Stomachion

lunedì 30 giugno 2008

Generazioni

In un certo senso c'è qualcosa che accomuna l'Italia e la Spagna del calcio, ieri sera campione d'Europa 2008, ed è il destino del commissario tecnico che non ha avuto la fiducia della sua federazione. E se Donadoni tale fiducia non la ebbe sin dal giorno dopo la fine del commissariamento della federazione, sicuramente non l'avrebbe avuta neanche con il trionfo europeo, e questa sensazione viene da come è stato concluso il rapporto con Donadoni, il cui unico difetto, a conti fatti, e nonostante non mi abbia dato molta fiducia in generale, è stato quello di non avere avuto una grande esperienza internazionale come allenatore.
E mentre siamo in attesa di Lippi e della sua prima partita in questa sua seconda avventura in azzurro, lasciatemi dire che questa Spagna, per gioco e carattere, mi ricorda molto l'Italia di Zoff del 2000, che giocò un'unica partita completamente in difesa, la semifinale con l'Olanda, in 10 a causa di un intervento eccessivo da parte di Zambrotta. E anche allora, come nella Spagna di ieri, alle spalle di Zoff c'è una federazione con poca fiducia nel suo allenatore, una federazione che evita una figuraccia solo grazie all'arrabbiatura del grande portiere mundial a causa di una parola di troppo da parte di Berlusconi. Trovata la scusa, trovata l'uscita e perso un gruppo che era all'inizio di un ciclo, che ha perso un mondiale e un europeo per una pessima gestione degli eventi stessi, e che ha vinto un mondiale, nel 2006, alla fine del suo ciclo. Ora se ne deve iniziare uno nuovo, a partire dalle indicazioni che questo europeo ci ha dato, e solo per restare almeno come la terza favorita del 2010: nell'ordine, secondo me, abbiamo Inghilterra (per l'allenatore, Capello), la Spagna (per i giocatori: speriamo per questa nazionale che il successore di Aragones non sia come Trapattoni rispetto a Zoff!), e l'Italia (per l'allenatore, Lippi, e perché campione del mondo in carica).

domenica 29 giugno 2008

Usanze alimentari (3)

Unta Yangora: L'algarobina non manca mai nella nostra jivaria... tanto che te ne avevo già preparata una buona dose.

(il capo del gruppo di indigeni, gli jivaros, offre a Becerra, un avventuriero, la bevanda. A quel punto, Daniel Murdock, il cliente di Mister No per questa avventura, si incuriosice)

Daniel: Uh... che roba è?
Mister No: Un miscuglio composto da varie erbe dai diversi sapori.
Daniel: Accidenti! Una specie di cocktail, dunque.
Becerra: Esattamente!

(e quest'ultimo gli offre la borraccia)

Mister No: ... soltanto che in questo caso le erbe non vengono distillate... bensì masticate dalle donne!
Daniel: GLUB! PTUAH! PTUAH!

(risate)

Mister No: Ma, Daniel, se non apprezzate l'aperitivo, come farete a gustare l'appetitoso piatto tradizionale che hanno preparato per stasera?
Daniel: Uh... e quale sarebbe?
Mister No: Wampam con tampirusa e tsampunta...
Daniel: Cos'è? Una specie di nostro "misto alla griglia"?
Mister No: Più o meno è così... soltanto che invece di manzo, vitello e maiale... loro usano vermi, cavallette e formiche!
Daniel: GLUB!

(da Tsantzas!, di Guido Nolitta - testi - e Roberto Disio - disegni - dal volume 36° volume de I Classici del Fumetto)

sabato 28 giugno 2008

La cultura (2)

Mafalda: Povero Nando, stava guardando un telefilm e la mamma gli ha staccato il televisore! E sai lui cos'ha fatto?
Manolito: Cosa?
Mafalda: Si è messo a guardare nei buchini della presa pensando che da lì poteva vedere lo stesso
Manolito: Poveretto! Figurati, per il filo le figurine vengono su così piccole, che chi ci vede niente!

(Quino)

venerdì 27 giugno 2008

Morte accidentale di un anarchico

Immagine di Morte accidentale di un anarchicoDivertente rappresentazione teatrale che prova a sottolineare le contraddizioni dell'inchiesta sulla Strage di Piazza Fontana che portò al fermo di Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico, morto caduto, forse gettato, dalla finestra del commissariato di polizia. Il testo della rappresentazione teatrale, di Dario Fo, pubblicato da Einaudi, è divertente e illuminante al tempo stesso. Forse qui, o su Stipaturi, scriverò qualcosa in proposito della vicenda Pinelli. Per intanto godetevi una divertente lettura in cui solo con la voce di un pazzo Fo poteva esprimere tutti i dubbi sulla vicenda e sull'inchiesta susseguente all'incidente.
Buona lettura a tutti!

giovedì 26 giugno 2008

I diritti sono uguali per tutti!

Matusalemix: Anch'io ho il diritto di essere picchiato in testa! Voglio essere picchiato in testa!

