Stomachion

sabato 25 aprile 2020

Giorgio Perlasca, un uomo comune

In questo periodo di clausura forzata, tra i tanti libri che vengon distribuiti gratuitamente c'è anche un volume a fumetti di cui in particolare oggi mi preme scrivere: Giorgio Perlasca. Un uomo comune di Marco Sonseri ed Ennio Bufi. Edito da ReNoir Comics nel 2011, racconta la storia di Giorgio Perlasca, un italiano che, in Ungheria, salvò all'incirca 8000 ebrei contro i soprusi nazifascisti.
Avendo letto a suo tempo La banalità del bene di Enrico Deaglio, è inevitabile il confronto, per quello che la memoria permette, e le differenze tra racconto giornalistico e narrazione romanzata sono quelle più evidenti.
La storia del salvataggio di una gran quantità di ebrei in Ungheria da parte di Perlasca è, in effetti, ricca di momenti di tensione che si prestano per un racconto narrativo. Perlasca, verso la fine del 1944, si trova in Ungheria, presso l'ambasciata spagnola, alla quale chiede protezione contro i nazisti. Perlasca, infatti, si era rifiutato di prestare giuramento alla repubblica sociale italiana di Benito Mussolini e per questo era diventato sgradito sia ai fascisti, sia ai nazisti, che provarono a trattenerlo. Ed era proprio per sfuggire ai tedeschi che si era rivolto all'ambasciatore di Spagna Ángel Sanz Briz. Perlasca, alla fine, riuscì a convincerlo a fornirgli un passaporto spagnolo, anche saltando quella burocrazia elefantina che accomuna Spagna e Italia: grazie al suo nuovo nome, Jorge, Perlasca e Briz, coadiuvati da alcuni stretti collaboratori di quest'ultimo, riuscirono a trasferire nelle case sotto la giurisdizione spagnola, migliaia di ebrei magiari, che altrimenti sarebbero stati deportati e uccisi dai nazisti, sia quelli locali, sia quelli tedeschi.
La storia di Sonseri e Bufi, disegnata con una struttura classica e ordinata basata sulla griglia classica di 3 strisce da 2 vignette ciascuna, porta al lettore un Perlasca determinato nel suo impegno di combattere contro la tirannia e salvare vite umane: su tutte basti citare la scena in cui Perlasca si oppone a un gerarca che vuole uccidere tutti gli ebrei all'interno di una delle case spagnole. Emblematico il gesto di Perlasca di chiudere i portoni e ricordare che nessuno degli occupanti della casa, sotto la protezione dell'ambasciata e dunque del governo spagnolo, sarebber stati presi e portati via.
Altro aspetto che il fumetto di Sonseri e Bufi sottolineano è anche il dolore di Perlasca nel non riuscire a salvare tutti, preoccupandosi però al contempo di migliorare la sicurezza delle case spagnole, considerandola poco consolidata. La resistenza di Perlasca si concluse nel gennaio del 1945 con l'ingresso a Budapest delle truppe sovietiche. La sua situazione, purtroppo, era precaria, a causa del suo essere italiano e, in precedenza, filo fascista: la prima scena ambientata nel passato è, infatti, il momento in cui i sovietici minacciano di morte Perlasca e sono pronti a giustiziarlo. Da lì in poi i due autori sviluppano la storia di un uomo comune che ha avuto la forza e il coraggio di opporsi al sopruso e alla tirannia.
D'altra parte chiunque l'avrebbe fatto, come ha ricordato lo stesso Perlasca a Deaglio.

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