
L'introduzione, infatti, crea un contesto storico abbastanza interessante: in un lontano futuro gli archeologi ritrovano conservato all'interno di una vasca da bagno le Memorie di una presunta spia, che ha vissuto all'interno di un palazzo governativo dentro cui gli alti papaveri si sono andati a rifugiare quando la civiltà ha iniziato a crollare a causa di una specie di malattia della carta. A seguito di questa malattia, non solo i libri, ma anche il denaro è scomparso, con conseguenze immaginabili sulla struttura sociale.
Questa prima parte, breve rispetto al resto del romanzo, presenta tutta una serie di critiche che si potrebbero ricondurre al mondo capitalistico e occidentale, mentre tutto il resto delle critiche, questa volta al mondo orientale, sono presenti, a volte anche ben nascoste, dentro le Memorie. Certo, le peripezioe dell'anonima spia che si muove dentro l'Edificio potrebbero essere adattate a qualsiasi struttura spionistica, ma come confermato dalle due redattrici del volume è proprio al blocco orientale che Lem volge il suo sguardo.
Il romanzo, atraverso una serie di complotti, controcomplotti, finticomplotti e altre paturnie simili, punta il dito contro l'ossessione spionistica della sua parte del mondo e, più in generale, contro le ossessioni della guerra fredda, al cui interno il romanzo nasce in maniera abbastanza evidente. Potenzialmente un romanzo ironico, alla fine risulta soprattutto sarcastico e pungente, non permettendo mai al lettore di ridere, ma costringendolo a riflettere. Persino sull'attualità di quanto scritto sessanta anni fa.
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