Saprete già che il mondo dell'informazione è rimasto sconvolto dai dati dell'
esperimento Opera sui neutrini
superluminari. Anche il sottoscritto si è concentrato per provare a gettare un po' di acqua sul fuoco. Le reazioni alla notizia, infatti, sono state tra le più disparate: si andava dai catastrofisti disperati per il crollo di Einstein e della relatività (speciale e generale) a quelli addirittura contenti, un po' come quei bambini che sono contenti di dirti che hai sbagliato. Personalmente, pur richiedendo, come hanno fatto gli stessi ricercatori di OPERA, una verifica da parte di un altro esperimento, ho pensato bene di sottolineare come la relatività speciale e il modello standard, le due teorie che sarebbero direttamente collegate con il risultato, non crollerebbero né verrebbero falsificate, come invece vorrebbe il pensiero
popperiano ben poco amato nel mondo della scienza e della fisica in particolare. Per fare questo ho scritto due post per Doc Madhattan,
Waiting the superluminal neutrinos e
From maxwell to Einstein. In particolare il primo ha avuto una quantità incredibile di visitatori ed è stato anche segnalato su
Oggi Scienza (un grazie a
Stefano Dalla Casa, che spero mi legga anche su queste pagine in italiano!). Cercherò, ora, di riassumere la posizione raccontata in quei due brevi post perché mi sembra giusto e doveroso nei confronti dei lettori italiani.
Iniziamo con le
equazioni di Maxwell:
\[\vec \nabla \cdot \vec E = \frac{\rho}{\varepsilon_0}\]
\[\vec \nabla \cdot \vec B = 0\]
\[\vec \nabla \times \vec E = - \frac{\partial \vec B}{\partial t}\]
\[\vec \nabla \times \vec B = \mu_0 \vec J + \mu_0 \varepsilon_0 \frac{\partial \vec E}{\partial t}\]
Queste equazioni vennero pubblicate da
James Maxwell in una serie di quattro articoli, dal titolo
On Physical Lines of Force, di cui il primo uscì nel 1861, e servono per descrivere il comportamento del campo elettromagnetico. Il problema, all'uscita delle equazioni, non fu tanto la correttezza della descrizione, quanto la loro non invarianza rispetto alle trasformazioni di Galileo. Per accettare il lavoro di Maxwell, quindi, sembrava di dover dire che quelle trasformazioni erano sbagliate. In realtà, più che quelle trasformazioni ad essere sbagliate, semplicemente le equazioni descrivevano un sistema invariante sotto un'altro tipo di trasformazioni di simmetria, le trasformazioni di Lorentz:
\[\begin{cases}
t' &= \gamma \left( t - \frac{v x}{c^2} \right) \\
x' &= \gamma \left( x - v t \right)\\
y' &= y \\
z' &= z
\end{cases}\]
E' semplice, almeno in un corso di fisica, ricavare le trasformazioni di Lorentz nel momento in cui si testano le equazioni di Maxwell con le trasformazioni di Galileo: si trovano i termini che non vanno e si modificano opportunamente le seconde per ottenere le prime. Il passaggio dalle trasformazioni, scoperte nel 1887, alla fisica genera poi la relatività speciale di Einstein con tutto quel che ne consegue. Ora, considerando che è possibile definire la velocità della luce usando le costanti $\mu_0$ e $\varepsilon_0$ e che l'elettromagnetismo si fonda proprio sui quanti di luce, sostituire anche all'interno della relatività speciale la presunta velocità dei neutrini misurata da OPERA vorrebbe dire suggerire che i neutrini (che sono fermioni) sono i veri bosoni dell'interazione elettromagnetica! E' con questo spirito che la relatività speciale è da considerarsi corretta anche nel caso di conferma del risultato di OPERA, non incidendo questo realmente sull'universo elettromagnetico, che poi è quello che abbiamo fino ad ora la capacità di sperimentare. E in questo universo la relatività speciale domina. Il risultato di OPERA, se verificato, ci costringerà, però, a proporre una serie di nuove idee. Alcune ho provato io stesso a immaginarle:
- cambiare l'interazione debole, che è l'unica, insieme alla gravità, che oggi sappiamo influenzi i neutrini(3);
- approfondire un eventuale legame quantistico tra neutrini e spaziotempo(4);
- immaginare una nuova interazione esclusiva dei neutrini(5);
- altre idee che al momento non mi vengono (o che sono così radicali da non voler raccontare)(6);
La scienza, in sostanza, avanza in questo modo: c'è qualcuno che investiga un fenomeno e ne ricava dei dati, quindi li espone al pubblico accademico (e a volte anche a quello non accademico) per chiederne una verifica (dei calcoli, se il lavoro è teorico, dei dati, se sperimentale), e quando questa verifica arriva si potrà decidere se siamo di fronte a una scoperta o a un errore (che può essere di calcolo, per una teoria, o statistico, per un esperimento).
La scienza è così: procede a passi, e le sue rivoluzioni, per quanto veloci, hanno bisogno di tempo, ma non spazzano o falsificano le teorie precedenti, quando queste sono efficaci. In fondo le teorie di Newton e Galileo sono ancora qui tra noi, con tutta la loro efficacia. Quindi anche relatività speciale e Modello Standard, nonostante i catastrofisti o i
bambini dispettosi, resteranno ancora qui valide. Andranno, ma lo sappiamo già, estese. Bisognerà trovarne i limiti. Ed è questo il nostro compito per il futuro, ed è anche uno dei compiti di LHC e di molti altri esperimenti nel mondo.
P.S.: Mi sembra doveroso, nell'ordine, segnalare nell'ordine
una trascrizione del seminario di OPERA e la sua
versione registrata per quelli che se lo sono perso; le considerazioni di
Marco Delmastro sul
preprint di OPERA;
quelle inviate a Jon Butterworth, del
Guardian, da un componente anonimo di OPERA che non ha firmato il
preprint e che ha espresso le sue perplessità (non molto diverse da quelle di Marco) sul risultato diffuso.
Infine mi corre quasi l'obbligo di segnalarvi l'
ultima polemica ministeriale firmata Mariastella Gelmini, ma questa, probabilmente, la conoscete già...