicale avviene intorno a loro. Sicuramente una possibile spiegazione sta, per gli orari di punta, nel flusso di persone che si riversano nella metropolitana: è difficile fermarsi ad ascoltare quando sei imbottigliato da tutti i lati da persone pronte a travolgerti se solo rallenti. E d'altra parte la frenesia del mondo moderno, fatto di orari stabiliti, di arrivare in ufficio in orario per evitare la sfuriata del capo, o di arrivare a casa in orario che tra poco entra il resto della famiglia che vuole mangiare non aiuta certo a prendere la scelta consapevole di fermarsi e ascoltare. Magari, e questa è una speranza non verificata, la maggior parte di loro si accontenta di rallentare un po', senza fermarsi, per catturare più note possibili, più magia possibile.

giovedì 16 febbraio 2012

Democrazia

Estraggo dall'intervista ad Alan Moore da Helen Lewis-Hasteley nella traduzione di smokyland la parte dedicata alla politica, vista l'attualità del sacro fuoco ateniese. Vorrei solo ricordare che il sistema elettivo greco citato da Moore nell'intervista era in vigore, con alcune modifiche, in Calabria.

Vai a votare?
No, non voto. Da tempo, sono un anarchico... Ho votato una sola volta. Votai per Jim Callaghan perché un mio amico, molto più attivo politicamente di me, mi disse che Edward Heath era un fascista e che non votare equivaleva a votare per Heath. Votare per Heath era come votare per Hitler.
Al tempo, non sapevo molte cose. Edward Heath era solo un Tory vecchio stampo ma allora non sapevamo che ci sarebbero stati dei Tory diversi. Per cui Heath sembrava davvero un pessimo elemento, così votai per Jim Callaghan. Callaghan vinse e subito dopo iniziò a portare i missili Cruise americani nelle basi inglesi e impose la peggiore legge anti-immigrazione che abbia mai visto. E mi dissi: "è colpa tua."
Presi la cosa seriamente. Non mi piace votare perché non credo che sia democrazia. Democrazia, per come la vedo io, è demos, ossia la gente comanda. Non dice nulla sul fatto che i rappresentanti eletti debbano comandare. In Dogmen Logic parlo di un'opzione che è stata usata e che mi sembra preferibile, ossia la via Ateniese.

Sì, venivi convocato.
Venivi convocato tramite estrazione a caso. Se c'era una decisione d'importanza nazionale da prendere, una giuria o un parlamento veniva convocato mediante un'estrazione. Ascoltavano le argomentazioni delle parti coinvolte, votavano e poi la giuria veniva sciolta. Non avrebbe alcun senso votare dei privilegi a favore dei membri del Parlamento, perché tu non ne faresti parte. Sarebbe invece tuo interesse votare per qualcosa che abbia importanza per la comunità perché è lì che ritornerai. Non sto dicendo che non sia un'idea priva di punti deboli ma forse bisognerebbe pensarci, perché credo che questa sia, per lo meno, una vera simulazione di democrazia.

