C'è solo una roccia che può sopravvivere a ogni tempesta e alla quale ci possiamo aggrappare strenuamente: l'idea che le leggi fondamentali della Natura siano espresse da una teoria matematicamente bella.In pratica ciò che, secondo Dirac, dovrebbe muovere la ricerca teorica in fisica è la bellezza matematica di un'equazione. Questa bellezza risiede soprattutto nella sua capacità di sintesi sia della matematica utilizzata, ma anche delle idee fisiche che essa racchiude.
Questo punto di vista, insieme alla visione più generale della ricerca in fisica e dei futuri sviluppi di questa disciplina sono raccolti in un agile volumetto che prende il titolo proprio dalla linea di condotta principale di Dirac, La bellezza come metodo.
Se alcuni testi sono abbastanza specialistici, pur in assenza di equazioni matematiche, altri sono semplici da seguire anche per il lettore non avvezzo. D'altra parte il libriccino, che presenta una prefazione di Vincenzo Barone, è una raccolta di conferenze e articoli dello stesso Dirac, presentati in ordine cronologico e ricchi di spunti particolarmente interessanti, soprattutto se consideriamo che molti di questi non sono ancora stati portati a compimento dalla fisica contemporanea, come la riconciliazione tra meccanica quantistica e relatività di Einstein.
Il problema dell'unificazione tra queste due grandi teorie del XX secolo, molto ben riassunte da Dirac in varie sue conferenze (inclusa una curiosità relativa alle equazioni di Schroedinger e Klein-Gordon), era ben noto al fisico statunitense e aveva in mente alcune possibili linee di ricerca che avrebbero, a suo parere, potuto fornire fruttuosi indizi per la risoluzione del problema. Il punto essenziale, però, nel pensiero di Dirac era che il prossimo grande salto nella fisica sarebbe arrivato solo introducendo un'idea completamente nuova, un nuovo paradigma che ci avrebbe costretti ad abbandonare un qualche principio precedente ben consolidato.
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