
Con lo pseudonimo di
J.J.Connington, il chimico
Alfred Walter Stewart, forse per riposare la mente dalle sfide della ricerca, intraprese una carriera nella letteratura. I suoi inizi nel
fantasy non diedero grandi risultati, e forse questo gli consigliò di cambiare genere, andando a uno che più si addiceva alla sua formazione: il giallo. In quest'ambito si inserì nel sottogenere del
poliziesco grazie alla sua creazione di maggior fortuna,
sir Clinton Driffield, capo della polizia di un'immaginaria contea britannica.
Il nostro si troverà ad affrontare un caso intricato, ma tutto sommato dalla soluzione abbastanza semplice, in cui in meno del primo terzo ci sono già tre morti, e il quarto verrà scoperto più tardi. Stewart gioca con il lettore in maniera estremamente chiara, fornendogli tutti gli indizi necessari per la risoluzione del caso, che poi sono gli stessi in possesso di Driffield. A differenza degli altri
investigativi e
polizieschi, poi, il protagonista non rivela al lettore le sue elucubrazioni e le sue tecniche di indagine al momento di arrestare l'assassino, ma attraverso il
quaderno degli appunti che costituisce tutto l'ultimo capitolo e che probabilmente è anche la versione romanzata degli appunti di Stewart sul romanzo. E' in questa sede che ci si può confrontare, capitolo per capitolo, con il percorso dell'indagine di Driffield, e in effetti anch'egli giunge presto alla soluzione del caso.
Ciò che colpisce, però, è il modo in cui chiude il cerchio intorno al colpevole: nonostante i sospetti arrivino abbastanza presto nei confronti di
Markfield, collega di
Silverdale, la cui moglie muore a causa dell'incompetenza del suo spasimante, morto poi per mano del suo amante, il nostro Driffield non esclude nessuna possibilità, per poi scartarla man mano che arrivano sempre nuovi elementi. Da una parte è dunque un gioco enigmistico dove l'applicazione della logica è necessaria per la risoluzione (non sufficiente, però, essendo necessari gli esami di laboratorio), dall'altra fornisce alcune pillole sul metodo scientifico applicato alla vita reale, ad esempio alle indagini per un omicidio. Non è un affidarsi esclusivamente alle prove di laboratorio, però: queste contribuiscono a disegnare tracce sempre più definite, ma comprendere in maniera univoca quale sia la traccia giusta che conduce all'assassino è un po' come risolvere un labirinto, dove bisogna distinguere tra le svolte che portano alla meta e quelle che si dirigono verso un vicolo cieco.
Non solo: nel caso specifico, come sottolinea lo stesso Driffield, è l'assassino che commente un errore di troppo, che alla fine gli risulterà fatale, nel vero senso della parola...