Stomachion

mercoledì 22 febbraio 2012

Un personaggio, le sue citazioni: Renato Dulbecco

Renato Dulbecco è stato uno dei tanti cervelli in fuga che ha avuto l'Italia nel corso della sua storia. Ha lavorato tra Italia e Stati Uniti, dove si era trasferito ormai da alcuni anni, a La Jolla per la precisione, si da quel lontano 1947, quando si imbarcò sulla nave che avrebbe portato lui e la sua amica Rita Levi-Montalcini in quella che era realmente la terra delle opportunità per i ricercatori.
Era nato in una terra storicamente di immigrazione, che aveva esportato solo menti pensanti, come era egli stesso, figlio di una calabrese e di un ligure, incontratisi nella regione che ha dato il nome a una intera nazione. E da quella piccola regione è anche arrivato al Premio Nobel per la Medicina nel 1975, insieme con David Baltimore e Howard Martin Temin
per la loro scoperta riguardante l'interazione tra i virus del tumore e il materiale genetico della cellula
Oltre a una mente brillante, è stato anche un attento osservatore della realtà, avendo anche una chiara idea dell'importanza dei rapporti tra scienza e società civile. Scriveva, infatti, nella sua Lezione da Nobel:
Questa discussione sulla prevenzione del cancro è uno sviluppo dei risultati sperimentali ottenuti nel campo dei virus oncogeni, ma è anche fortemente influenzata dalla nuova coscienza sociale di molti scienziati. Storicamente, scienza e società hanno preso strade diverse, nonostante la società ha fornito i fondi necessari per la crescita della scienza e in cambio la scienza ha dato alla società tutti gli oggetti materiali di cui gode. Negli ultimi anni, tuttavia, la separazione tra scienza e società è diventata eccessiva, e le conseguenze si fanno sentire soprattutto tra i biologi. Così, mentre passiamo la nostra vita a fare domande sulla natura del cancro e modi per prevenirlo o curarlo, la società produce allegramente sostanze oncogene e con queste riempie l'ambiente. La società non sembra preparata ad accettare i sacrifici necessari per una efficace prevenzione del cancro. La situazione è chiaramente inaccettabile, e noi biologi vorremmo vederla corretta. Abbiamo iniziato a mettere ordine in casa nostra, vietando alcuni esperimenti che possono contenere un certo rischio per l'umanità. Vorremmo vedere la società assumere un atteggiamento simile, abbandonando pratiche egoistiche che sono pericolose per la società stessa. Vorremmo anche vedere una nuova cooperazione tra scienza e società a beneficio di tutta l'umanità e speriamo che le forze dominanti nella società riconosceranno che questa è una necessità.
D'altra parte, proprio in quegli anni, presso il laboratorio di Dulbecco stava lavorando Peter Berg, il chimico che sostanzialmente diede inizio agli studi genetici da cui sono arrivati gli OGM. Berg, giunto nel laboratorio di Dulbecco, iniziò subito a lavorare sul DNA di un piccolo virus studiato dal team del ricercatore italiano, riuscendo a modificarlo geneticamente in modo da riprodursi più velocemente e fornire così ai suoi colleghi delle maggiori quantità di DNA da studiare.
Dopo l'euforia iniziale, sorsero due preoccupazioni riguardanti la scoperta. La prima:
Bene, voi prendete questo determinato batterio, vi inserite dentro un gene, ma poi cosa succede, esattamente? Questo batterio potrà, per esempio, diventare una sorta di 'super-batterio' in grado di 'annegare' tutti gli altri?(3)
E la seconda:
Bene, voi utilizzate il DNA di un virus che causa il cancro nei topi, ma se questo virus lo mettete in un batterio che può colonizzare l'intestino umano, questo batterio non potrà poi provocare cancro nell'uomo?(3)
Ed ecco come opera la scienza di fronte a questi dubbi: sospensione degli esperimenti e verifica sperimentale di queste due possibilità. I risultati, come ha raccontato Dulbecco(3), hanno portato alla non-esistenza dei temuti super-batteri,
(...) perché i batteri con il gene al loro interno risultavano essere meno prolifici e crescevano molto meno di quanto accadeva, invece, negli altri, vale a dire nelle loro condizioni normali.(3)
Senza contare che
(...) tramite esperimenti estesi sugli animali, non si è mai potuta riscontrare alcuna azione cancerogena prodotta da questi batteri.(3)
Nel 2008, poi, facendo un punto della situazione per Science a margine della grande avventura del sequenziamento umano, scriveva:
Siamo a un punto di svolta nello studio del tumore e del cancro in generale. Se vogliamo saperne di più sul cancro, ora dobbiamo concentrarci sul genoma cellulare. Siamo tornati al punto in cui la ricerca sul cancro ha iniziato, ma la situazione è drasticamente differente perché abbiamo nuove conoscenze e strumenti cruciali, come la clonazione del DNA. Abbiamo due opzioni: o cercare di scoprire i geni importanti nella malattia con un approccio frammentario, o sequenziare il genoma di una selezionata specie animale. Il primo approccio sembra meno temibile, ma richiederà ancora un grande investimento nella ricerca, soprattutto se i geni importanti differiscono nei tumori di organi differenti e se codificano proteine ​​regolatrici. Una delle maggiori difficoltà per gli approcci convenzionali è l'eterogeneità dei tumori e la mancanza di culture rappresentative dei vari tipi di cellule presenti in un cancro. Penso che sarà molto più utile iniziare dal sequenziamento del genoma cellulare. La sequenza renderà possibile preparare sonde per tutti i geni e classificarle per la loro espressione in vari tipi cellulari al livello delle singole cellule mediante ibridazione citologica. La classificazione dei geni faciliterà l'identificazione di quelli che sono coinvolti nella progressione.(2)
Ed è proprio quello che sta succedendo: gli studi genetici sul sequenziamento potrebbero effettivamente in pochi anni condurci a progressi finora inimmaginabili (vedi, ad esempio, i report di Moreno). E tutto questo anche grazie a Renato Dulbecco, che oggi avrebbe compiuto 98 anni, ma che ci ha lasciato appena un paio di giorni fa, il 19 febbraio del 2012, a La Jolla, USA.
In una generazione abbiamo percorso una lunga strada nei nostri sforzi per comprendere il cancro. La prossima generazione può guardare avanti per entusiasmanti nuove sfide che possono portare a un completamento delle nostre conoscenze sul cancro, chiudendo uno dei capitoli più difficili nella ricerca biologica.(2)
Su Gravità Zero una breve rassegna stampa con gli articoli che lo hanno omaggiato in giro per il mondo. Questo post, poi, è una versione, leggermente estesa, di quanto ho già fatto uscire ieri su Doc Madhattan. (1) Dulbecco, R. (1976). From the molecular biology of oncogenic DNA viruses to cancer Science, 192 (4238), 437-440 DOI: 10.1126/science.1257779 (freely available on Nobel Prize site)
(2) Dulbecco, R. (1986). A turning point in cancer research: sequencing the human genome Science, 231 (4742), 1055-1056 DOI: 10.1126/science.3945817 (pdf)
(3) Dulbecco, R. (2004). Scienza e società oggi. La tentazione della paura. A cura di Fabio Minazzi e Lorena Noseda (ed. Bompiani)

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