Stomachion

lunedì 6 aprile 2020

Sentiero nero

Avevamo lasciato Rebecka Martinsson in una situazione a dir poco spiacevole: alla fine de Il sangue versato l'avvocatessa aveva scoperto che l'assassino, vistosi scoperto, aveva deciso di uccidere se stesso e il figlio, a cui Rebecka si era affezionata. Quest'ultimo evento luttuoso, unito con gli eventi narrati nel primo romanzo della serie, Tempesta solare, hanno prodotto un vero e proprio cedimento psicologico. Ed è proprio in questa difficile situazione che troviamo Rebecka all'inizio del romanzo.
La donna, però, dopo un lungo percorso di riabilitazione psicologica, torna a lavorare, come sostituto procuratore a Kiruna, la sua città natale. Qui si occupa essenzialmente di reati finanziari, ed è proprio questa competenza che spinge Anna-Maria Mella a coinvolgerla in una delicata indagine di omicidio che coinvolge una grande multinazionale svedese.
Questo, in soldoni, un romanzo in cui Rebecka svolge un ruolo tutto sommato marginale. In effetti Sentiero nero è il romanzo più corale dei tre che ho letto finora: Asa Larsson si concentra sull'approfondimento di Anna-Maria e del suo fido collaboratore, Sven-Erik Stalnacke, e trovano ampio spazio sia la morta, grazie a una serie di flashback che ne descrivono il carattere e le interazioni, sia la famiglia piuttosto allargata della donna assassinata. Il tutto intrecciato con la finanza internazionale e la politica. Un mix di sicura presa sul lettore salvo un paio di punti che lasciano perplessi. Uno è legato alla preveggenza, elemento che dovrebbe essere il più possibile assente dal genere (nonostante si contino situazioni ibride di successo e qualità), l'altro è il finale in se che, per quanto trascinante e appassionante per ritmo e immagini descritte, risulta leggermente irrealistico.

Nessun commento:

Posta un commento