Sì, così una parte marginale di elettorato gestirebbe gli equilibri del potere.
Esatto. Quando, negli anni '80, collaboravo con il Green Party su questioni di politica locale, si parlava dell'idea di rappresentanza proporzionale, ossia se il Green Party avesse ottenuto l'1% dei voti, avrebbe avuto l'1% di membri in Parlamento. Se il British National Party o il National Front prendevano l'1% dei voti anche loro avrebbero avuto l'1% in Parlamento ma potevo accettarlo. Mi sembrava un'idea che, per lo meno, sarebbe stata più corretta.
Ma questa cosa del voto alternativo non ha nulla a che fare con la rappresentanza proporzionale [quest'intervista è stata raccolta prima del referendum britannico sul voto alternativo tenutosi il 5 Maggio 2011, N.d.T]. È solo un altro modo per disporre le sedie a sdraio sul Titanic. Abbiamo bisogno di qualcosa di molto più drastico. Abbiamo bisogno di un’alternativa all'attuale sistema elettorale, ma quella non lo è.
Per cui, no, non voto. Credo in azioni politiche dirette. Ad esempio, alcuni miei amici del Galles (lì ho comprato una fattoria in rovina, circa 15 anni fa)… uno di loro è stato in Romania e ha visto un orfanatrofio gestito da volontari che cercavano di aiutare i ragazzi che avevano salvato dagli orfanatrofi pubblici, posti davvero terribili in cui succedevano cose che non si possono neppure immaginare.
E questo tizio, un ex-nazionale gallese di rugby, con una faccia come se qualcuno gli avesse spento il fuoco da dosso a colpi di pala... tutto quello che ti aspetti di vedere da un grande e grosso, eroico, giocatore professionista di rugby. Si trovava in Romania per lavoro, vide quell’orrore e non poté continuare a vivere senza fare qualcosa. Tornò a casa e convinse un gruppo di ubriaconi disoccupati, affetti da cirrosi, ad andare lì in Romania con un paio di camion e materiali che aveva convinto i suoi colleghi d'affari a donare, per senso di colpa. E così costruirono un orfanatrofio e un ospizio in due settimane, con tanto di elettricità e acqua.
Quello che sto cercando dire è che se guardando il mondo vedi qualcosa di insopportabile o con cui non sei d’accordo, non votare per qualcuno che ti dice che sistemeranno loro le cose, perché non succederà. Stanno solo cercando di avere il tuo voto. Diranno qualsiasi cosa per ottenere il tuo voto.
Non avranno nessun incentivo una volta che l'avranno ottenuto.
Se vuoi che qualcosa venga fatto, allora, come era solita dire mia mamma, fallo tu in prima persona. Questo è in parte il messaggio di Dodgem Logic. Credo che la politica del 21esimo secolo sia il coinvolgimento diretto col mondo in cui viviamo. Piuttosto che abdicare le nostre responsabilità nell’urna elettorale ad un branco di pagliacci a cui evidentemente non importa nulla.

mercoledì 15 febbraio 2012

Travestimenti

Il Carnevale della Matematica dedicato al Carnevale è stato pubblicato. Piotr ha anche segnalato il prossimo blog ospitante, questo che state leggendo. E il modo in cui l'ha concluso mi ha fatto pensare che forse, il prossimo Carnevale, un tema ce l'ha già. Mi sta anche sorgendo un'idea malata. Fidatevi: è malatissima. Per intanto, giusto per restare in tema con l'immagine (di Silvia Ziche e copyright Disney), vi segnalo un paio di post decisamente carrolliani che non sono dei Rompicapi scritti da me travestito dai firmatari, ma sono proprio dei firmatari. Buone letture (che presto vi pubblico anche la nuova newsletter dei MaddMaths!):
Lo stregatto quantistico
Oltre lo specchio

martedì 14 febbraio 2012

Come funziona la scienza: JKCS 041 e l'infanzia dell'universo

Questo post partecipa alla 29.ma edizione del Carnevale della Fisica di Marzo 2012 ospitato da Marco Casolino

Nel 2009 venne scoperto l'ammasso di galassie più lontano(1). JKCS 041 è stata scoperta da Stefano Andreon e dai suoi colleghi Maughan, Trinchieri, Kurk(2). L'ammasso, scoperto esaminando i dati delle emissioni X provenienti dal telescopio Chandra:
ha riservato, però, anche una nuova interessante sorpresa(3): il suo redshift, da calcoli successivi, è risultato essere di circa 2.2, ovvero si è formato circa 10 miliardi di anni fa, quando l'universo aveva un'eta di circa 1/4 di quella attuale. Il fatto non sarebbe così sconvolgente, se non fosse per un fatto: fino alla determinazione effettiva dell'età dell'ammasso, si riteneva che ammassi così ben formati come il JKCS 041 non potessero esistere in tempi così vicini al Big Bang.
Ovviamente questa scoperta ha scatenato una serie di ipotesi collaterali, come ad esempio l'ipotesi che l'universo non solo sia più vecchio degli attuali 13 miliardi di anni, ma che addirittura non sia originato da alcun Big Bang. E' una ipotesi molto in voga tra i creazionisti, ad esempio, raccontava questa mattina Stefano in Osservatorio a margine dell'intervista che ha fatto sull'argomento a Spacelab, trasmissione di approfondimento scientifico di RaiNews24. Insieme a lui, come vedrete tra poco nel filmato, c'era anche Stefano Sandrelli, sempre da Brera, che ha raccontato altre informazioni astronomiche, come ad esempio cosa è e come viene utilizzato in astronomia il redshift.
Dell'intervista che, nello specifico, è stata fatta ad Andreon, però, vorrei estrarre alcuni passaggi, dove il grassetto coincide con le domande del giornalista:

(apod)
Se questo ammasso di galassie è più antico di quanto non dovrebbe essere allora, sempre riferito al bambino, potrebbe tutto l'universo essere nato prima?
No probabilmente e semplicemente abbiamo delle approssimazioni negli studi, nelle teorie che ci permettono di dire quando ci aspettiamo di vedere certe cose. Dobbiamo soltanto rivedere le approssimazioni fatte, migliorarle e trovare quale era l'elemento della teoria che non era perfettamente a posto e risincronizzare. Difficilmente una osservazione così falsifica l'intero paradigma cioè l'universo di 13 miliardi di anni.

E poi, Andreon, io devo fare lo scettico blu(4) e quindi questa domanda gliela faccio comunque: non è che per caso avete sbagliato qualcosa nei vostri conti? Sbagliare è possibile. Abbiamo rifatto i conti. Abbiamo evidenze indipendenti. Non abbiamo la prova provata; in astronomia non c'è quasi mai e qui meno ancora perché stiamo parlando di oggetti al limite delle possibilità dei più grandi telescopi esistenti diciamo che salvo errori non dovrebbero esserci... Insomma: è abbastanza certo. Ci sono evidenze indipendenti, con dati indipendenti, che l'oggetto è veramente ai limiti dell'universo conosciuto, almeno per quanto riguarda gli ammassi di galassie.

E allora che cosa bisogna fare? Modificare la teoria? In questi casi si riparte a trovare un modello che permetta di spiegare questa nuova scoperta.
Esattamente. Si tratta di capire quale è il pezzo che non funziona bene e migliorare quella parte della teoria.

Ciò che vorrei enfatizzare, al di là dello specifico dell'informazione, è come dalle risposte di Stefano emerga il modo usuale di operare della scienza, che avanza per teorie che predicono qualcosa, a volte facendo approssimazioni (perché non sempre si possono concludere i calcoli analitici precisi), che poi verranno verificate dalle osservazioni. Se poi queste divergono dalle previsioni, ecco che arriva del nuovo lavoro peri i teorici, a caccia dell'errore e del modo di correggerlo, magari semplicemente provando a calcolare le approssimazioni di ordine superiore.
Vi lascio, però, ora all'intervista integrale, pubblicata dalla Rai su Youtube:

Amore matematico

All'università, ebbi una relazione con una giovane russa, allieva come me del Corso di matematica. Un giorno essa mi chiese: quanto mi ami? E io dissi "tanto" e spalancai le braccia. Lei disse che "tanto" era un'espressione numericamente ambigua e che io avrei dovuto portarle una dimostrazione più precisa della grandezza del mio amore. Io le portai la seguente:
"Il mio amore eterno per te sarebbe esprimibile solo con una apertura delle mie braccia pari alla circonferenza del mondo al quadrato."
Essa ci pensò un po' su e poi mi dimostrò che la frase poteva essere matematicamente espressa così A e (amore eterno) = a m c2 (Apertura bracciale Mondo Circonferenza al quadrato).
Ma poiché le due "a" si potevano cancellare, in quanto termini uguali dell'equazione, restava \[e = mc^2\] Ovvero la formula della relatività. Il mio amore non era quindi né eterno né grande, ma del tutto relativo nello spazio e nel tempo. Ciò dimostrato, essa mi lasciò.

