Stomachion

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mercoledì 22 agosto 2018

L'enigma dei tre omini

La trama è abbastanza semplice: un uomo, Jacob Blunt, va nello studio di uno psichiatra, George Matthews, e gli sottopone uno strano caso. Ogni giorno tre “gnomi” lo pagano per portare a termine alcuni compiti decisamente fuori dal comune, come ad esempio indossare un fiore diverso ogni giorno. L’enigma dei tre omini (The deadly percheron) di John Franklin Bardin inizia, così, come un classico giallo investigativo, con lo psichiatra che si ritrova ben presto coinvolto in un caso di omicidio. Questo inizio, però, è ingannevole: il romanzo diventa ben presto un thriller psicologico, antesignano di questo genere (tecnicamente detto noir) in cui il protagonista, dopo un periodo di una qual certa apatia, fa di tutto per recuperare la memoria perduta, dentro cui è conservato il suo ruolo in questo incredibile omicidio.
Lo stile di Bardin, al tempo stesso ricco di dettagli e crudo nelle descrizioni, appassiona il lettore fino alla scena finale, molto fumettistica con il confronto con l’omicida e un finale leggermente ambiguo nonostante il racconto sia in prima persona (Matthews è il narratore) e forse è il punto più debole di un romanzo bello e interessante che è solo il primo di un trittico di romanzi di tal genere: la speranza è che Polillo, dopo aver riportato nel formato de I bassotti L’enigma dei tre omini decida almeno di completare questa piccola serie.

giovedì 26 maggio 2016

Otto innocenti e un colpevole

Il chimico Alfred Walter Stewart come giallista fu meglio notto sotto lo pseudonimo di J. J. Connington, che gli permise di proporre alcuni capolavori del giallo investigativo. Il suo personaggio più noto è Sir Clinton Driffield, capo della polizia, coprotagonista anche di Otto innocenti e un colpevole, probabilmente il più debole tra quelli che ho letto finora, dove la reale difficoltà non sta tanto nell'intuire l'identità dell'assassino, ma nel capire nel dettaglio come è riuscito a perpetrare i suoi crimini, come sempre mossi dall'avidità.
Ancora una volta il metodo scientifico è fondamentale per trovare le prove contro l'assassino: in questo caso è la prospettiva a giocare un ruolo fondamentale nello studio delle fotografie che dovrebbero costruire il movente che all'inizio scagiona il colpevole, ma che successivamente viene smontato con grande abilità da Driffield.
La produzione di Stewart è, ad ogni modo, abbastanza ampia e ciò che da lettore mi aspetto è che la Polillo riesca a completare la pubblicazione dei suoi romanzi, tutti invariabilmente intelligenti, cosa che, indipendentemente dalla forza narrativa (che non può evidentemente mantenersi costante), è sempre un valore aggiunto.

giovedì 8 maggio 2014

Assassinio nel labirinto

Vi ricordate di Alfred Walter Stewart, il chimico che scriveva gialli con lo pseudonimo di J. J. Connington? Un altro piccolo capolavoro, un romanzo investigativo che mescola la chimica con la matematica è Assassinio nel labirinto, dove Sir Clinton Driffield è alle prese con il doppio omicidio di due gemelli avvenuto all'interno del labirinto costruito nel parco della loro villa.
Il curaro è un estratto vegetale preparato a partire da numerose e varie piante della foresta amazzonica, utilizzato dagli indigeni delle zone come veleno da freccia per la caccia e la guerra.
Sicuramente il primo punto di curiosità sta proprio nel labirinto di villa Whistlefield, un giardino che riprende il famoso labirinto di Hampton Court e che è facilmente attraversabile dagli abitanti della casa, inservienti inclusi.
Per quel che riguarda i labirinti, senza perdersi troppo in approfondimenti mitologici e matematici, per altro già fatti in altro luogo, vi propongo una citazione da Il nome della Rosa di Eco, dove Guglielmo da Baskerville propone un modo per risolvere un labirinto:
"Per trovare la via di uscita da un labirinto," recitò infatti Guglielmo, "non vi è che un mezzo. A ogni nodo nuovo, ossia mai visitato prima, il percorso di arrivo sarà contraddistinto con tre segni. Se, a causa di segni precedenti su qualcuno dei cammini del nodo, si vedrà che quel nodo è già stato visitato, si porrà un solo segno sul percorso di arrivo. Se tutti i varchi sono già stati segnati allora bisognerà rifare la strada, tornando indietro. Ma se uno o due varchi del nodo sono ancora senza segni, se ne sceglierà uno qualsiasi, apponendovi due segni. Incamminandosi per un varco che porta un solo segno, ve ne apporremo altri due, in modo che ora quel varco ne porti tre. Tutte le parti del labirinto dovrebbero essere state percorse se, arrivando a un nodo, non si prenderà mai il varco con tre segni, a meno che nessuno degli altri varchi sia ormai privo di segni."
Un'altra citazione, questa volta di carattere più matematico, è tratta da Logicomix, dove viene descritto come Bertrand Russell prova a risolvere il suddetto labirinto di Hampton Court:

mercoledì 7 maggio 2014

Il raccomandato

Che poi Wilkie Collins è uno degli scrittori che ha inventato il giallo investigativo, insieme se non prima a Edgard Allan Poe e ad Arthur Conan Doyle. L'ho conosciuto grazie alla Pietra di Luna, le cui immagini e suggestioni ho poi ritrovato nell'Unghia di Kalì, per cui è stata una piacevole e divertente scoperta questo Il raccomandato, dove il centro del libricino non sta tanto in un giallo obiettivamente abbastanza semplice da risolvere, ma proprio nella divertente corrispondenza tra un investigatore piuttosto idiota oltre che raccomandato e i suoi superiori.

venerdì 18 marzo 2011

Il caso con nove soluzioni

La recensione di un giallo, un libro scritto con maestria, un poliziesco antesignano di famosi serial come CSI. E la biografia del suo scrittore, Alfred Walter Stewart, in arte J.J. Connington, scrittore ma soprattutto chimico di buona levatura.

More about Il caso con nove soluzioni Con lo pseudonimo di J.J.Connington, il chimico Alfred Walter Stewart, forse per riposare la mente dalle sfide della ricerca, intraprese una carriera nella letteratura. I suoi inizi nel fantasy non diedero grandi risultati, e forse questo gli consigliò di cambiare genere, andando a uno che più si addiceva alla sua formazione: il giallo. In quest'ambito si inserì nel sottogenere del poliziesco grazie alla sua creazione di maggior fortuna, sir Clinton Driffield, capo della polizia di un'immaginaria contea britannica.
Il nostro si troverà ad affrontare un caso intricato, ma tutto sommato dalla soluzione abbastanza semplice, in cui in meno del primo terzo ci sono già tre morti, e il quarto verrà scoperto più tardi. Stewart gioca con il lettore in maniera estremamente chiara, fornendogli tutti gli indizi necessari per la risoluzione del caso, che poi sono gli stessi in possesso di Driffield. A differenza degli altri investigativi e polizieschi, poi, il protagonista non rivela al lettore le sue elucubrazioni e le sue tecniche di indagine al momento di arrestare l'assassino, ma attraverso il quaderno degli appunti che costituisce tutto l'ultimo capitolo e che probabilmente è anche la versione romanzata degli appunti di Stewart sul romanzo. E' in questa sede che ci si può confrontare, capitolo per capitolo, con il percorso dell'indagine di Driffield, e in effetti anch'egli giunge presto alla soluzione del caso.
Ciò che colpisce, però, è il modo in cui chiude il cerchio intorno al colpevole: nonostante i sospetti arrivino abbastanza presto nei confronti di Markfield, collega di Silverdale, la cui moglie muore a causa dell'incompetenza del suo spasimante, morto poi per mano del suo amante, il nostro Driffield non esclude nessuna possibilità, per poi scartarla man mano che arrivano sempre nuovi elementi. Da una parte è dunque un gioco enigmistico dove l'applicazione della logica è necessaria per la risoluzione (non sufficiente, però, essendo necessari gli esami di laboratorio), dall'altra fornisce alcune pillole sul metodo scientifico applicato alla vita reale, ad esempio alle indagini per un omicidio. Non è un affidarsi esclusivamente alle prove di laboratorio, però: queste contribuiscono a disegnare tracce sempre più definite, ma comprendere in maniera univoca quale sia la traccia giusta che conduce all'assassino è un po' come risolvere un labirinto, dove bisogna distinguere tra le svolte che portano alla meta e quelle che si dirigono verso un vicolo cieco.
Non solo: nel caso specifico, come sottolinea lo stesso Driffield, è l'assassino che commente un errore di troppo, che alla fine gli risulterà fatale, nel vero senso della parola...