(da Asterix e la zizzania, di Goscinny e Uderzo, dal volume Asterix - Le storie più belle, ed.Mondadori, trad.Luciana Marconcini)

mercoledì 25 giugno 2008

Qanar

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Un newyorkese, un taxista, una mattina scopre di avere dei poteri straordinari. La sua fidanzata non è altrettanto contenta all'inizio, anzi ne è spaventata. Poi, però, riescono a convivere con la nuova situazione, appena il tempo di venire attaccati da misteriosi esseri umani con poteri simili a Max Quest, il nostro taxista. Questa organizzazione lo pone di fronte ad una scelta: o loro o l'oblio. E l'oblio, in questo caso, è l'esilio sul mondo di Qanar, un pianeta ormai decaduto a causa di una non meglio specificata catastrofe che lo ha portato in una condizione quasi medioevale. Abbandonato in un deserto, apparentemente senza poteri, inizia un viaggio, una cerca (quest) verso la sua fidanzata, la sua donna, la sua Fran. Il romanzo, Il mondo di Qanar di Ted White, è nel complesso bello e appassionante, ma sbrigativo nelle fasi finali, quando non scende nei particolari nella lotta conclusiva tra Quest e gli Altri, i suoi nemici. Alla fin fine, mescolando una tematica fantascientifica molto cara a van Vogt come quella del superuomo, in una vicenda dall'atmosfera conaniana, White ha comunque realizzato un godibilissimo romanzo in cui trova anche lo spazio per interrogarsi sulla natura umana, e che di fondo sembra dare una buona base a molti dei giochi di ruolo attualmente in giro. Una buona lettura, se vi capiterà mai di recuperare qualcosa della collana Urania fantasy.

martedì 24 giugno 2008

Terre desolate

Immagine di Le Terre DesolateUn uomo viene torturato. Una terribile minaccia sembra incombere sul torturatore. Una maledizione. Un oscuro presagio che sembra legato ai tempi antichi, ormai perduti nella memoria da eoni, e un nome, l'Elefante, riecheggia in queste leggende. Le terre desolate di Fred Saberhagen sembra promettere bene con quest'inizio. Poi la distruzione della casa di uno dei protagonisti e lo sterminio della sua famiglia da parte degli armigeri dello spietato tiranno, uno dei tanti emissari di misteriosi e terribili padroni. Con queste premesse il romanzo sembra promettere molto bene, ma, forse perché letto durante il viaggio di ritorno Milano-Cosenza, forse per qualche altro motivo (non perfetta disposizione mentale), alla fin fine risulta una delusione, pur non essendo di base un brutto romanzo.
Certo l'avventura e la sfida tra bene e male si svolge in un mondo particolare, in cui restano alcune vestigia di un mondo precedente, così simile al nostro dal punto di vista tecnologico. E certo il fatto che, alla fine del romanzo, ci si rende conto di essere all'inizio di una saga, non toglie del tutto quella sensazione di delusione che lascia il romanzo per le molte e per certi versi troppe domande lasciate in sospeso.
Ripeto: non una brutta lettura di principio, ma comunque una piccola delusione per un fantasy originale e particolare, un po' diverso da un tipico steam punk: certo forse Saberhagen nei romanzi successivi della saga (che non credo riuscirò mai a recuperare!) sarà stato in grado di sviluppare un bel soggetto, ma resta il fatto di questa partenza un po' deludente (non tanto da non lasciarmi la curiosità sul seguito, comunque!!!).

lunedì 23 giugno 2008

Furie rosse

Speravo di dover intitolare questo post Il rosso e l'azzurro, ma purtroppo il ritorno della sfortuna di rigore della nazionale italiana contro quella spagnola (dopo che ci erano andati bene i rigori contro l'Olanda nel 2000 e la Francia nel 2006) mi costringe a concentrarmi sul colore dominante della domenica sportiva. La prima furia rossa è certamente quella della Spagna che non riesce a battere l'Italia nei tempi regolamentari in una sfida in cui l'Italia si difende in maniera ottima (grandissimo Chiellini) ma che non risulta molto precisa al momento di concludere (e per tutto l'europeo italiano mi sono chiesto: ma come è possibile che questo giocatore è capocannoniere in Germania? - mi riferisco a Toni, ovviamente!). Neanche la Spagna, se è per questo!
Personalmente questa squadra mi è sembrata, a parte la partita d'esordio con l'Olanda, a tratti più forte di quella che ha vinto il mondiale, e forse l'unica cosa che si dovrebbe far notare a Donadoni è lo scarso uso della quinta punta, Borriello. Per il resto speriamo che resti, anche perché in giro, con Capello all'Inghilterra, non ci sono alternative serie all'attuale ct.
La seconda furia rossa è quella che, dopo molti gran premi, è tornata ieri pomeriggio in Inghilterra, a Donigton: la Ducati rosso fiammante di Stoner, che vince autorevolmente il gran premio davanti a Rossi e Pedrosa. Dominio netto che speriamo possa continuare anche per il resto della stagione (non guardatemi male: a Rossi non posso perdonare il suo rifiuto di andare alla Ducati e la sua scaramantica fissa di non utilizzare il numero 1 quando deve difendere il titolo).
L'ultima, ma prima in ordine di tempo, è quella furia rossa del Cavallino Rampante. Con una cavalcata incontenibile il duo Massa-Raikkonen domina senza alcuna possibilità di replica per gli avversari il Gran Premio di Francia 2008. Certo l'inconveniente tecnico dello scarico ha tolto al finlandese campione del mondo una vittoria meritata (il suo giro veloce non è più stato battuto!), ma la doppietta nel complesso ha portato Massa in testa al mondiale piloti e la Ferrari a consolidare quella del mondiale costruttori, forse l'unica certezza in questa stagione. Nel complesso deludenti le BMW (salva la baracca Kubica con il 5.o posto), deludente Hamilton, che partivca sì dal 13.o posto (penalizzato per i noti fatti del Canada), ma che alla fine è arrivato 10.o a causa di una sua leggerezza all'inizio della gara. Un po' meglio il suo compagno di squadra, anch'egli penalizzato, giunto 4.o con una buona gara e che non ha ottenuto il podio solo perché il nostro Jarno Trulli ha fatto una gara ancora migliore, difendendo negli ultimi giri, con una leggera pioggerellina in pista che sembrava penalizzare l'assetto scelto dall'abruzzese, un terzo posto conquistato con i denti e con una buona tattica nei pit stop.
Così mentre il mondiale costruttori si avvia verso Maranello e quello piloti non si sa se pure, ci aspettano due gare difficili a Silverstone e al Nurburgring (che spero di aver scritto bene...).
Speriamo che continuerà ad andare tutto bene...

domenica 22 giugno 2008

Le grandi domande

Panoramix: Il buffo è che non si sa bene a cosa serva, un menhir!

(da Asterix e la Obelix SpA, di Goscinny e Uderzo, dal volume Asterix - Le storie più belle, ed.Mondadori , trad.Fedora Dei)

sabato 21 giugno 2008

I protomorfi

Immagine di I protomorfiUno dei metodi tipici di raccontare dell'avventura classica è quello di dare alternare un racconto del passato con la vicenda contemporanea principale: generalmente il racconto del passato, che procede per salti più veloci, è collegato con la vicenda contemporanea. Questo tipo di narrazione viene utilizzato, in modo molto efficace, da Valerio Evangelisti per il suo Eymerich, proponendo una serie di romanzi che oscillano tra il romanzo storico, la fantascienza e l'avventura, dando in pratica nuova linfa al fantastico italiano. Un modo molto simile di narrare è quello utilizzato da Haldeman per I protomorfi, in cui vengono narrate, in una prima parte abbastanza lunga, in parallelo, le avventure del passato di due alieni mutaforma giunti sulla Terra in due periodi diversi, e il rompicapo di uno strano manufatto trovato sul fondale oceanico. Con una narrazione quindi serrata e appassionante, Haldeman esplora la storia dell'umanità, suggerendo in maniera abbastanza velata (ma non troppo) che molti dei problemi dell'umanità vengano dalla non completa accettazione della diversità e della molteplicità della specie dominante del pianeta. E' però anche una storia, una storia d'amore non solo tra due esseri diversi, ma anche verso una razza, quella umana, forse un po' autolesionistica, ma che comunque potrebbe ancora salvarsi.
Potrebbe, aggiungo io.

venerdì 20 giugno 2008

Magia

La magia è legata alla terra, ai suoi cicli, ai suoi cambiamenti, e li osserva con attenzione, proprio come la scienza. Poi un giorno gli stregoni e i re decidono di usare la magia per terrorizzare gli uomini, e comandare. Ciò che una volta era naturale, diventa segreto. C'è un detto voodoo che dice: 'al suono del tamburo magico ho ammaestrato il cane della peste e del fuoco, e ora mi obbedisce, e io lo lancerò contro chi si ribellerà'.

(Fang ad Einstein in Terra! di Stefano Benni)