(dalla lettera di Kook a Mei su Terra! di Stefano Benni)

domenica 12 febbraio 2012

Salviamo i ciclisti

Ha iniziato il Times. L'iniziativa è arrivata in Italia e questi sono gli otto punti tradotti del manifesto del Times:
  1. Gli autoarticolati che entrano in un centro urbano devono, per legge, essere dotati di sensori, allarmi sonori che segnalino la svolta, specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote.
  2. I 500 incroci più pericolosi del paese devono essere individuati, ripensati e dotati di semafori preferenziali per i ciclisti e di specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato.
  3. Dovrà essere condotto un'indagine nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta in Italia e quanti ciclisti vengono uccisi o feriti.
  4. Il 2% del budget dell'ANAS dovrà essere destinato alla creazione di piste ciclabili di nuova generazione.
  5. La formazione di ciclisti e autisti deve essere migliorata e la sicurezza dei ciclisti deve diventare una parte fondamentale dei test di guida.
  6. 30 km/h deve essere il limite di velocità massima nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili.
  7. I privati devono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili prendendo ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays
  8. Ogni città deve nominare un commissario ala ciclabilità per promuovere le riforme.
Elenco dei blog che appoggiano l'iniziativa e maggiori istruzioni su La stazione delle biciclette.

venerdì 10 febbraio 2012

I rompicapi di Alice: Quella sagoma di Arlecchino

- Non sa fare una sottrazione - disse la Regina bianca. - Sei capace di fare una divisione? Dividi una pagnotta con un coltello... che risultato ottieni?
- Suppongo che... - stava per cominciare Alice, ma la Regina rossa rispose per lei. - Pane e burro naturalmente...(1)
(Attraverso lo specchio)
Questo passaggio dal secondo romanzo di Alice di Lewis Carroll richiama ai tipici problemi di sezionamento molto diffusi sia nella matematica ricreativa, sia in quella seria. Uno dei più famosi, probabilmente noto già a Carroll, visto che nella sua biblioteca venne ritrovato il libretto The Fashionable Chinese Puzzle, è il tangram, un gioco di sezionamento proveniente dalla tradizione orientale, ideato da tale Tan, forse un saggio forse una divinità. Portato negli Stati Uniti dal capitano Donnaldson, il tangram ottenne il suo primo grande successo grazie al libro The Eighth Book Of Tan, la cui copertina è opera di Sam Loyd, noto divulgatore di giochi e puzzle matematici.

(wiki)
Il tangram è in pratica un quadrato che è stato dissezionato nel modo seguente (5 triangoli, 1 losanga e 1 quadrato):
e partendo da questi è possibile costruire varie altre figure geometriche più o meno regolari. Tra queste ultime si ricordano in particolare il Cappellaio Matto e la Lepre Marzolina realizzate da Henry Dudeney nel suo Amusements in Mathematics
Con i tangram, poi, si possono proporre alcuni piccoli interessanti paradossi di scomparsa (o di apparizione) come ad esempio quello che lo stesso Dudeney ha proposto nel già citato libro:
Queste sono le sagome di due arlecchini che sono esattamente uguali a parte per un dettaglio: uno dei due ha un piede. Ora, entrambe le due figure sono costituite da sette tangrammi. Da dove viene, dunque, il piede del secondo arlecchino?(2)
E questo è solo uno degli oltre 6500 problemi che sono stati scritti con il tangram. Limitandoci però alle sole figure più o meno regolari, è però possibile determinare il numero di figure geometriche convesse che si possono costruire con i pezzi del tangram. E visto che a trovare il risultato non sono stati due tipi qualunque, ma due ricercatori cinesi, Fu Traing Wang e Chuan-Chih Hsiung, la dimostrazione di quello che possiamo chiamare come il teorema del tangrammo(3) è assolutamente formale e non è certo frutto di una serie di tentativi.
La dimostrazione si sviluppa in 4 paginette e parte dal canonico quadrato del tangram questa volta però suddiviso in 16 triangoli rettangoli isosceli. Innanzitutto si stabiliscono le proprietà dei 16 triangoli e dei poligoni convessi che si possono realizzare con essi. Definite infatti le ipotenuse come i lati irrazionali e i cateti lati razionali si può iniziare a costruire la dimostrazione.
Innanzitutto i due ricercatori cinesi stabiliscono che partendo dai 16 triangoli rettangoli isosceli di cui sopra, il poligono convesso costruito sarà tale che almeno un lato razionale di un triangolo non è adiacente a un lato irrazionale di un altro triangolo. Da questo discende un secondo lemma, ovvero che in un poligono convesso costituito dai soliti 16 triangoli i lati saranno costituiti da lati di triangoli dello stesso tipo, ovvero o solo da lati razionali o solo da lati irrazionali e quindi così saranno rispettivamente chiamati i lati del poligono. In generale, poi, i lati razionali e i lati irrazionali di un poligono si alternano.
A questi seguono due nuovi lemmi, anch'essi legati uno all'altro: il primo stabilisce in otto il numero massimo di lati per il poligono convesso che si può costruire con i 16 triangoli isosceli, il secondo stabilisce che il nostro poligono può essere inscritto all'interno di un rettangolo tale che o tutti i lati razionali o tutti i lati irrazionali del poligono appartengono ai lati del rettangolo.
Ed ecco che fatti i calcoli, esaminate le condizioni, distinti i casi, siamo pronti per trovare i 20 poligoni possibili al variare di alcune variabili particolari (la lunghezza dei lati irrazionali e dei lati del rettangolo) e da questi scartare quelli non compatibili con il tangram, ottenendo così i 13 poligoni convessi cercati:

giovedì 9 febbraio 2012

Astrofisica 2161, Isaac Asimov e le tre leggi della futurica

Nel saggio Le tre leggi della futurica (Oh, Keen-Eyed Peerer into the Future!), pubblicato in Italia sul n.732 di Urania in appendice alla raccolta di Ray Bradbury Molto dopo mezzanotte, Isaac Asimov prova a tracciare le tre leggi della futurica, presunta scienza sulla previsione del futuro della quale egli veniva considerato esperto in quanto scrittore di fantascienza.
La Prima Legge recita più o meno così:
Quello che succede continuerà a succedere.
La Seconda Legge recita invece
Rifletti sull'ovvio, perché pochi lo vedono
La Terza Legge invece recita
Rifletti sulle conseguenze
Grazie a queste tre leggi, secondo Asimov, si possono spiegare tutti i clamorosi successi della fantascienza nel corso del XX secolo (e di fine XIX).
In particolare, usando Prima e Seconda Legge, Asimov scrive:
Tuttavia, nel 1900, quando venne scoperta l'energia nucleare, la Prima Legge avrebbe reso evidente che la tecnologia, diventando sempre più perfezionata, avrebbe alla fine sottomesso quest'energia nucleare alle necessità dell'uomo.
H.G.Wells fece subito questa supposizione, e scrisse racconti sulle bombe atomiche nel lontano 1902. Molti onesti scienziati - perfino premi Nobel per la fisica - continuarono invece a credere in buona fede, fino agli anni '30, che l'energia tomica non sarebbe stata mai domata. Fu su questo particolare argomento che gli scrittori di fantascienza si dimostrarono, e in modo molto spettacolare, più esatti degli scienziati, ed è per questo che oggi gli scienziati, imbarazzati per il precedente, sono più propensi a usare la Prima Legge e a essere generosi nelle loro predizioni.
E in un certo senso quella lezione viene oggi applicata dall'INAF che sul suo canale youtube ha pubblicato due video su Astrofisica 2161, uno sul presente:
e uno sul futuro:

mercoledì 8 febbraio 2012

Di trattrici e pseudosfere

Partiamo dall'inizio, ovvero dalla trattrice, che in questo caso non è un trattore agricolo, ma una delle tante curve matematiche che si trovano un po' in giro dappertutto, anche in natura.
La storia di questa curva inizia quando un anatomista francese, Claude Perrault, fratello del più famoso narratore Charles, propose nel 1676, probabilmente nei locali dell'Accademia della Scienza parigina, al grande Leibniz il seguente quesito: dopo aver posto un orologio con catena sul tavolo, trascinò l'orologio spostando l'estremità opposta della catena. A questo punto chiese: Quale è la curva lungo la quale si muove l'orologio?(1)
Il primo a rispondere nel 1693(2) (o forse sul finire dell'anno precedente) fu Christiaan Huygens in una lettera a un amico(3). La curva, che fu proprio Huygens a definire trattrice, descrive in pratica il moto di un punto che viene trascinato su un piano con attrito da un segmento costante la cui estremità libera si muove di moto rettilineo uniforme. Dal punto di vista matematico la curva può essere rappresentata utilizzando le così dette funzioni iperboliche: \[x = \frac{1}{\cosh t}\] \[y = t - \tanh t\] dove il parametro $t$ appartiene all'intervallo $[0, 2\pi]$.
Anche Leibniz si interessò alla curva e realizzò un modello, basato proprio sulle trattrici, con il quale integrava qualsiasi equazione differenziale.
Una proprietà piuttosto spettacolare della trattrice è poi quella legata alle rette perpendicolari (o normali) alla curva. Se disegniamo tutte le rette perpendicolari, ad esempio, a uno dei due assi o a una qualunque retta sul piano, queste rette copriranno l'intero piano. Se invece facciamo la stessa operazione con tutte le rette perpendicolari a una trattrice (ma questo succede anche con altre curve), queste copriranno solo una porzione del piano. Il confine tra il piano coperto dalle rette e quello rimasto scoperto è esso stesso una curva, l'inviluppo(4), che nel caso della trattrice è la catenaria, in questo caso detta evoluta della trattrice.
E così come la catenaria ha il suo equivalente nella vita reale, essendo questa la curva di una catena sotto l'azione della gravità, anche la trattrice ha il suo equivalente nella vita reale(5):
Quando dunque i maghi esperti e gli abili manipolatori di carte mettono il mazzo nella posizione di cui sopra in realtà stanno semplicemente rappresentando una trattrice, una curva che, come vedete nell'immagine successiva, è anche molto stabile per spostamento del vertice:
E questa sua stabilità la trattrice la trasmette anche alla pseudosfera, che è la superficie generata dalla curva quando la si fa ruotare intorno al proprio asintoto (la retta lungo la quale si muove il trattore)(5):

Dave Gibbons su Before Watchmen

Michele Medda scrive:
Noto poi che non c’è traccia delle reazioni di Dave Gibbons.
Secondo Wired Gibbons afferma:
The original series of Watchmen is the complete story that Alan Moore and I wanted to tell. However, I appreciate DC's reasons for this initiative and the wish of the artists and writers involved to pay tribute to our work. May these new additions have the success they desire.
Cos'è Before Watchmen: Annuncio ufficiale, le interviste agli autori, le copertine, sulla cartastampata.

Un grazie a Francesco De Paolis e Patrizia Mandanici per la condivisione del post di Michele Medda.

martedì 7 febbraio 2012

Sir Orfeo

Sir Orfeo is a magical confection, a medieval resetting of the classic tale of Orpheus and Euridyce as the quest of King Orfeo to reclaim his wife Lady Heurodis from the realm of the King of Faery. The story is preserved in three Middle English manuscripts of the fourteenth and fifteenth centuries, based on a lost Breton lyric lay, and in the Shetlandic folk-ballad King Orfeo.
(continue)

sabato 4 febbraio 2012

Le ultime, necroplasmiche parole

Con questo numero di apre un'altra stagione per Spawn. Si tratta, forse, del cambiamento più radicale che i lettori che ci seguono fin dall'inizio abbiano mai sperimentato. Una rivista di comics non si caratterizza soltanto per i suoi protagonisti, ma anche per lo stile della narrazione e del disegno, che permangono anche quando cambiano i team creativi. Fino a oggi, tutti gli autori e gli artisti che si sono succeduti sulle pagine di Spawn avevano portato avanti le innovazioni stilistiche introdotteda Todd McFarlane in Spawn 1. Tutti, a cominciare da Greg Capullo, avevano lavorato su quel linguaggio grafico horror, grottesco e realistico che era il marchio di fabbrica della TMP e di Spawn in particolare. Questa volta è diverso. Spawn entra in una nuova dimensione narrativa. Il realismo fotografico introdotto da Szymon Kudranski unito ai dialoghi serratissimi di Will Carlton ha modificato radicalmente il look di questo comic book, conferendo a Spawn un nuovo taglio, più moderno e decisamente più orrorifico.
Questo è un passaggio estratto dall'editoriale di Giorgio Lavagna (corsivi e grassetti sono miei) sul numero 115 dello Spawn italiano edito dalla Panini. In effetti sperimentazioni su innovazioni grafiche e narrative ce ne sono state sulle serie collaterali: ad esempio la coppia Bendis-Maleev, che poi è andata su Devil cui si ispira chiaramente il ciclo attualmente in corso sia per dialoghi, sia per lo stile di Kudranski, sia per la scelta dei colori, e poi ricordo anche un numero speciale di Ashley Wood, però mi pareva di ricordare anche uno stile narrativo e grafico più realistico e nettamente differente rispetto al classico Spawn di McFarlane. All'epoca a scrivere era David Hine e i disegni erano di Brian Haberlin, che dopo aver scritto la serie è passato a disegnarla. O magari mi confondo e in quel periodo quello era il team creativo di una qualche serie regolare...
L'immagine che segue è la pagina conclusiva di Spawn 166 originale, distribuita gratuitamente dallo stesso Hine insieme a tutto il numero, copertina inclusa:

giovedì 2 febbraio 2012

Vite matematiche: scaricatelo gratis e legalmente

So che dovrebbe esserci una sorta di boicottaggio nei confronti della Springer, però in fondo cosa c'è di più boicottante di scaricarsi un libro che costa 23 euro invece di pagarglielo? Non so se è un errore da parte del sito, però nel pomeriggio, cercando roba scritta da Francesco La Teana, preside della scuola dove sto supplendo, scopro che, oltre ad aver scritto un testo di storia della fisica, ha anche partecipato a Vite matematiche con un saggio sul mitico Paul Dirac, che in italiano è liberamente disponibile, come tutto il libro del resto. Se infatti andate su read online compare una pagina con tutto il libro arrangiato in una sorta di player. A questo punto selezionate la pagina del/dei capitolo/i che vi interessa/no e quindi su download pdf per avere una copia in pdf assolutamente legale di quella porzione del libro, se non addirittura di tutto: e visto che c'ero mi sono regalato gratis un libro da 23 euro!

Sparse le parole morbide

Dopo la lettura, ho fatto un po' di ricerche e ho deciso di scrivere questo post con alcune citazioni sparse. Buon disgusto a tutti:
Nel 2005 il rettore era candidato alle elezioni regionali nel listino bloccato in appoggio all’ex governatore di centrosinistra Agazio Loiero, ma non venne eletto. Latorre era stato già rieletto Rettore dell’Unical nel 2003, ma dopo la mancata elezione in Consiglio Regionale nel 2006, sentì che c’era «bisogno di un’approfondita rivisitazione dello statuto dell’Università», come registrava la Gazzetta del Sud a marzo di quell’anno. A suo dire «l’università si era ingrandita e, per restare al passo dei grandi atenei in espansione e continuare a restare nella serie A degli atenei italiani», si doveva «garantire la continuità rimuovendo l’ostacolo della rieleggibilità del Rettore per la terza volta». Con queste parole, nel 2006 Latorre chiese e ottenne la modifica dello Statuto dell’Università della Calabria. La norma transitoria venne approvata in Senato accademico con 19 voti a favore su 26 (quorum a 17), anche con il voto di persone (Rettore in primis e alcuni Presidi) che direttamente ne avrebbero potuto beneficiare.
(linkiesta)
Pensavamo che l'impatto sulla società fosse più rapido. Certo la società calabrese è cambiata, e anche molto, dai tempi della fondazione dell'università, però mentre l'ateneo si è sviluppato secondo piani innovativi, non c'è stata la stessa crescita nella società.
Dipende dalle altre istituzioni, dall'economia e dalla politica. Il nostro compito è la ricerca, la formazione, la conoscenza. E lo facciamo bene se oggi non esportiamo più braccia ma cervelli. Da un lato è un bene perché si risolve il problema occupazionale dei nostri giovani. Però devono andare fuori regione. La prossima sfida è lo sviluppo, non solo per l'università ma per tutte le istituzioni.
(Libero che ripropone una agenzia Adnkronos)

Non credo che Peppe si riferisse alla persona collegata con queste citazioni, però in fondo il capo è sempre un buon rappresentante...

mercoledì 1 febbraio 2012

Milano, bianca Milano

Questa è una foto scattata ieri dalla finestra dell'ufficio in Osservatorio:
E qui ecco alcune foto scattate nella giornata di oggi per le strade prima di andare all'Osservatorio e poi nel cortile della Pinacoteca: