Stomachion

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sabato 28 aprile 2018

Anche i ricchi uccidono

Il classico piccolo imprenditore del nord, sull'orlo di una crisi non solo economica ma anche di vita, riesce a riprendere per i capelli il controllo di se stesso e del suo matrimonio grazie a un'eccitazione nuova nella sua vita, che non è la classica amante incontrata in qualche albergo clandestino, ma l'emozione dell'omicidio.
Con uno stile diretto e una narrazione in prima persona, Roberto Carboni propone un serial killer italiano particolarmente efficace e inquietante, nei cui confronti il lettore ha sentimenti contrastanti nel corso di tutta la lettura. Il finale del romanzo, poi, è una chicca deliziosa e spiazzante, considerando quanto bravo è stato l'autore nel corso del libro a sviare dal finale progettato, suggerendo una conclusione della vicenda completamente differente.
Dalla morte in poi. Delirio e follia a Bologna è l'ennesimo piccolo gioiello che la Fratelli Frilli Editori propone a tutti gli amanti del genere giallo e delle sue molteplici declinazioni.

giovedì 9 novembre 2017

La meraviglia e l'orrore


Christopher Walken, l'attore che avrebbe ispirato Pendergast
Sul finire del XX secolo vengono commessi una serie di omicidi efferati a New York intorno al Museo di Storia Naturale. Man mano che le indagini proseguono si fa largo un'ipotesi inquietante: l'omicida non è un uomo ma un animale, uno spietato predatore. La bestia è, in effetti, un organismo geneticamente modificato sfuggito al controllo e solo l'agente speciale dell'FBI Pendergast potrà fare luce sul caso e fermare questa sorta di reliquia vivente grazie al suo acume a alle ampie risorse di cui dispone.
Relic è il primo romanzo della serie scritta da Douglas Preston e Lincoln Child, una sorta di giallo fantascientifico con forti elementi horror. Il romanzo, pur presentando il personaggio di Pendergast, non è esattamente incentrato su quest'ultimo, ma è più una vicenda corale stilisticamente ricalcata sul classico romanzo d'avventura con uno svolgimento di, in questo caso, due vicende parallele nel presente e nel passato.
Pendergast, però, emergeva sin da subito come personaggio interessante, così non poteva fare altro che ritornare: saltando il successivo Reliquary (che non ho ancora letto), l'agente speciale atterra di nuovo a New York e sempre intorno al Museo di Storia Naturale ne La stanza degli orrori, titolo italiano che però perde l'elemento centrale del titolo originale, The cabinet of curiosities.

martedì 15 novembre 2016

Psycho: il rassicurante sorriso di Norman Bates

Il 16 giugno del 1960 al DeMille Theatre di New York venne proiettato per la prima volta Psycho, uno dei tanti capolavori del maestro del brivido cinematografico Alfred Hitchcock. Il film era basato sull'omonimo romanzo di Robert Bloch uscito l'anno precedente, i cui diritti di immagine erano stati acquistati dallo stesso Hitchcock praticamente a tempo di record. Il film del regista statunitense fu una vera e propria scommessa personale, anche contro la sua stessa casa di produzione, la Paramount, che alla fine divenne il semplice distributore della pellicola.

The house by the railroad, il quadro di Edward Hopper che ha ispirato l'architettura della casa di Norman Bates
Il romanzo di Bloch, d'altra parte, è uno splendido esempio della più tipica narrativa americana d'azione, ma non solo. Di fatto, ispirandosi alle gesta del serial killer Ed Gein arrestato nel 1957, due anni prima della pubblicazione del romanzo, Bloch introduce gli elementi del noir (l'approfondimento psicologico, in particolare dei personaggi negativi) all'interno del tipico hard boiled, ottenendo un duplice effetto: da un lato una narrazione veloce e appassionante, anche nelle sezioni che approfondiscono la personalità del famoso albergatore Norman Bates, e dall'altro scene truculente, praticamente splatter, che Hitchcock, con grande maestria, rende meno esplicite, ma probabilmente più evocative.
In effetti se la pellicola restituisce come immagini simbolo gli occhi spiritati e il sorriso sinistro di Bates e la lama del suo coltello pronta a colpire, il romanzo di Bolch approfondisce il protagonista a un livello più intenso e intimo, anche grazie alla voce dell'infanzia che convive insieme con le altre due presenti nella sua personalità multipla.
Un libro appassionante che costringe il lettore a leggerlo fino alla fine senza concedergli alcuna tregua.