giovedì 19 giugno 2008

A noi vivi

Immagine di A noi viviIl primo e l'ultimo. Già avvenuto, con Stark, ora si ripete, con A noi vivi di Heinlein. E come promesso torno a parlarne e questa volta in maniera più diffusa. Cerchiamo, innanzitutto, di separare i due aspetti principali del romanzo: il legame con l'opera futura di Heinlein e le idee e le previsioni proposte dall'autore nel romanzo.
Il legame con i racconti e i romanzi futuri è, per un qualsiasi lettore affezionato di Heinlein, evidente: in A noi vivi sono già in embrione tutti i romanzi dello scrittore statunitense, che in pratica, come dicono Spider Robinson e Robert James nella prefazione e nella postfazione, sfrutta le tematiche del suo primo romanzo mai pubblicato sviluppandole e ponendole al centro di molti dei suoi romanzi.
Le idee e le previsioni di Heinlein, invece, fanno quasi paura, tanto sono precise, a parte forse la cronologia. Il punto di partenza dell'utopia descritta in A noi vivi è la non partecipazione degli Stati Uniti alla 2.a Guerra Mondiale: questo fatto, in un certo senso, sembra generare una serie di discussioni e attriti interni che, in maniera più o meno varia, rispecchiano molte delle discussioni contemporanee, come ad esempio le critiche sempre più diffuse al nostro attuale modello economico. E certamente è questo, oltre alle idee sui nuovi costumi sociali e sulla difesa assoluta della privacy, il cardine del romanzo. Le idee economiche di Heinlein sono tratte dalle teorie di Clifford Hugh Douglas, che propone una sorta di economia molto più sociale e solidale (Social Credit), e che il romanziere sfrutta descrivendo uno stato in cui vengono finanziati i cittadini con delle eredità di base, che possono consentire ad ognuno di sopravvivere senza necessità di lavorare, il tutto grazie al fatto che, quando c'è necessità di nuovo denaro, è il governo stesso che decide di stamparne di nuovo, aggirando in pratica l'economia basata sulle banche. Perché, parliamoci chiaro, la nostra economia ruota proprio intorno alle banche, che di fatto posseggono la maggior parte delle nazioni più avanzate (nonché quelle del così detto Terzo Mondo o in via di sviluppo), che possono prestare denaro senza possederlo, e quindi in pratica crearlo dal nulla.
E tutti i progressi tecnologici non possono essere fatti senza le banche, che finanziano dal nulla solo ciò che può far crescere il capitale: ciò però porta ad una sovrapproduzione che alla lunga porta al fallimento del sistema: interessante in questo senso il capitolo 9, durante il quale Heinlein cerca di dimostrare al lettore con un esempio come ciò sia possibile.
Heinlein, sul Social Credit, scommise la maggior parte della sua sfortunata carriera politica: presentatosi a Hollywood nelle primarie del partito democratico, venne battuto alle stesse dal candidato repubblicano, che presentatosi anche alle primarie democratiche e vincendole in pratica divenne l'unico candidato del seggio, ottenendolo automaticamente senza bisogno di elezioni (forse proprio perché il partito democratico concesse a Charles Lyons di partecipare alle primarie, Heinlein decise di far sparire i democratici nella sua storia alterata degli Stati Uniti in A noi vivi!). Non solo, comunque: il panico diffuso per la situazione economica difficile, le crisi economiche successive, le tensioni internazionali, tutto previsto con grandissima lucidità, e tutto risolto aggirando il potere delle banche, limitandolo, cambiando in pratica il modello economico alla base della società, il tutto senza dimenticare la libertà individuale, protetta per costituzione nella nuova versione della Carta Statunitense.
In un certo senso le idee economiche di Heinlein ricordano la recente proposta della decrescita, un modo per rendere la civiltà umana sostenibile non solo per il pianeta ma anche per gli esseri umani stessi: in fondo l'utopia è tale solo se è impossibile da raggiungere. Fino ad ora ogni cosa che non andasse bene per gli imprenditori era un'utopia. Dobbiamo solo cercare di essere noi a voler cambiare.
Per intanto, il discorso con Heinlein finisce qui.
Buona lettura.

E' a noi vivi che spetta portare a termine il lavoro lasciato incompiuto da quelli che qui combatterono. E' a noi vivi che spetta dedicarci al grande compito che ci resta di fronte: quello di trarre da questi nobili caduti una dedizione ancor più grande alla causa per la quale essi hanno dato la più completa e definitiva prova di dedizione; quello di affermare qui solennemente che questi morti non sono morti invano, perché questa nazione, guidata da Dio, possa rinascere nella libertà...
(dal discorso di Abramo Lincoln a Gettysburgh che da il titolo al romanzo di Heinlein)

mercoledì 18 giugno 2008

Il quinto figlio

Immagine di Il quinto figlio...Io mi sono chiesta: e se nel ventesimo secolo venisse al mondo un elfo, una creatura di un'altra epoca? Nella nostra società apparirebbe 'cattivo', portatore di male: ma in un contesto diverso non susciterebbe pregiudizi. Come reagiremmo se capitasse tra noi uno così? Noi siamo pigri, quando le cose sono un po' problematiche le nascondiamo sotto il tappeto. Questo libro l'ho scritto due volte. La prima versione era meno cruda, poi mi sono detta: "cara mia, stai barando. Se succedesse davvero, sarebbe molto peggio di così." E allora l'ho riscritto portandolo alle conseguenze estreme.
(Doris Lessing)

