Uno dei metodi tipici di raccontare dell'avventura classica è quello di dare alternare un racconto del passato con la vicenda contemporanea principale: generalmente il racconto del passato, che procede per salti più veloci, è collegato con la vicenda contemporanea. Questo tipo di narrazione viene utilizzato, in modo molto efficace, da Valerio Evangelisti per il suo Eymerich, proponendo una serie di romanzi che oscillano tra il romanzo storico, la fantascienza e l'avventura, dando in pratica nuova linfa al fantastico italiano. Un modo molto simile di narrare è quello utilizzato da Haldeman per I protomorfi, in cui vengono narrate, in una prima parte abbastanza lunga, in parallelo, le avventure del passato di due alieni mutaforma giunti sulla Terra in due periodi diversi, e il rompicapo di uno strano manufatto trovato sul fondale oceanico. Con una narrazione quindi serrata e appassionante, Haldeman esplora la storia dell'umanità, suggerendo in maniera abbastanza velata (ma non troppo) che molti dei problemi dell'umanità vengano dalla non completa accettazione della diversità e della molteplicità della specie dominante del pianeta. E' però anche una storia, una storia d'amore non solo tra due esseri diversi, ma anche verso una razza, quella umana, forse un po' autolesionistica, ma che comunque potrebbe ancora salvarsi.
Potrebbe, aggiungo io.
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