mercoledì 27 aprile 2016

L'ispettore Grazia Negro


Una scena dal film Almost Blue (2000) di Alex Infascelli
All'inizio di tutto c'era Almost Blue, ma non la canzone di Chet Baker, bensì il romanzo di Carlo Lucarelli. Lo scrittore e presentatore televisivo si era gettato, nel 1997, nell'ampio bacino letterario dei serial killer, ideando un assassino che uccideva le sue vittime e quindi ne prendeva per qualche giorno le sembianze, continuamente alla ricerca di una sua identità.
Recependo gli stili e le caratteristiche del romanzo di genere statunitense, su tutti la serie con protagonista Hannibal Lecter, Lucarelli adatta la caccia al serial killer, di cui grazie al Mostro di Firemze si parla anche in Italia, al nostro paese. Protagonista della vicenda è l'ispettore Grazia Negro, una piccola poliziotta di origine pugliese che inizia una caccia serrata all'Iguana, soprannome del serial killer protagonista di questo primo romanzo.
Visto il suo successo, Lucarelli pensa bene di proseguire la serie, prima con Un giorno dopo l'altro, con il titolo e le atmosfere malinconiche ispirate all'omonima canzone di Luigi Tenco, quindi con il prequel Lupo mannaro.
L'edizione che raccoglie tutti e tre i romanzi in un'unico volume permette di leggere le tre storie nell'ordine cronologico interno, apprezzando così le coincidenze stilistiche, ma anche le differenze: ad esempio il Lupo mannaro è narrato in prima persona dal capo di Grazia, affetto da una rara malattia che lo fa dormire, quando va bene, un paio d'ore a notte.
Nel complesso, nonostante alcune scene abbastanza scontate, concessioni al genere tutto sommato perdonabili, la serie di tre romanzi è credibile nel suo essere calata nel contesto nazionale, non solo grazie all'ottimo lavoro di approfondimento psicologico o di rappresentazione della realtà italiana, ma soprattutto grazie al Pit Bull, protagonista di Un giorno dopo l'altro, killer a pagamento freddo ed efficace e quasi imprendibile grazie alle sue doti da trasformista.

martedì 4 agosto 2009

In fondo alla palude

Harry e la sorellina, Tom, trovano il cadavere di una donna ucciso e martoriato. E' una nera. Il caso viene gestito dal padre di Harry, barbiere tutti i giorni e uomo di legge se e quando capita. L'omicidio, purtroppo, è il primo di una serie che, tra le tensioni del Texas degli Anni Trenta tra bianchi e neri, con i primi che considerano questi ultimi ancora al livello di schiavi, i dubbi del padre di Harry, la leggenda dell'Uomo Capra che si aggira tra i boschi, alla fine verrà risolto proprio dai due ragazzini e semplicemente per caso, come nella vita reale.
La magia di Joe Lansdale nei suoi romanzi e in particolare per In fondo alla palude è proprio la sua abilità nel descrivere con grande precisione la vita reale dei personaggi: Champion Joe non si nasconde, racconta la faccia nascosta degli Stati Uniti, quella che non vogliono mostrare (ma che in questo periodo, con un presidente nero, Barak Obama, non possono fare a meno di mostrare) e lo fa con violenza, senza retorica. Emerge anche il Lansdale maestro dell'orrore, con l'esplorazione delle tradizioni mistiche, voodoo della comunità afroamericana, utilizzate per dare ancora più tensione a una vicenda che già per la sola trama è ricca di tensione.
E' un ricordo d'infanzia, un crudo racconto di vita, morte, violenza e razzismo, di follia e terrore, un racconto a tratti corale in cui, nonostante la voce narrante sia quella di Harry, ormai vecchio, il vero protagonista è il villaggio con le sue ipocrisie e la sua chiusura all'esterno.
Semplicemente un lettura stupenda!