Questa descrizione mi ha decisamente sempre intrigato ed interessato, e soltanto per questo mi sono deciso ad acquistare il romanzo: in fondo gli elfi e il popolo magico mi ha sempre intrigato (sono un appassionato di fantasy e di Tolkien). Ciò che mi sarei aspettato era, nell'ordine: una favola, oscura finché si vuole, ma comunque una favola, o la storia di un bambino un po' timido, sommariamente spaesato, che finisce i suoi giorni nel modo peggiore possibile per un essere fondamentalmente ingenuo. Alla fin fine c'è qualcosa di quest'ultima visione nel romanzo, ma anche molto di più.
Una coppia di giovani ha un sogno: una famiglia numerosa con molti bambini e tante felici riunioni familiari. Qualcosa di normale, ma anche fondamentalmente strano visto i tempi che corrono: siamo negli anni Sessanta, quelli della rivoluzione culturale e di costume, e così una famiglia di questo genere sembra non solo anacronistica, ma addirittura strana e bislacca. I due ragazzi hanno 4 figli in rapida successione, tutti programmati, fino al 5.o, inatteso, a tratti non voluto da nessuno dei due. E il piccolo sembra percepirlo sin dal pancione della madre: scalcia come un demonio, sembra quasi voler uscire prima del tempo, forse intuendo la sua condizione di indesiderato (o quasi). E quando esce ha una vitalità fuori del normale, uno sguardo gelido e carico d'odio sin dai primi istanti, una carica di violenza incontenibile. La stessa madre, Harriett, pensa che il piccolo Ben, questo il suo nome, appartenga in realtà ad una razza più antica dell'umanità stessa, che ogni tanto viene partorito da una donna umana, pronto ad infestare nuovamente l'umanità con il suo odio e la sua violenza.
Alla fine, però, la lettura lascia, da una parte un po' di amaro in bocca, perché il 4.o figlio di Harriett e David, Paul, descritto come una figurina fragile e bisognosa di quell'affetto che, con il suo carisma nero, gli ha sottratto Ben, non viene approfondito bene, proprio come quel contr'altare tipicamente elfico di un essere ingenuo distrutto dalla società moderna; dall'altra, invece, è presente proprio una critica ai costumi della società britannica di quel tempo, ancora fondamentalmente e profondamente ipocrita, quasi come se Ben fosse la diretta conseguenza di quell'atmosfera, quasi come se fosse effettivamente il figlio che quella Gran Bretagna meritava.
Un bel romanzo su un tema che solo una donna poteva trattare, perché Harriett e la sua solitudine, nella sua scelta di far vivere il figlio, nel suo tentativo di renderlo un uomo civile, è forse il personaggio con cui ci si sente più vicini.

martedì 17 giugno 2008

Il palio delle contrade morte

Più riguardo a Il Palio delle Contrade MorteNon avevo ancora letto nulla di Fruttero e Lucentini, poi ho adocchiato Il palio delle contrade morte, sullo scaffale dell'edicola a Sesto San Giovanni, dalla cui stazione ho preso in questi giorni milanesi il treno per Seregno. E allora, visto anche il basso, bassissimo prezzo, mi sono fatto... coraggio e ho acquistato il libro. Definire il romanzo un giallo è solo perché c'è un morto, ma in realtà è un romanzo sul palio, il palio di Siena, sulla sua magia, sul contorno, sugli intrighi dei fantini e delle contrade, e soprattutto è un'atmosfera, un modo per interrogarsi sulla vita, al di là della trama, della storia e di tutti i discorsi accademici su un tale genere di letteratura. E alla fine anche una constatazione: per quanto cambiano i tempi sembra che la vita delle persone sembra sempre uguale.

lunedì 16 giugno 2008

La curva del petrolio

La vita è piena di coincidenze che fanno tremendamente paura. Ho finito di leggere giusto sabato il bel romanzo di Heinlein A noi vivi: non solo dal punto di vista letterario questo primo romanzo (di cui cercherò di parlare in seguito più diffusamente), rimasto a lungo inedito, contiene tutti gli elementi della letteratura successiva dello scrittore statunitense, ma contiene una serie di previsioni disarmanti, oltre ad una critica molto precisa e puntuale del nostro attuale sistema economico, che per inciso è lo stesso del 1939, periodo durante il quale il romanzo venne scritto.
In questi giorni di lotta per i tirocini di ricerca in Calabria (vedi anche Stipaturi), il mio amico Pietro mi invia una e-mail molto interessante, che punta l'attenzione sul petrolio e sul nostro sistema economico. La condivido con voi in maniera integrale:

Ciao a tutti,
in questi giorni mi sono divertito ad analizzare i dati relativi al costo del petrolio (in dollari) dal gennaio 2000 ai giorni nostri. Vorrei condividere con voi il grafico che vi allego e alcune riflessioni.
In sintesi i risultati che il grafico mette bene in evidenza. Da gennaio 2000 ad agosto 2003 il prezzo e' praticamente costante; da agosto 2003 ad agosto 2006 c'è una prima crescita esponenziale (l'asse delle ordinate è logaritmico) con tasso di crescita del 34%; da agosto 2006 ai giorni nostri c'è un secondo andamento esponenziale caratterizzato da un tasso di crescita del 52% (più grande quindi del precedente!).
Da notare che si tratta chiaramente di crescite esponenziali e non lineari; questo aspetto è molto importante e fa si (come mostro nella tabella nel grafico) che nel giro di 3 anni, il costo del petrolio potrebbe portarsi a 500$ al barile!!!
Naturalmente il sistema capitalista americano (e mondiale) non potrebbe mai reggere un qualcosa del genere!
Ricordo che tutta la nostra civiltà si basa sul petrolio... viaggiamo, mangiamo, lavoriamo, ci divertiamo, grazie al petrolio.
Cosa succederà quindi nei prossimi nei prossimi tre anni? non lo so; ma temo niente di buono....
Spesso nelle discussioni a proposito di un possibile "collasso" del sistema capitalista mi capita di sentire dire... che c'è molto tempo... si parla di secoli... la mia opinione è che ciò sarebbe vero se il sistema popolazione-economia crescesse in modo lineare... ma sappiamo benissimo che entrambi stanno crescendo in modo esponenziale...
In particolare l'economia: non si fa altro che dire che "deve" crescere, il PIL deve essere SEMPRE positivo (da notare che il PIL altro non e' che il tasso di crescita di una funzione esponenziale!).
Tutto ciò è illogico, pericoloso e porterà in pochi anni la nostra civiltà al collasso; i segnali ci sono tutti: aumento dei prezzi delle risorse energetiche, diminuzione dei suoli utili all'agricoltura, cibo pro-capite in diminuzione, aumento della fame nel mondo, riempimento delle discariche (Napoli è solo una "spia" luminosa accesa di pericolo... non un caso isolato), militarizzazione dei territori, radicalizzazione del clima, "paura" dilagante.... tutte facce della stessa medaglia.
L'economia NON deve crescere; questa è una bugia di cui tutti dobbiamo prendere coscenza; è il benessere degli esseri umani che deve crescere. La crescita dell'economia è la causa dei problemi di oggi, non la soluzione.
Questo comporta un "radicale" cambiamento di rotta. E questo non lo dico io ma le più importanti strutture di controllo governativo (ONU) e non governativo... quello che manca è l'opinione pubblica che spinga i governi a farlo.
Questo però nasce dallo sforzo di ognuno ad imparare e a far conoscere.

Un saluto a tutti.
Pietro.

Il grafico, un file in pdf, potete scaricarlo cliccando qui.

sabato 14 giugno 2008

Gioco suicida

Immagine di Gioco suicidaUn detective scalcinato viene assunto da un campione di baseball per indagare sulle minacce di morte pervenutegli nell'avvicinarsi al momento della sua candidatura al senato degli Stati Uniti d'America. Il povero detective, con una vita non proprio rosea, verrà travolto dagli eventi, scoprendo un gioco suicida che non è solo il suo, intendendosi che egli stesso viene fatto oggetto di minacce e quindi, in fondo, la sua indagine è una sorta di tentativo di suicidio. Alla fin fine Gioco suicida, romanzo hard boiled di Paul Auster, scorre veloce senza sussulti, ma senza neanche grandi qualità. Buona la storia, ma i dialoghi sono un po' vecchi e anche un po' troppo sopra le righe, più da sceneggiato televisivo che non da bassifondi. Forse l'opinione viene dal sempre crescente amore letterario per Edward Bunker, ma alla fin fine nessuno è perfetto. Resta comunque una buona lettura e niente più.

venerdì 13 giugno 2008

Gara di storie (1): La storia di Emmeline Grangeford

C'era una volta una signora che si chiamava Emmeline Grangeford. Era molto triste, perché aveva perso il suo cane. Compose una poesia molto bella su di lui che faceva. (La poesia faceva. Il cane non si sapeva più cosa faceva).

'Oh, la tua lingua nella tazza
faceva rumore di piedi nella guazza
quando pioveva, spesso ti ho picchiato
perché
le tue impronte sul tappeto avevi lasciato
ed ora: ora, oh, come vorrei
sentire puzza di cane bagnato.'

E così la signora Grangeford guardava fuori nella pioggia e aspettava e piangeva e componeva. Finché un giorno, sentì grattare alla porta: in preda a un tremito d'emozione, aprì e...
E un leone balzò dentro e se la mangiò tutta, compresi i pettinini d'osso che aveva in testa.
La morale è: C'è sempre qualcuno che si approfitta del dolore altrui.

(storia di LeO da Terra! di Stefano Benni)

giovedì 12 giugno 2008

Il giorno del giudizio: su LoSpazioBianco

E sono felice di segnalarvi la pubblicazione del mio ultimo articolo su LoSpazioBianco: la recensione de Il Giorno del Giudizio, historieta di Barreiro e Lopez (il disegnatore de L'Eternauta).
Buona lettura (sia dell'articolo sia della storia a fumetti!).

La città dove il tempo si è fermato

Immagine di La cittadina dove il tempo si è fermatoProbabilmente leggere Hrabal in una città come Milano, in un contesto in cui la rottura di una lettura è all'ordine del giorno non è il modo giusto di affrontare questo autore praghese, soprattutto se è la prima volta che affronto questo autore. In particolare in questo La cittadina dove il tempo si è fermato, Hrabal adotta uno stile che richiama molto il parlare infantile, fatto di poche interruzioni, di lunghi monologhi quasi senza fiato. La storia, semplice e vera al tempo stesso, racconta la vita in una cittadina della repubblica ceca, con una birreria che muove tutta l'economia del luogo, e con due fratelli, uno amministratore della birreria e l'altro operaio nella stessa fabbrica. E attraverso la vita dei due fratelli, la vita nella cittadina dove il tempo si è fermato, Hrabal ci descrive il passaggio verso il comunismo, descritto in un certo senso quasi come qualcosa di ingiusto, ma anche come un'occasione per chi dal comunismo ha avuto poco, per il semplice motivo di essere dalla parte sbagliata. E' anche, però, un romanzo sulla vita, vero proprio come la vita e come i personaggi che lo popolano.

mercoledì 11 giugno 2008

Un piccolo rompicapo

Immagine di Rompicapo in quattro giornate
Isaac Asimov non è solo uno scrittore di fantascienza, ma anche di saggi scientifici, nonché di gialli. Avevo già letto, alcuni anni fa, alcune storie della serie dei Vedovi neri, racconti interessanti e intriganti. In Rompicapo in quattro giornate il protagonista è uno scrittore di nicchia che, suo malgrado, viene coinvolto nella morte di un suo amico, nonché dello stesso scrittore che ha contribuito a lanciare. Tormentato dai sensi di colpa (un favore non fatto potrebbe essere stata una delle possibili cause della morte dell'amico), inizia a indagare, scoprendo alla fine loschi traffici all'interno dell'albergo nel quale si svolge la vicenda. Lo stesso albergo è anche la sede della conferenza dei librai, alla quale Asimov ha effettivamente partecipato e, anche per questo motivo, si è inserito come attore nel romanzo. Romanzo che è appassionante e al tempo stesso divertente, per quell'ironia, nonché auto-ironia, che pervade il libro dalla prima all'ultima pagina.
Asimov non si può non leggere, e a maggior ragione l'Asimov giallista!

martedì 10 giugno 2008

Euro 2008: chi mal comincia...

...deve vincerle tutte! E alla fine sarebbe incredibile passare con una sconfitta così pesante all'avvio, quando quattro anni prima si venne eliminati senza perderne una! Certo questa non è la nazionale che ha vinto i mondiali, e non è neanche la nazionale di Zoff che perse gli europei (che certo è genitrice di quella mondiale, ma che era anche decisamente più forte di quella di Lippi), ma difficilmente sembra una squadra in grado di reagire, se alla fin fine le scelte di Donadoni sembrano imperscrutabili anche per i giocatori stessi.
Comunque, in attesa della prossima partita con la Romania (l'unica cosa buona dalla giornata di ieri è stato proprio il pareggio di quest'ultima con la Francia!), cerchiamo di non trattare troppo male una nazionale che, forse, tanto avanti non andrà (anche se spero di sbagliarmi!).

lunedì 9 giugno 2008

Dalla quasi morte...

Già! Dalla quasi morte! Kubica un anno fa, in Canada, guardando il suo incidente, lo si poteva dare per spacciato. Eppure ieri, anche grazie ad Hamilton che non frena in tempo al semaforo e toglie fuori gara se stesso e Raikkonen (sfortunato nell'occasione), il bravissimo Robert Kubica vince il suo primo gran premio. E la festa BMW viene completata dal secondo posto di Heidfeld: e così la scuderia tedesca ottiene il primo gran premio e la prima doppietta nella sua storia di costruttore completo. Sul podio nonno Coulthard, in una gara piuttosto incredibile in cui i problemi ai box di Massa hanno tolto il brasiliano dalla lotta per la vittoria. Alla fine Raikkonen ha mantenuto il giro veloce (e senza l'errore di Hamilton, come sarebbe finita la gara?), mentre Kubica e Massa (quanti sorpassi il brasiliano!) sono stati decisamente i piloti più bravi, ora anche rispettivamente primo e secondo nella classifica generale di un mondiale che promette di essere ancora più appassionante dello scorso anno.

domenica 8 giugno 2008

Universi privati

Immagine di UniversoSupponiamo che un gruppo di persone nasca e si formi all'interno di un ambiente chiuso, senza alcuna possibilità di uscire, e con una libreria di conoscenze che non riesce a comprendere e che interpreta in maniera superstiziosa ed erronea. Supponiamo, poi, che in questo ambiente chiuso un altro gruppo di persone, per vari problemi, sia separato dal primo gruppo e in contrasto continuo. In questa situazione, prima o poi, ci sarà qualcuno, un giovane, che cercherà di comprendere meglio il suo mondo, di esplorarlo, di abbattere le barriere di incomprensione.
Supponiamo, ora, che questo ambiente sia un'astronave che vola nello spazio verso una determinata meta, e che il suo viaggio sia durato più generazioni del previsto. E supponiamo infine che tutte queste... supposizioni siano in realtà fatte da uno scrittore, un tale di nome Robert Heinlein, scrittore di capolavori come La Luna è una severa maestra. Tutto questo supporre diventa, alla fine, un avvincente romanzo sui limiti dell'uomo dal titolo Universo.
E non c'è altro da aggiungere...

sabato 7 giugno 2008

Stipaturi Network: Tirocini di ricerca

Nel 2007 la Regione Calabria bandisce un certo numero di tirocini di ricerca, per dare la possibilità ai giovani calabresi di sviluppare dei percorsi di ricerca e perché la vera carta vincente per lo sviluppo di questa regione è la ricerca, come da parole di Principe. A tutt'oggi nulla si sa sui finanziamenti stanziati, i nostri giovani lavorano gratis e, in queste condizioni, ben poco sviluppo si vede all'orizzonte (in un certo senso al momento mi considero un fortunato per il fatto di non aver neanche provato a fare la domanda... certo sapevo dei problemi avuti da mia sorella per ricevere i fondi della Regione per il suo master...).
Su Stipaturi vi proponiamo una interessante lettura: la lettera del Comitato dei Tirocinanti Calabresi: il testo può essere letto sul nostro blog calabrese (non siamo noi a vergognarci di essere calabresi, ma altri a doversi vergognare di esserlo!).

venerdì 6 giugno 2008

Countdown

Quello alla fine dell'anno scolastico. Ormai solo un giorno. Domani. E poi finalmente si chiude.
Perché mi sono decisamente stufato di sentirmi prof. a destra, prof. a sinistra, e non sono solo gli studenti a dirlo, e tutti questi prof. che saltano per l'aria sono come delle mosche intorno ad un cadavere... sempre troppe!
Comunque a parte il conto alla rovescia (il mio è iniziato molto prima di quello degli studenti), mancano ancora le ultime formalità burocratiche, come ad esempio gli scrutini (ma chi ha fatto gli orari???) e poi, finalmente, si chiude anche questa esperienza!!!
E speriamo bene...

giovedì 5 giugno 2008

Fanteria dello spazio

Immagine di Starship TroopersLa prima volta che ho sentito parlare di Fanteria dello spazio è nel film Starship Troopers di Paul Verhoven. Oggi, dopo aver letto il libro, posso dire che, a parte le variazioni nella trama (nel film Juan Rico fa la figura dell'eroe, cosa che non è nel romanzo di Heinlein, di cui è il narratore in prima persona), l'atmosfera è simile in entrambe le opere: una esaltazione dell'esercito, nel film forse spinta anche troppo all'eccesso.
Comunque, nonostante lo spinto militarismo del romanzo stesso, uno dei capitoli più belli e importanti è sicuramente l'ottavo, con la discussione sulla pena di morte e sulla morale, che pur se da un lato rendono condivisibili le motivazioni di chi vuole la pena di morte, dall'altra presenta alcune considerazioni di ordine morale e comportamentale sull'educazione dei ragazzi altamente profonde: in anticipo sui tempi, Heinlein inizia già a mettere in discussione gli ultimi sistemi educativi, che suggeriscono di non utilizzare violenza contro i giovani. Il romanzo, poi, descrive anche una delicata situazione generatasi, in un tempo più o meno lontano, tra l'alleanza tra americani e russi e l'alleanza cinese, che poi ha portato all'ultima guerra sulla Terra e al governo quasi militare presente in tutti i paesi del mondo.
In generale, comunque, è uno dei più bei romanzi di fantascienza mai letti e sicuramente uno dei più belli dello stesso Heinlein, semplicemente un maestro!

mercoledì 4 giugno 2008

Le signore

(Nota: la madre di Mafalda sta origliando!)

Susanita: Facciamo finta di essere due signore come la mia mamma e la tua?
Mafalda: Ecco!
Susanita: ...che si riuniscono per il tè e per chiacchierare come chiacchierano le signore...
D'accordo...
Mafalda: Dunque... chi di noi dice la prima stupidaggine?

(Quino)

La compagnia dei distratti

Immagine di La compagnia dei distrattiRobert Barr, ai tempi del successo di Holmes, detective infallibile, scrive un bel racconto su un investigatore francese abile nell'arte deduttiva, ma che non riesce a chiudere il caso affidatogli dai funzionari londinesi, senza riuscire ad ottenere delle prove certe per convalidare le deduzioni stesse. E così La compagnia dei distratti, divertente racconto giallo di genere deduttivo, si conclude con l'inevitabile sensazione che i criminali siano riusciti a farla franca, nonostante le spiegazioni plausibili ma non più verificabili a causa della scomparsa di ogni indizio.
Buona lettura con uno dei primi gialli realistici della storia della letteratura!

martedì 3 giugno 2008

Firmino

Immagine di FirminoUn piccolo e gracile ratto viene partorito, insieme ai suoi fratelli, nello scantinato di una libreria. Più gracile di tutti, per sopravvivere inizia a mangiucchiare le pagine di un grande libro che la madre ha utilizzato per creare un giaciglio per se e i suoi figli. Nasce così la passione per il libri e per la lettura del piccolo Firmino, protagonista dell'omonimo romanzo d'esordio di Sam Savage, in cui racconta le peripezie di un topo acculturato e dei due esseri umani con cui ha avuto rapporti: una favola un po' deviata, un racconto sulla lettura e su Boston e su un suo piccolo quartiere destinato a morire, un racconto anche un po' nostalgico su quello che fu e che forse mai più tornerà.

lunedì 2 giugno 2008

Ma non fatelo sapere ai collezionisti!

La maggior parte dei libri erano segnati a meno di un dollaro, ma Norman aveva occhio anche per i pezzi pregiati e - con quelle protuberanze sopra le orecchie - aveva un vero e proprio talento per la dissimulazione. Quando individuava un volume davvero pregiato in una svendita patrimoniale, si teneva quella mossa nascosta sotto la manica finché non riusciva a comprarlo per quattro soldi. Poteva anche pagare un nichelino per un libro e poi, con una mossa a sorpresa, ficcarlo in una vetrina e venderlo per mille dollari il giorno dopo. Quando i collezionisti venivano per vedere cosa avesse, si infilavano dei guanti bianchi di cotone prima di toccare qualsiasi cosa fosse nella vetrina. E alle volte si trattava proprio di libri che, qualche giorno prima, Norman si era portato in giro nella station wagon. Ma non fatelo sapere ai collezionisti!